In questi ultimi incontri di questo ciclo in cui mi è stato assegnato il difficile compito di sfrondare alcuni degli incanti del nostro giardino, vorrei addentrarmi in particolare proprio nell’esame di questi tre tipi di personaggi. Non voglio più, amici miei, parlare di chi froda sapendo di frodare, di chi scrive sapendo di mentire, di chi crede sapendo di illudersi, bensì di tutte quelle creature che sono convinte della realtà di ciò che stanno incontrando lungo i sentieri del giardino degli incanti e che, proprio per questo motivo, sono quelle più fragili, più bisognose di essere aiutate per trasformare quella che può diventare una cocente disillusione in una nuova base su cui costruire in maniera diversa il loro approccio con la Realtà, riportando nella più corretta direzione la loro sete di accrescimento spirituale. Una domanda vi dovrebbe sorgere spontanea: se tutte queste persone sono in buona fede, convinte di ciò che affermano di credere, sicure di quanto loro accade, dov’è che tutte, dal ricercatore all’osservatore, stanno sbagliando?
Vedete, figli nostri, vi sono elementi importanti che le persone che affrontano le incognite del misterioso mondo degli incanti trascurano e che, pure, sono importanti, veramente molto importanti.
Prendiamo il caso dell’osservatore.
Costui si avvicina al paranormale già in cuor suo convinto che tutto ciò che legge sui libri o sulle riviste sia vero e possibile con facilità, aspettandosi che, di punto in bianco, il mondo invisibile del meraviglioso entri in maniera massiccia nella sua vita. E’, quindi, predisposto a osservare le cose in maniera poco obiettiva, cosicché tende ad attribuire all’azione di forze invisibili o all’intervento di entità disincarnate anche fatti banalissimi, applicando una logica che, apparentemente non fa una grinza ma che, in realtà, appare tale solo perché limitata nella sua ampiezza. Già in passato abbiamo parlato degli innumerevoli casi in cui avvenimenti normali vengono vissuti come eccezionali da chi li sta vivendo: ricordate l’oggetto che cade dal televisore e che veniva interpretato come il segno della presenza di un’entità che voleva comunicare è non, più semplicemente, come conseguenza di una particolare somma di vibrazioni che mutavano la condizione di equilibrio dell’oggetto sul televisore? Chi pensa di avere intorno delle forme negative che gli vogliono creare dei problemi sarà inevitabilmente portato a convincersi che il quadro caduto dalla parete dopo anni di pacifica esistenza in quella posizione sia stato fatto cadere da quelle forze negative e non, magari, da giorni di alternanza tra tempo umido e secco che hanno provocato modifiche strutturali nella materia della parete a cui il dipinto era affisso.
E chi si avvicina alle sedute medianiche tenderà sempre a credere (anche dichiarandosi scettico) che le parole che vengono pronunciate siano sublimi, anche quando la ripetitività e la banalità di quanto viene detto certamente non dà molto credito di profondità o di originalità a tali presunte entità. Da parte mia, se presenziassi alla maggior parte di queste cosiddette sedute spiritiche, mi allontanerei molto velocemente cercando altri posti dove sfamare la mia sete di spiritualità perché banalità e discorsi pseudo-affettivi mi renderei conto di sentirne già abbastanza nel corso delle mie giornate parlando con le altre persone.
Perché questo non accade? Perché le persone continuano a restare legate per un tempo più o meno lungo a presunte manifestazioni di bassa lega?
I motivi, come è ovvio, sono molteplici ma alcuni sono molto comuni: il desiderio di far parte di qualche situazione che distingua dagli altri, l’idea di poter essere gli importanti destinatari di fenomeni che finiranno con il cambiare il mondo, la mancanza di una preparazione adeguata (non solo culturalmente ma anche emotivamente) che possa aiutare a scegliere il loglio dal grano.
Infatti, sappiate, amici, che se vi aspettate che entità o maghi o extraterrestri cambino il mondo resterete enormemente delusi: anche supponendo che ciò sia possibile farlo (e non è affatto così) non è esistito alcun maestro nella storia dell’umanità che abbia cambiato l’andamento del mondo.
A queste mie parole sento già insorgere le vivaci è indignate proteste di alcuni di voi: «E Cristo? o il Buddha? Forse che non hanno cambiato il mondo?»
Quanto vi state sbagliando, miei cari, com’è sbagliato il vostro approccio alla spiritualità, quanto errate attribuendo agli altri il potere e la responsabilità di modificare la maniera di vivere non solo dell’intera umanità ma, addirittura, del singolo individuo!
Il Cristo non ha affatto predicato per mutare il mondo, perché sapeva che a nulla sarebbe servito, egli si è rivolto all’intimo singolo di ogni uomo affinché questi elaborasse gli elementi nuovi che egli aveva messo a sua disposizione cosicché, se avesse davvero voluto farlo, se avesse «sentito» che quelle parole facevano risuonare qualcosa di nuovo e di diverso al suo interno, avrebbe potuto cambiare se stesso in piccola o larga parte, diventando egli stesso il fautore dell’inizio del mutamento all’interno dell’umanità.
Qual è, allora, il modo migliore di osservare il verificarsi degli incanti (al di là dell’ormai continuo ripetervi che non va mai perduto il senso della logica e della razionalità) per chi «sente» che esiste qualche cosa di diverso e di più grande del vivere le proprie giornate sul piano fisico? Quello di capire che non è il fenomeno che può diventare causa di una rivoluzione interiore. Senza dubbio esso può attrarre la vostra attenzione, senza dubbio esso vi può, per qualche tempo, convincere della realtà di ciò che vedete ma anche la più fine cioccolata finisce col perdere la sua appetibilità iniziale se viene mangiata tutti i giorni, e, allo stesso modo, finireste voi stessi con l’accorgervi che il fenomeno in se stesso non vi basta più e che la sicurezza che esso vi dava era pronta a crollare nel momento in cui anche uno solo dei tanti fenomeni che pensavate genuini si rivela essere magari non dico una frode ma anche solo una produzione inconscia. Vi renderete conto, così, che ciò che cercate deve toccare qualche cosa di più profondo al vostro interno e che è necessario che questo «qualche cosa» coinvolga il vostro essere nella sua interezza e non più solo le vostre percezioni fisiche che, come in fondo ben sapete, sono altamente ingannevoli.
Se è la vostra curiosità ciò che vi spinge, «osservate» con attenzione, senza preclusioni ma sforzandovi di essere obiettivi e senza lasciavi trascinare dall’idea di ciò che vorreste vedere perché il desiderio è un ben misero consigliere. Il tempo, poi, vi porterà a ricercare altre strade quando la vostra curiosità sarà appagata o delusa ma, in entrambi i casi, avrete la tranquillità di chi ha fatto tutto ciò che era nelle proprie possibilità per vivere nel modo migliore una nuova esperienza.
Se, invece, volete trarre un frutto più dolce è appagante dalla vostra osservazione e non solamente soddisfare la vostra curiosità, rivolgetevi più volentieri alle parole che ai fenomeni perché esse vi offrono maggiormente la possibilità di avere la situazione sotto controllo. Se chi frequenta cerchi medianici o presunti maestri non corresse affannato verso nuove parole ma, qualche volta, riguardasse nel tempo ciò che è stato detto, scoprirebbe molto di frequente la presenza di affermazioni palesemente contraddittorie le quali, nell’ansia di avere di più, sempre di più, sono state trascurate, o dimenticate, o ignorate facendo così perdere il senso storico e logico degli accadimenti.