semplici fatti

L’amore per i semplici fatti

Un fatto piccolo non è un fatto banale, il vuoto chiacchiericcio nella mente, o tra le menti: è un fatto considerato nel suo essere, isolato dal contesto, non giudicato, non caricato di aspettative, osservato, ascoltato, accolto per quel che è.
In questa ottica tutti i fatti, anche quelli giudicati dalla mente come grandi, divengono semplici fatti.
Se il fatto non è qualificato e caricato dei nostri bisogni, mostra quel che: l’osservatore, libero da sé, dall’ingombro di sé, vive un incontro che sempre lo stupisce e lo riempie di meraviglia.
Cerchiamo l’eclatante, il forte e l’intenso nell’eccitazione della mente e dell’emozione, avviando così una ricerca senza fine perché quello che oggi ci eccita, domani è già banale.
Basterebbe che aprissimo gli occhi sui piccoli accadere liberi dal giudizio e dall’aspettativa e verremmo attraversati da una meraviglia che non sfiorisce.

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piccolo quotidiano

Il piccolo quotidiano (2)

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Soggetto: Normalmente il modo di vivere dell’uomo si articola e si struttura in base a delle scommesse e ad una perdurante eccitazione, ed è questo che poi lo porta a vivere in un continuo sballottamento. Quindi l’uomo vive lo sballottamento finché si ostina ad inserire nel quotidiano delle scommesse per poi scoprire che alcune non vanno in porto e che altre esauriscono in fretta la loro carica; ed allora dall’eccitazione l’uomo passa alla delusione in un continuo su e giù. Voi tutti vi esaltate e vi deprimete – su e giù, su e giù – eppure state già vivendo in modo diverso da quello di cui siete consapevoli, e cioè state già vivendo un processo di disconnessione interiore.

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Doghen, Jinzu (3), Dimentichi di sé

Eihei Doghen Zenji
SHOBOGHENZO

L’AUTONOMO E LIBERO OPERARE ()
(Quale è il senso del vivere ?)

Introduzione e trasposizione
Watanabe Koho Roshi

In un antico testo religioso è scritto quanto segue. I veri uomini della via che hanno preceduto nel tempo Shakyamuni vengono indicati come suoi discepoli, e portano in offerta a Shakyamuni la veste monacale, ed eretto un monumento in suo onore celebrano una cerimonia per lui. In quell’occasione Shakyamuni disse che era straordinario l’operare senza limiti che oltrepassa i confini del tempo e dello spazio dei veri uomini della via (3).
Ciò che questo testo sacro vuol indicare, è che i veri uomini della via, del passato, del presente, del futuro, tutti senza eccezione agiscono e praticano lo straordinario operare senza limiti, come fondamento del proprio vivere. Che cosa è l’operare senza limiti, cosa mai facendo si opera in modo straordinario? Dimentichi di ciò che si sa, lasciando stare la propria conoscenza (non fissandosi ad essa) agire in modo da far risplendere, brillare di luce propria ogni cosa che io ora incontro, nei termini propri dell’ineludibile realtà di quella cosa stessa.

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quotidiano 1

Il piccolo quotidiano ed il tempo che bussa (1)

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Soggetto: Cominciamo a parlare del quotidiano, ma in termini diversi. La via della Conoscenza vi dice che ciò che potete vivere è il quotidiano nel suo essere piccolo, cioè routinario negli atti. Per intenderci, è tutto quello che voi subite del quotidiano, in quanto preferite impossessarvi di tutte le vostre “importanti” scommesse, che poi vi costituiscono così tanto da farvi credere che siano esse stesse il quotidiano: quello a vostra disposizione, cioè reso vostro. E quindi non fate altro che svicolare dal quotidiano, perché lo scommettersi entra anche nei rapporti con voi stessi, nelle relazioni familiari, nel rapporto con il lavoro e nel rapporto con l’alterità. E nemmeno vi accorgete che state affrontando anche la via della Conoscenza in questo modo, cioè giocandovi la vostra partita intensamente, come una scommessa.

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Il quotidiano, tema dei gruppi e degli intensivi del Sentiero

Settembre 2015 – giugno 2016, tema di fondo dei due gruppi “L’essenziale” e degli “intensivi”: il quotidiano.
Il tema di ogni mese viene affrontato nei due gruppi e approfondito negli intensivi.
Ogni incontro dei gruppi e ogni sessione degli intensivi alternano esperienze ed analisi: ciò che viene affermato, viene anche sperimentato nella stasi e nel movimento, in un processo continuo.

Settembre 2015
Lo spazio tra parola e parola; tra parola ed emozione; tra parola-emozione-azione.

Ottobre 2015
I fatti sfilano. Tutto è fatto e tutto sfila.

Novembre 2015
La ricerca dell’eclatante, la banalità del quotidiano.

Dicembre 2015
Banalità è un’etichetta della mente. Come etichetta, cosa cerca, cosa è importante per la mente.

Gennaio 2016
Tutto naufraga sotto i colpi della routine, anche i rapporti, innanzitutto i rapporti.

Febbraio 2016
Grande – piccolo; importante – irrilevante; degno – indegno.

Marzo 2016
L’attendere.

