Nella sezione Domande e risposte, Marco pone una domanda piuttosto elaborata che sintetizzerei così: “Perché mai l’Assoluto deve manifestare il suo sentire assoluto attraverso dei sentire relativi, quando anche noi, in una incarnazione esprimiamo il nostro sentire più ampio conseguito?” Se volete comprendere meglio la questione, leggete comunque la domanda di Marco.
Mi sembra di capire che Marco si chieda perché mai, se l’Assoluto ha sentire 100, debba esprimere il sentire 1, il 2, il 3 e via dicendo.
Un esempio di karma collettivo
Pubblico di seguito un brano del Cerchio Ifior sul karma collettivo: in questi giorni costellati di tragici fatti, questa visione può essere di aiuto.
Al compiersi del karma personale e collettivo, va aggiunta la comprensione del valore simbolico per tutti noi, e per le società di cui siamo parte, dei fatti ricordati.
Uno dei karma collettivi più vasti e complessi che si siano verificati nel corso dell’evoluzione dell’umanità su questo pianeta è senza dubbio quello collegato agli avvenimenti della seconda guerra mondiale e alla parabola del nazismo.
Le declinazioni dell’attenzione all’altro
Diceva ieri un’amica: “La mia generazione ha fatto del male ai figli coprendogli troppo le spalle!”
Condivido l’espressione e la sostanza. Ci sembrava di fare bene garantendogli le condizioni per l’ingresso nel mondo, e certamente abbiamo fatto bene. Quando abbiamo sbagliato, dunque? Quando abbiamo procrastinato troppo a lungo il sostegno quasi senza condizioni.
Se per troppo tempo ti appoggio, non ti stimolo all’autonomia e se, infine, non ti tolgo il sostegno, tu non sviluppi le forze interiori necessarie alla tua rappresentazione.
L’amore, ad un certo punto, deve divenire abbandono relativo: proprio perché ti voglio bene e voglio il tuo bene, da un certo punto in poi devi fare da solo e, l’eventuale mio aiuto futuro, sarà condizionato.
Attivatori di simboli, come tumori
Leggete questo articolo, se potete.
“Sono figli della globalizzazione, come noi. Non gente che da qualche villaggio ai confini del mondo sta cercando di combatterla. Il loro risentimento è individuale e nasce e si coltiva, tutt’al più in piccoli gruppi che ne alimentano odio e paranoia. Non hanno guerre da vincere, obiettivi da raggiungere. Le loro azioni iniziano e concludono la loro guerra personale.”
Fiamme che si accendono e si spengono, alla bisogna. Il disagio esistenziale che percorre il corpo dell’occidente, accende micce in quella persona o in quell’altra, negli anelli più fragili di un corpo sociale fragilissimo.
La mancanza di coerenza
Chiede Nadia in Domande e Risposte: “Perché l’umano si contraddice? Perché dice una cosa e ne fa un’altra?”
Perché quello che dice non è che una delle rappresentazioni di una delle spinte interiori che avverte.
Quante sono le spinte interiori di una persona e quante le possibili rappresentazioni per ciascuna spinta?
Prenderei in considerazione le spinte proprie di almeno tre ambiti:
– le spinte che provengono dal sentire, quelle con caratteristiche esistenziali che portano la necessità di fare esperienze e di estrarre dati da esse;
– le spinte che vengono dalle convinzioni, ovvero dagli archetipi transitori cui si aderisce;
Non è l’odio dell’altro il problema
Mai ricordiamo a sufficienza che nulla accade senza una ragione.
Come può una sola persona, in pochi minuti, porre fine a così tante vite e non indurci a ponderare attentamente il simbolo che ci porge?
Non avendo cognizione della legge del karma, brancoliamo nel buio: ciò che non hai compreso si presenta e ripresenta, finché non comprendi, questo è il processo di apprendimento regolato dalla legge del karma.
L’odio dell’altro bussa nella nostra esistenza e porta un messaggio, quale?
La paura del giorno che viene
Ad ogni latitudine ed infine e ancora, sotto casa, a Nizza.
Il giorno e la notte si inseguono e noi non sappiamo che cosa accadrà a noi e ai nostri figli, alle persone vicine e a quelle sperdute in qualche villaggio senza un nome riconoscibile.
Poco ci occupiamo di queste ultime, molto dei vicini, dei prossimi: non è una colpa, è un fatto.
L’umano reagisce quando qualcosa lo impatta negli attaccamenti, nelle cose e nelle persone che sono dentro il suo recinto: Nizza è dentro il nostro recinto e sentiamo la lezione.
Bisogni, desideri e loro superamento
L’umano è qualificato dall’avere bisogni e desideri, ovvero dalla necessità di soddisfazione nel presente e dalla sua proiezione nel futuro.
Se togliamo bisogni e desideri, dell’umano non rimane molto.
E’ questo un argomento che ho trattato più volte ma sul quale ritorno, perché mai abbastanza è chiarito.
Esistono bisogni e desideri del corpo fisico, del corpo emozionale, di quello mentale e della coscienza.
Cosa sorge dalla coscienza come bisogno e desiderio? Niente, in quei termini, perché la coscienza non ha bisogni e desideri ma, essendo il terminale dei corpi spirituali che in ampiezza di sentire la precedono, è di essi il capolinea, il corpo deputato ad articolare un’intenzione che sorge a monte, che lei interfaccia e decodifica conducendola a rappresentazione tramite i suoi tre veicoli transitori: la mente, l’emozione, il corpo fisico – azione.
L’idea della realtà quotidiana
Scrive Nicola Lagioia, commentando l’incidente ferroviario di Bari: “Che viaggiate a bassa velocità ad Andria come a Gallarate, avrete a che fare con uomini, donne, ragazze e ragazzi i cui volti sono totalmente diversi da quelli che potreste ritrovare in una fiction televisiva, in un reality, in un talent. Sono spesso i corpi e i volti di chi è stato lasciato indietro, di chi lotta con le unghie e con i denti per non essere sbattuto definitivamente fuori dal consesso sociale”.
Conosciamo qualcosa di questo paese, dei suoi mille volti che emergono ad una parziale evidenza solo quando accade qualcosa?