Quando ci si mantiene consapevolmente nel farsi del dono – soltanto e totalmente lì – allora si esprime un’azione che non fa parte dell’una e neanche dell’altra azione, attraverso le quali voi credete che il dono fiorisca.
Il fine della mente/io è di affermare la propria centralità [vdc7]
Le basi della Via della conoscenza. La vostra mente è sempre lì, pronta a governare, pronta a incitare, pronta a controllare, pronta a dire: “Io sono disponibile, io sono pronta ad andare verso un’altra direzione“.
L’incontro di due azioni concretizza l’amore-dono [80A]
Abbiamo detto che restare consapevolmente nell’azione, senza inseguire pensieri ed emozioni, significa lasciare che le azioni, che si compiono nel farsi del dono, si esprimano senza l’aggravio di pensieri che appesantiscono e ingabbiano l’azione coi paragoni, con le pretese e con i protagonismi, ma che, soprattutto, vi spingono fuori dal momento presente, portandovi nei pascoli della vostra mente.
La “Via del monaco” e la comunità monastica diffusa
Il monaco è colui/ei che nella propria solitudine esistenziale realizza l’unificazione interiore.
La solitudine esistenziale deriva dall’essere l’unico artefice delle comprensioni conseguite, comprensioni che si conseguono grazie alla relazione con l’altro da sé nelle esperienze, ma che non possono essere condotte da altri che da sé.
Rompere l’attaccamento che l’uomo porta al proprio io [vdc6]
Le basi della Via della conoscenza. L’uomo cerca, cerca, cerca e si ferma a un certo punto: si ferma nel momento in cui la sua sofferenza viene in qualche maniera lenita, cioè si ferma nel punto nel quale egli trova che quel meccanismo, che aveva creato la forza della propria sofferenza, viene in qualche modo allentato.
Mentre si svolge il dono, voi siete nei pensieri [79A]
Quindi è nel programmarlo che vi appropriate del dono e, nel mentre l’azione si svolge, sottolineate il vostro ‘io’ come agente e comparate quello che per voi è il ‘risultato’ con il progetto che avevate in testa.
La necessità della conoscenza di sé [vdc5]
Le basi della Via della conoscenza. Partecipante: In tutto questo discorso per me rimane in sospeso il concetto di sofferenza perché non basta dire: lascia che il pensiero vada e che le emozioni vadano, mentre poi uno si trova lì che sta male e il male non si riesce a superare. E allora come lo si affronta?
Tutto è funzione, il vivere come il morire [Antai-ji21]
Infine, ho scritto una poesia, “Lasciare Antai-ji”. Non so se si possa davvero chiamare una poesia, comunque eccola:
Rendendo il dono altruistico, ve ne appropriate [78A]
Abbiamo già visto che per voi l’amore è dono, e che nel progettarlo e nell’offrirlo il vostro sguardo è puntato sia sul risultato dell’azione, su cui mettete il vostro marchio, sia su come l’altro risponde, vale a dire se accoglie o non accoglie, o se addirittura rifiuta; quindi se vi elogia o vi trascura, o anche se vi denigra.