Le identità, per loro natura, vogliono essere riconosciute nella loro alterità: a una identità non interessa sentirsi fusa a un’altra, se non per l’esperienza in sé, per la novità e per quello che può provare. La fusione la minaccia e la annulla, di conseguenza non la brama, ma, alla lunga, la teme.
Tenzo Kyokun: comprendere la natura della pratica della Via [12.3]
Lo stesso anno, durante il mese di luglio, ero registrato come residente[1] nel monastero Tiantong. Un giorno arriva quel tenzo e incontratolo dice: “Alla fine del periodo estivo, lasciato l’incarico di tenzo, ritorno al mio villaggio. Ho sentito dire casualmente da un confratello che tu eri qui. Come potevo non venire a incontrarti?”
Il dolore: una Volontà superiore che scuote l’umano? [42G]
Nella via evolutiva arrivate a convincervi che persino un grande dolore giunga espressamente e inequivocabilmente a voi, ma solo se necessario per accelerare il vostro progresso evolutivo, cioè la vostra maturazione come spiriti in cammino.
Tenzo Kyokun: tutto è Via, se c’è la dedizione [12.2]
Verso la metà del quinto mese del sedicesimo anno (1223) dell’era Jiading (1208-1224)[1] ero su di una nave nel porto di Qingyuan e mentre parlavo con il capitano giapponese, giunse un anziano monaco. Aveva circa sessant’anni. Subito salì sulla nave e chiese ai giapponesi presenti dove poteva comperare dei funghi giapponesi.
I fratelli e le sorelle dell’officina esistenziale
Una delle nostre più grandi difficoltà è quella di riconoscere i fatti esistenziali, il dispiegarsi del disegno delle coscienze. Incontriamo persone, interpretiamo situazioni, ma troppo spesso ci sfugge ciò che sostiene, ciò che genera quegli incontri, quelle situazioni.
La gratuità nel dolore, tra contemplazione e quotidiano
Nel post della Via della Conoscenza che uscirà il 16 settembre si afferma:
Perché gratuità – voi dite – non può essere quel dolore che vi colpisce e vi trapassa, lasciandovi a terra; dopo tutto il vostro darvi da fare per migliorare, per progredire spiritualmente, lo ritenete immeritato […]
In zazen si sperimenta la realtà come ‘fatto’ liberato dal divenire
Lo zazen è l’esperienza della vita affrontata senza uno scopo.
La vita nel divenire è tale perché ogni fatto ha e deve avere un scopo: l’essere protesi ‘verso’, consapevole o inconsapevole che sia, crea la successione dei fatti e la loro finalizzazione.
Non avere scopo e fine distrugge il processo del divenire perché ne mina le basi.
Gratuità: non un premio, né conseguenza di azioni umane [41G]
L’uomo, che pratica una via interiore, chiama gratuità l’immagine che si e costruito del Divino, cioè di un’Entità Superiore sempre pronta a giungere in suo sostegno per elargire proprio a lui i suoi doni e il suo aiuto.