Kōshō Uchiyama rōshi. Discorso d’addio ad Antai-ji.
La pratica del buddhadharma solo per il buddhadharma è la pratica di aprire la mano del pensiero. Anche il nostro vivere e morire, di solito lo pensiamo nella nostra mente. Così man mano che s’invecchia, cresce la paura della morte. Finché si è giovani il pensiero di dover morire non è impellente, ma invecchiando il momento della morte si avvicina davvero e molte persone, impaurite, si chiedono “e ora che faccio?”: questo avviene perché pensano alla morte nella propria testa.
Una riflessione sulla necessità di Essere/Divenire
Quando, negli anni ’90 del secolo scorso, ho lasciato la Stella del mattino e l’ambiente zen relativo, l’ho fatto per un motivo: trovavo quell’approccio non adeguato all’interiorità di un occidentale, sentivo che non rispondeva alla complessità dell’approccio esistenziale che prevale qui, a occidente.
Il sistema d’ordine che include ed esclude [60G]
Il vostro sistema d’ordine funziona utilizzando due movimenti contemporanei – l’escludere e l’includere, il più e il meno – cioè agisce teorizzando gli opposti, in modo da farvi saltare dall’uno all’altro, impedendovi di fissarvi su un punto mediano.
Un corposo magma di connessioni nella mente [59G]
Un sistema d’ordine – come vi è stato già detto – si fonda su un insieme di connessioni che, utilizzando parametri del tutto soggettivi unitamente a parametri condivisi, ha il compito di mettere ordine sia nel mondo esterno, sia in ciò che si manifesta al vostro interno.
I precetti: la liberazione momento per momento [Antai-ji3]
Kōshō Uchiyama rōshi. Discorso d’addio ad Antai-ji.
Come sapete il buddismo sottolinea soprattutto due concetti che in sanscrito sono detti rispettivamente anitya, che vuol dire “impermanenza”, “transitorietà” e pratītya-samutpāda, che significa, detto in poche parole, che tutto ciò che viene in esistenza è prodotto di cause e condizioni, nulla si crea dal nulla né da se stesso, e niente è immodificabile.
Un sistema d’ordine governa azioni, emozioni e pensieri [58G]
Come abbiamo detto, i fatti sono neutri e assumono l’aspetto di sollecitazioni perché incontrano la vostra mente che applica un sistema d’ordine. Le sollecitazioni si scontrano con l’elemento debole di quel sistema, però voi lo riaggiustate e lo riadattate automaticamente sulla base dello scacco subito.
Lo sballottamento interiore è un moto naturale [57G]
Eppure, affidandovi alla vostra mente, continuate a ipotizzare che, se riusciste a creare maggiore armonia, a quel punto il senso di caos si azzererebbe. Mentre è il contrario: quando in voi sussiste un ordine rigido, cioè una forte pretesa di armonia, diventano numerosi i fatti che possono minacciarlo e quindi avvertite intorno a voi una sensazione di caos molto estesa.
Buddhadharma: la condizione di essere svegli [Antai-ji2]
Kōshō Uchiyama rōshi. Discorso d’addio ad Antai-ji.
Aprendo una volta sola la mano del pensiero, tutti i problemi si sistemano. Per quanto ci s’ingegni a mettere in ordine ogni cosa di testa propria, non ci si riesce. Infatti è la nostra mente che suscita tutti i problemi, e per questo dobbiamo aprire la mano del nostro pensiero. Ecco il significato di “lasciar cadere corpo e mente”, abbandono di corpo e mente. In quel momento tutti i problemi cessano. Vi è una breve poesia che dice:
Il non omologato dalla mente diviene il ‘diverso’ [56G]
Fino a quando una sollecitazione viene letta come armonica, o appena un po’ disarmonica rispetto al proprio modo di intendere i fatti, nell’uomo non si creano difficoltà; anzi, normalmente viene vissuta come una conferma che rafforza il sistema d’ordine che lui si è dato.