Potrei dire che l’umano è attraversato dall’amore di Dio ma, così dicendo, affermerei che umano e divino sono due entità separate e la prima beneficia dell’amore della seconda. Così non è.
L’amore che figurativamente attraversa l’umano è in realtà la consapevolezza dell’amore che lo costituisce e che l’umano avverte come processo, flusso, attraversamento.
L’amore che lo costituisce, che lo intesse: natura della sua natura. Inseparabile, indivisibile, mai divenuti due se non nel perdersi dell’umano, o nel non essersi ancora trovato.
Gli amanti cercano nella loro relazione quella indivisibilità e sperimentano l’illusione e l’impermanenza dell’amore umano ma, mentre sperimentano, comprendono anche che ciò che loro accade in realtà prefigura altro che va ben oltre le loro promesse, le loro effusioni, le loro fusioni.
amore
Dai bisogni al servizio
Nella via interiore è come nella vita: le persone sono piene di bisogni e di domande.
Man mano che sperimentano e comprendono, le domande si diradano e i bisogni divengono più sottili e discreti.
Infine viene una stagione in cui le domande smettono di sorgere e i bisogni sono prossimi allo zero.
Allora possono accadere tre cose piuttosto diverse tra loro:
– la persona si distacca dal cammino fino ad allora percorso, per dedicarsi al piccolo quotidiano, alle piccole cose che oramai riconosce come l’unica realtà che accade nel presente;
– la persona abbandona il cammino seguito e in poco tempo si inserisce in un altro, essendo in lei rimaste domande e bisogni non superati;
– la persona non più mossa da una motivazione propria, vede dentro di sé sorgere la possibilità di servire il cammino altrui.
Mi sono preso cura di te?
Mi sono preso cura di te. Era necessario? Non credo, non a te. Cosa vuol dire? Una cosa molto semplice: quella che vedo non è la tua realtà, ma come essa appare nel film della mia vita e, il come mi appare, non è il come è, ma il come mi serve.
Mi serviva prendermi cura di te, applicarmi nell’avere dedizione, disponibilità, capacità di accudimento.
Mi serviva quella rappresentazione e imparare da essa. Al discepolo serve la rappresentazione da discepolo, al maestro quella di maestro.
Al genitore quella di genitore; al figlio quella di figlio. Al maschile quella di maschile; al femminile quella di femminile.
I figli non ci sono dovuti
“Ma una cosa deve essere chiara, più di ogni altra: ovunque ci sia una regolamentazione ci sono anche diritti per tutti, per le donne che come atto d’amore offrono un riparo temporaneo al figlio di chi non può “naturalmente” averne, e per i bambini che nascono da questi atti d’amore.
Eh sì, perché non si tratta di sfruttamento e di infelicità, ma di struggenti atti d’amore e di incredibile altruismo che tolgono il fiato e riempiono gli occhi di lacrime.” Questo dice Roberto Saviano sull’ultimo numero dell’Espresso (6/2016) in merito alla maternità surrogata.
Ci sono casi in cui una madre può vivere una gravidanza e poi deliberatamente fare dono della creatura che è cresciuta con lei: può accadere all’interno di rapporti molto profondi tra persone coinvolte in una relazione davvero speciale e davvero illuminata dall’amore e dalla gratuità.
Gli assoluti, la compassione, l’amore
Cosa sono gli assoluti? Quei valori alti ed ultimi di cui parlano la morale, l’etica, la religione.
Una delle grazie di questa vita è stata per me la possibilità di crescere lontano da una formazione religiosa.
La mia era una famiglia di contadini e di comunisti; sono cresciuto nella fascinazione dell’anarchia e del Cristo di San Francesco. Più tardi lo zen è stato casa.
Tutto il cammino è avvenuto e avviene lontano dagli assoluti, dalle adesioni, dalle promesse, dai doveri.
La parola, il gesto che sorgono dal silenzio
Sorgere dal silenzio, da un’assenza di sé, da una non necessità di esserci.
Qualcosa sorge non con il fine di dire, affermare, dimostrare, ma perché è attivata da una domanda.
Nell’acqua calma del lago, un’onda sorge perché qualcuno vi ha lanciato un sasso.
L’acqua non aveva alcun bisogno di creare l’onda, non le mancava l’onda.
L’odio e l’amore che si specchiano
Al Bataclan vediamo lo specchiarsi di odio ed amore, l’alfa e l’omega accadere simultanei.
Pur essendo presente nelle scene tutto lo spettro del divenire umano, le nostre menti limitate sottolineano inevitabilmente i kalashnikov puntati sulle vittime, i colpi, le vite spezzate.
Non vediamo, o non riusciamo a portare in primo piano, le vite donate, quelle offerte per salvare, per proteggere, quelle che dicono: “Prendi me, non lui, non lei!” (Qui le storie di coloro che si sono offerti)
La radice dell’odio
E’ nell’ingiustizia, nella sopraffazione, nelle condizioni culturali e sociali l’origine dell’odio che sparge il sangue di molti su tutto il pianeta?
Non credo, questi sono fattori che possono generare frustrazione interiore e necessità di ribellione, di giustizia, di cambiamenti anche caotici e violenti, ma l’odio è un’altra cosa, un’altra esperienza.