Il seguente testo collettivo trae lo spunto dalla lettura di una leggenda africana
Dialogo tra la terra e il cielo
Tanto tempo fa la terra era piatta.
Il Cielo guardava la terra da lontano e le parlava.
La Terra però non udiva i discorsi del Cielo allora decise di andargli incontro.
Terra:- Ciao, Cielo. Tu mi parli ma io non capisco quello che mi dici, per questo sono venuta.
Cielo:- Da quassù ti vedo molto bella e colorata. Mi piacciono tutti gli animali che camminano sopra di te, il verde dei boschi e delle foreste, il colore della sabbia e delle onde del mare. Penso che tu sei più fortunata perché hai dei tesori che io non ho.
Terra:- Anche tu hai dei tesori: l’azzurro acceso delle giornate estive, il rosa e l’arancio sfumati del tramonto, i colori tenui dell’arcobaleno dopo la pioggia. Hai il sole che mi aiuta con la sua luce e che distingue il giorno dalla notte. Hai la luna e le stelle intorno che fanno luce quando è buio. Mi piacciono le candide nuvole che sembrano zucchero filato e, nel freddo inverno, la neve che mi copre e mi riscalda.
Cielo.- La tua voce è melodiosa, ora mi piacerebbe toccare la tua pelle.
Allora la Terra si avvicinò ancora un po’ e il Cielo la sfiorò.
Cielo:- Sei morbida come l’erba e la sabbia; ruvida come le conchiglie e le zolle; fresca come l’acqua delle sorgenti, profumata come il nettare dei fiori.Terra:- Grazie per quello che mi hai detto. Anche tu hai molte qualità:- Sei leggero come l’aria, delicato nei gesti, i tuoi colori sono sensibili al tempo, sei ogni giorno diverso. Ora ti devo lasciare, devo tornare indietro, devo tornare a casa.
Cielo:- Mi dispiace che ci dobbiamo separare. Mi sono affezionato a te, se tornerai giù non potrai più sentirmi.
Allora la Terra:- Io torno indietro ma ti lascerò un ricordo che mi porterà la tua voce.
Così sono nate le montagne.
Storia di una goccia d’acqua
La seguente storia collettiva nasce da una esperienza di scienze, in una classe terza. Con l’insegnante i bambini avevano effettuato esperimenti per verificare l’evaporazione dell’acqua.
Azzurrina era una gocciolina che viveva, con le sue sorelline, nel grande mare oceano.
Insieme si divertivano un mondo: si facevano cullare dall’acqua, facevano le capriole e saltavano sopra le onde quando il mare era mosso.
Erano amiche dei pesci e dei gabbiani. Quando i gabbiani si posavano sulla superficie del mare le goccioline sentivano il solletico.
Conoscevano tutta la vita del mondo marino e andavano a scuola.
Il maestro era un vecchio pesce – palla che spiegava le curiosità e i grandi pericoli del mare.
Un giorno di piena estate, le goccioline stavano giocando tra le onde. Tutto ad un tratto cominciarono a sentirsi leggere e, lentamente, iniziarono a salire.
Sentivano un venticello caldo che le trasportava.
Azzurrina ammirava un mondo tutto nuovo: case, campi, strade, colline, viste dall’alto.
Avrebbe voluto scendere per poter osservare meglio.
Nel cielo si sentiva un pochino spaventata perché non vedeva più le sorelline: il caldo le aveva trasportate lontano.
Ad un tratto Azzurrina sentì arrivare un vento gelido che la infreddolì e la fece sentire più pesante.
Guardandosi intorno si accorse che piano piano si erano avvicinate anche le sue sorelline: le aveva ritrovate.
Azzurrina era contenta. Per difendersi dal freddo tutte le goccioline si raggrupparono e formarono una grande nuvola grigia.
Ma il vento non si voleva arrendere e così soffiò sempre più forte: le goccioline diventarono sempre più pesanti e caddero sotto forma di pioggia.
Azzurrina, mentre scendeva, si allungava e aveva paura perchè non sapeva dove sarebbe caduta.
Per fortuna cadde proprio nel mare. Fu un atterraggio veloce e si sentì subito cullata dalle onde. Era ritornata a casa.
Un po’ alla volta tornarono anche tutte le sue sorelline anche se alcune, dovettero fare un percorso più lungo, passando attraverso campi e fiumi.