Aprile 2016
Lo sperare, il desiderare, il divenire artefici oltre speranza e desiderio guidati dalla sola fiducia.

Maggio 2016
Chi conduce chi. La fiducia e l’abbandono come radici e compimento del vivere.

Giugno 2016
Tutto scorre. Tutto è.

Doghen, Jinzu (2), L’agire attimo per attimo

Eihei Doghen Zenji
SHOBOGHENZO

L’AUTONOMO E LIBERO OPERARE (JINZU)
(Quale è il senso del vivere quotidiano?)

Introduzione e trasposizione
Watanabe Koho Roshi

Questo diretto e libero modo di essere, è il modo di funzionare per cui l’occhio riflette un particolare oggetto così come è senza inserire la minima alterazione e l’orecchio recepisce il suono pulito cosi com’è; e ancora, il naso, la lingua, il corpo, la mente, cioè gli organi di senso (che possono essere classificati in sei ambiti) gli strumenti della conoscenza, tutti uno per uno, sono messi in opera e fatti risplendere vivacemente per quello che sono.
Ed inoltre, è anche possibile vedere l’opera della forza vitale che, unica, presiede e controlla quei sei. Ed inoltre, non ci si fissa con pervicacia alle proprie vedute e si può quindi far operare l’illimitato modo di lavorare che fa risplendere al massimo ogni cosa proprio perché è quella cosa.

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Agire nel non agire

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Soggetto: Ognuno di voi è qui perché – comunque – ritiene di averne fatta di strada da quando ha cominciato a risvegliarsi al cammino interiore; anche se poi vi dite che di strada ne dovete fare ancora molta. E per incontrare che cosa? Che cosa volete incontrare, facendo altra strada, o passo dopo passo, o salto dopo salto?

Un partecipante: La parte nascosta di me stesso.

Soggetto: Andando dentro te stesso attraverso la via della Conoscenza tu incontri sistematicamente un’assenza; se incontri una presenza non sei dentro la via della Conoscenza, ma dentro una qualsiasi altra strada che parla di evoluzione, cioè di un qualcosa che ti appartiene e che migliora; ma in quel caso ci sei sempre tu e c’è sempre ciò che riguarda te, e così mai incontri tutto ciò che non è tuo.

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Doghen, Jinzu (1), L’autonomo e libero operare

Eihei Doghen Zenji
SHOBOGHENZO JINZU

L’AUTONOMO E LIBERO OPERARE (JINZU)
(Quale è il senso del vivere quotidiano?)

Introduzione e trasposizione
Watanabe Koho Roshi

La realtà fondamentale che è lo scopo, il significato vero per coloro che mettono in pratica il perseguimento della via di Budda, vale a dire l’autonomo e libero operare, non è la ristagnante ripetitività di gesti della vita di ogni giorno come bere il thè, mangiare i pasti. non è procedere per forza dell’abitudine e di inerzia, bensì agire vivacemente con freschezza.
Quello che a prima vista sono le azioni ed i comportamenti estremamente usuali della vita quotidiana, è l’operare straordinario, l’autonomo e libero lavoro, lo sconfinato funzionamento. Perciò, colui che con sincerità mette davvero in pratica il perseguimento della via di Budda. dedica fino in fondo con impegno tutta la propria energia e capacità a mettere in opera ogni cosa, ogni accadimento, uno per uno, che incontra momento per momento, situazione per situazione, nell’arco di tutta la propria vita di ogni giorno, uniformandosi alla necessità che è suggerita da quella particolare realtà: allora, proprio lì, si sviluppa e si svolge il modo di vivere libero ed autonomo, che non è limitato da alcuna restrizione. (1)

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sentiero contemplativo formazione

La formazione 2015-2016 nel Sentiero

Il percorso formativo perseguito nel gruppo L’essenziale 1 e 2, negli intensivi, nelle meditazioni guidate.

Osare esserci e nel contempo essere disposti a lasciar andare.
Vivere un’emozione, concedersi un’espressione, permettersi di agire: simultaneamente osservarsi, essere consapevoli delle mille sfumature, discernere, abbandonare il giudizio e l’aspettativa.
Tra parola e parola; tra emozione e parola; tra emozione-parola-azione; tra azione ed azione che cosa c’è, cosa sorge in quello spazio intercalare quando se ne diviene consapevoli?

Negli esercizi dinamici sperimentare l’azione e la stasi, la parola e il silenzio, la sensazione, l’emozione e il vuoto di esse. Divenire consapevoli della pregnanza di ogni movimento, della volontà che lo genera, della fiducia che lo sostiene e lo accompagna.
Negli esercizi statici sviluppare la consapevolezza delle sensazioni, delle emozioni, del pensiero, del sentire: imparare ad osservare la sfilata dei flussi interiori e del divenire della vita.

Imparare ad osservare ciò che sta dietro la nostra espressione identitaria, ciò che la sorregge, la genera, la rende possibile.
La vita è pienamente vita quando la consapevolezza abbraccia il gesto vitale e la sua origine, la manifestazione egoica e ciò che la genera.

Vivendo nell’identificazione, con la consapevolezza della sola manifestazione della nostra identità, non cogliamo niente dell’essere della vita, della sua profondità, del suo senso, della sua vastità.


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