Canti del Sentiero: testi Cerchio Firenze 77, Cerchio Ifior, Sentiero

Grazie alla dedizione e alla professionalità di Marco e di Roberta, abbiamo musicato un certo numero di testi del Cerchio Firenze 77 e del Cerchio Ifior che cantiamo durante gli incontri mensili, gli intensivi e gli appuntamenti specifici dedicati al canto.
Di seguito i file audio già pronti, altri seguiranno.


Io ti conosco, Cf77, Kempis

Ascolta, Cerchio Ifior

Conducimi dove vuoi, il Sentiero

Dove è bene che io sia, il Sentiero

Uno col Padre, CF77, Kempis

Padre nostro

Posso incontrarti, Marco

Padre nostro, Viola, Cerchio Ifior

Ho conosciuto uomini, Moti, Cerchio Ifior

A te che aneli alla verità, Baba, Cerchio Ifior

Invocazione Madre accompagnaci

Mantra: A Te non altro da me

Concedimi un altro passo
Testo: Eddy
Esecuzione: Marco


Meditazioni quotidiane 6.2

 

 


Il mondo che voi osservate è un mondo che sembra in continuo divenire,
ma la verità è che voi avete la visione dinamica di un mondo statico.
La realtà non è “una” che diviene, ma “una” costituita da molte che “sono”.
Il selvaggio non diviene santo,
ma l’uno e l’altro fanno parte di un “essere” che ha molteplici fasi di esistenza.
Evolvere, quindi, non significa “divenire”,
ma è il manifestarsi in successione di differenti “sentire”
corrispondenti a tanti stati d’essere. CF77         

 

 


Tu consideri la realtà in continuo divenire perché la frazioni,
perché nel tuo concetto
essa è limitata nel tempo e nello spazio.
E’ quella che riesci a percepire; quindi la limiti in senso spaziale.
E’ quella che è ora, nel momento attuale; quindi la limiti nel senso temporale.
Ma il tempo e lo spazio sono illusioni che scaturiscono dal considerare
la realtà in
modo frazionato e non, invece, quale essa è:
Un-Sol-Tutto-Inscindibile. CF77         


 

 


Tutto è soggettivo.
Quello che esiste oggettivamente
è solo una sostanza indiversificata che,
captata attraverso dei sensi limitati,
appare come mondo fisico, astrale o mentale.
La conseguenza della percezione limitata
è la visione-creazione dei mondi tratti
dal percepire parzialmente la divina sostanza,
in sé omogenea e indiversificata.
Solo Dio è Realtà. CF77         


 

 


L’io non trova riscontro nella realtà costituzionale dell’individuo.
Non esiste l’io che sente; esiste il “sentire”.
L’individuo non è colui che sente: è sentire individuale.
Così come Dio non è colui che ama: è amore.
Nel “sentire” non si conosce una verità,
ma si è quella verità. CF77         


 

 


La nostra consapevolezza, come unità,
risulta dalla confluenza di tanti piccoli atti istintivi della mente,
così diversi che potrebbero essere prodotti da tante menti
diverse da quella consapevole.
Nella sequenzialità appare diverso e molteplice
ciò che, in realtà, è uno.
E come i singoli atti del processo della consapevolezza,
risultano riassorbiti dalla sintesi finale,
così noi, in realtà, siamo un solo essere al di là di ogni apparenza. CF77         


 

 


Ho conosciuto l’amore degli uomini,
ed era possessivo.
Ho conosciuto la loro amicizia,
ed era sfruttamento.
Ho conosciuto il loro aiuto,
ed era umiliazione.
Ho conosciuto la pietà degli uomini,
ed era degnazione.
La loro protezione,
ma aveva un secondo fine.
Ho conosciuto la giustizia degli uomini,
ma era parziale.
La loro forza, ma era brutalità.
La loro onestà, ma era apparenza.
Ho conosciuto la fede degli uomini,
ma era una prigione.
La loro filosofia, ed era cenere.
La loro scienza, ed era cecità.
Ho conosciuto la compagnia degli uomini,
ma non mi riempiva.
Tutto questo ho conosciuto ed assaporato e, restandone turbato,
ho compreso di non
essere morto a me stesso. CF77         


 

 


La speranza, Kempis, File audio 12,26m.


 

 


Il perché del tutto, Kempis, File audio 7,10m.


 

 


Chi sei Tu, Essere Assoluto?


 

 


Sì, Padre..


 

 


Se sapessi ringraziare per i momenti bui
come per quelli di luce,
sarei sicuramente più libera da me.
Se riuscissi a sentirmi parte di questa danza cosmica,
non chiederei di essere riconosciuta.
Se solo percepissi l’eco del Tuo respiro,
rimarrei in silenzio cercando di spegnere il mio
tanto da non udirne due.
Se conoscessi la fiducia più della volontà,
sarei leggera come una farfalla in primavera.
Eppure so che tutto ciò a cui anelo,
è già parte di me.
Maria, S.c.
 

 

Meditazioni quotidiane 6.1


Vadano queste parole là dove sono attese,
e mai  mente umana possa servirsi di loro per fine egoistico,
imperciocché esse rendano gloria solo all’Esistente.
Là dove è discordia, esse portino unione.
Là dove è incomprensione,
esse siano il nuovo idioma per una perfetta, reciproca intesa.
Chi le ha udite ne è contagiato e mai potrà dimenticarle.
Suoneranno come un’accusa o come un plauso,
eppure la realtà che esse esprimono non conosce né premio, né castigo.
Passa l’uomo col tempo, ma la Realtà eternamente rimane.
Muta l’uomo nello spazio, ma la Realtà sempre, e ovunque, vige.
Così queste parole, indegna Sua veste, son valide per ogni uomo
e il tempo non le farà invecchiare e voi, fratelli,
che ne siete oggi depositari, abbiate un ultimo insegnamento:
«Amatevi gli uni gli altri perché solo così gli uomini
comprenderanno che qua non vi è sfruttamento.
Non vi sono né massimi, né minimi».
I primi servono gli ultimi.
E a chi dirà: – Io sono colui che ha detto queste parole – non credete;
esse non sono di alcuno.
Erano prima che l’uomo fosse.
Kempis



Io credo nell’amore di Dio per le sue creature
e credo che un giorno tutti gli uomini si ameranno gli uni gli altri.
Credo che nessuna creatura possa essere discacciata dal Padre,
ma che tutte un giorno saranno coscientemente in Lui,
perché credo nella legge di evoluzione spirituale cosmica,
mezzo ed oggetto di essa “la Vita”,
supremo dono per la quale l’uomo, che nulla è, diviene tutto.
Credo nella reincarnazione o trasmigrazione della individualità
in corpi capaci di esprimere l’evoluzione conseguita,
allo scopo di conseguire evoluzione.
Credo nella legge di causa ed effetto,
per cui ognuno raccoglie i frutti che ha seminato;
l’uomo, causa della sua infelicità, rimane vittima
di quello che egli stesso ha determinato.
Credo che il bene e il male siano relativi ad ogni individualità,
ma posso affermare che sia giusto e buono
tutto quanto favorisce il progresso dell’individuo,
e sia ingiusto e cattivo ciò che in questo senso danneggia
i miei fratelli e me stesso.
Credo nella causa di legge e credo nella misericordia Divina.
Credo che la coscienza esprima quanto di più elevato l’individuo possa concepire,
ma non necessariamente quanto di più elevato vi sia.
Credo il miracolo della trasformazione Morte,
tanto bella quanto quello della trasformazione Vita,
e credo che l’uomo definisca bello o brutto, attrattivo o repulsivo,
secondo l’impressione soggettiva.
Credo in un’Unica fonte del Tutto, l’uomo parte di Essa;
come i raggi del sole sono parte del sole, pur non essendo il sole.
Credo che non vi sia vita che non sia il riflesso di un Unica Vita,
così come ogni potere è riflesso dell’Unico Potere,
espressione dell’Unica Vita.
Kempis



