Dove arriva la responsabilità dei genitori?

Commentando il post Il tempo e il modo di morire di ciascuno, Natascia si chiede: “Perché la vita mi ha posto di fronte a certe scene, quali resistenze, incomprensioni e limiti hanno determinato quelle scene? E non potevo davvero far nulla per evitarle? Se davvero, come dici, la vita ci pone in più occasioni la possibilità di comprendere, qual’è la mia responsabilità nel non aver compreso?”.
A volte i nostri figli hanno cammini complessi e dolorosi e questo loro procedere inevitabilmente ci interroga e, non di rado, ci suscita un senso di inadeguatezza ed anche di colpa.

continua..

Il tempo e il modo di morire di ciascuno

Vorrei riflettere su un paio di simboli che emergono dal dramma di Dacca.
Un gruppetto di italiani si ritrova per cenare assieme: un attimo prima che inizino i fatti terribili che sapete, il giovane cuoco si ritira in cucina per preparare qualche piatto italiano, un marito si separa un attimo dalla moglie perché deve fare una telefonata.
I due si salvano dalla barbarie che subito dopo esploderà, tutti gli altri no.
Quali sono i simboli sui quali voglio riflettere?
1- Il più evidente: pochi secondi salvano alcuni e condannano altri.

continua..

La scuola, la frustrazione, la responsabilità personale

Amiche di questo Sentiero, hanno figlie che si approssimano all’esperienza del liceo: chiedono e si informano su chi, precedentemente, ha frequentato quella scuola, ha avuto quell’insegnante.
Spesso sono preoccupate le madri e intimorite le figlie: si va incontro ad una incognita e i genitori temono per i loro figli cinque anni in salita.
So di cosa parlano, abbiamo avuto una figlia a scuola, conosco la salita e le difficoltà durante e in cima.
Voglio riflettere brevemente su due aspetti della scuola.
1- L’organismo è composto dagli insegnanti, dagli allievi, dai dirigenti scolastici, dal ministero, dai genitori.

continua..

Il totem della competizione

Di fronte al rito dei rigori, ieri sera durante Italia-Germania, ho visto il non senso.
La legge della competizione vuole che qualcuno vinca e, siccome è legge partorita in una visione ristretta, vince chi fa più goal.
E’ la stessa ristrettezza di visione cui facevo riferimento qualche giorno fa in merito all’istituto del referendum: si o no; un goal in più di te, uno in meno a me.
“Fammi le cose semplici sennò mi confondo”, questo sembra il mantra dominante, o forse è solo il risultato di non comprensioni molto vaste e di una mancanza di alternative impossibili perché nemmeno si riesce ad immaginarle.

continua..

La paura e le basi per il cambiamento

Un video Unicef pone la questione dello nostre reazioni di fronte ad una persona bisognosa: nello specifico vengono registrate le reazioni di fronte ad una bambina sola per strada, ma ben vestita e curata, e di fronte alla stessa bambina truccata da povera. La prima bambina viene accudita, la seconda ignorata.
Perdonate, ma in sé il video non dimostra niente se non che abbiamo paura e diffidenza rispetto a tutto ciò che può comportare un problema, o un’aggiunta di complicazione nella nostra vita.
Di fronte ad una bambina sola, ma curata e ben vestita, noi sappiamo che la soluzione non sarà complessa; stessa certezza non abbiamo di fronte alla bambina sola e in cattive condizioni: qui si può spalancare un mondo che non consociamo, che possiamo avere difficoltà nel gestire, che ci richiederebbe forze che non abbiamo, o che non vogliamo mettere in campo. Poi, magari, non sarebbe così e la gestione del primo caso e del secondo richiederebbero, alla prova dei fatti, lo stesso impegno, ma noi abbiamo paura della situazione che si configura come più complessa e meno gestibile.

continua..

Le officine della compassione

Ditemi, cos’è una famiglia se non un’officina della compassione?
Non è forse il luogo delle viscere esposte, della confidenza ed esposizione estrema?
E non è il luogo su cui viene deposto un velo di silenzio a volte, di accoglienza risentita altre, di accettazione senza condizione altre volte ancora?
Un velo su noi, sull’altro: un vedere il limite che grida e un coprirlo a volte; un affrontarlo, altre; un combatterlo, anche; un integralo quando ne siamo capaci.
Accade solo in famiglia? Se ieri sera avete visto Italia-Germania, avete anche visto i rigori sbagliati e, infine, l’ultimo fatale errore: c’è in voi del risentimento per quel giovane che ha sbagliato?

continua..

Il pane della vita

Ogni persona porta nella vita la propria nota personale e questo rende il vivere una sinfonia.
Ci sono persone che portano il pane materiale; altre il pane degli affetti; altre ancora il pane delle convinzioni, delle idee, delle speculazioni.
Ci sono infine coloro che portano il pane spirituale, il pane della vita.
Difficile chiedere ad una singola persona di portare tutte queste varietà di pane, in genere non accade, non sono compendiabili in un solo essere tante varietà di talenti.

continua..

Vero e necessario l’amore che vivono le persone?

Vero e necessario l’amore che vivono le persone?, chiede Samuele nel commento al post Oltre il vedere, la realtà sentita.
Necessario ai loro cammini esistenziali, senz’altro; vero direi che lo è con molte riserve.
Se per vero intendiamo qualcosa che esiste al di là dei bisogni, dei desideri e degli istinti, direi che l’amore di quella natura è sperimentato, nelle coppie e fuori di esse,  da ben pochi umani.
Provate a togliere da ciò che vi lega al vostro partner, il senso di appartenenza, l’appartenervi e possedervi reciprocamente.
Provate a togliere il desiderio e il sesso.

continua..

Oltre il vedere, la realtà sentita

Normalmente l’umano non vede che un film prodotto, sceneggiato, diretto, fruito a suo uso e consumo.
Trascorre la grande parte delle sue innumerevoli vite all’interno del set, nella cittadella delle produzioni cinematografiche, tra attori e attrici, costumisti, scenografi, truccatrici confliggendo, spesso e volentieri, con il regista, con lo sceneggiatore e, naturalmente, con se stesso.
Non sa di vivere in un teatro di posa, gli stanno bene quello e quella ignoranza. Non di rado è pieno di sé.

continua..