La fiducia, sfida quotidiana

L’ultimo arrendersi si confronta con la fiducia.
Le ultime ore di Gesù, quando oramai è evidente che la sua vita e la sua missione vanno rapidamente chiudendosi, sono assorbite dalla relazione con il Padre, dalla tensione interna ad essa; l’ultima sfida, il perdere tutto, l’assoluta gratuità che si impone aldilà dei bilanci e delle valutazioni umane, la logica del puro dono che non ha bisogno di ragioni e di scopi, il dolore, la solitudine, il resistere.
Infine conterà solo quel mettersi nelle mani di.

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La solitudine relativa nel cammino di unificazione

Andiamo incontro allo scomparire della nostra egoità da soli e non ci portiamo niente e nessuno appresso.
Alla fine del cammino siamo nudi e poveri: 
poveri di presunzione, poveri di potere, poveri di orpelli.
I molti, o pochi, affetti di una vita sono lì, ma non sono abiti di cui ammantarci: li indossiamo come abiti da lavoro, con la stessa naturalezza; sono parte del cammino, ed anche sua sostanza, ma non sono oggetto di attaccamento e non conferiscono appartenenza ed identità.

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Non rimane altro che vivere

Finché c’è un soggetto, c’è un fare basato sulla volontà.
Ma quando il soggetto non è più rilevante? Chi fa?
Chi deve migliorare, evolvere, comprendere?
Questo significa che non c’è più nulla da comprendere e viene superato il comprendere stesso?
No, significa semplicemente che non si è sospinti da un bisogno – che sarebbe la manifestazione di un soggetto -, ma si asseconda semplicemente il movimento del vivere all’interno del quale la comprensione è un fatto interno, costitutivo.

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Limiti, fretta di cambiare, perseveranza

Padre mio,
nell’osservare il modo di condurre la mia vita mi rendo conto che ci sono molti aspetti del mio essere vivo all’interno del piano fisico che dovrebbero essere modificati.
Arrivato a questo punto della mia evoluzione conosco quali sono i punti principali su cui dovrei operare per trovare un maggiore accordo con ciò che la mia coscienza mi suggerisce, osservando il mio modo di essere in cerchi sempre più ampi.
Io dovrei essere un compagno, un genitore, un figlio, un amico migliore.

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Il lavoro interiore umile e feriale

Scrive una nostra lettrice: Spesso sento affermazioni del tipo: “Siamo Uno, tutto è Uno, Io sono tu, tu sei io”, insomma, concetti molto vaghi e a mio avviso ben poco concreti che cadono al primo alito di vento. […]
Possiamo noi dire, non mi interessa di stare nel Sistema, pagare le tasse, adempiere ai doveri di cittadino e al tempo stesso affermare quella spiritualità generica di cui sopra? Come si pone la nostra coscienza? E’ solo questione di etica (mentale), o c’è altro di più vasto che dovremmo tenere in considerazione nelle nostre scelte?

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La gratuità: i pesci non esistono per essere pescati

Ciò che esiste non ha bisogno di giustificazione, esiste e basta.
Poi, certo, nella relazione si può essere funzionali l’uno all’altro, ma non è questa l’intenzione che muove il gesto creativo che dà origine all’esistente.
Nell’umano troppo è legato alla funzione, allo scopo, al soddisfacimento di un bisogno.
La creazione artistica fa, a volte, eccezione: l’artista crea perché è interno ad un flusso e non si pone il problema dello scopo, del fine, dell’uso della sua opera.

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Volontà e fiducia

Nel nostro limite duale, facciamo fatica a tenere assieme la complessità dei processi, la molteplicità delle sfumature, l’ambivalenza delle situazioni.
Affermo da tempo che la prima e ultima scuola è la vita e che solo vivendo, e osando vivere, si è condotti oltre sé, oltre il proprio limitato orizzonte identitario.
La vita in sé è perfetta: a ciascuno dispensa il necessario; per ciascuno accadono le scene che, passo dopo passo, atomo di sentire dopo atomo di sentire, conducono alla realizzazione ultima.

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Il futuro del Sentiero contemplativo

Prima di inoltrarvi nella lettura di questo post, leggete per favore “Tutto perde importanza“.
Tutto quello che affermiamo è sempre relativo e provvisorio e l’ultima parola spetta sempre alla vita; premesso questo, vedo l’orizzonte del Sentiero contemplativo nei termini che descriverò.
Il 2017 sarà l’ultimo anno in cui ci sono due Officine: gli otto incontri di Essenziale 1 e i 10 di Essenziale 2 preventivati, saranno incentrati sulla discussione dei vissuti personali e sull’incarnazione del paradigma del Sentiero.

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Tutto perde importanza

Da dove deriva l’importanza che diamo ai fatti, agli stati, ai processi?
Da due fattori almeno:
– dalla spinta della coscienza ad imparare;
– dall’identità che ne trae sostanza d’esistere.
Viene una stagione in cui entrambe queste spinte si attenuano fino a scomparire.
Nella persona si afferma uno stato fondato sul non agire, sullo stare: uno stato contemplativo.

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