L’abbandono al presente

La sensazione sale come un’onda,
abbandoni;
l’emozione vibra e pervade,
abbandoni;
il pensiero diventa circolare,
abbandoni.
Cosa rimane da fare?
Ad ogni sorgere segue
un abbandono:
qualunque aspettativa,
qualunque desiderio,
qualunque giudizio fiorisce
in un abbandono.
Vedi l’onda che sorge?
E’ l’atto di consapevolezza.
La vedi quando?
Quando è così espansa
che ti ha travolto?
O appena si increspa?
Non ha importanza,
quando la vedi l’abbandoni:
chi abbandona presto
non viene decorato
e chi è lento non viene bastonato.
Ciascuno manifesta il suo modo,
che non lo qualifica, ma lo nega
se può affermare: “io sono così,
ma questo mio essere così è privo
di qualunque interesse per me”.
Il mio modo non mi qualifica,
non mi identifica.
Io non sono il mio modo.
Vedo l’onda che sorge e l’abbandono.
Cosa significa abbandonare?
Un movimento della mente
verso uno Zero.
Zero, Spazio, Niente, Vuoto,
Assenza, Silenzio.
La mente sposta l’oggetto della sua consapevolezza da un pieno
(di sensazione, di emozione, o di pensiero)
ad un niente, si disidentifica dai suoi
oggetti e creazioni e accetta di posarsi
su di uno spazio vuoto.
• la mente diventa consapevole
• la mente abbandona il suo oggetto
• sorge uno spazio, per dinamica propria, non per opera della mente;
in quello spazio si manifesta un Niente.
Niente si manifesta di ciò che posso attendermi:
è il Niente che mi annulla e mi azzera
e si afferma uno Spazio che non è fatto di me,
che non dice nulla di me
e non dice nulla del Niente
eppure qualifica il Niente
come Essere.
Senza accadere, senza scorrere
senza volontà: E’ e basta.
Torna l’onda e si increspa
e abbandono e torno a Zero.
Così, così e ancora così.
Non c’è percorso, non c’è via
di perfezione, non c’è evoluto e non evoluto, maestro e discepolo.
C’è l’incessante ritorno a Zero.
Niente altro.
Tutti i paradigmi dell’uomo si svuotano
e le strutture mentali si frantumano
in questo atto che accade adesso:
abbandono, abbandono e abbandono ancora.
Non c’è via. Perche negare il passo dopo passo,
il ruolo dell’apprendimento e dell’insegnamento,
se tutto nella vita è apprendimento?
Perché tutto questo è nelle logiche della mente, è un costrutto della mente.
Da un altro punto di vista non esiste niente di tutto questo
se non il puro atto di resa, che non ha ne passato ne futuro,
ma solo un presente fatto di Niente.
Accade il Niente.

16.12.2002

Conoscenza di sé, meditazione, contemplazione

E’ il testo di riferimento indispensabile se vuoi introdurti nella via spirituale dall’angolo visuale da noi proposto. In esso trovi una prima parte dedicata alle dinamiche della mente e al come affrancarsi dal suo condizionamento; una parte centrale dove si tratta dell’altro da sé e dell’esperienza degli affetti; una terza parte, molto vasta, dedicata ad una analisi dettagliata dell’esperienza della meditazione, della contemplazione, dell’abbandono, della compassione. Prima di ordinarlo (eremo@contemplazione.it) leggi la pagina Al lettore.
Il libro in formato pdf

Autori: R.Olivieri con G.Cavalieri

Al lettore
Prefazione
Introduzione: L’inspiro che prepara l’espiro
Capitolo 1: La crisi, il dolore
Capitolo 2: L’identificazione col dolore
Capitolo 3: Imparare a dubitare
Capitolo 4: La disconnessione dal recitato mentale
Capitolo 5: Aggiungere e togliere
Capitolo 6: Il deserto
Capitolo 7: La solitudine
Capitolo 8: La caduta della morale
Capitolo 9: L’altro da sé
Capitolo 10: Il buon amico
Capitolo 11: L’esperienza degli affetti
Capitolo 12: Chi opera il cambiamento
Capitolo 13: Natura dell’atto meditativo
Capitolo 14: L’esperienza della contemplazione
Capitolo 15: La routine del quotidiano
Capitolo 16: Tutto sorge e tutto scompare: l’impermanenza
Capitolo 17: Lo sguardo del contemplante
Capitolo 18: La pregnanza di ogni singola esperienza
Capitolo 19: Il sorgere dell’esperienza della compassione

