Un cammino
lungo e silenzioso
dove qualunque cosa dici e fai
non è credibile,
non è sostenibile.
Il dubbio è un tarlo
implacabile.
Qual’è l’intenzione
nascosta dietro
ad ogni rappresentazione?
Quel gesto
Quante volte devi
ripetere un gesto
perché sia niente altro
che un semplice gesto?
Ma, soprattutto,
quanto devi aver visto,
osservato e patito
quell’insinuarsi di te
in quel semplice gesto?
Non c’è vita
finché ci siamo noi.
Pieni di illusioni
Siamo pieni di illusioni,
crediamo che la via spirituale
sia la via del senso,
che conduca ad una vita di senso.
Conduce invece alla morte
del significato stesso
del termine “senso”,
conduce alla morte di ogni ricerca.
La sua forza,
le chiavi
risiedono in questo ripetuto
accadere dell’esperienza del morire.
Il valore del quotidiano
è nello svuotamento di senso che produce.
La routine non lascia scampo,
ogni aspetto della giornata
viene banalizzato e ridotto a niente.
Devi andare a frugare per trovare
le pietre miliari del tuo cammino
perché tutto viene appiattito.
Quali sono le pietre miliari?
Non ce n’è alcuna.
Frughi e non trovi niente.
Non c’è alcun riferimento.
Ogni cosa, ogni fatto,
è semplicemente se stesso.
Quel processo
Quei giorni
permeati dal processo
di un qualcosa che muore.
Non c’è tristezza
né altro:
uno sguardo profondo,
penetrante ed assorto
su questo scomparire.
Viene osservato quel processo,
da chi?
Senza fine
E’ senza fine
il gesto dell’inchinarsi
di fronte alla vita,
dentro alla vita.
Senza strada
Non c’è più strada.
Non ti è mai appartenuta
la strada delle religioni
per cui, a volte, provi
una specie di orrore.
Altre strade
su cui ti sei affacciato,
sono state opportunita’,
ancora ti inchini,
ma sono altro.
Non hai strada,
né la indichi.
Non c’è direzione.
Dove tu vorrai
Più volte
ti ho rinnovato
la mia disponibilita’
ad andare fino in fondo,
a non temere.
A non resistere.
Oggi rinnovo ancora
e ancora.
Andrò dove Tu
vorrai condurmi.
L’unica realtà
Ti è evidente
l’unica realta’
che accade proprio ora.
Quella parola,
quel volto che osservi,
quella piccola complicita’,
quei passi,
quelle ombre.
Non c’è altro.
Senza condizionamento
Se tu non sei più vittima
che cosa sei?
Se scompare l’identita’
che ti viene conferita
dall’interpretarti come colui
che subisce la vita,
cosa diventi?
Quello del subire
è un mondo interiore,
quando non ti interpreti più all’interno
delle logiche di quel mondo,
allora sei semplicemente
colui che vive.
Nel gesto del vivere
non c’è condizionamento.
Senza interpretazione
non c’è condizionamento,
vita e liberta’
danzano assiene.