E’ supremo conforto per me essere certo
che per le creature niente è male reale,
che niente muore, perché nell’Universo è Vita e Amore,
l’una esplicante l’esterna natura di Dio, l’altra l’interna.
Come spiegare più chiaramente ciò, Padre,
questo Tuo essere tutti noi che ci conduce a riconoscerci in Te?
Come dirlo, se nel momento che Ti chiamo,
o quando Ti penso,
non chiamo Te e non penso a Te,
perché Tu non sei quello che riesco a pensare.
Le parole non servono perché appartengono ad un mondo
che si fonda su ciò che sembra e Tu Sei.
La nostra mente ci fa credere un “io”separato,
e Tu sei un Tutto-Uno-Assoluto.
Il nostro sentimento ci assoggetta all’illusione del trascorrere
e Tu sei la Realtà che non conosce sequenza.
Come avvicinarci a questa Realtà,
se non abbiamo il coraggio di rinunciare
a credere che l’io sopravvive?
Noi, quali ci sentiamo, non siamo immortali,
la nostra consapevolezza finisce per lasciar posto
ad una altra più grande consapevolezza,
fino a che sentiamo che Tu solo esisti,
che Tu solo sei la Realtà.
Ma neppure questo è l’ultimo sentire,
è l’ultimo dell’illusione.
Oltre è l’Eterna Realtà del Tuo Essere,
di fronte alla quale solo il silenzio è giusta voce.
Pace a voi.
Kempis    



Chi è Dio?
Egli non è il Dio di Abramo, né di Confucio,
non è Brahama, non è il Padre del Cristo,
né l’Allah di Maometto.
Non è né bene né male,
non è amore contrapposto all’odio,
non è giustizia, ma non è parzialità,
non è misericordia, ma non condanna.
Egli è al di là del gioco dei contrari,
ma essendo la “somma pienezza”
è tutto ciò che vi manca:
amore per chi non è amato,
beatitudine per chi soffre,
tutto per chi nulla è.
Egli è l’Uno che appare come molteplice,
ma non è l’apparenza,
perché “E’ ciò che E'”.
E’ Infinito perché l’Unico,
Eterno perché immutabile,
in realtà indivisibile perché in realtà
è il solo che esiste.
Egli è completo,
perché è il Tutto che Tutto comprende,
ma non è il Tutto, perché il Tutto trascende.
Egli è Assoluto Sentire ed Essere,
nostra reale condizione di esistenza.
Invoco lo Spirito che è in voi,
il solo capace di dare senso
al mio misero balbettare.
Kempis



In verità siamo nel seno di Dio,
costantemente con Lui in contatto.
Da Lui alimentati, ognuno esprimente un grado di coscienza
e quindi con una propria libertà e responsabilità,
nonostante che Dio non sia una persona distinta
da tutto quanto esiste,
e nonostante che la Realtà sia razionale.
Dio non parla agli uomini alla maniera narrata dalle Antiche Scritture,
non gioca con loro a nascondersi per farsi intravedere
di tanto in tanto da qualcuno,
ma ininterrottamente ci comunica l’esistenza
e indiscriminatamente si rivela in ciascun essere
alimentandogli il sentire.
Il rapporto fra Dio e l’uomo non è quindi saltuario
e di pochi, ma intimo e totale.
E’ l’ora che vi stacchiate dalle figurazioni immaginifiche
delle religioni che vanno bene per l’uomo mentalmente bambino,
altrimenti l’intelligenza sarà solo dell’ateismo.
E’ l’ora che prendiate coscienza del fatto che la realtà materiale
e spirituale sono una sola cosa e soprattutto che questa unica realtà
è assolutamente razionale.
E’ finito il tempo in cui la morale veniva imposta,
perché la Verità dello spirito appartiene al fantasioso mondo delle favole.
Una nuova era sorge e l’uomo esce dal confuso mondo del fanciullo
per entrare in quello più consapevole dell’adulto.
Per voi è già l’alba del nuovo giorno!
Pace a voi!
Kempis



Figlio mio, non ostinarti a cercare la felicità dove non l’ho posta.
Essa non è nel possesso dei beni materiali,
nell’appagamento dei sensi, nell’esaltazione del tuo io
o nell’accondiscendenza che tu puoi avere nei riguardi dei tuoi simili.
Io solo sono la vera beatitudine.
Il mondo dei fenomeni in cui ti muovi ed agisci
non deve essere lo scopo della tua vita,
ma solo un mezzo che ti conduce a Me,
perché io solo sono la tua vera esistenza,
la tua vera essenza.
Per quanto tu sia debole, insufficiente e misero,
per quanto abbietto tu sia giudicato, o tu sia, ricordati:
io ti amo, perché io solo sono il vero amore.
Cercami e non sarai deluso,
trovami e non conoscerai mai più il dolore.
Pace a voi.
Kempis



Rivolgiamoci a Colui che è la Realtà del Tutto;
dischiudiamoci a Lui che è reale dimensione d’esistenza di ogni essere
e supereremo le contingenti limitazioni.

Sì, Padre, nell’esistenza di ognuno c’è un giorno in cui è udita la Tua voce.
Non sia che quel giorno essa dica:
“Io non ti ha dato la vita nel mondo perché tu portassi la morte.
Non ti ha dato il desiderio perché tu divenissi avido.
Non ti ho dato la mente perché ti rendessi schiavo dei suoi tranelli;
né ti ho dato la tranquillità perché tu vegetassi,
e il progresso perché ti circondassi di cose inutili
o perdessi la tua vita nella ricerca di quelle.
Non ti ho dato la grandezza perché tu disprezzassi gli umili;
né ti ho dato il potere perché tu opprimessi e operassi ingiustizie.
Non ti ho dato la pace perché tu la distruggessi,
e se ho permesso la guerra è perché tu apprezzassi l’intesa.
Se ho permesso il dolore che viene dall’egoismo dei tuoi simili e dal tuo,
è perché tu comprendessi lo splendore dell’altruismo.
Se ho permesso l’intolleranza, l’offesa, la schiavitù,
è perché tu perseguissi le virtù contrarie.
E se ho permesso che tu fossi umiliato, sfruttato, incompreso,
è perché tu imparassi a non umiliare, a non sfruttare, a comprendere,
in quanto una vita felice, ma sterile, non è tanto preziosa
quanto una tormentata che doni comprensione.
Ma io ti ho dato la vita nel mondo perché tu lo rendessi più bello;
ti ho dato l’abbondanza perché ti fosse più facile donare;
ti ho dato il benessere perché tu avessi pietà di chi soffre;
ti ho dato la sapienza perché tu creassi.
Ti ho dato il desiderio perché tu desiderassi il bene dei tuoi simili,
e la mente perché tu comprendessi che una sola cosa è necessaria
e quella tu scegliessi:
quella cosa che ti conduce al di là degli opposti,
là dove non v’è separazione,
dove causa ed effetto sono una sola Realtà.
Pace a voi.
Kempis



Questa è la fonte preziosa di quell’acqua che disseta,
casta per purificare,
forte per trascinare,
umile per esaltare.
Se sei venuto per bere
attingi di quest’acqua si rara nel deserto,
se non hai sete fatti da una parte e cedi il posto.
Quest’acqua è aurea,
ma è più preziosa ancora dell’oro;
conservala dunque gelosamente e non sprecarla
perché la via è lunga e solatia.
Odi il dolce rumore dello zampillo,
ma non esserne incantato,
non sia per te come sirena per il navigante.
Guarda come cristallina è la polla:
puoi specchiarti e acconciarti l’abito,
ma non essere novello Narciso;
immergi il tuo corpo nella freschezza di quest’acqua,
ma sii pronto ad uscirne come se fosse sterco.
Eppure essa è preziosa più ancora del cibo nella carestia;
prendi nell’abbondanza per non essere povero nella carestia,
e bada di non barattare l’oro per l’orpello.
Leggi e intendi che cosa è scritto con caratteri di fuoco sulla fonte:
“La voce risuona, ma il tuo orecchio non l’ascolta;
la mano scrive sulla sabbia del deserto,
ma se attendi domani il vento avrà tutto cancellato
e non potrai più leggere;
la meteora attraversa il cielo,
alza su la testa subito se vuoi vederla:
fra pochi istanti sarà consumata nel suo stesso fulgore”.
Le Sue mani sono protese nell’aiuto innumerevoli volte,
perché immensa è la sua pazienza poi,
improvvisamente si ritraggono.
Allora ascolterai, ma sarà silenzio;
cercherai di vedere, ma la sabbia sarà muta ed il cielo buio,
né il pianto, né la tua grande disperazione
potranno richiamare l’occasione perduta.
Kempis



“Sì, Padre. La mia presunzione mi fa così cieco della Tua grandezza
e della mia nullità che vorrei, quale sono, essere eterno.
Penso di possedere tante qualità da avere il diritto di rimanere
intatto eternamente, come simulacro della perfezione umana.
L’essere diverso dagli altri non mi spinge a comprendere ciascuno,
come me, incompleto, ma mi fa sentire a loro superiore
e meritevole della particolare Tua attenzione.
Perciò rifiuto l’idea di entrare in comunione con loro.”

