La conoscenza, la consapevolezza, la comprensione innazitutto

Accogliamo oggi una nuova amica nella nostra comunità, in questa officina esistenziale che ci vede impegnati nel cammino della conoscenza, della consapevolezza, della comprensione.
E’ un passo importante, non verso di noi, non per l’organismo comunitario che comunque si arricchisce di un altro sentire, di un’altra operaia, ma per ciò che significa per la persona che compie la scelta: essa si propone di porre al centro della propria esistenza, insieme alla cura di sé e della propria famiglia, il cammino interiore, la conoscenza di sé, la consapevolezza del proprio operare, la disponibilità ad imparare e, ogni giorno, a cambiare.

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La responsabilità della malattia

Un tempo si pensava che l’origine del male fosse in entità esterne all’umano: può darsi che ancora oggi qualcuno lo pensi, ma la psicologia ha dato una grande mano nel fare chiarezza.
Oggi, la grande parte di noi pensa ed è convinta che sia il corpo ad ammalarsi, per ragioni meccaniche sue o dipendenti dagli stili di vita, o da cause ambientali.
Perché di tutti coloro che sono stati esposti all’amianto solo una parte si è ammalata, o perché di tutti i fumatori solo una parte contrae il cancro al polmone?

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Il karma e l’obbedienza al sentire

La legge del karma accompagna il processo di comprensione di una coscienza: quando una comprensione è in divenire e non ancora chiaramente delineata, le scene e le situazioni che mettiamo in atto hanno sovente bisogno di ulteriori tentativi, prove ed approfondimenti e di questo si occupa la legge del karma.
Se una persona compie una azione A interna ad una certa comprensione che deve acquisire e di cui non ha praticamente alcun dato, quella azione, di qualunque natura sia, non genera una ricaduta karmica, un effetto.

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Divenire, essere, senso e scopo

Parto da questa espressione cui fa riferimento Samuele nel suo commento al post Illuminazione e coscienza: Le vite, il vivere dunque è un processo con uno scopo: generare comprensione, ampliamento del sentire, strutturazione del corpo della coscienza.
E’ in chiara contraddizione con quanto affermato nel post La realtà senza senso. Come mai?
Due sono i punti di vista da cui si può osservare e comprendere la realtà: il punto di vista del divenire e quello dell’essere.

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Fenomenologia dell’intuizione

Definiamo intuizione il processo secondo il quale un contenuto della coscienza affiora alla consapevolezza e viene espresso attraverso il corpo mentale, il corpo emotivo e quello fisico.
Non dunque un contenuto della sfera conscia riguarda l’intuizione, ma uno di quella inconscia, ovvero che non è sotto il dominio della mente e di suoi strumenti.
Non dal serbatoio della memoria e del sapere sorgono i contenuti dell’intuizione, ma dal mare del sentire di coscienza.

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Illuminazione e coscienza

Dice Luciana commentando il post La realtà senza sensoColoro che hanno sperimentato quella che viene chiamata “illuminazione” (Eckart Tolle e simili) risiedono in quell’essere, nel “semplicemente accade”? Se è così il dubbio svanisce, la serenità che emanano fuga ogni perplessità.
E a proposito dell’ultima frase “è possibile andare oltre senza avere forgiato gli strumenti adeguati?” Mi viene da pensare che finché non si sono formati corpi adeguati l’attraversamento non sia possibile, sbaglio?
L’umano ama le fiere ed il circo e per attrarre la sua attenzione ciò che accade deve essere eclatante.

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La realtà senza senso

Passano gli anni come le immagini del paesaggio viste da un finestrino di un treno in corsa.
Nulla di quello che scorre puoi trattenere: alla fine del viaggio, se non sei stato consapevole, se non ti sei lasciato modellare da quello che accadeva in te e nel piccolo ambiente attorno a te, cosa ti rimane?
Scorrono senza sosta i pensieri e le emozioni e il seguirli ci svuota; si ripetono le azioni e le esperienze e la routine ci consuma.
Vuoto di senso è il vivere.
Ci diciamo che vivere è imparare: si, certo, fino ad un certo punto è così, ma poi? Cosa c’è oltre l’imparare?

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Le mancanze che aiutano

Le mancanze nostre aiutano l’altro, quelle dell’altro aiutano noi. Attraverso la privazione si mostra, si svela il nostro bisogno.
Se l’altro è scorrevole e sempre pronto, non riusciremo a capire, a sapere, a comprendere che cosa veramente ci necessita, cosa è importante e necessario e cosa no.
L’assenza, il limite, la mancanza dell’altro fanno emergere il nostra lamento, a volte il nostro grido di bisognosi e mentre questo accade abbiamo la possibilità di divenire consapevoli di quella nostra modalità e inclinazione, di lavorarla e disconnetterla.

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Il Papa, gli animali, le pretese

Dice Francesco che quando l’umano privilegia l’attenzione all’animale piuttosto che al suo vicino, non va bene.
Lo dice scuotendo la testa, come a sottolineare che proprio non ci siamo.
Evidentemente lui ritiene di sapere che cosa è bene, che cosa è meno bene e che cosa è male.
Antico vezzo dei cattolici che non perdono occasione per ricordarti dove sta il bene e loro, naturalmente, sanno dove sta.
Spero mi perdonerete il sarcasmo..

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