Il problema dell’individuo

Il problema dell’individuo
non è quello di divenire, ma quello di essere.
Non è quello di conoscere, ma quello di comprendere.
Non è quello di sapere, ma quello di sperimentare.
Nell’individuo la volontà è la base della potenza.
La comprensione quella dell’amore.
La consapevolezza quella della saggezza.

Dal sito del Cerchio firenze 77
http://www.cerchiofirenze77.org/

Quotidiano

Piove da giorni,
la terra è satura d’acqua.
A stare qui hai imparato
a curare i fossi, a liberare i ponti;
è diverso questo dal lavoro
che fai con le persone?
Ora c’è la stufa da caricare,
ora una persona,
ora un fosso da aprire.
Qualcuno di questi gesti,
di questi incontri,
è più importante di un altro?
Sono aspetti della vita
e non credo che la vita faccia graduatorie.
Ogni cosa nasce e muore,
mentre quella cosa accade
la fai al meglio delle tue possibilità.
Può essere scavare un fosso con una pala,
o esporre una questione filosofica.
Quando quel gesto è compiuto, finisce,
non esiste più.
Non hai memoria.
Le parole, i gesti passano
e non lasciano traccia.
Quel gesto, quella parola, fotogrammi.
Non rimane niente.
Non esiste alcuna vita.

L’interpretazione di sé e dell’altro

“Ecco perchè vi diciamo che l’unica interpretazione possibile, alla fin fine, è quella che ognuno fa di se stesso; ed ecco anche perchè vi diciamo così spesso che è difficile poter veramente comprendere gli altri; perchè ogni volta che vi mettete a cercare di comprendere gli altri comprendete qualche aspetto che vi ha colpito, quindi che a voi interessa, ma non comprendete l’altro nella sua totalità; comprendete soltanto quelle che sono le vostre spinte nell’interpretare un certo aspetto dell’altro.”
Tratto da “Sfumature di sentire”, pag.170, Cerchio Ifior

Il tempo nella vita dell’eremo

Giorno dopo giorno mi rendo conto che
i nostri ritmi, i nostri gesti, le nostre reazioni,
diventano sempre più lenti.
Il gesto si dilata e prende forma
in una condizione temporale
sempre meno definita:
lo spazio e il tempo
acquisiscono un altro spessore,
un altro senso, un’altra pregnanza.
Il tempo lento appare ed è metafora
del tempo immobile:
più è lento, più è significante
e pregno; raggiunge
il suo apice di senso quando è immobile.

E’ lì, accanto a noi

Impariamo da quelli più vicini
con cui condividiamo la casa, il lavoro.
Loro, nell’esserci a fianco
instancabilmente ci inducono
a vederci e ad andare oltre
ciò che siamo.
Ci inducono a quel gesto,
a quell’attenzione,
a superare quel giudizio,
alla pazienza,
all’esprimere ciò che siamo
o crediamo di essere.
Ci insegnano l’immanenza
e la trascendenza.
Ciò di cui abbiamo bisogno
è proprio lì, accanto a noi.

La consapevolezza dell’Uno

L’esperienza dell’unita’
prende corpo non nella consapevolezza di sé,
ma dell’altro da sé.
Quando l’attenzione si posa sull’altro
senza condizionamento,
ciò che sorge da quella osservazione
è il canto dell’Uno.
L’apparire molteplice,
il miracolo del differenziato,
esprime in sé il mistero dell’Uno.
L’Uno è un’esperienza
non esite concetto che possa descriverlo.
La vita dell’Uno è muta, è immobile,
si mostra come parola
e come creazione
che lo esprimono
ma non lo contengono.
L’Uno contiene ogni cosa,
lo stare che contiene tutto il movimento,
il silenzio che contiene tutta la parola.
Ti è possibile cogliere quell’essere che,
per un gioco percettivo,
appare come divenire:
se posi lo sguardo oltre
la percezione di movimento
provocata dallo scorrere della consapevolezza
davanti ai fotogrammi,
se guardi nella profondità del fotogramma,
quel mistero ti si dischiude.
Di chi è quella consapevolezza che scorre?
Forse puoi osare dire
che l’Uno osserva l’Uno,
è il suo gesto di consapevolezza.

Religiosità

I tempi sono maturi perchè il concetto di religione che fino a qua è stato portato avanti venga superato e si vada oltre alla religione così come attualmente è intesa.
Voi potete dire: “Ma, forse, il concetto di religione è diverso da paese a paese, da epoca a epoca”. Certamente, senza dubbio la manifestazione, l’esteriorità, la ritualità presente nelle varie religioni cambia, sia nel tempo che nello spazio, eppure quello che è diventato l’elemento portante di ogni religione è un elemento che accomuna tutte le religioni che esistono; questo elemento è la concezione che per poter comunicare con Dio sia necessario un tramite.(…)
E’ ovvio che il concetto di tramite dovrà sparire, in quanto ogni uomo arriverà a comprendere che, in realtà, può arrivare a Dio semplicemente passando attraverso se stesso.
In quel momento nessuna forma religiosa esteriore avrà più molto senso; ognuno sentirà non più una religione ma una religiosità personale che lo porterà a intrecciare il suo rapporto con Dio in una maniera più intima, diversa e più diretta.
Tratto da “Sfumature di sentire” vol.1, Cerchio Ifior, pag.164

Un’unica mano

Vedo l’infinita
molteplicità delle vite
che si misurano
con l’esistenza.
Incontro persone,
la mia vita si impasta con esse.
Il loro essere è mistero,
un gioco che mi suscita stupore.
Se io fossi io,
loro sarebbero altro da me,
ma non è così.
Né io né loro,
solo questo accadere di fotogrammi
pieni di meraviglia,
gesti di un’unica mano.

L’esperienza dell’amore

Respirare è un gesto d’amore.
Camminare è un gesto d’amore.
Ascoltare è un gesto d’amore.
Parlare è un gesto d’amore.
Lavorare è un gesto d’amore.
Stare è un gesto d’amore.
Disporsi è un gesto d’amore.
Ma che cos’è l’amore?
E’ la vita che accade,
è quel gesto
privo di condizionamento
in cui si manifesta
tutta la pienezza d’essere
e tutta l’infinità gratuità.
Infinita mancanza di scopo,
puro gioco,
apertura incondizionata
dove nulla resiste.
Vento di bora.