“Tutto questo, figlio mio, perché non ami.
Quando, dopo aver imparato a non uccidere,
a non rubare,
a non desiderare la roba di
altri,
a non rendere falsa testimonianza,
a
onorare il padre e la madre,
a non fornicare,
a non desiderare la donna d’altri,
a santificare le feste,
a non nominare il mio nome invano,
a non avere altro Dio fuori di me,
e perciò a pormi sopra ogni cosa,
tu, per amore, dimenticherai tutto ciò,
allora amerai veramente di quell’amore che non conosce condizioni,
timori, riserve, ed io ti dirò:
“Hai molto amato e molto ti è perdonato!”
Amando veramente tu comprenderai che nulla più ti importa di te stesso
e che la più grande felicità è nella comunione con l’oggetto del tuo amore,
scopo e coronamento finale della tua esistenza.”
Pace a voi.
Kempis



Signore, la logica mi fa concludere che il caso non può esistere,
e che una catena di cause
e di effetti mi indirizza nel mio vivere,
pur consentendomi quella libertà che è ignota
agli esseri dalla coscienza in potenza.
Signore, posso riconoscere il fine immediato della vita naturale,
che è quello di perpetuare sé stessa,
perciò ragionevolmente posso credere che tutto ciò abbia un fine più ampio,
che sfugga alla mia costatazione.
Se Tu sei capace di trasformare la materia insensibile nella coscienza del santo,
allora Signore, Tu sei amore!
E benché non abbia la percezione di quanto Tu sei,
umilmente Ti ringrazio con tutto
l’amore di cui sono capace
e che Tu giorno per giorno, istante per istante alimenti,
alimentando la mia stessa esistenza.
Signore, fa che il Tuo amore riunisca tutti noi tuoi esseri,
e che non venga mai meno, ma anzi sia sempre in noi,
giorno per giorno, istante per istante.
Perché così Ti conosceremo e nulla più ci sarà oscuro.
Pace a voi.
Kempis    



Chi sei Tu, essere assoluto di cui noi siamo atomi?
Tu che trascendi le nostre limitazioni ed il morire di ogni istante?
Tu che ci salvi dall’immobilità e ci fai evadere dalle condizioni di limitatezza?
Tu che ci fai esistere e non releghi la nostra coscienza ad uno stato di incompletezza?
Tu che esisti nel superamento di ogni separatività, nella comunione di tutti gli esseri?
Chi sei?

“Io sono spirito e materia,e nulla di tutto questo.
Sono maschio e femmina, e nulla di tutto questo.
Non sono neppure un io, perché in me non esiste distinzione,
separazione, limitazione.
Infatti comprendo il Tutto.
Comprendere il Tutto significa non conoscere esclusione alcuna,
privazione alcuna.
Non conoscere l’angoscia che nasce dal desiderio di avere o di essere
ciò che non si ha o non si è.
Essere il Tutto significa “essere” e quindi avere la pienezza assoluta.
Per te io sono tutto quanto ti manca per essere assoluto.
Tutto quanto sperimenti ti conduce a me, perché io sono il tuo destino.
Apparisco nascosto ai tuoi occhi, eppure sono palese a chi voglia trovarmi.
Non attribuirmi qualità che hanno un contrario, perché mi limiti.
Dunque io sono illimitato, ma pure questa è una qualità,
dunque io sono indefinibile.
Sono il tuo essere e il tuo non essere in forza del quale sei come sei,
in quanto ogni cosa del mondo relativo esiste perché esiste il suo contrario.
Ma io sono la spiegazione dei contrari perché li trascendo.
Sono Colui che dalla materia bruta trae la coscienza
in forza della quale tutto esiste.
Se infatti ciò che è non sentisse o non fosse sentito, non esisterebbe.
Così il prodigio dell’esistenza è il prodigio della coscienza.
Esistere è sentire di esistere.
Io sono l’esistenza assoluta.
Perciò sentire di esistere è sentire me.
Ogni essere mi sente, perché sente di esistere,
ed in forza della sua stessa esistenza io sono presente in ogni essere.
La semplice coscienza di esistere
è la mia più velata manifestazione negli esseri,
ma io sono anche ciò che alimenta la loro coscienza.
Perciò sono la gioia che aneli e il dolore che ti schianta;
sono l’ambizione che ti spinge alla conquista
ed il vuoto che alla conquista
subentra.
Per ampliare la tua coscienza
non esito ad
edificare una civiltà o a distruggerla.
Tutto io faccio in funzione di te, del tuo vero bene.
Vedi coloro che ti circondano?
Gioiscono, soffrono, si muovono, vivono
e ciò che tu vedi di loro avviene per te.
Vedi che accade nel mondo?
Accade per te!
Anche ciò di cui hai avuto solo una scarna notizia,
sentito un lontano eco, è avvenuto per te, figlio mio.
Il sole sorge e tramonta,
le stagioni si susseguono,
i pianeti percorrono le loro orbite,
gli universi nascono e periscono
e tutto ciò io lo faccio accadere per te, figlio mio!
Dunque io sono la sostanza che ti costituisce e lo spirito che ti anima,
poiché tu sei in me ed lo sono in te, figlio mio.
Ma non mi fermo solo a questo,
perché
rendo partecipe di me stesso ogni essere
ed
a ciascuno mi dono interamente senza riserve,
fino al punto che ogni distinzione “io e te”, ogni separazione,
sono solo illusorie e lo sono solo quel tanto necessario a farti esistere,
a donare all’essere la coscienza assoluta.
Questo io sono.
Pace a voi.
Kempis



Sì è vero, tu non sei quel Dio lontano nella sua immensità,
che misura la sua onnipotenza con la fragilità dell’uomo,
che ci beffa dandoci la mente per nascondersi
dietro
l’assurdo dogma e quindi confonderci.
Tu non sei quel Dio che fa dei nostri errori
colpe meritevoli di eterna pena,
che nega la sua grazia a chi non lo riconosce.
E come possiamo riconoscerti
se è vero che non potremmo mai comprenderti?
Tu non sei quel Dio che ha bisogno di essere pregato,
lusingato per poi assecondare taluno ma non si sa chi e perché.
Quel Dio sono abituato a pregare.
Ma se mi si toglie un Dio così enigmatico e despota,
debbo necessariamente rimanere smarrito?
Impedito nel senso mistico?
E quale può essere la mia preghiera,
se ancora ha un senso pregare?
Come posso rivolgermi a te, Padre,
se tu non sei una persona?
Come posso pregarti per chiederti qualcosa,
quando già tutto tu mi dai prima che lo
chieda?
Come posso pensare di capire qual è il mio bene
e quello domandare,
quando il mio sguardo non va oltre le mie limitazioni
ed il mio giudizio, di conseguenza, è così parziale?
Posso pregare solo di scusare la mia presunzione
di sostituirmi a te nel sapere che cosa mi è necessario
senza considerare che solamente il vero bene
è la vera mia necessità, non quella che credo tale.
La mia preghiera non può essere che un ringraziamento.
Debbo ringraziarti perché non mi ascolti,
perché non fai la mia volontà, ma la tua.
La mia preghiera non può essere un contatto con te,
perché già io sono nel tuo seno in modo indivisibile,
nonostante la mia incoscienza, e mai,
per nessuna cosa che io faccia o senta, tu mi ripudi,
mai l’esistenza che mi comunichi viene meno.
Padre, se ciò a cui vado incontro lo debbo subire
per il mio bene, fa che trovi la forza
per subirlo
anche se non ho la consapevolezza della sua necessità,
ma se deve accadermi per stimolarmi a lottare e reagire
perché non
accada, fa che trovi la volontà e la determinazione
che mi sono necessarie.
La mia preghiera può essere solo quella di rivolgermi a te, Padre,
per trovare, io o altri, la consapevolezza di una simile verità,
perché in tale consapevolezza si spegne ogni affanno, ogni paura,
ogni smarrimento, ogni solitudine e si trova ogni serenità,
ogni certezza, ogni conforto, ogni pienezza.
Io sono in te, Padre, parte della Tua esistenza.
Kempis



Libertà non è la possibilità di fare ciò che si desidera.
Ciò che si desidera è sempre conseguenza di una necessità,
frutto di incompletezza e di limitazione.
Libertà è la possibilità di sottrarsi ad uno stato di limitazione
ed è un attributo
crescente dell’evoluzione.
E’ assolutamente libero chi non è soggetto ad alcuna limitazione.




