Nell’irrilevante il segreto della vita

Non perché l’irrilevante contenga in sé chissà che cosa, la sua centralità deriva dal fatto che non è rilevante agli occhi dell’identità. Il rilevante per l’identità non svelerà mai l’Essenziale proprio in virtù del fatto che gli viene attribuita una rilevanza: i fatti sono solo fatti, divengono rilevanti in virtù di una attribuzione e questa ne vela la natura.

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L’Amore viene a dorso di somaro

Nel dimenticarmi di me,
affiora il procedere
e il sentire
con quella pianta,
con quell’animale,
con quella persona:
allora siamo
solo quel che siamo,
uno stato d’Essere,
senza dover essere altro.

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La contemplazione non è una pratica

La meditazione è, frequentemente, una pratica, la contemplazione è una disposizione dell’essere a volte interna alla stessa pratica meditativa.
Il sentire genera la disposizione contemplativa e permea i suoi corpi di questa informazione, la loro consapevolezza è pregna di esso.

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La tensione tra l’Amore-che-È e l’amore possibile

Possiamo definire tutto il reale ‘Amore-che-È’, o, se preferite, ‘natura di Buddha’, ‘natura autentica’, ‘Essere’, Ciò-che-È’. La sostanza è che tutto ciò che esiste è Realtà dell’Uno che prende forma nella illusorietà del divenire.

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Disposizioni vaste per comprendere il mistero del vivere

Fondamentale è conservare una disposizione aperta, curiosa, permeabile al bello e al sacro che soffia in tutte le direzioni. Senza questa disposizione come cogliere e vivere l’essenza di ogni fatto, di ogni accadere che manifesta niente altro che l’essenza del Divino?

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