I giorni del dolore, del simbolo che porta, della possibilità che apre

Scrivo ad un fratello nel cammino e alla sua famiglia, nel mentre attraversano una seria difficoltà; forse queste parole avranno senso anche per altri a cui la vita riserva la sfida del dolore.
La vita, fino ad oggi, mi ha risparmiato quello che state attraversando: quando un figlio è minacciato nella sua possibilità, nel suo diritto ad un futuro così come ci sembrava gli spettasse, un genitore si sente perduto, scaraventato nell’assurdo del non senso e dell’ingiusto.
Il dolore è difficile da reggere, la mente è in preda all’angoscia e disegna scenari di cui nulla può sapere, ma che appoggiano su ciò che la scienza dice, su ciò che in passato è accaduto ad altri.

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Tra divenire ed essere: oltre la nozione di limite

La realtà si può osservare, interpretare e vivere dal punto di vista del divenire, o da quello dell’Essere.
Ciò che nel divenire è un’evidenza, nell’Essere può non avere senso alcuno.
Dal punto di vista del divenire, tutto diviene: l’umano diviene da ego ad amore, la coscienza amplia il proprio sentire, il tempo scorre insieme alle esperienze e la visione di sé e del mondo muta con esse. Tutto diviene ed è logico affermare che il seme diverrà pianta e che tutti gli esseri giungeranno ad essere Uno.

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L’identità desidera il nuovo, il contemplante osserva il reale

Argomento su cui torniamo frequentemente perché mai risolto una volta per tutte: l’identità cerca e desidera il nuovo e il suo gioco può oscurarci lo sguardo fino a non farci vedere più niente: vediamo a quel punto solo il desiderio che non trova soddisfazione, avvertiamo una frustrazione che non trova appagamento essendo mai il presente corrispondente a ciò che desideriamo, o crediamo di desiderare.
La via contemplativa per realizzarsi, per prendere forma, ha bisogno di non essere inficiata e condizionata dal desiderio: il contemplante non può coltivare il desiderio, pena la perdita di se stesso e del proprio cammino esistenziale.

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Accompagnarvi nel quotidiano

Utilizziamo due strumenti per accompagnarvi nel quotidiano: questo sito, Il Sentiero contemplativo, e il sito Cerchio Ifior.
I contenuti pubblicati su Cerchio Ifior provengono da un ampio e approfondito insegnamento e si occupano prevalentemente della sfera della conoscenza di sé e dell’essere della realtà, con particolare attenzione alle dinamiche dell’Io, alla natura della coscienza e alla relazione tra i due.
Ci occupiamo della pubblicazione dei contenuti del Cerchio Ifior perché pensiamo che siano fondamentali per la formazione di un nuovo paradigma del reale e della stessa via interiore: quell’insegnamento è tale da ridisegnare l’intera antropologia umana e da ridefinire lo scopo e il senso dell’esistenza di ogni essere.

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Educare l’Io e la mente al pensiero unitario

Continuo la riflessione iniziata nel post: La differenza tra il ringraziare e l’essere quel grazie.
Premessa: non possiamo educare la mente al pensiero unitario se il sentire non ha il gusto grado di comprensioni maturato.
L’educare è primariamente un facilitare l’emersione di ciò che già è contenuto nel sentire e, secondariamente, è un plasmare i veicoli, e l’identità che da essi risulta, affinché quell’emergere non solo non incontri una opposizione, ma sia veicolato da strumenti idonei a condurlo a piena manifestazione.
Se il sentire è maturo, allora l’opera può essere perseguita:

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La differenza tra il ringraziare e l’essere quel grazie

Durante gli intensivi a Fonte Avellana, recitiamo prima dei pasti il testo che trovate alla fine di questo post: è un testo complesso che parla al sentire più che alla mente e che descrive un principio: noi non ringraziamo una entità divina per il dono della vita, noi siamo l’entità, il dono e la vita.
Il tentativo nostro è quello di andare oltre il pensiero duale, di plasmare le menti e le interiorità con la forza della visione e dell’esperienza unitaria.
È un tentativo non semplice perché nell’umano il duale opera in modo implacabile e permea ogni piega del suo essere.
Nel ringraziare c’è chi ringrazia e chi è ringraziato, nello specifico l’umano ringrazia il Creatore di sé e di tutto l’esistente.

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La fiducia e il cammino quotidiano di unificazione

Se dovessi fermarmi all’espressione di André Louf riportata da Enzo Bianchi: “Dio ama il peccatore perché in lui può dispensare la sua grazia e mostrare l’ampiezza del suo amore misericordioso. Le virtù, infatti, imbarazzano il Signore se non sono frutto della sua grazia!”, nulla comprenderei di quest’uomo e mi impedirei di cogliere la profondità del suo indagare, limitandomi a cozzare contro la forma del paradigma da lui usato così lontano da me.
Tutto ciò che l’umano proferisce sorge da un qualche modello interpretativo di sé e del mondo: ciò che Louf afferma ha le radici nel paradigma cristiano,

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Sostenersi reciprocamente nella conoscenza/consapevolezza

La vita mi ha fatto il dono di una compagna di via oltre che di vita; so che non tutti hanno questa benedizione e a maggior ragione sono grato per la mia situazione.
Dopo due mesi di silenzio, voglio ricominciare parlando dell’importanza del sostegno reciproco: in famiglia, nella comunità, in ogni ambiente caratterizzato dalla relazione.
Qui tratterò della via spirituale, ma il discorso è estendibile a qualsiasi ambito del vivere personale e sociale.
Molte sono le modalità del sostegno reciproco:
– attraverso il consiglio e il suggerimento;

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La meditazione: pratica spirituale, processo esistenziale, mito, rimozione

Un’amica mi chiede di scrivere sulla meditazione, cercherò di farlo indagando il tema in modo non convenzionale attraverso una serie di appunti, senza la pretesa di esaurire il tema.
Una definizione:
– la meditazione è la pratica della consapevolezza di quel-che-è;
– la meditazione è la pratica della non-consapevolezza di quel-che-è;
– la meditazione è la pratica del processo della consapevolezza di quel-che-è.

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