Come il movimento è una successione di punti,
il tempo ne è una di attimi,
in ciascuno dei quali vi è una particolare disposizione
degli oggetti nell’universo.
La vostra mente, passando da un attimo all’altro,
secondo una successione convenzionale, con il ricordo,
crea l’illusione del movimento, del cambiamento, del tempo.
Il mondo fisico, che cade sotto i vostri occhi
e che appare come perenne divenire,
è in realtà un eterno “essere”.



Il problema dell’individuo non è quello di divenire,
ma quello di essere.
Non è quello di conoscere,
ma quello di comprendere.
Non è quello di sapere,
ma quello di sperimentare.
Nell’individuo la volontà è la base della potenza.
La comprensione quella dell’amore.
La consapevolezza quella della saggezza.

2/ Meditazioni in evidenza

Quale può essere la mia preghiera, se ancora ha un senso pregare?

Sì è vero, tu non sei quel Dio lontano nella sua immensità,
che misura la sua onnipotenza con la fragilità dell’uomo,
che ci beffa dandoci la mente per nascondersi
dietro l’assurdo dogma e quindi confonderci.
Tu non sei quel Dio che fa dei nostri errori
colpe meritevoli di eterna pena,

continua..

File audio Cerchio Firenze 77

Si, Padre, nell’esistenza di ciascuno c’è un giorno in cui è udita la tua voce. Kempis

Chi sei Tu essere assoluto di cui noi siamo atomi? Kempis

Ho conosciuto l’amore degli uomini. Dali

La sopravvivenza alla morte. Dali

Ricerca della verità. Dali.

Saper accettare il nuovo e l’opinione altrui, Dali.

Il bene e il male, Kempis.

La condizione morale d’esistere (Non giudicare), Dali

La natura di Dio e della Realtà (Il perché del Tutto), Kempis

Ragione del dolore, prima parte, Kempis

Ragione del dolore, seconda parte, Kempis

La sofferenza, Il Veneziano

Rapporto con gli altri, Vari autori

Meditazioni quotidiane 5.2

Ti conosco Signore, Dio dei Santi!
Tu eri prima che ogni cosa fosse,
Tu sei ciò che sopravvive,
perché
sei Colui che E’.
Tutto Tu sei:
Uno dai mille volti.
Sei il raro gesto pietoso del sanguinario
e il dubbio maligno dell’illuminato
Sei la naturale provvida difesa
e l’esterna maligna infiltrazione.
Sei l’endogena forza che edifica
e l’erosione che leviga.
Sei oltre ogni umana parola,
ogni umano congetturare
che muta nel tempo e nello spazio,
perché sei l’immutabile.
Sì, Ti conosco, Signore!
Tu sei l’Anziano degli Anziani.
Tu eri prima che ogni cosa fosse,
Tu sei ciò che sopravvive,
perché
sei colui che è.
Kempis  



Padre nostro che sei
sia santificato il Tuo nome
venga il Tuo regno
sia fatta la Tua volontà
come in cielo così in terra
poiché Tuo è il Regno,
la giustizia e la misericordia
ora e nei cicli generatori
in sempiterna secula.
Amen.
Kempis



Sperate!
Sperate in un domani migliore,
nella virtù trionfante,
nel buon senso che prevale,
nella coscienza che si desta,
nella volontà di creare un mondo più bello,
nella speranza che ritorna.
Perché sperare è carezzare,
è concepire il bene,
è cullare,
è infondere fiducia,
è nutrire,
è pascere,
è rinverdire,
è dare forza,
sperare è creare!
Che la speranza sia con voi.
Kempis


Se l’opinione del gregge comune
non sarà la tua regola di condotta,
se sarai tollerante con gli altri quanto
lo sei con te stesso.
se saprai comandare più a te stesso che agli altri,
se sarai giusto più che buono,
indulgente e comprensivo specie con i deboli,
se lavorerai pazientemente,
se mai risponderai con un rifiuto
ad una richiesta e ad un’offerta,
se potrai avere ricchezze e onori,
ma non esserne schiavo,
se potrai godere della solitudine,
ma non avrai paura della compagnia degli uomini
e viceversa,
se saprai essere povero e parsimonioso,
se potrai sopportare di buon grado l’oblio
e l’ingratitudine degli uomini,
se saprai camminare da solo senza grucce,
eccitanti ed illusioni.
Se saprai essere infantile con i fanciulli,
gioioso con i giovani,
pacato con gli anziani,
paziente con i pazzi,
felice coi saggi,
se saprai sorridere con chi sorride,
piangere con chi soffre,
e saprai amare senza essere riamato,
allora figlio mio, chi potrà contestarti il diritto
di esigere una società migliore?
Nessuno, perché tu stesso, con le tue mani,
l’avrai creata!
Kempis, Cerchio Firenze 77

 



Ho conosciuto l’amore degli uomini,
ed era possessivo.
Ho conosciuto la loro amicizia,
ed era sfruttamento.
Ho conosciuto il loro aiuto,
ed era umiliazione.
Ho conosciuto la pietà degli uomini,
ed era degnazione.
La loro protezione,
ma aveva un secondo fine.
Ho conosciuto la giustizia degli uomini,
ma era parziale.
La loro forza, ma era brutalità.
La loro onestà, ma era apparenza.
Ho conosciuto la fede degli uomini,
ma era una prigione.
La loro filosofia, ed era cenere.
La loro scienza, ed era cecità.
Ho conosciuto la compagnia degli uomini,
ma non mi riempiva.
Tutto questo ho conosciuto ed assaporato e,
restandone turbato,
ho compreso di non essere morto a me stesso.
Dali



Se Il vostro amore non conosce condizioni,
dubbi, tiepidezze;
se amate senza essere riamati,
se quell’amore vi rende costantemente felici, paghi;
se ininterrottamente vi dà la pienezza,
se trovate la felicità solo nella felicità degli amati,
se date prima ancora che vi sia richiesto,
e se l’amare è il solo compenso che gioiosamente
vi ripaga di ogni fatica,
di ogni sacrificio per gli amati,
voi siete fra quelli che possono lontanamente
immaginare cosa sia l’amore divino,
quell’amore che a ognuno così parla:
Figlio mio, più che amare e suscitare l’amore,
voglio che tu sia l’amore stesso.
Così, se è l’amore materno che può avviare un tale miracolo,
ti farò madre ed io sarò tuo figlio.
Se è l’amore sensuale,
allora non mi scandalizzerò ad esserti amante.
Se sarà l’amicizia a potere tanto,
io sarà il tuo fedele amico.
Ma se sarà l’amore agli altri, anonimi,
allora in ognuno di essi mi vedrai quale veramente io sono
e comprenderai, essendolo tu stesso, l’essenza del vero amore.
Dali



Oh Padre,
fa che noi andiamo là dove siamo attesi,
che mai siamo strumenti consapevoli
o inconsapevoli di interessi egoistici;
fa che risvegliamo le qualità migliori di coloro
che avviciniamo e che possiamo
donare
l’equilibrio sanatore a coloro
che ci avvicinano;
fa che sappiamo destare la comprensione degli uomini
e che possiamo essere canali
di bene.
Per tutto questo, oh Padre,
fa che mai ci manchi l’aiuto del Tuo potere.
Amen.
Dali



Oh Altissimo Signore,
poiché tutto, per una Tua sublime legge di armonia,
è attratto e si avvia verso l’ambiente adatto a noi,
fa che la nostra paura e la nostra ribellione
non si oppongano al compimento di questo divino principio.
Fa che mai ci sentiamo soli ove dovremo andare,
ma che ognuno Ti senta vicino a
sé poiché Tu sei ovunque.
Fa che la Tua volontà sia la nostra,
che ogni nostro simile non sia un estraneo per noi,
ma un fratello.
Aiutaci ad amarlo come Tu l’ami.
Se alcuno di noi sarà provato, fa, oh Altissimo,
che egli abbracci il dolore comprendendone l’intimo significato,
affinché il suo cuore non si inaridisca.
Fa che nessuna cosa, di questo mondo di illusioni, ci leghi a sé;
che quella sicurezza, spesso cercata nelle creature e nelle cose,
sia trovata nell’intimo nostro, poiché solo quella è reale
e duratura;
e quando amareggiati dalla delusione,
chiniamo la testa, fa, oh Signore, che la vita ci apparisca
quello che realmente è:
il Tuo più grande dono.
Dali



