La spinta al cambiamento

Chiede Caterina: “Se possiamo imparare da ogni cosa, perché discriminare gli eventi o scegliere una cosa piuttosto che un altra?
Potrebbe essere che cambiare, per esempio, situazione di vita – sapendo che il non risolto si riproporrà sotto altre vesti – sia solo il bisogno di cambiare l’angolo di visuale quello che ci fa vedere un pochino meglio? Sennò a che serve la spinta al cambiamento?”
Fino a quando una comprensione non è conseguita continuiamo a sperimentare, la coscienza chiede dati e genera esperienze, l’identità è mossa dal desiderio e dal bisogno.

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L’officina esistenziale e il suo sogno

Osservava ieri una persona che segue il nostro percorso, che ciò che chiede ad un insegnante è di indicargli la via.
A titolo di esempio diceva che di Gesù da duemila anni viene tramandato l’insegnamento, non il suo quotidiano.
E’ una tesi apparentemente credibile e vera per una persona che inizia il proprio cammino interiore e spirituale.
Per una che inizia e che ha, fondamentalmente, bisogno di una direzione, di un dito che gli indichi la luna, di un punto cardinale verso cui dirigersi e di un orizzonte da raggiungere.
La persona più esperta del cammino interiore ha un’esigenza più complessa, vuole tenere assieme la luna, il dito che la indica, il corpo di cui il dito è parte, la terra su cui appoggia quel corpo.

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L’immagine falsa

Che immagine edifica dentro di sé il discepolo del maestro? E il maestro del discepolo?
E quale immagine costruisce l’operaio del proprio datore di lavoro, e viceversa?
E quella che i partner edificano reciprocamente l’uno dell’altra?
Pure finzioni, inconsistenze, irrealtà, narrati fantasiosi e funzionali ai propri processi esistenziali che poco, o nulla, hanno a che fare con la realtà dell’altro.

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Il silenzio di sé e del mondo

Ho cenato nella casa vuota e silenziosa con le olive, un po’ di formaggio e un po’ di vino e di pane.
La casa vuota è come il mondo vuoto e questo essere senza nome e vuoto.
Quando la realtà del mondo, degli affetti, delle relazioni non è percepita, non esiste. Se la mente non la richiama, non la genera e la tiene attiva, quella realtà non esiste.
Questa sera la realtà era fatta di piccole e poche cose, quelle che ho detto: il resto non esisteva, non c’era alcun resto.

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La famiglia, un’officina esistenziale

Puntuali ritornano.
La famiglia naturale e le altre, definite da loro ideologiche, che minerebbero quella naturale. Perché la diversità dell’altro, e il suo avere gli stessi miei diritti dovrebbe essere per me un problema, la mia mente limitata non lo comprende.
Gli altri dicono che è l’amore che crea la famiglia e quindi dove c’è amore, c’è famiglia: condivisibile, ma staremmo un po’ più bassi e diremmo che dove c’è affetto e rispetto, c’è famiglia.
Perché, la famiglia cos’è?

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