Con Dio o senza Dio l’uomo giunge alla meta

Presentiamo questa interessante riflessione di Enzo Bianchi, priore della Comunità monastica di Bose.
Da alcuni anni viene ripetuto come uno slogan, che si vuole decisivo e apodittico: “Con Dio o senza Dio tutto cambia”.

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Perché interpretare sé ed il proprio cammino esistenziale attenua il dolore?

Questa è la domanda di Alessandro nel commento al post di ieri.
Se io mi interpreto come vittima, uso cioè nella mia vita il modello interpretativo comune dove c’è il carnefice e la vittima, il giusto e l’ingiusto, il bene e il male, di fronte alle ingiustizie che mi sembra di subire reagirò con la protesta, la rabbia, il risentimento. 

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Le vie, il cuore, lo zen

Prendo spunto dal post di Alessandro di ieri. Che cos’è una via? Un cammino incontro a sé stessi, al processo del conoscersi, del divenire consapevoli, del comprendere.
Il cammino da ego ad amore. Quante vie esistono dal nostro punto di vista? Una sola, la vita.

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Il sentire che parla al sentire

Nascosti dietro il velo dei pensieri, delle idee, delle interpretazioni, dietro tutto quello che affermiamo essere noi, non vediamo l’evidente e l’essenziale.

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Il bisogno di tacere

Se guardassimo attentamente nel nostro intimo scopriremmo quanto è grande il bisogno di tacere, di abbassare gli occhi per non essere travolti dal fiume di stimoli, di immagini, di sensazioni ed emozioni.

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