Vieni a noi, tu, che sei deluso e smarrito,
che invano hai sperato nell’aiuto dei tuoi simili.
Vieni a noi, tu che sei amareggiato e solo,
che inutilmente hai creduto alle promesse dell’uomo.
Vieni a noi, tu che sei incompreso e rifiutato
che, tradito, vorresti rinunciare alla vita.
Perché vuoi punirti per le colpe degli altri?
Ma interrogati!
Veramente degli altri è la ragione del tuo dolore?
Ti diciamo: vieni a noi,
eppure noi abbiamo da darti
solo quello
che tu sei disposto a darci;
possiamo per te solo quello che tu vuoi che possiamo;
siamo per te solo quello
che tu permetti che siamo.
Da noi stessi non abbiamo da donarti
quello che ti manca e che vorresti.
Noi possiamo consolarti, non vogliamo fare per te;
siamo solo una voce senza corpo,
un’identità senza nome,
una dottrina senza autorità,
un messaggio scritto sulla sabbia
di un deserto ventoso.
La nostra voce dice:
Oh tu che sei preda dello sconforto e della delusione,
perché vuoi addebitare le tue
colpe agli altri?
Non devi cercare nei tuoi simili quello che tu devi avere.
Non devi attendere che gli altri facciano
quello che tu devi fare.
Non puoi pretendere che gli altri siano
quello che tu devi essere.
Tu non devi delegare,
non devi attendere,
non devi rinunciare.
Abbi fiducia in te stesso!
Tu hai. Tu puoi!
Basta che tu lo voglia.
E quando avrai compreso che non hai alcun diritto
di sentirti sfiduciato se tu stesso non sei la fiducia,
deluso se tu stesso non sei la speranza,
amareggiato se tu stesso non sei il conforto dei tuoi simili,
sentirti solo se tu stesso rifiuti,
tradito e abbandonato se tu stesso non dai.
Quando tale sarà il tuo “sentire”,
allora tu stesso sarai la nostra voce,
il nostro vivente messaggio,
la testimonianza del nostro
potere.
Dali



Oh Padre, fa che io Ti veda attraverso alle creature,
ch’io non mi fermi al lato tristemente umano,
agli inevitabili limiti,
ai difetti più o meno scontati;
fa ch’io non consideri la loro abilità,
la loro sicurezza,
la loro bellezza come qualcosa che appartiene loro,
ma li consideri Tuoi
doni, quali in effetti sono.
Fa che al di là di ogni apparenza veda Te,
Essere per essenza,
di cui noi siamo riflessi tanto più somiglianti,
quanto meno siamo
limitati.
Ciò che Tu vuoi che l’uomo faccia,
o come vuoi che l’uomo sia,
non è un mistero, solo che l’uomo lo voglia, se lo domandi.
E non si può neanche dire che fare la Tua volontà sia faticoso,
costi sforzo:
lo è quando l’uomo non vuole.
Ma quando ci si abbandona a Te,
quando si dimentica se stessi,
il proprio
guadagno,
il volere apparire,
allora la Tua
via porta innanzi con sicurezza,
con la gioia nel cuore e una forza che tutto fa superare.
Se si fissano in Te i nostri propositi,
Tu non ci abbandoni,
ricolmi di consolazione la nostra vita.
Capisco, oh Signore, che è a Te
che dobbiamo consapevolmente
e volontariamente venire.
Dicci dove dobbiamo guardare per vederTi
e non vedere altro.
Se, come dice S.Agostino,
quelli che si
rifugiano in Te,
è con la fede che Ti trovano,
dacci, oh Signore, la fede.
Se e con la virtù, dacci la virtù.
Se è con la scienza, dacci la scienza.
Ma forse per trovarTi o Signore,
dobbiamo lasciare il mondo, gli affetti,
la famiglia,
il lavoro?
E’ proprio indispensabile che rinunciamo a tutto,
ci isoliamo?
No, Tu non lo vuoi necessariamente,
tanto più perché se l’uomo non supera dentro di sé
l’attaccamento smisurato alle cose sensibili,
è inutile che fugga il mondo;
lontano che vada, con sé recherà sempre nel suo cuore
le sue innumerevoli brame.
Invece, se pur restando nel mondo, nella famiglia,
pur lavorando, compirà le sue azioni anonime,
insignificanti, dedicandole a Te;
se amerà e servirà di più i suoi cari
donando a Te quella vita apparentemente inutile;
se cercherà di pulire, abbellire, facilitare
la vita degli altri per amore a Te, o Signore,
allora sì che Ti mostrerai.
Teresa



Altissimo Signore, Eterno Iddio, di cui tutti siamo espressione,
fa che comprendiamo qual è il posto che Tu ci hai assegnato.
Dacci la comprensione della Tua volontà
e la capacità di adempierla.
Fa che comprendiamo cosa la sofferenza vuole Insegnarci,
fa che siamo consapevoli dei nostri limiti e delle nostre capacità e,
in questa consapevolezza, come sia nostro dovere operare con
il progresso.
Fa che comprendiamo di non sfruttare gli altri;
dacci la forza di bastare a noi stessi e la generosità di aiutare gli altri.
Poiché l’uomo viene in questo mondo e da esso se ne va nudo,
sicché è perfettamente inutile che egli accumuli i beni per se stesso.
Riempici tanto di Te da colmare la nostra pochezza
che di tutto ci rende mancanti.
Amen.
Teresa



Altissimo Signore,
non puoi averci generato perché ci perdessimo,
e non puoi aver sottoposto la nostra salvezza alla nostra debolezza,
nascosto il nostro vero bene con la
nostra incapacità di comprendere.
Noi siamo confusi, incerti, dominati dall’egoismo, limitati.
Non può essere che Tu abbia subordinato la nostra eterna beatitudine,
alla padronanza di virtù che non possiamo avere,
al possesso di una natura che non è di tutti e che non sempre è nostra.
Tu sei amore ed il Tuo amore non può essere condizionato
dalle nostre azioni, dalla nostra incoscienza.
Il Tuo amore non può cessare, arrendersi di fronte ai nostri errori,
per quanto grandi
siano.
Il Tuo amore non può essere impotente di fronte alla nostra cecità
e al nostro rifiuto, perché è amore divino e come tale è illimitato;
nulla e nessuno può escludere.
Oh Padre, fa che siamo consapevoli della grandezza del Tuo amore!
E allora comprenderemo che quanto ci accade per la nostra incoscienza,
per il nostro
egoismo, per la nostra crudeltà, per la nostra cecità
e il nostro rifiuto, Tu lo permetti per il nostro vero bene.
Padre, fa che troviamo in noi questa sicurezza ed allora ci sarà più facile
accettare quanto ci accade.
Fa che comprendiamo che stiamo nascendo alla vita dello spirito,
e quanto sia per noi importante vivere consapevolmente
per trovare quella comprensione che ci disvela quanto ci ami.
Amen.
Teresa



Signore, in Cristo Tu sei il Dio della pace,
della misericordia, della verità, dell’amore.
Fa che quella pace, quella misericordia,
quella bontà, quell’amore ci uniscano
e
siano con noi tutti i giorni della nostra vita.
Tu sei il Dio dell’unione;
fa che lo spirito ci unisca consapevolmente gli uni agli altri
in un sol corpo con la comunione dell’amore,
della comprensione di una sola verità.
Signore, Dio del Tutto, rendici degni
del miracolo che stiamo vivendo.
Amen Amen Amen
Teresa



La pace sia con voi,
con coloro che vi amano,
con coloro che vi odiano.
La pace sia con gli oppressi,
con gli oppressori,
con chi fa il bene,
con chi ha ricevuto il bene,
sia con chi soffre,
con chi combatte,
con chi uccide,
con chi è ucciso.
La pace discenda sugli accecati dalle passioni,
su chi giudica, su chi non crede, sull’egoista.
La pace sia con tutti,
affinché chi ama ami con amore puro,
chi odia plachi l’odio,
chi è oppresso sia sollevato,
chi fa il bene nella
pace sia ricompensato,
chi ha ricevuto il bene sia in grado di rendere il bene,
chi soffre
abbia dolce la sofferenza,
chi combatte cessi di combattere,
chi uccide pianga l’atto commesso,
chi è ucciso non abbia moto di ribellione contro l’uccisore.
La pace discenda su tutti,
affinché l’accecato dalle passioni plachi il tormento interiore,
il giudice giudichi con discernimento,
chi non crede trovi Dio,
chi ama se stesso abbia luce.
Tutto ciò perché nella pace riceviamo gli influssi della Scintilla Divina,
nella pace ritroviamo noi stessi,
nella pace siamo buoni.
La pace sia dunque con tutti.
Teresa



