Siate consapevoli che più acquistate riconoscimenti nell’ambiente e più cresce la vostra responsabilità.
Se siete ricercatori coscienziosi e sinceri diventate automaticamente dei mezzi per aiutare la Verità a raggiungere le persone. Certo, come dicevo prima, anche senza di voi costoro sarebbero comunque, prima o poi, sfiorate dalla Verità, ma ognuno, nel Grande Disegno, ha un ruolo ben definito: cercate di essere sempre consapevoli di quale sia il vostro anche perché ogni creatura che, per vostra sprovvedutezza, sarà distolta dalla Verità peserà sulla vostra coscienza così come peserà sulla vostra coscienza ogni individuo che avrete incoraggiato, per motivi egoistici, a percorrere strade e a fare incontri che avreste dovuto, con la vostra esperienza, riconoscere immediatamente come deludenti o inconcludenti.
Se poi ciò che otterrete dalla vostra ricerca non vi darà le soddisfazioni che, umanamente, desideravate, avete due strade diverse davanti a voi.
Una consiste nel rifiutare l’intera vostra ricerca rivolgendovi ad altri percorsi evolutivi.
L’altra, certamente più proficua, consiste nell’arrivare a comprendere che la motivazione su cui basavate il vostro ricercare era inadeguata e, di conseguenza, arrivare a individuarne in voi stessi una diversa che non vi lasci più insoddisfatti e amareggiati. Baba
Ed eccoci giunti, creature, nel luogo più incantato del giardino degli incanti… qui una moltitudine di gente rumoreggiante riempie lo spiazzo mentre cose meravigliose accadono: luci dalle tonalità più sorprendenti si accendono e spengono nell’aria come fuochi fatui, intensi profumi piovono sugli astanti, ombre e volti senza consistenza sembrano veleggiare qua e là e mille altre cose stupefacenti accadono o sembrano sul punto di accadere da un istante all’altro.
Al centro dello spiazzo, quasi nascosta dalla folla, si intravede una piccola pedana. Chi ci sarà mai su di essa? Forse su di essa sarà posto quel Graal che il ricercatore cercava in un altro angolo del giardino degli incanti? Eppure su di essa non vi è nulla, se non un’iscrizione a lettere d’oro che dice:
Sei la primadonna tra tante comparse?
Sei colui che sa in mezzo a tanti ignoranti?
Sei il figlio prediletto dagli dei?
La tua missione è quella di salvare l’umanità?
Il fenomeno meraviglioso è la tua normalità?
Re, imperatori, santi, angeli, extraterrestri e Dio stesso ti hanno scelto come portavoce?
Fai cose così stupefacenti che neanche Merlino (e, forse, solo il Cristo) avrebbe potuto fare?
Se sei tutto questo sali, per mostrare finalmente a tutti gli uomini la tua grandezza!
Su di essa tutti cercano di salire senza che nessuno vi riesca perché i più vicini vengono immediatamente sospinti indietro dagli altri con movimenti bruschi e voci irate: appena un piede vi si posa cento altri piedi lo calpestano facendolo ritirare, appena uno più in gamba riesce a salire cento mani lo afferrano trascinandolo nuovamente nella massa in un caos molto simile a quello di una bolgia dantesca.
Solo una persona resta in disparte, esitando un attimo prima di aggirare la folla e dirigersi verso una piccola, anonima porticina sulla quale sta scritto a lettere che si confondono con le venature del legno: USCITA.
Chi sarà mai costui? Forse lo scettico che non si è fatto convincere dalle magie del giardino? Forse il ricercatore demoralizzato che abbandona la sua ricerca? Forse un uomo privo di ambizioni, desideri, incomprensioni, illusioni e sofferenze?
