Cosa sono ordine e caos per la mente umana [54G]

Ora proviamo a entrare nel merito di che cosa sono ordine e caos per la mente umana, e di come voi li vivete nel quotidiano. Innanzitutto, non fanno parte di ciò che accade realmente e concretamente, ma sono solo etichette di cui voi avete bisogno per dare senso e continuità ai vostri processi mentali, nei quali al ‘più’ corrisponde il ‘positivo’, mentre al ‘meno’ corrisponde il ‘negativo’.

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Vuoi guarire? Sei disponibile ad imparare e a cambiare?

Gv 5,1-9; 14
1 Dopo queste cose ci fu una festa dei Giudei e Gesù salì a Gerusalemme.
2 Or a Gerusalemme, presso la porta delle Pecore, c’è una vasca, chiamata in ebraico Betesda, che ha cinque portici. 3 Sotto questi portici giaceva un gran numero d’infermi, di ciechi, di zoppi, di paralitici, i quali aspettavano l’agitarsi dell’acqua; 

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Consapevolezza di sé, ascolto profondo, uso della volontà di cambiamento

Per cambiare bisogna sempre tendere al gradino superiore del proprio sentire, e per raggiungere questo gradino occorrono piccole violenze al proprio sentire.
Riporto questa frase del Cerchio Ifior perché ben risponde all’argomento sostenuto da molti che affermano di non poter cambiare perché quello è il loro sentire.
Persone che hanno comportamenti e intenzioni ritenute da altri discutibili, che in sé soffrono un disagio esistenziale della cui natura non sanno chiaramente capacitarsi, che si vedono e avvertono anche che potrebbero cambiare sebbene senza sapere chiara la direzione, e che infine si siedono sull’affermazione che quello permette loro il sentire che hanno conseguito, e dunque lì stanno.

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La vita che mai riconosciamo abbastanza

Qual è questa vita che mai riconosciamo abbastanza? Quella che abbiamo.
Se la riconoscessimo non cercheremmo senza sosta altro e scenderemmo nel ventre di quello che ogni ora ed ogni giorno si presenta.
Se la riconoscessimo porremmo fine al rosario dei lamenti sulle altrui inadeguatezze e ci porremmo il problema di come accoglierle e di come valorizzarle per quello che sono.
Non metto in dubbio che esistano delle limitazioni, in noi come nell’altro, come nelle scene che bussano e chiedono di essere affrontate: esiste qualcosa che non contenga un limite nel divenire?
La questione non è il limite in sé, ma la sua funzione: ciò che viene, ciò che l’altro porta, nella sua limitazione assolve alla principale delle sue funzioni; quale?

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