Se tu cogliessi un frutto prima della stagione
della sua maturazione, tu lo perderesti,
ma altrettanto tu lo perderesti,
se tu lo
lasciassi marcire sulla pianta.
E’ giunto il tempo che tu ricerchi la vera condizione
di ciò che appare cominciando
da te stesso.
Ripeti perciò mentalmente con me questo mantra:

Rivolgo la mia attenzione alla profondità del mio essere
che si effonde oltre la mia attuale consapevolezza.
Il mio io è prodotto dalle contingenti limitazioni,
e dall’errata autoconvinzione che il mio essere sia in esse contenuto.
I conseguenti: egoismo, avidità, paura, senso di ostilità
per ciò che credo non sia me stesso,
mi impediscono di aprirmi alla vita dell’illimitato essere
che è in ogni uomo e che fonde in pura unione d’amore
tutte le forme di vita esistenti in una sola.
La vera natura di ognuno, come la mia,
sta oltre le contingenti limitazioni e differenziazioni
che creano le personalità amate
ed avversate.
Al di là di ciò ch’io trovo spregevole e detestabile nei miei fratelli,
sta Colui che è sommamente amabile e sommamente ama
perché E’ Sommo Amore.
Dietro l’aspetto mutevole e caduco di ogni uomo,
sta il vero Sé di ognuno,
l’Unico Essere in cui tutti ci riconosceremo.
Desiderio e repulsione, come gioia e pena,
vanno e vengono e, come le forme di vita,
sbocciano e appassiscono;
ma il vero Sé
Immutabile resta.
Non mi oppongo al fluire in me dell’unica vita,
arrendevole mi abbandono per seguire la Sua volontà.
Conducimi dove è giusto che io sia,
guida ogni mia azione al che io la compia non per goderne i frutti,
ma per la Tua gloria.
Fa che io sia strumento consapevole della Tua manifestazione.
Tu che sei la sorgente di ogni vita,
Tu che sei la coscienza senza limiti,
Tu che sei fuori e dentro gli esseri e da essi non sei diviso
e in essi non ti dividi,
Tu che tutto contieni, di ognuno sei radice e nutrimento.
Tu che sei la forma e la sostanza di ogni essere
e la spiegazione della Tua stessa esistenza,
che sei ragione di Te medesimo,
Tu che mai fosti, mai nasci, mai muori,
pur essendo causa e finalità del Tutto,
immergimi, cosciente, nell’infinita profondità del Tuo Essere
ove va a completezza tutto ciò che è incompleto,
ove si dissolve ogni separazione, cade ogni limitazione,
ove passato e futuro sono presente eterno.
Fratello orientale



Io sono un centro di coscienza,
d’influenza e di potere,
di pensiero e di conoscenza,
di sensibilità e di espressione.
Attorno a me si aggira il mio mondo
di cui io sono signore.
La mia mente è strumento d’espressione
ed io sono indipendente dal corpo,
dalle
sensazioni, dalle emozioni, dai desideri,
dalle facoltà intellettuali.
I miei veicoli sono un’unica cosa con la materia universale,
così la mia vita con l’unica vita universale,
così il mio spirito con gli altri,
apparentemente divisi,
e con l’Unica che li sovrasta e abbraccia tutti.
Il dolore dei miei fratelli è il mio dolore,
la loro colpa è mia colpa;
con essi raggiungerò, alla fine dei giorni, la Gloria suprema.
lo sono una manifestazione della vita universale
che tutto plasma e anima;
essa vita è in me come in ogni altro essere o cosa;
io sono nel suo seno ed essa mi sostiene,
niente può danneggiarmi veramente.
Qualunque cosa possa sorprendermi
non è che un cambiamento necessario alla mia
evoluzione.
Non temo di perdermi, né temo alcun male,
perché sono una manifestazione della Realtà
e, per questo, potenzialmente pieno di Divino Amore,
di Divino Sapere, di Divino Potere.
Rivolgo la mia attenzione al mio Sé superiore, lo spirito,
che mi guida nelle lunghe peregrinazioni della carne,
affinché renda attivo in me ciò che per natura è allo stato latente.
Sono pronto ad andare là dove posso essere di aiuto;
l’Universo è la mia patria,
l’umanità la mia famiglia,
il mio prossimo me stesso.
Fratello orientale

Due mantra per la pratica meditativa e contemplativa quotidiana

Due mantra per preparare, accompagnare e sostenere la pratica meditativa e contemplativa quotidiana.
Sono del Cerchio Firenze 77, il loro contenuto è di tale profondità per cui solo dalla ripetizione e frequentazione ripetuta e duratura emerge l’intero spettro del sentire che li esprime.

L’operare gratuito, l’amore che non ci appartiene

“Invece se pur restando nel mondo, nella famiglia,
pur lavorando, compirà le sue azioni anonime,
insignificanti, dedicandole a Te;
se amerà e servirà di più i suoi cari
donando a Te quella vita apparentemente inutile;
se cercherà di pulire, abbellire, facilitare
la vita degli altri per amore a Te, o Signore,
allora sì che Ti mostrerai.”
(L’intero testo alla fine del post)

continua..

Meditazioni quotidiane: 1.2

 

 


Questo non è certo il Dio
che la
maggior parte delle religioni propone.
Non è forse quantificabile.
Non è forse definibile come immagine.
Non è forse legato ad altro che ad impressioni,
a sentire, a sensazioni,
a qualcosa che, quindi, a voi appare inesprimibile,
indescrivibile,
irraggiungibile.
Pur tuttavia, al di là di qualsiasi immagine sacra,
vera o non vera,
al di là di qualsiasi grande Maestro,
vero o presunto,
al di là di qualsiasi dottrina religiosa,
al di là di qualsiasi discorso,
al di là di qualsiasi immagine individuale,
l’esistenza di Dio viene sempre recepita,
prima o poi, da un individuo nella sua Realtà,
e questa esistenza compenetra 
la realtà che voi vivete,
in modo così soggettivo da farsi presente,
da farsi sentire nei momenti meno prevedibili, più inaspettati.
C’è chi, nella storia dell’uomo,
ha trovato, sentito, riconosciuto, incontrato Dio
durante un rapporto amoroso con un’altra persona.
C’è chi l’ha incontrando sulle ali di una canzonetta fischiettata.
C’è chi l’ha trovato semplicemente vivendo una giornata di lavoro,
normale, come tutte le altre.
C’è chi l’ha trovato nella sofferenza,
chi l’ha trovato nella gioia,
ogni individuo può trovarlo in mille e mille cose che sono in Lui,
ed ognuna, creature, una per una,
vi parla proprio di Lui stesso.

Scifo 


 

 


Io non sono nulla,
sono una piccola goccia di pioggia
durante un temporale,
un minuscolo granello di sabbia
in uno sconfinato deserto,
un ago di pino
in un bosco di conifere,
un fiocco di neve in una tormenta,
un meteorite in un cielo
popolato
da miliardi di stelle;
eppure, senza di me,
quel temporale, quel deserto,
quel bosco e quel cielo
non sarebbero più gli stessi.
E questo, già da solo,
mi dovrebbe rendere felice di esistere
e di far parte di Te, Padre mio.

Hiawatha


 

 


In qualunque posto Tu risieda,
dovunque Tu sia,
qualunque cielo Tu possa occupare,
qualunque dimensione Ti appartenga,
io a Te dedico la mia gioia,
io a Te dedico la mia allegria,
io a Te dedico le mie passioni,
io a Te dedico i miei desideri,
io a Te dedico la mia sofferenza,
io a Te dedico i miei dubbi e i miei perché,
le mie resistenze, i miei rimpianti,
i miei rimorsi, i miei sensi di colpa
e le mie disperazioni.
Io Ti dedico, Dio mio, tutta la mia vita,
certo che Tu l’accoglierai tra le Tue mani
e saprai con esattezza ciò che di essa va fatto.

