Vangelo di Tommaso. Gesù disse: «Ama il tuo fratello come la tua anima. Custodiscilo come la pupilla del tuo occhio».
Paralleli con i sinottici a fondo pagina.
Ama il tuo fratello come la tua anima: nel Sentiero non parliamo di anima ma di coscienza e consideriamo che essa sia la sorgente di tutto ciò che viviamo.
La coscienza crea noi e la realtà, i vari gradi di sentire che la compongono e contraddistinguono altro non sono che aspetti del sentire assoluto.
Dunque la coscienza, nella illusoria frammentazione dell’Uno, non è che aspetto di Esso.
Amare l’anima non è una pratica che coinvolga il sentimento: è comprendere la sua natura e con questa, la natura dell’Assoluto.
Amare non è provare qualcosa affettivamente: è abbracciare nella comprensione l’incomprensibile alla ragione.
Non il duale, né il tempo impediscono la vita nel sentire
Ieri, in una lunga conversazione “camminata”, un fratello nel Sentiero mi raccontava di una sua esperienza nel sentire, sotto la guida del sentire.
Guida certa, inconfutabile e inconfondibile, dove la parola diviene la Parola e il gesto, il Gesto.
Sono stati transitori? Si, all’inizio.
L’ampliamento del sentire è un processo irreversibile e per quanto possa essere condizionato dal non compreso, quando una porta si è aperta in modo eclatante, non si richiuderà.
Questo è accaduto al nostro fratello e a diversi altri nel Sentiero: questa è anche la prova che non stiamo discutendo di filosofie, stiamo sperimentando la vita nelle sue molteplici possibilità che si dischiudono man mano che noi cambiamo nel compreso.
La rivoluzione dell’ordinario
Torno ancora sul come e non sul quanto o sul cosa per approfondire gli argomenti trattati nel post I piccoli fatti e il nostro modo di viverli.
Quali sono le componenti del come stiamo nei fatti?
1- La consapevolezza;
2- l’adesione senza identificazione;
3- l’accoglienza senza condizione.
Considero la consapevolezza come lo sguardo dell’insieme dei corpi sul reale: ciò di cui siamo consapevoli si specchia/riflette/impressiona in ciascuno dei nostri corpi e le immagini, i pensieri, gli stati scorrono nello specchio dei corpi così come negli specchi delle nostre camere scorre l’immagine nostra mentre proviamo un vestito.
I piccoli fatti e il nostro modo di viverli
Dice un amico proponendo un argomento per l’intensivo di giugno: Sarà la vita frenetica, i ritmi assurdi del lavoro, lo stato usurato di alcuni corpi ma spesso quello che cerco è di riposare, recuperare energie, alleggerire. Tutti atteggiamenti che contrastano con quelli virtuosi di un buon ricercatore della via.
In fondo però vorrei poter dire: e chi se ne frega?
1- La fatica e la necessità di riposare e di disconnettere: sapere quando fermarsi.
È fondamentale: siete immersi in impegni e condizionati dagli orari e dallo stress che si accumula, se non sapete quando fermarvi vi immolate al fare e se al fare coatto aggiungete anche quello della via interiore, divenite un grumo di doveri.
Accompagnare i figli nella conoscenza di sé
Commentando il post Rimanere, senza fine, in ascolto del sentire, Paolo chiede come possiamo aiutare i nostri figli nella conoscenza di sé.
Direi che possiamo senz’altro aiutarli attraverso:
– la testimonianza del nostro cammino esistenziale;
– i codici/simboli del nostro linguaggio;
– l’offerta del nostro paradigma.
Vivendo testimoniamo il compreso e il non compreso: i figli sono immersi nell’ambiente vibratorio che sta tra i due estremi della comprensione, essi respirano il compreso come i nostri conflitti, ciò che possiamo offrire loro è la nostra consapevolezza sui nostri processi, sul nostro procedere ed, ovviamente, anche sul loro.
L’unificazione interiore, il superamento del confine con l’altro, l’essere in Dio
Al lettore. Chi scrive ha acquisito nella sua comprensione dei punti fermi relativi alla condizione unitaria d’essere e d’esistere: non si tratta più di scoprire, vivere e comunicare una condizione interiore, quello è accaduto da tempo ed è oramai subentrata la stagione della routine che ha lasciato alle spalle i fenomeni, le esperienze forti, gli stati contemplativi acuti.
Oggi si tratta di entrare nel dettaglio, nelle pieghe di un sentire diffuso, di una relazione unitaria feriale che non ripropone se stessa ma, nell’apparente similitudine degli stati, delle espereinze e dei concetti, scava in una direzione o in un’altra e, attraverso il dettaglio, la sfumatura, il piccolo particolare, crea un focalizzazione sempre nuova dell’esperienza interiore.
Quanto può essere profonda la disponibilità a perdere?
Dice Marco commentando il post Appunti sulla trasmissione della comprensione spirituale: Ma cos’è che deve morire esattamente? L’ideale morale che ci è stato trasmesso e che non tiene conto del mio sentire attuale? Io non posso che partire da lì del resto e l’insegnamento del Cristo diventa vita solo se coniugato con ciò che sono adesso…
Si, certamente, l’ideale morale deve morire ma, con esso, molte altre cose.
L’imprinting di un’esperienza.
La memoria e l’umore del cammino.
L’appreso concettuale e filosofico.
Il limite del sentire.
Appunti sulla trasmissione della comprensione spirituale
Formato pdf A4 per la stampa, 3 pagine.
Da una conversazione in chat su WhatsApp:
Samuele: Vi siete mai chiesti perché, con tutta l’importanza che ha dato alla parola, all’insegnamento, Gesù abbia scritto solo sulla sabbia?
Roberto: Interessante; non credo lui si ponesse più di tanto il problema della trasmissione sapendo come funziona. Bisognerebbe chiedere ai suoi millenari discepoli perché si sono aggrappati alle sue parole come cozze allo scoglio..
Paolo: Azzardo una risposta: perché hanno poca dimestichezza con lo Spirito?
Come avviene la trasmissione di un insegnamento?
Cosa viene trasmesso da insegnante a discepolo?
Per rispondere a questa domanda bisogna comprendere la natura di un insegnamento che è:
La neutralità è il frutto del sentire e la radice di ogni realizzazione
Dice Sandra commentando il post Rimanere, senza fine, in ascolto del sentire: C’è un punto in cui non ti fidi più del recitato della mente ma il sentire non fluisce ancora bene, credo sia il deserto o qualcosa di simile, comunque un passaggio che per molti viaggiatori arriva.
Una terra di nessuno. Ma non è una fase, una stagione, è uno stato costitutivo pressoché permanente. Mi spiego.
Quando l’identificazione molla la presa e viene erosa dalla pratica della conoscenza, della consapevolezza, della disidentificazione e della disconnessione, si viene a creare una disposizione interiore nuova e costitutiva di un nuovo equilibrio e di un nuovo ordine.
Questo nuovo equilibrio è caratterizzato da:
– il ridimensionamento della spinta egocentrica;