Hai visto la vita?

Quasi trent’anni fa abbiamo scelto in contemporanea lo stesso dolcetto al bar di fronte all’Università Statale e ci siamo conosciute dividendolo. Da quel momento apparteniamo alla stessa officina, in quella prossimità talvolta scomoda dei compagni di vita, nella saldezza modulata dei rari rapporti destinati a durare.

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Lo scacco della mente

Prendo spunto da una allegra battuta di Maria riferita ad un fatto tecnico: ” Questa cosa mi annoda il cervello!” e guardo la difficoltà comune a misurarci con quanto non ci stabilizza, non ci conferma, ma ci ingarbuglia o ci smentisce o, semplicemente, ci spiazza.

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Considerazioni dopo l’intensivo di Sestino

Mi diceva stamattina Federica: “L’intensivo di Sestino ha avuto una portata diversa, più profonda, per me!”
Questo mi induce ad una riflessione. Federica, come diversi altri, hanno partecipato prima all’intensivo in Lunigiana, poi a quello di Sestino: nell’arco di un mese due intensivi.

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La distorsione della realtà prodotta dalla mente

Spesso la mente gioca brutti scherzi. Pretende di poter sapere, prevedere, programmare ogni cosa a priori. Crede di poter conoscere sempre come andrà a finire. E’ arduo per lei arrendersi di fronte al fatto che, in realtà, nonostante gli schemi, le previsioni, i progetti, gli esiti sono tutto fuorché certi.

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Incongruenze tra coscienza ed identità

 

 

 

Metafora perfetta per descrivere l’incongruenza tra intenzione ed azione, dove la coscienza intende perseguire un certo obbiettivo ma trova impedimento nelle incapacità, nei limiti e nelle distorsioni introdotte dall’identità.

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Il diritto di chiedere. Silvano

Silvano (nome di fantasia) oggi è un uomo libero. È un amico. Ci siamo conosciuti negli ultimi anni della sua detenzione, grazie a lui si sono aperte le porte blindate che separano il mondo carcerario da quello “di fuori” rendendo possibile avvicinarsi ad un concentrato di umanità che ha il potere istantaneo di livellare, come direbbe Totò, di riportare all’essenza comune. Silvano da piccolo voleva fare il poliziotto, ma quando lo ha detto a suo papà ha preso le botte, perché il papà stava dall’altra parte, quella dei briganti.

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Il primo “altro da sé” ad affacciarsi è mio padre

Papà era un omone alto quasi due metri e il suo fisico si intonava alla grandezza interiore. Mi ha mostrato come si vive e come si muore e, in mezzo, a non dare niente per scontato.
Mi ha insegnato cos’è l’amore incondizionato per i figli, senza aspettative, gratuito, rispettoso, libero, responsabile.

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