L’amore ruvido

Chiede una cara amica: Cosa diresti ad una persona che quotidianamente cerca di fare del suo meglio, va avanti, si impegna, beh.. senza grandi risultati, ma lo fa, sente che c’è da fare, che tutto sommato è giusto così e agisce. Punto.
Poi un giorno esce per poco più di 24 ore dalla sua routine e si rende conto, come un pesce che fa un balzo fuori dall’acqua, che tutto il mondo in cui è immersa è solo frutto del senso del dovere, della forza di volontà e che, in realtà, quello che prova è grande odio per se stessa, per la vita che vive e che non riesce a cambiare, e c’è perdita completa di ogni forma di speranza.

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L’essenza dell’amore vero è rendere felice l’altro?

“Quando ami sul serio, fai tutto in funzione della felicità dell’altro”.
Desidero commentare questa espressione, non conosco personalmente il suo autore e il suo pensiero e non intendo polemizzare con lui, mi interessa solo la sua espressione in quanto comune a molti in ambiente cristiano-cattolico.
Ad una prima analisi superficiale, l’espressione è condivisibile soprattutto perchè sottende un principio: non della mia felicità mi curo, ma della tua; anzi, realizzo la mia servendo te.
Ad un’analisi più approfondita, l’espressione mostra i suoi limiti: se ti amo opero, agisco, mi muovo con la finalità, con lo scopo di renderti felice?

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Agire nel mondo mossi dalla compassione, non dalla protesta

Scrive Melania: La lotta alle ingiustizie, quando fermarsi, quando riconoscere che è l’identità che sbraita invece di convincersi di esser mossi dal giusto sentire? […]
Cioè, tutto ci interpella, ma se incontri una vecchina caduta in terra la aiuti a rialzarsi? Ovvio! Se sparano a un nero per il colore della sua pelle manifesti l’assurdità di questo gesto, se convocano in tribunale un minore straniero non accompagnato senza motivo ne chiedi le ragioni, se accusano una freelance per un falso ma il suo capo era connivente, pretendi che lei non sia la sola a pagare: ma quanto ci riguarda davvero tutto questo e in che termini? […]

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L’amore non è un sentimento e non ci si educa ad esso

Dal Post del Cerchio Ifior Avete mai amato davvero?: Com’è possibile pensare, figli cari, che non riuscirete a trovare prima o poi il vero amore? Che senso avrebbe tutto ciò che state soffrendo o godendo?
Certo, non avverrà domani, certo neppure in questa vita, ma lentamente supererete voi stessi e abbraccerete l’universo. Non è un augurio il nostro, né tanto meno, una speranza: è una certezza.
Ciò che più conta è che non abbiate fretta, che compiate i vostri passi con cautela, con naturalezza, che non pretendiate da voi molto di più di ciò che potete

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L’amore, il suo processo, la gratuità

“Se sarai capace di amare senza essere riamato” dice Kempis.
Nei vangeli abbondano i detti di Gesù che invita all’amore senza attendersi ritorno.
Voi sapete che io non amo gli assoluti e dunque della espressione di Kempis sottolineo il processo che implica, lasciando la perfezione che prefigura a Dio.
In quante situazioni la complessità del rapporto ci induce a dare, ad offrirci senza avere una corrispondenza nel ricevere?
Stiamo dando per ricevere? La questione potrebbe essere molto più complessa: potremmo dare nel tentativo di instaurare una relazione, uno scambio, una possibilità di crescita comune. Potremmo investire in un rapporto convinti di voler realizzare una officina esistenziale con l’altro e continuare a dare anche quando l’altro è reticente, vivendo inevitabilmente una frustrazione conseguente.

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L’amicizia, l’amore e i simboli nelle relazioni

Anna si interroga, giustamente, sulla portata e le conseguenze di questa espressione di Scifo, Cerchio Ifior, contenuta nel post L’amicizia: la disponibilità senza che sia richiesta: Come può essere infatti amicizia quella che, per essere messa in atto, deve essere richiesta? L’amicizia, creature, per essere tale deve operare e agire anche se non richiesta, altrimenti non può essere amicizia ma, molto più facilmente, è qualcosa fatto per assecondare un desiderio altrui, per far vedere che si fa qualche cosa, per dichiararsi disponibili proprio quando non se ne può fare a meno in quanto chiamati in causa.

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Amare non è dire si, non è soccorrere, non necessariamente

Ciò che cerchiamo di dare, o di non dare, all’altro comunque parla sempre di noi.
Osservo con molta attenzione l’impulso a dare, come la paura di farlo: qui voglio parlare dell’attitudine interiore che porta alcuni a dare ripetutamente e con apparente naturalità.
Comunemente affermiamo che il dare, il prendersi cura, il sostenere siano espressioni dell’amore che ci muove e attraverso quelle disposizioni e quei gesti prende forma: può darsi che sia così, ma non sempre e non comunque.

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