La vita è fatta di niente

Nei gironi della bulimia dei rapporti, delle parole, degli alimenti, delle retoriche si mostra il tentativo dell’umano di riempirsi e di circondarsi di senso.
Non so quale sia il risultato: per chi scrive, in un lontano remoto, era miserevole.
Le scelte ripetute di rottura e di estrazione dalla ritualità hanno, nel tempo, svelato la natura del tentativo bulimico, la sua illusorietà, la sua vacuità.

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Perseverare

E’ possibile perseverare solo nella luce della consapevolezza: avendo chiara allo sguardo l’identificazione e la possibilità di disconnetterla tornando senza sosta all’essenziale.
Le radici della perseveranza affondano lì, nella condizione d’essere e d’esistere che non alimenta altro che non sia l’osservare, l’ascoltare, l’accogliere ciò che la vita presenta come possibilità.

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Quel che è trasmissibile nella via spirituale

In un cammino interiore non puoi trasmettere il sentire: è il frutto del lungo processo esistenziale del conoscere-divenire consapevoli-comprendere.
Può capitarti di condividere un sentire, di vibrare all’unisono con un sentire di ampiezza prossima alla tua, questo può accadere.
Puoi trasmettere un sapere, una visione, un paradigma: gli strumenti per affrontare sè e la vita. Questo è possibile.

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La povertà è una via a dio?

Ho in mente le parole di Papa Francesco sui poveri; ho anche in mente i passi del vangelo sui poveri e sugli ultimi, ma non ho titoli né competenze per discuterli nello specifico.
Mi chiedo: dio privilegia il povero? Il povero è nella condizione di recepire la chiamata di dio meglio del ricco?

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L’invenzione del dio che diventa uomo

Il frutto avvelenato della mente consiste nel separare la realtà, nel dividerla e frantumarla. Il dualismo divino-umano ne è esempio eclatante.
Postulata questa separazione, che non appartiene alla realtà, ma alla lettura che le menti danno della realtà, è stato giocoforza inventare la figura del mediatore e del rivelatore, di colui che supera quella irriducibilità e riconduce ad unità – indicandone il percorso –  ciò che agli occhi della mente risulta separato.

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Nel ventre del tempo interiore

Il periodo a cavallo del solstizio d’inverno è il ventre del tempo interiore, dello stare, del risiedere, del contemplare i processi, del divenirne consapevoli e scoprire come il respiro del cosmo sia il nostro respiro.

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Star Wars e la fede-fiducia

Ho letto questo articolo di Mauro Leonardi sull’Huffington Post. L’autore si rammarica che la fede cristiana non abbia lo stesso entusiasmo, la stessa adesione propria dei seguaci della saga di Star Wars.
A me sembra che il cammino della fede-fiducia sia qualcosa di molto diverso e più complesso della adesione emotiva, affettiva, cognitiva ad una serie cinematografica e ai suoi valori: conduce infatti a misurarsi con se stessi, con i propri limiti ed egoismi, con le paure, le resistenze e le reticenze.

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Non aggiungere rumore a rumore

Quando una parola o un gesto divengono rumore? Quando esprimono il nostro solo desiderio di esserci, senza essere compenetrati di osservazione, di ascolto, di accoglienza, di reciprocità.
Allora al rumore generale assommiamo il nostro rumore e la cacofonia delle menti con i loro inutili bisogni diviene insopportabile.

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