Nell’ottica duale e separativa, ci sono io, ci sei tu, ci siete voi e tra noi c’è di mezzo lo spazio, il tempo, le vite separate l’una dall’altra.
Nella logica unitaria del sentire, tutto questo non c’è, è superato nell’esperienza della relazione esistenziale.
Al centro c’è la relazione, il fluire senza fine di dati tra coscienza e coscienza, tra coscienza ed identità.
La logica unitaria è simile ad una rete internet immensa in cui tutti i dati vengono scambiati e dove le prossimità di sentire convergono in hub specifici costituendo piccole isole akasiche, isole di sentire di coscienza.
Sulla felicità
Non uso quasi mai questa parola, per pudore, perché è abusata, perché non la amo associata al cammino interiore e alla sua complessità, perché il mio compito, come dicevo in un altro post, non è trastullarvi ma togliervi ogni giocattolo.
Conosco la felicità? Certamente, è compagna del quotidiano.
Come si manifesta? Nel gioco, nella propensione a giocare senza fine, essenzialmente.
Dove origina? Nell’irrilevanza di me.
Sesso, abitudini, comprensioni
Dice la nostra amica in merito alla discussione sul sesso: Ogni istinto, compreso quello sessuale, se lo ascolto è un languore in una zona del corpo. E se non lo alimento con fantasie a volte è solo una piccola tensione. A volte invece è un energia che nasce già molto intensa. Come si trasformano queste energie? La trasformazione, è un processo che avviene dopo aver sperimentato ancora e ancora la presenza di questi impulsi?
Mettiamo un punto fermo: ognuno ha quel che gli serve.
Gli serve a cosa? A fare esperienza, a divenire consapevole e, infine, a comprendere.
La natura della fiducia
Nel commento al post La pace dopo il cambiamento, Sandra si preoccupa di mitigare la mia tendenza a porre l’accento sugli aspetti più scarni del cammino: fa bene. Come vedete, quasi mai sottolineo le gratificazioni della via perché, semplicemente, non ritengo che questo sia un mio compito: se siete in cammino, sapete che questo è un processo con i giorni di sole e quelli di pioggia, dove l’esperienza del sole è protetta dalla giusta riservatezza e quella della pioggia è utilizzata per discernere il cammino una volta che la si è compresa.
La pace dopo il cambiamento
Una via interiore è colei che ci accompagna, ma anche colei che ci toglie la pace delle pantofole.
Quando pensiamo di aver compreso, veniamo scalzati e rimessi in discussione.
E’ un cambiamento senza fine: i giorni si portano appresso un processo di svelamento continuo che quasi sempre è attivato dalla presenza dell’altro, ma anche dall’affiorare, per via intuitiva, di frammenti di comprensione.
Squarci di realtà, e della nostra realtà, affiorano nella opacità di tanto nostro procedere.
Il tramonto del sesso
Dice un’amica in merito al post Coltiviamo l’illusione senza sosta: Se quando abbiamo fame mangiamo e quando fa caldo ci sventoliamo, anche quando c’è il languore sensuale facciamo sesso. Cosa c’è di diverso?
C’è di diverso che non sempre, non per tutta la durata del cicli incarnativi di una coscienza, facciamo lo stesso uso delle energie: a volte è preponderante un piano, a volte un altro.
Abbiamo incarnazioni con preponderanza sensoriale, altre con preminenza emotiva, altre ancora con dominanza concettuale.
Coltiviamo l’illusione senza sosta
La domanda che ad ogni scena del nostro film personale e quotidiano dovrebbe accompagnarci è: ciò che penso, ciò che mi muove, ciò che attuo aderisce alla realtà dei fatti, o all’illusione che permea la mia mente?
Siamo immersi nell’illusione, nell’immaginazione, nella proiezione: gran parte della nostra vita è spesa nell’identificazione con ciò che non è reale, non ha sostanza, è pura creazione mentale.
La mente non produce realtà, produce l’immagine personale della realtà: solo andando oltre la mente si entra nel regno della realtà, di ciò che è, non di ciò che vorremmo, di ciò che ci sembra e ci appare.
La preghiera: affinché ciascuno sia pronto
Quando nel sentire sorge una preghiera, questa non è per chiedere: è una speranza e un augurio che noi, o quella persona, si sia in grado di cogliere appieno la possibilità che la vita offre in quel momento, in quel passaggio esistenziale.
Potremmo chiedere all’Assoluto qualcosa che già non ci ha dato?
Abbiamo bisogno di pace? Davvero crediamo che non ci siano date le condizioni per la pace?
La meditazione e lo scomparire
Dice Alessandro commentando il post L’illusione di una mente intossicata: La disconnessione senza indagine del simbolo e delle cause che ci muovono porta alla rimozione ma non alla comprensione e quindi quelle stesse cause vengono ributtate più in profondità, nel buio, dove possono lavorare indisturbate. E’ quello che intendevi?
Si, intendevo proprio questo. Dal nostro punto di vista la meditazione, e con essa la pratica della disconnessione, ha senso se è inserita nel più vasto complesso del conosci te stesso, nel processo del conoscere, divenire consapevoli, comprendere.
Al centro c’è questo processo, non la meditazione, questo deve essere chiaro.