Angelo Vassallo
Eremo, elefanti, gazzelle e nuova stagione
Ho incontrato un’elefante, ma si mostrava come gazzella, sono rimasto traumatizzato.
Conosco l’elefante e la gazzella in me e quindi non protesto.
L’incontro mi induce ad una riflessione su questa nuova stagione di lavoro che si apre, con le persone che torneranno per gli individuali o per i gruppi.
Una moltitudine di esseri
I gruccioni e le rondini
si preparano a partire.
Allineati, in gruppi ben distinti,
sui fili della luce
sono in fondo già altrove.
“Tieni pulita la strada!”
Lo sguardo retrospettivo sempre ci illumina i passi compiuti e da compiere. Oggi se guardo alla passata stagione di lavoro vedo lo sforzo veramente grande che abbiamo compiuto per dare una sistemazione concettuale al nostro lavoro e alla prospettiva che incontrano coloro che vengono all’eremo.
Senza fine
Piccoli sassi
nel letto di un fiume
senza tempo,
si incontrano e si scontrano,
si frantumano e si levigano.
Questo sono le nostre ore,
i nostri giorni e i nostri anni,
piegati dall’incontro,
ridotti ad una insignificanza,
consapevoli di essere solo sassi.
Il ritorno del piccolo quotidiano
Ciò che in tutti i momenti ci attende è quel piccolo gesto, quell’accadere che già tante volte abbiamo vissuto e che, oramai, nemmeno più vediamo.
La nostra sfida è nel non cadere nell’atteggiamento del “ti conosco!”, ma rimanere aperti alla possibilità che in ogni cosa che accade – la più piccola e la più sperimentata – sempre si cela un abisso di senso che quasi mai abbiamo indagato.
Rientrare in sé
L’estate porta con sé una certa dispersione: secondo la sapienza antica l’autunno con le sue forze centripete entra il 20 agosto e, se osservate attentamente il vostro interiore, noterete come in questo periodo si stia già strutturando una certa disposizione all’introversione, un certo riallinearsi, un divenire più attenti alla propria intimità.
Sui gruppi di approfondimento della prossima stagione
Chi di voi ha partecipato ai gruppi della stagione passata ha visto come il nostro tentativo fosse quello di dare a ciascuno delle basi per interpretare sé, l’altro da sé e la vita: quel nostro lavoro ha avuto una chiara connotazione concettuale e questa volevamo che avesse anche se per alcuni di voi può essere stato faticoso.
La nuova stagione si apre su di un’orizzonte molto diverso, guardate i temi:
Una vita normale
Accade nelle nostre vite quello che accade in ogni vita: piccoli eventi che si susseguono e compongono un puzzle ordinario e feriale, niente di speciale, niente di straordinario, tutto veramente ordinario.
Perché non moriamo di noia e di frustrazione?
Perché non cerchiamo più il senso di ciò che accade e ci attraversa, ci impatta, ci abbandona.
Favola della lacrima
“Allora rispondimi – disse – quella che stai versando è una lacrima di gioia o di dolore?”
L’altro stette un attimo a pensare poi si illuminò in viso e disse: “Che sciocchezza! L’importante è che io riesca a piangere!”
da: La fonte del paradiso, Cerchio Ifior, pag. 165
1-Una comunità rende visibile una comunione di sentire
Con un gruppo, con cui stiamo percorrendo il sentiero contemplativo, di frequente affrontiamo il tema della comunità.
Qui mi preme focalizzare i punti salienti di questa riflessione e vedere se ne potrà scaturire un’ulteriore, feconda, discussione.