Moti


 

 


Mi hai insegnato la via dell’umiltà, Padre,
mi hai indicato, attraverso mille esempi,
la strada della semplicità.
Mi hai fatto dire di essere sola e semplice.
Mi hai insegnato a non pretendere nulla dagli altri,
ma a pretendere molto da me.
Mi hai insegnata ad osservare con occhio benevolo
i miei fratelli, le mie sorelle,
i miei genitori, i miei figli,
i miei compagni di viaggio.
Mi hai insegnato a non giudicare,
mi hai insegnato a non criticare,
mi hai insegnato a sentire
ciò che fa parte
del Creato
come cose che mi appartengono
anzi, come una parte di me.
Ma, malgrado tutto questo,
io mi sento un essere meschino,
un essere che accetta soltanto con la mente
le cose che Tu mi invii,
un essere che, da un momento all’altro,
pensa solo a se stesso,
giudica il comportamento degli altri,
è distruttivo nei confronti della natura e del mondo,
è distruttivo nei confronti
di se stesso.
Ma anche questa, Padre mio,
così come Tu mi insegni,
è una delle strade che mi condurranno fino a Te.
Io vorrei, però, riuscire ogni giorno ad imparare,
a compiere un piccolo sforzo,
affinché le mie parole non siano veleno,
affinché il mio sguardo non sia aggressività,
affinché il mio porgere una mano
non sia solo per prendere,
affinché il mio modo di accarezzare,
o di chiedere una carezza,
non sia un modo di giustificarmi,
o di farmi perdonare.
Aiutami, Padre mio, ogni giorno
a compiere uno di questi piccoli sforzi;
piccoli sforzi che, alla fine, mi porteranno
a poter dire 
di vivere gli altri,
di vivere i miei compagni,
i miei genitori, i miei figli, i miei amici
e gli stessi estranei come dei veri e propri fratelli.
Non chiedo molto, Padre mio,
in realtà non chiedo molto,
ma sono sicura che il Tuo aiuto giornaliero
mi potrà condurre veramente all’unione
con i Tuoi figli e con Te.

Viola


 

 


Padre mio,
ho sentito i Tuoi figli parlarmi di evoluzione.
Ho sentito che suggerivano l’idea che Tutto è Uno
e ho pensato anche che, se davvero Tutto è Uno,
dalla più piccola cosa, mi è possibile Padre mio,
se davvero lo voglio, riuscire ad arrivare fino a Te.
E assieme a questo pensiero, Padre mio, io ho gioito.
Ho gioito perché se davvero Tutto è Uno,
ho compreso che io sono Tutto
e sono Uno con gli altri fratelli che mi stanno attorno.
E che ogni carezza che a me non viene data,
che a me viene tolta per essere donata ad un mio fratello,
ha lo stesso valore della carezza che io avrei dovuto ricevere.
E che le stesse parole e lo stesso affetto che prima,
magari, era rivolto a me e adesso vedo rivolgere ad altri,
questo affetto, queste parole, ho compreso, Padre mio,
che sono
ancora e sempre miei.
E di questo Padre mio,
di questa mia
comprensione,
di questo mio sentirmi unito veramente fino in fondo con Te e con i Tuoi figli,
di questo riuscire a condividere senza invidie,
senza rancori, senza accidia ciò che gli altri hanno
e che apparentemente a me manca,
di tutto questo, Padre mio,
io Ti ringrazio dal più profondo del mio essere.

Moti


 

 


Padre mio,
sento su di me il peso dell’evoluzione,
i secoli sono sfilati davanti
ai miei occhi,
i millenni sono scivolati alle mie spalle come un fiume
che si perde
e si confonde con l’oceano.
Ed io mi trovo improvvisamente accomunato ad altri esseri
che hanno minore esperienza di me,
che hanno forse compreso qualcosa in meno
e con i quali io cerco di intrattenere
un rapporto,
un contatto perché sento che
essi hanno bisogno di me,
ma che anch’io,
in fondo, ho bisogno di loro.
E com’è difficile, Padre mio, fare tutto questo,
com’è difficile far comprendere a loro
quanto essi di me hanno bisogno e quanto io,
a mia volta, abbia bisogno di loro.
Perché se mi metto al loro stesso piano
essi finiscono con il considerarmi un individuo
da assoggettare, da sfruttare, 
da usare
senza tenere in debito conto, senza accorgersi, magari,
di ciò che cerco di far pervenire loro
attraverso la mia
esperienza passata.
Se io invece mi elevo al di sopra di loro
finisco col vederli ritrarre se stessi quasi spaventati,
ritirarsi in soggezione per ciò
che io sono.
Aiutami, quindi Padre mio,
a far loro comprendere che se pure il mio cammino evolutivo
è molto più lungo di quello da loro
percorso,
ciò non significa che anche io non dovrò ancora camminare,
perché se sono più avanti nel cammino,
non è per particolari capacità,
ma semplicemente perché ciò doveva essere
e che anche loro, prima
o poi, giustamente,
attraverseranno il mio
stesso sentiero.
Come far comprendere loro, Padre mio,
che in fondo se io sono ricoperto di materia fisica
questo sta a significare che io sono
un essere umano,
in questo momento,
così come lo sono loro?
Come far loro comprendere
che anche io sono capace di soffrire,
che anch’io incontro la disperazione,
che anche per me la disillusione,
le illusioni infrante possono far male,
che il dolore m’addolora e che la morte a volte mi spaventa?
Come far loro comprendere, Padre mio,
che anche se sulle mie spalle
c’è il peso dei secoli e dei millenni,
che se anche i miei capelli sono diventati bianchi
a forza di essere immersi nella
sofferenza in tutte le epoche
che si possano ricordare a memoria d’uomo,
malgrado tutto questo, io sono ancora un essere che abbisogna d’amore
e che amore cerca ancora di
poter donare e di poter ricevere?
Padre mio,
forse io non riesco ad essere 
abbastanza umile in quanto faccio,
o forse non vi è la possibilità da parte degli altri
di poter penetrare la mia corazza,
così come un bambino osserva le lacrime di un adulto
e pensa che quelle lacrime siano, magari, soltanto un gioco.
Fa’ loro comprendere, Padre mio,
che anche le mie lacrime, i miei sorrisi,
le mie tristezze non sono un gioco,
ma sono vere e sincere così come lo sono le loro.

Scifo


 

 


Padre, Padre mio,
io comprendo la Tua grandezza,
comprendo il Tuo Amore,
io comprendo la Tua pace,
comprendo che Tu, per farmi giungere a Te,
hai posto sul mio cammino anche la distruzione,
hai posto sul mio cammino la rabbia,
l’odio, 
il rancore, l’invidia;
hai posto sul mio cammino
tutto quello 
che di negativo
in un individuo possa esserci.
Io comprendo per questo la Tua realtà,
comprendo per questo la Tua grandezza, Padre mio,
perché so che Tu hai permesso che io uccidessi
e che venissi a mia volta
ucciso
per farmi giungere fino a Te.
Hai permesso che prevaricassi gli altri,
tutti i miei fratelli,
e che gli altri prevaricassero me,
per farmi giungere fino a Te.
Hai permesso che io odiassi gli altri,
le persone che avrei dovuto, invece, amare,
e che gli altri mi odiassero, per farmi giungere fino a Te.
Padre mio, la Tua grandezza è fatta anche di questo;
Padre mio, adesso lo so.
E se la Tua grandezza è fatta anche di questo,
anche il Tuo Amore è fatto di questo,
e sono felice per quanto mi hai amato,
sono felice che Tu mi abbia insegnato
a diventare l’Amore stesso.   

Viola


 

 


Padre nostro,
se ancora una volta ci hai rivestiti di materia,
se ancora una volta ci siamo trovati in mezzo agli altri,
incatenati ai bisogni, ai desideri,
alle necessità del nostro Io,
è perché soltanto Tu sapevi
che di questo noi avevamo ancora bisogno.
Padre nostro,
se ancora abbiamo versato lacrime,
se ancora abbiamo pianto,
perché non siamo riusciti a dare la mano
ad un nostro fratello che soffriva,
se ancora non siamo riusciti ad asciugare quella lacrima
prima che il vento l’asciugasse per noi,

è perché Tu sapevi che il nostro cammino,
la nostra strada, così doveva essere.
Padre nostro,
chissà ancora per quante vite,
chissà ancora per quante esistenze,
così dovremo essere.
Tu non puoi darci la certezza
che 
questa sia l’ultima esperienza,
Tu non puoi fare questo, Padre nostro,
ma noi confidiamo in Te e speriamo che,
prima o poi, Ti raggiungeremo,
perché siamo certi che Tu,
come un ottimo padre con un’infinita pazienza,
ci aspetterai.

