Da Charlotte Joko Beck, ZEN QUOTIDIANO
Suzuki Roshi ha detto che: “La rinuncia non consiste nel lasciare le cose di questo mondo, ma nell’accettare che se ne vadano“. Tutto è impermanente, prima o poi se ne va. La rinuncia è la condizione di non attaccamento, l’accettazione del fatto che le cose se ne vanno.
Il mondo per sé, il mondo in sé [V30]
L’uomo si ribella a sentirsi dire che il tempo non gli appartiene, però è così. Tutto accade e niente è a sua disposizione: non il tempo, non gli altri, non la realtà che diviene. Tutto non-è, ma si può anche dire che tutto è vuoto assoluto.
Senza aspettativa, agire in modo totale, adesso [zq12]
Una vita libera da aspettative è una vita di pace, di gioia e di compassione. Fin tanto che ci identifichiamo con questo corpo e mente (e tutti ci identifichiamo), ricerchiamo ciò che riteniamo positivo per il corpo e la mente. Desideriamo il successo, desideriamo la salute, desideriamo l’illuminazione, desideriamo una montagna di cose.
Un vasto spazio d’essere
Nei lunghi e caldi pomeriggi estivi in cui è impossibile camminare lungo la strada dell’eremo, siedo in zazen.
La pratica conferisce la capacità di risiedere senza attese e senza pretese, un lungo allenamento che piega la mente e la confina nell’irrilevante.
Solo sedere, solo sperimentare, solo conoscere le illusioni [zq11]
Da Charlotte Joko Beck, ZEN QUOTIDIANO
Gli antichi testi dicono: illuminare la mente, farle luce, essere attenti. È diverso dal migliorarsi, dal mettere a posto la nostra vita. È shikan: solo sedere, solo sperimentare, solo conoscere le illusioni (i pensieri soggettivi) per quello che sono.
La pia illusione che la pratica debba essere piacevole e tranquillizzante [zq10]
Charlotte Joko Beck, ZEN QUOTIDIANO
La qualità della pratica si riflette sempre nella qualità della nostra vita. Una pratica genuina porterà col tempo una differenza. A questo proposito, un’illusione comune spera che la pratica renda le cose più facili, più chiare, vissute più tranquillamente e così via. Niente di più sbagliato.
La trasformazione del dolore
Da: Ildefonso Falcones, La regina scalza, Longanesi, pgg. 268-269
Farla cantare era stato più difficile. «Non mi riesce», protestava Milagros.
Erano tutt’e tre sedute per terra, in cerchio, sotto un pino; il tramonto permeava di tristezza campi e boschi.«Insegnaglielo», ordinò la vecchia a Caridad.
Mai vivete l’altro come ciò che c’è in quel momento [V29]
Mentre state vivendo un fatto presente, già costruite su di esso delle ipotetiche conseguenze, e quindi lo vivete in base a ciò che non c’è. In quel momento siete collocati fisicamente nel presente, ma con l’attenzione rivolta al mondo mentale, intenti a costruire interpretazioni ‘possibili’ da sostituire a ciò che c’è.