Molti sono venuti a noi consapevoli di mentire sulle loro capacità sperando che, mentitori a nostra volta, avremmo accettato il loro gioco creando ponti medianici, supposti collegamenti spirituali, meravigliosi intrecci tra gruppi diversi e via dicendo.
Molti sono venuti a noi inconsapevoli di produrre frutti delle loro illusioni inconsce o del loro bisogno di dare agli altri o, più di frequente, della loro necessità di ricevere dagli altri.
Mai abbiamo smascherato i primi né disilluso i secondi, anche se, ai vostri occhi, ciò può sembrare sbagliato: rispettiamo troppo il sentire dell’individuo e la sua necessità di fare esperienza per negargli la possibilità di arrivare più in fretta a comprendere i propri errori.
Sempre, comunque, abbiamo parlato loro, anche se indirettamente e, magari, in modo tale che nessuno dei presenti se ne sia reso conto, e sempre, figli nostri, le nostre parole si sono depositate nella loro coscienza aspettando l’attimo giusto (che sicuramente, prima o poi, arriverà) per aiutare lo sviluppo della loro comprensione. Ciò che così spesso non capiscono le persone che dichiarano o desiderano essere medium, è il fatto che essere tali non comporta nessun diritto sugli altri, nessun abbellimento di se stessi, nessun privilegio, nessuna protezione particolare dalle avversità della vita, nessun merito se non quello di essere disponibili a lasciare che altri dispongano di lui per piccoli periodi di tempo. E non comprendono che, invece, i suoi doveri e le sue responsabilità aumentano enormemente in quanto, inevitabilmente, le sue parole e le sue azioni saranno oggetto di un’attenzione, un peso, un’influenza (e, spesso, un’imitazione) maggiori.
E’ un richiamo alla responsabilità individuale il mio, un richiamo che così mi fa dire:
Non è la tua capacità di produrre meraviglie che ti rende grande.
Non è la tua capacità di stupire che ti rende importante.
Non è la tua capacità di essere portavoce della Verità che ti rende unico.
La tua grandezza, la tua importanza, la tua unicità, figlio nostro, risiedono nella tua capacità di saper uscire indenne dal giardino degli incanti mantenendo intatto il tuo senso della realtà, preservando il tuo saper donare compassione e partecipazione agli altri, conservando la tua umanità come un dono prezioso da offrire agli altri. Baba
1 Il giardino degli incanti, pag. 211 e segg.
Dal volume del Cerchio Ifior, Dall’Uno all’Uno, Volume secondo, parte seconda, Edizione privata