“Allora rispondimi – disse – quella che stai versando è una lacrima di gioia o di dolore?”
L’altro stette un attimo a pensare poi si illuminò in viso e disse: “Che sciocchezza! L’importante è che io riesca a piangere!”
da: La fonte del paradiso, Cerchio Ifior, pag. 165
1-Una comunità rende visibile una comunione di sentire
Con un gruppo, con cui stiamo percorrendo il sentiero contemplativo, di frequente affrontiamo il tema della comunità.
Qui mi preme focalizzare i punti salienti di questa riflessione e vedere se ne potrà scaturire un’ulteriore, feconda, discussione.
Passo leggero
Con il passo leggero dell’insignificante
Il nutrimento della mente
La mente, com’è naturale, si nutre di concetti, di emozioni, di sensazioni.
Siamo sempre dietro a nutrirla, in vari modi personali.
C’è un altro modo?
Smettere di nutrirla, smettere di concepirsi come coloro che debbono esserci e le cui vite debbono avere un senso.
Emergerà allora semplicemente la realtà, incomparabilmente più vasta e più significante di ogni ricerca.
Questo slanciarsi
Questo slanciarsi sempre verso qualcosa, questa tensione sottile che induce a cercare, a protendersi.
E questo stare qui, senza orizzonte, senza tempo, senza interesse.
Dentro l’apparente annichilimento, tutta la vita.
Osservandoci
E’ possibile osservare le peggiori cose che l’umano compie rimanendo neutrali?
(intendendo per neutralità non la passività ma il non giudizio)
Credo che l’allenamento all’osservazione di sé aiuti..
Alla radice della neutralità stanno due fattori: la comprensione e la compassione.
Non per me
Un certo sentire si è consolidato nel tempo: quando pian piano compariva mi sembrava che tutta la realtà si trasformasse; oggi, dopo un lungo periodo di assestamento, mi sembra che si sia stabilizzato e tutto il circo delle novità è scomparso.
Oggi c’è la realtà senza aggiunte e senza condizionamento rilevante; semplicemente accade la vita e a me non interessa quello che provo, né quello che mi attraversa, né quello che mi accade: non ho interesse particolare per me.
Osservo che lo scopo più evidente di questa esistenza che sto vivendo – non l’unico, immagino – è di mettere a disposizione ciò che si esprime attraverso il mio limite, senza pretesa che sia importante.
Osservo che il rilevante non è il provare, l’esperire, il vivere una libertà: il rilevante mi sembra che sia il gesto del metterlo a disposizione, gesto che non compio io ma, direi, compie la vita.
Ti posso essere utile?
Tutta l’esperienza interiore,
tutta la meraviglia e la pienezza
e il senso e la pregnanza,
non hanno alcuna rilevanza.
Il rilevante è:
ti posso essere utile?
Dove risiede il mio essere?
Vengono persone ed ogni incontro, ogni giorno, è una meraviglia.
Ogni persona articola in modo differente la domanda ma,
nella sostanza, tutti chiedono la stessa cosa: dove risiede il mio essere?