No, creature, penso proprio che sia lui: il vero medium. Scifo
Il problema, figli nostri, consiste nel fatto che ciò che noi definiamo «vera medianità» è qualcosa di fondamentalmente diverso dalla concezione comune e generale di tale termine. Infatti, per noi, gioca un ruolo essenziale una caratteristica particolare che sfronda già di molto le possibilità che una persona sia definita «medium», o «mezzo», o «strumento» (come preferiscono chiamarlo, solitamente le nostre care Guide); ed è proprio il termine «strumento» che più è indicativo del nostro pensiero: uno strumento, infatti, è qualcosa che viene usato per compiere qualche azione, e da ciò ne consegue che la paternità dell’azione compiuta non va fatta risalire al mezzo usato, bensì a chi ha ideato il modo in cui adoperare lo strumento stesso. Altrimenti sarebbe un po’ come ritenere che il martello sia l’autore dell’azione che ha piantato un chiodo nella parete per appendere un quadro, cosa che, evidentemente, così non è.
Dunque, noi definiamo medium nel senso proprio del termine l’individuo che, sotto l’influenza di una volontà non sua (se non come eventuale condivisione successiva di ciò che viene compiuto) ma appartenente a entità intelligenti e di una certa levatura evolutiva, parla, agisce o opera in determinate situazioni in maniera diversa da quella che la sua personalità (o meglio ancora, il suo Io) lo spingerebbero a fare.
Mi sembra evidente, miei cari, che non poniamo in questa categoria di persone i sensitivi, in quanto per produrre determinati tipi di fenomenologia mettono in atto la loro volontà che attiva loro particolari capacità.
Né coloro che, con un termine usato dalla vostra religione, «evocano» persone trapassate, poiché questo significa che sono loro gli agenti diretti dell’evocazione, e non i defunti stessi che, si potrebbe quasi dire, in qualche maniera vengono indotti dall’eventuale collegamento che costoro stabiliscono.
La vera medianità non è contrassegnata dalla possibilità di parlare con i propri cari scomparsi (possibilità, come ho già spiegato precedentemente, alquanto aleatoria, poco frequente e, comunque, difficilmente classificabile con certezza come reale), né la possibilità di produrre fenomeni meravigliosi, i quali possono semplicemente essere innescati dalle qualità (magari inconsapevoli) delle persone che li producono.
Secondo noi la vera medianità è, invece, un percorso strettamente spirituale, un canale d’amore attraverso il quale entità di un certo grado di evoluzione, collaborano col piano generale dell’Assoluto mostrando e indicando percorsi che possono portare coloro che hanno il desiderio di percorrerli ad un gradino più alto sulla scala della Verità. E’ quindi, sempre secondo la nostra concezione, indissolubilmente legata alla presenza dell’insegnamento che, naturalmente, non può essere limitato alla mera ripetizione delle cose già dette in passato ma, come minimo, deve essere un aggiornamento di quei concetti di pari passo con il nuovo sentire che, nel frattempo, si è andato costituendo negli individui.
Da tutto questo consegue, amici miei, che una medianità fatta solo di fenomeni, per quanto eclatanti essi siano, non è, per noi, che una limitata e limitante versione della medianità più vera, quella che, ripeto, presenta un insegnamento che esce dagli schemi consueti ed esce dai soliti percorsi del giardino degli incanti per mantenersi ben salda su quella Realtà che, sola, costituisce il vero tessuto dell’esistenza. Ecco che, allora, si può affermare che la vera medianità può usare gli incanti come un corollario al suo vero scopo ma mai indurrà in qualche modo i suoi spettatori a perdere il contatto con la realtà dell’individuo anzi, tenderà sempre a riportarlo verso di essa, ad esaminarla e a comprenderla per ottemperare al fine principale che è quella di far acquisire nuove comprensioni.
Tante persone si definiscono medium e non lo sono: sovente frodano consciamente, altrettanto sovente lasciano libera espressione agli impulsi del loro inconscio.
Come riconoscere in quali tra loro è presente una Verità più vera? Ancora una volta, figli e fratelli, non posso fare altro che dirvi che solo il tempo e l’attenta analisi potrà darvi la misura della realtà di ciò a cui vi capita di assistere.