A colui che osserva (ma anche a colui che ricerca) vorrei lasciare le parole che venivano dette a coloro che erano sottoposti ai riti di iniziazione di un popolo.
Figlio mio che insegui la Verità, scolpisci nel tuo cuore queste parole affinché essa non ti sfugga tra le dita inafferrabile come l’acqua del mare o il soffio del vento:
sia la tua vista sempre acuta e attenta,
mai abbagliata dal lampo o distratta dal tuono;
sia il tuo desiderio sempre giusto
affinché ti sia da sprone e non da catena;
sia la tua mente sempre pronta
a cogliere la differenza tra il lupo e il cane;
sia la tua anima sempre disposta
a trasformare se stessa nell’assaporare la vita.
Sarà così che non dovrai più rincorrere la Verità
ma sarà la Verità stessa a venirti incontro. Baba
Guardate ai margini del giardino degli incanti: chi è che sta facendosi largo, talvolta a gomitate, tentando di arrivare al sito più magico di tutto il giardino?
Chi è costui che ha per guida la dea Quantità ma snobba con facilità la dea Qualità?
Chi è mai quest’individuo che non sa e afferma di sapere senza preoccuparsi che di avere un’affrettata infarinatura dell’oggetto della sua pretesa sapienza?
E’ forse qualcuno che, nei meandri del giardino incantato, va alla ricerca del Sacro Graal? Certo che no, creature: per trovarlo, si dice, era necessaria l’onestà e la purezza di intenti mentre il soggetto del mio parlare si interesserebbe a esso solo se fosse d’oro tempestato di diamanti o se portarlo alle labbra lo facesse risplendere come una cometa!
E’ una indecifrabile figura che rammenta talvolta il buffo Don Chisciotte, talaltra il coraggioso Orlando, talaltra ancora il poliedrico Leonardo Da Vinci ma che, ahimè, è quasi sempre priva della buona fede del primo, dell’ardire del secondo e della sete di Verità del terzo.
Costui, come le tre famose scimmiette, non vede, non sente e non parla. O meglio: non vede ciò che non gli interessa vedere, non sente ciò che non gli torna comodo sentire, non parla mai dell’intera esperienza ma soltanto di quella parte che quadra con il suo interesse del momento, ammantando il resto di colpevole silenzio.
Se non l’aveste ancora capito, creature, sto parlando proprio di lui: non del ricercatore di un fantomatico Sacro Graal, bensì del Ricercatore Spirituale! Scifo
L’ironia pungente del fratello Scifo non appartiene al mio modo di presentarmi a voi, figli e fratelli: la faccia della medaglia che io rappresento nel multiforme presentarsi a voi di noi entità comunicanti riflette il mio modo di essere in vita; senza dubbio, molti ricercatori si rispecchiano nelle parole di Scifo ma, se da un lato è giusto mettere in evidenza costoro, non si può fare certamente di ogni erba un fascio e, così, eccomi qui incaricato da Scifo stesso di rivolgermi a quei ricercatori, per pochi che siano, che davvero vogliono comprendere le meraviglie del nostro giardino incantato, spinti da un sentire profondo e vero che li indirizza verso una ricerca di sicuro non priva di difficoltà.
E’ a voi, cari compagni di viaggio, che mi rivolgo, specialmente a voi che ricercate in ambito «spiritico», sentendomi vicino al vostro cuore e animato dal desiderio di potervi porgere qualche piccolo seme che vi possa aiutare nel vostro improbo lavoro.
Cercate di ricordare sempre che questa è una strada difficile da percorrere (se la si vuol percorrere seriamente), solo raramente costellata di gratificazioni esterne ma continuamente travagliata da dubbi e incertezze.
L’importante è che voi abbiate sempre ben presenti i tre fardelli che accompagnano l’essere umano nelle sue esperienze e che si chiamano Diritti, Doveri e Responsabilità.
Infatti avete il diritto di sperimentare quando, quanto e con chi desiderate… ma avete anche l’imprescindibile dovere di sostenere la vostra sperimentazione su basi solide, senza prevenzione nell’affrontare i fatti ma anche senza esaltazione nel lasciarsi coinvolgere, ricordando che è meglio scrivere cento pagine su un fenomeno, non lasciando in esso nessuna zona d’ombra, che cento fenomeni su una pagina, privilegiando lo scalpore invece che la serietà.