Formato: 14,8 x 21 cm.
Pagine: 307

Contemplare è smettere di cercare

Quante parole! Le parole parlano di noi, le persone che incontriamo parlano di noi,
le notizie al telegiornale parlano di noi:
se abbiamo orecchie per ascoltare e strumenti concettuali per interpretare, ci possiamo accorgere
che tutta la realtà parla di noi, ci descrive, ci smaschera, ci mette in scacco.
Se abbiamo bisogno di essere messi in scacco, va bene.
Ma se cominciamo ad essere stanchi di questo essere sempre nel mezzo, in un fiume incessante di parole, immagini, azioni;
se cominciamo ad avere il dubbio che forse la realtà non parla sempre di noi, forse parla solo di se stessa,
allora ci siamo!
Forse non siamo così importanti, forse sorge in noi il senso di una irrilevanza,
di essere un qualcosa di poco conto, senza che questo ci susciti angoscia.
Possiamo cominciare ad ascoltare?
Che cosa? Semplicemente ciò che accade.
E che cosa accade? La vita!
Ed è importante la vita? Terribilmente!
E noi siamo importanti? Per niente!
Ed è importante la vita? Per niente!
Guarda la luce come danza sulle foglie di quell’albero!

Non sai

Quale ritmo
modula
il tuo respiro?
Non sai
del respiro
che viene.

Meditazione sull’attenderti

Ti aspettavo.
Ero un bambino schivo
e fuggivo nei campi quando
veniva qualcuno in casa.
Lunghe giornate nella solitudine,
nell’ombra, pronto a nascondermi.
Ti aspettavo e non lo sapevo.
Sono venuti poi gli anni
dell’allenamento più intenso;
oggi mi fa tenerezza guardare
a quel ragazzo e a quella lotta
così dura con la mente.
Ti aspettavo
e cominciavo a vedere che cosa
mi separava da te.
Ricordo un campo di raccolta stracci
e la mente che cominciava ad ordinarsi.
Ti aspettavo
e la vita bussava.
Anni e anni con lo sguardo,
rivolto verso il fuori
a discutere di una possibilità nuova.
Ti aspettavo
ma non sapevo da dove saresti venuta.
Poi lo sguardo ha cominciato
a farsi interiore,
a tentoni ti ho cercato.
Ti aspettavo,
non eri lontana.
Ho incontrato lo zen
e mia figlia quasi insieme,
ho riconosciuto il tuo bussare,
ero a casa mia.
Da allora lo sguardo si è fatto
ogni giorno più chiaro
e, da allora, ho iniziato a perdere,
consapevolmente, pezzi di me.
Ho perso, forse sono un po’ distratto,
tutto quello che avevo incontrato,
ma non ho più tolto lo sguardo da te.
Man mano che le esperienze passavano,
non ti aspettavo più, eri li,
potevo cominciare a detendermi.
Avevo vissuto in una tensione continua
verso un qualcosa, un senso,
ed ora quel senso cominciava a prendere forma.
Ti ho incontrata in tutti i miei giorni,
in tutte le mie notti,
in tutti coloro che sono arrivati qui
con una domanda.
Ti incontro ad ogni respiro,
ad ogni movimento dell’aria,
in ogni ombra,
in ogni fruscio tra l’erba.
Non ho più quell’ansia
che mi rodeva,
non ho bagaglio,
non ho direzione,
sono qui e tu sei qui
e io non so proprio chi sono,
ma so abbastanza bene
chi sei tu.

Dedicato a tutti coloro che ti aspettano
perché possano perseverare.

Senza fine

E’ senza fine
il gesto dell’inchinarsi
di fronte alla vita,
dentro alla vita.

Dove tu vorrai

Più volte
ti ho rinnovato
la mia disponibilita’
ad andare fino in fondo,
a non temere.
A non resistere.
Oggi rinnovo ancora
e ancora.
Andrò dove Tu
vorrai condurmi.

Una sola possibilità

Tutto parla
di una resa senza condizione.
Tutte le scene
che si presentano,
tutte le forze
che salgono
parlano del gesto
dell’abbandonarsi,
del fidarsi,
dell’affidarsi.