Paranormale, medium, sensitivi e ricercatori spirituali

La storia del paranormale insegna che grandi studiosi, addirittura dei premi Nobel, incapparono in queste vicissitudini, eppure erano persone abituate ad essere rigorose nelle loro ricerche scientifiche. Ciò non evitò, ad esempio, che accreditassero cose assurde come presunte foto di folletti o di fate con le ali! Quanto spesso avviene che ricercatori ritengano avventatamente veri supposti fenomeni paranormali benché, giustamente, da sempre i detrattori di queste cose avvisino che un buon illusionista riesca a riprodurre con trucchi gli stessi fenomeni. Intendiamoci: con questo non escludo che i fenomeni possano esistere e che, al contrario di quanto viene detto di solito, le «magie» operate dagli illusionisti non possano venire effettuate senza trucco, senza inganno. Tuttavia, il ricercatore dovrebbe sempre tenere presente questa possibilità (concreta e reale, e resa tale dal fatto che si ha a che fare con esseri umani, spinti dalle loro necessità e dai loro bisogni interiori, il che rende oltremodo necessaria un’analisi psicologica e comportamentale delle persone osservate) e suggerire una cautela che in molti, se non in tutti, ricercatori non esiste, spinti, magari da bisogni editoriali che li inducono a scrivere il più possibile a scapito della qualità e della serietà.
E pensare che truccare è così semplice. Per farvi un esempio casuale è facilissimo fingere che una cassetta vergine magari ancora evidentemente avvolta dalla carta della fabbrica venga incisa da forze ultraterrene. Come qualsiasi illusionista da sagra paesana sa, basta mostrare la cassetta intatta e sostituirla nel momento in cui viene messa nel riproduttore oppure, mezzo più raffinato eppure tranquillamente alla portata di tutti, basta avere un registratore con la doppia cassetta: con un semplice scambio di fili dei tasti di avvio della riproduzione si fa partire la cassetta preregistrata nell’altra stazione di riproduzione ed il gioco, in maniera semplice, è fatto. Vi sono molti modi per produrre uno stesso falso fenomeno paranormale ma preferisco non dilungarmi su questo per non dare troppe idee, magari impensate, a chi ha in sé tali intenzioni poco oneste.
Ma perché il ricercatore cade in questi errori e che cosa può fare, come deve operare e agire se davvero vuole portare avanti la sua ricerca in modo serio? Ne parleremo assieme, figli nostri, nel prossimo incontro, addentrandoci nei labirinti dell’illusione alla ricerca di uno specchio che possa non riflettere l’inganno o, quanto meno, permetta a chi sa guardare con gli occhi giusti di vedere al di là del velo degli incanti.
Vorrei, adesso, usando lo stesso percorso seguito in precedenza, passare ad esaminare i cosiddetti fenomeni intellettivi (preveggenza, precognizione e via dicendo), anch’essi possibili ma, anch’essi, limitati nella loro realtà da considerazioni scientifiche ormai appurate e nella loro fattibilità da precisi elementi logici e razionali conseguenti agli insegnamenti che i Maestri, nel tempo, hanno dato all’umanità. Per portare a termine questo intento mi occuperò principalmente della preveggenza ma resta inteso che potete voi stessi vedere come le mie parole e le mie considerazioni possano essere applicate anche agli altri tipi di fenomeni consimili.
La preveggenza è, detto in termini semplicistici, la capacità di «sapere» in anticipo ciò che accadrà in futuro.
Un primo elemento razionale da tenere a mente prima di gridare «meraviglia delle meraviglie!» è talmente semplice che nessuno se lo ricorda: il cervello umano è una sorta di calcolatore elettronico in cui vengono immessi dati che egli elabora (addirittura, spesso, senza che la parte cosciente dell’intelletto ne sia consapevole) creando connessioni e ipotizzando conseguenze, poiché è tipico dell’inconscio dell’essere umano cercare di anticipare il futuro per non trovarsi totalmente impreparato di fronte a ciò che gli accadrà. Ecco che, quindi, per esempio, da disparati elementi osservati nel tempo, è possibile elaborare un’ipotesi di avvenimento futuro che, quando si verificherà esattamente, produrrà il senso di meraviglia. Per fare un esempio banale notate inconsapevolmente che in casa un libro di ricette era fuori posto e che nella dispensa era comparsa una bustina di vaniglia e la previsione tratta da questi fattori è che, per il vostro compleanno, vi verrà presentata una torta fatta in casa invece della torta comprata in pasticceria. Queste previsioni che ogni individuo fa, consapevolmente o inconsapevolmente, sono numerosissime nel corso della giornata; alcune si rivelano esatte e altre no e quelle esatte possono dare l’idea di una precognizione, specialmente se riguardano fatti meno banali di quello che vi ho portato come esempio. Se voi teneste nota quotidianamente delle vostre previsioni vi accorgereste che buona parte di quello che vi è accaduto nella giornata lo avevate previsto ma, anche, che molte delle previsioni che avevate fatto si sono rivelate errate.
Esistono, ancora, precisi meccanismi psicologici che fanno classificare come previsioni fatti che non lo erano per nulla: spesso si teme che accada qualche cosa perché, inconsciamente, si sa di aver mosso le cause perché ciò accada ma, poiché il proprio Io non vuole assumersi le proprie responsabilità di fronte alle disavventure, ecco che si crea l’alibi dell’«avevo preconizzato con la mia seconda vista che sarebbe accaduto questo fatto», facendo un patetico tentativo di tramutare un proprio errore in un proprio merito, entrando a buon diritto negl’incantatori del nostro giardino. Sempre in ambito psicologico (come molti critici, giustamente, hanno fatto osservare) vi è un meccanismo che opera una sorta di sfalsamento temporale tra ciò che accade e ciò che si ricorda di aver pensato, al punto che, spesso, si pensa di aver previsto prima un avvenimento mentre il pensiero era contemporaneo all’avvenimento stesso, secondo i parametri della propria soggettiva percezione della realtà. Queste sono alcune delle possibilità razionali che minimizzano la preveggenza e, naturalmente, ne esistono altre… ma non vorrei dilungarmi troppo, dato che il mio scopo è quello di darvi alcuni elementi su cui ragionare.
Vi sono, poi, coloro che conoscono l’insegnamento dei Maestri e applicano ai fatti ciò che essi hanno insegnato. Per costoro esistono elementi in più su cui poter ragionare. Una domanda che essi si possono, giustamente, porre, è questa: come mai l’individuo che possiede veramente delle capacità precognitive non sempre prevede in maniera giusta? Perché a volte non riesce, addirittura, a prevedere nulla su ciò che desidera prevedere?