Viola


 

 


Padre nostro,
Ti ringraziamo per aver messo lungo la nostra via
il dolore, la sofferenza,
perché da essa noi siamo rinati forti, felici.
Ti ringraziamo per averci dato la gioia,
la felicità nell’osservare anche il solo volo di una farfalla
perché con essa ci hai insegnato 
a capire,
a comprendere la Tua presenza
ovunque.
Padre nostro,
Ti ringraziamo per averci dato tanti altri fratelli
diversi da noi, ma identici a noi,
con i quali abbiamo potuto confrontarci,
scontrarci e comprenderci gli uni con gli altri.
Padre nostro,
Ti ringraziamo per averci offerto l’opportunità
di ascoltare la Tua voce 
attraverso le creature
che ci circondano,
di contemplare la Tua voce
attraverso i semplici fatti
che Tu continuamente ci invii.
Padre nostro,
Ti ringraziamo soprattutto per averci dato
la possibilità di esistere.

Viola


 

 


Padre nostro che sei dovunque
sia resa grazie alla Tua esistenza,
il Tuo regno è già qui
sia in cielo che in terra,
sia fatta fa Tua volontà
perché essa è ciò che muove l’intero creato,
e il Tuo regno è ovunque un essere vive,
muore, soffre, gioisce e sente.
Dacci ogni giorno
l’impulso di migliorare noi stessi,
affinché alla nostra fame di Te
possa sempre essere dato il pane
necessario a saziarci,
e aiutaci a donare agli altri
ciò che sentiamo che da Te
ci viene donato.

Viola


 

 


Padre nostro,
ti ringraziamo per averci donato
occhi per vedere, orecchi per udire,
bocca per parlare, mente per pensare
e spirito per sentire.
Ma quante volte facciamo buon uso
di ciò che, nel Tuo Amore, ci hai elargito?
Quante volte i nostri occhi
hanno visto solo ciò che volevano vedere?
Quante volte i nostri orecchi
hanno udito solo ciò che volevano udire?
Quante volte !a nostra bocca
si è aperta solo per oltraggiare?
Quante volte la nostra mente
si è soffermata davvero a pensare?
Quante volte il nostro spirito
si è sentito davvero una parte di Te?
Padre nostro,
Ti chiediamo umilmente perdono
per il cattivo uso che facciamo dei Tuoi doni.

Moti


 

 


Motore di ciò che è.
Dio presente in ogni dove.
Signore di ogni essere.
Dio che doni e che disponi.
Dio che per creare
ti è bastato affermare:
«Sia l’uomo e sia la donna».
Fa sì che chi hai creato e reso vivo
possa condurre la sua esistenza
sempre libero e sempre in pace.
Tu che sei dentro a ogni cosa,
Tu che sei fuori da ogni cosa,
nelle nuvole e nella notte, ascoltami:
fa sì che io viva i miei giorni,
fino a che avrò bianchi i capelli,
e quando le mie membra saranno stanche,
prendimi fra le Tue braccia
e aiutami a giungere fino a Te,
ovunque Tu sia!

Viola


 

 


O Altissimo Signore,
Tu che mi hai indicato la via,
questa via che porta dentro di me.
Signore, io credo in Te,
Signore, io “sento” che Tu esisti;
mio Signore, percorrerò per Te questa via;
affronterò la sofferenza che la costella,
affronterò gli ostacoli
che si pareranno 
davanti a me,
affronterò i pensieri che mi diranno:
“Torna indietro
perché più avanti c’è la sofferenza,
e alle tue spalle può esserci la pace”.
E questo perché so, o Signore,
perché ho capito, mio Dio,
che se Tu quella via mi hai indicato
è perché alla fine della strada
Tu sei là ad aspettare.

Florian


 

 


Padre mio,
ho cavalcato mille cavalli imbizzarriti
e da essi ho trovato in me le parole e i suoni
che li rendevano docili e capaci di seguire i miei desideri,
conducendomi lungo le
strade paurose della mia interiorità.
Ho incontrato sul mio cammino orde di lupi ringhianti
dai denti snudati come barriere 
poste sulla mia strada
per fermare il mio
avanzare verso di Te,
ma ho saputo tranquillizzarli con la luce di un mio sorriso,
con la forza della mia serenità.
Mi sono imbattuto in tempeste
che facevano rivoltare i mari,
portando in alto quello che era in basso
e ricacciando negli abissi più profondi
quello che era in superficie,
e sono rimasto
a galla sopra il pelo delle acque turbolente
solo grazie alla convinzione che io,
qualunque cosa potesse accadere,
non sarei mai morto veramente.
Ho sfidato il fuoco più ardente,
il lampo più abbagliante,
la grandine più tambureggiante
riparandomi sotto la volontà di giungere indenne
nel porto
della mia anima.
Ho attraversato momenti in cui il mio corpo
mi è sembrato 
un peso inutile ed ingombrante
di cui avrei voluto poter fare a meno.
Ho percorso ore interminabili in cui orgoglio,
paure e rancori 
cercavano di ridurmi come un fuscello
in balia del vento, pronto a spezzarsi
frammento dopo frammento.
Ho vissuto periodi in cui i miei pensieri
sembravano essere pensati soltanto allo scopo
di ferire me stesso o, peggio ancora,
di ferire gli altri.
Eppure, sempre, qualcosa dentro di me
è riuscito a modificare ciò che attraversavo
aggrappandosi con tutta la sua speranza
al piacevole soffio di un vento primaverile
o alla risata senza imbarazzo di un bambino
o all’incontro con una nuova, inaspettata, meravigliosa idea.
Infine, Padre mio, ti ho scorto
e tutto ciò che ho vissuto mi è apparso nella sua grandezza,
facendomi riconoscere 
che di tutto ciò, indubbiamente,
avevo
bisogno per arrivare ad essere una parte cosciente di Te.

Andrea


 

 


Padre mio, quante volte, nel corso della mia esistenza,
io mi rivolgo a Te per chiederTi qualcosa,
eppure è un po’ di tempo, Padre mio,
che non provo più il desiderio di chiederTi nulla
perché penso di aver oramai compreso che Tu
già mi dai tutto ciò di cui
io posso aver bisogno
e che è soltanto la mia mancanza di comprensione
in determinati momenti che mi impedisce di vedere
quanto grande è la Tua magnificenza.
Padre mio, io osservo le mie mani,
osservo
il mio corpo,
osservo il mio viso allo specchio e mi tuffo nei miei occhi,
e in essi resto catturato come se fossero delle porte
su degli universi incommensurabili;
guardo le espressioni che un lieve muovere delle ciglia riesce a comunicare,
guardo la gioia, la felicità, la tristezza, l’amarezza, l’ira che,
con pochissimo sforzo, riescono a manifestare e mi chiedo:
«Se una cosa così piccola riesce a fare così tante cose diverse,
stupefacenti nel loro
piccolo eppure meravigliose,
che complessità ha l’interezza del mio corpo
e quali enormi possibilità di espressione esso possiede
che io neppure riesco a immaginare, a comprendere fino in fondo?».
A quel punto, quasi annichilito dalla grandezza di quel microcosmo che io sono,
di quella grandiosa realtà che Tu rifletti e in Te si riflette,
non posso far altro, Padre mio,
che ringraziarTi per la Tua bontà.

Scifo


 

 


Io volevo chiederti, Padre mio,
quand’è che raggiungerò la Realtà con la ‘R’ maiuscola,
ma ho l’impressione che una
domanda del genere
non mi avrebbe fruttato molto perché,
ascoltando quanto i Tuoi deva hanno manifestato nel tempo,
posso arrivare da solo ad una conclusione,
che da una parte
è logica ed evidente
e dall’altra parte è
disarmante.
Infatti, mi sono risposto da solo
che arriverò alla Realtà con la ‘R’ maiuscola
soltanto nel momento in cui avrò svelato tutta l’illusione.
Certo, non può essere che così!
Questa non può essere che la verità,
ma per me, immerso nell’illusione di tutti i giorni,
immerso nei veli d’illusione che l’Io quotidianamente mi mette davanti,
non posso che sentirmi a volte stanco e quasi disperato
nel rendermi conto di quanta difficoltà incontro
nel mio tentativo di alzare il sipario
di questo Teatro delle Ombre.

Scifo