Avete il diritto di esprimere le vostre opinioni, le vostre conclusioni e le vostre confutazioni… ma avete anche il dovere di sostenere le vostre opinioni e le vostre conclusioni (ma ancor più le vostre confutazioni) non sull’onda delle reazioni del vostro Io ma con la ragionevolezza delle vostre argomentazioni e, ancora meglio, con la serenità di chi è consapevole di aver dato il massimo di se stesso.
Avete il diritto di esigere risposte e prove quando lo ritenete necessario… ma avete anche il dovere di comprendere che non siete i soli a dover essere considerati e che non sempre è possibile darvi tutto ciò che chiedete. E, per comprendere la necessità e il perché di questa impossibilità che a volte sembra volervi sbarrare il cammino, dovete, purtroppo, aver conosciuto e compreso la logica dell’insegnamento spirituale. Altrimenti voi stessi, da ricercatori seri, sottolineereste il fatto che non viene messo in atto ciò che si afferma.
Cercate di comprendere, miei cari, che se davvero sperate di scoprire la realtà che si cela sotto l’illusione non è al solo fenomeno che dovete rivolgervi, perché esso non potrà mai darvi che un limitato e provvisorio senso di certezza, bensì all’insegnamento.
Non intendo, con queste mie parole, che dovete per forza credere e far vostro ciò che viene detto, bensì che dovete tener presente che non basta ascoltare le cose che vengono dette per due o tre mesi per poter trarre delle conclusioni: l’ascolto deve essere protratto nel tempo e le parole dette devono corrispondere a precisi criteri di uniformità e di stabilità, inalterati nel tempo, oltre a mantenere inalterate, nel loro susseguirsi temporale, le caratteristiche della personalità di pretese entità comunicanti. E’ necessario che, anche a distanza di anni, non vi siano contraddizioni più o meno macroscopiche (e non ritengo contraddizioni le modifiche apportate nel tempo a qualche concetto che, essendo stato ampliato, implica una necessaria modifica d’adeguamento alle nuove concezioni), oppure promesse eclatanti cadute nel dimenticatoio e via dicendo.
E’ necessario, ancora, ricordare che tutto questo implica lo studio di agenti ( presunti tali) dell’invisibile che, per quanto straordinari possano apparire, sono sempre e comunque degli esseri umani e che perciò, in quanto tali, vanno rispettati, anche in considerazione del fatto che se sono immersi nel mondo fisico è perché ancora devono imparare o comprendere qualche cosa.
E’ necessaria, infine, e addirittura essenziale, una preparazione in ambito psicologico non indifferente, poiché l’alternativa ad un vero intervento di Guide disincarnate (senza tenere in considerazione la frode volontaria) è la produzione inconscia dell’individuo. E come potreste mai, senza una vera preparazione, avere la possibilità di riconoscere manifestazioni inconsce da manifestazioni reali? Vi mettereste alla stregua di chi vorrebbe scrivere un romanzo senza avere che un’idea molto approssimativa di quelle che sono le norme grammaticali, col risultato che giudichereste inconsce o meno le manifestazioni usando come metro di giudizio ciò che più o meno vi gratifica.
Ricordate che se giudicaste proveniente da Maestri spirituali delle semplici produzioni inconsce non sarebbe certamente, alla fine, un gran danno.
Ma se, invece, per vostra negligenza, giudicaste produzione inconscia l’operato di reali guide disincarnate potreste correre il rischio di non far avvicinare ad esse al momento giusto persone che ne ricaverebbero, probabilmente, un beneficio. Potreste obiettare che se è vero ciò che viene detto nell’insegnamento queste persone, comunque, arriverebbero alla Verità, qualunque fossero le vostre parole. E’ vero questo, figli miei, ma io sto parlando per voi ed è alla vostra coscienza che mi rivolgo, questa stessa coscienza che vi fa soffrire per non aver aiutato qualcuno che ne aveva bisogno, indipendentemente dal fatto che poi, questa persona, l’aiuto lo abbia comunque ricevuto da altri.
Così entriamo, figli e fratelli, nel campo delle vostre responsabilità.