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Dall’ambiente cosmico alla vita: un esempio
[…] Il primo concetto è che la struttura e lo sviluppo del Cosmo non sono poi così complicati quanto potrebbe apparire vista la vastità degli elementi in gioco, dal momento che, in realtà, provengono dall’impiego di pochi e relativamente semplici elementi (strumenti e processi che, a questo punto, sarà dunque bene chiamare assoluti) quali la vibrazione prima, portatrice delle informazioni che forniscono una direzione precisa e predeterminata alla costituzione e allo sviluppo del Cosmo, e l’unità elementare grazie alla quale è possibile il passaggio dall’Assoluto al relativo all’interno della realtà cosmica, permettendone la strutturazione e fornendole la costituzione del «campo di battaglia» all’interno del quale il processo evolutivo svilupperà il suo percorso che riposizionerà l’intero Cosmo all’interno dell’Uno.
Il secondo concetto è la ripetizione di quanto così spesso vi abbiamo ripetuto nel corso di questi decenni: all’interno dello sviluppo del Cosmo ogni strumento e ogni processo non può essere concepito che come illusorio, relativo e transitorio, dal momento che gli strumenti e i processi che si manifestano in tale ambito, nascono via via sulla spinta delle necessità evolutive che si presentano all’interno del Cosmo e possiedono, di conseguenza, un inizio e una fine strettamente collegati a particolari necessità evolutive che vengono in essere nel corso della vita del Cosmo, e, una temporaneità di esistenza più o meno lunga a seconda della forza o dell’importanza che essi possiedono in relazione al corretto sviluppo delle necessità evolutive della coscienza cosmica.
Non bisogna dimenticare, d’altra parte, che il Cosmo, al suo interno, tende all’equilibrio, ma neanche che anche questo concetto ha peculiarità diverse se osservato dalla prospettiva dell’Assoluto e dell’interezza del Cosmo, oppure se osservato nei piccoli cicli relativi e interpretabili soggettivamente che concorrono allo sviluppo dell’evoluzione all’interno di ogni Cosmo.
Riprendendo, modificandolo, un esempio presentato da un fratello qualche tempo fa, cerchiamo di costruirci un’immagine fatta di simboli semplici e accessibili per fissare meglio nelle vostre menti quanto sto cercando di dirvi.
Immaginiamo che il Cosmo sia uno stagno di acqua immobile (la materia indifferenziata all’interno del Cosmo).
Prendiamo un sasso (strumento) e lanciamolo al centro dello stagno (vibrazione prima) assumendoci, per un attimo e per la gratificazione illusoria del nostro Io, il ruolo dell’Assoluto.
L’acqua riceve la vibrazione indotta dal lancio del sasso e la vibrazione si trasmette alla materia indifferenziata che reagisce entrando a sua volta in movimento avviando il processo di propagazione della vibrazione iniziale all’interno dello stagno, con la conseguenza che dal punto di impatto si allargano delle onde circolari (processo vibratorio), via via sempre più ampie e gradatamente meno intense dal punto di vista vibratorio a mano a mano che il processo innescato si è allontanano dal punto dell’impatto, fino a sfumarsi e a diventare talmente deboli da non essere più percepibili allorché raggiungono le rive che circondano lo stagno.
Se voi foste un girino vicino al punto di impatto del sasso con l’acqua dello stagno e osservaste lo svolgersi del processo certamente vivreste lo svolgersi del processo di cui siete partecipi come un sommovimento incontrollabile e turbolento in cui difficilmente potreste riconoscere elementi di equilibrio: il vostro punto di vista percepirebbe essenzialmente la turbolenza e lo scompiglio che il processo in atto porta nella vostra esistenza.
Ma se osservaste lo stesso processo dalla riva dello stagno vi rendereste conto, con un piccolo sforzo di ragionamento, che l’acqua dello stagno gradatamente tende a ritornare alla condizione quieta di partenza e quest’osservazione vi potrebbe far comprendere che, comunque, all’interno del sistema-stagno operano altre forze che collaborano per riportare l’acqua dello stagno alle condizioni iniziali esistenti prima che il processo venisse messo in atto. Scifo
Come nasce un cosmo: una allegoria teosofica
Il Cosmo, come ogni cosa, è una manifestazione dell’Assoluto, un’emanazione. Il primo atto, il primo alito di questa manifestazione lo possiamo identificare in un punto che chiamiamo Logos, per parlare come parlavano i teosofi.
Il Logos, naturalmente, rappresenta il punto più alto e più vicino a Dio – più vicino in termini di coscienza, non di spazio – e rappresenta il punto centrale proprio dell’universo, del Cosmo. Tuttavia non è sufficiente questa prima manifestazione affinché il Cosmo stesso possa avere il suo ciclo di manifestazione. Deve a questo punto accadere qualche cosa affinché si creino le condizioni tali per cui il ciclo di manifestazione possa essere messo in atto.
Cosa accade allora? Accade che questo punto (ideale, naturalmente) cominci a stringere se stesso all’interno di un cerchio. Questo proprio allo scopo di diventarne il punto centrale che attivi la manifestazione, per darsi un inizio ed una fine e per costruire quello spazio-ambiente in cui prenderà forma la sua manifestazione.
Ma anche questo da solo, ancora non basta.
Ad un certo punto, il nucleo centrale di questo cerchio, ideale naturalmente, comincia a vibrare andando a toccare i punti della circonferenza, formando una linea che – come dicevano sempre i teosofi – determina la separazione tra il mondo dello spirito e il mondo della materia. Questa linea, che rappresenta poi il diametro del cerchio, viene chiamata Secondo Logos, e delimita appunto la separazione tra il mondo della materia e il mondo dello spirito. Questo sta a significare quindi che finalmente il non manifestato comincia a diventare manifesto attraverso il principio del dualismo, della dualità che permea l’universo intero. Infatti questo diametro rappresenta proprio il dualismo che è l’orditura stessa di tutto il Cosmo, l’Io/non Io, il Sé/non Sé e via e via e via.
Questo meccanismo lo possiamo rappresentare anche figurativamente se pensiamo un attimo, ad esempio, alla riproduzione per scissione cellulare dalla quale possiamo notare che da una cellula, dopo poco tempo, se ne hanno due.
Ma tutto questo non è ancora sufficiente. Avviene un qualche cosa d’altro, allo scopo proprio di permettere al Cosmo di avere il suo ciclo di manifestazione. Infatti, una volta costituitosi il primo Logos ed il secondo Logos si costituirà anche il Terzo Logos, quello della triplice manifestazione, che ritroviamo alla base di molte religioni: la trinità che più o meno tutti voi conoscete.
Ma come avviene questa manifestazione del Terzo Logos? Il punto che abbiamo chiamato Logos in assoluto, comincia a vibrare diversamente e in maniera perpendicolare alla linea che rappresentava il diametro del cerchio in questione formando così una specie di croce. Questo movimento, questa nuova intersecazione dà origine a quello che chiamiamo appunto Terzo Logos o, molto più semplicemente, tanto per intenderci, Mente universale, Mente suprema o come la volete chiamare, la quale poi a sua volta – e questo lo vedremo in dettaglio in un’altra occasione – attraverso ad un meccanismo molto particolare darà origine a tutto quello che voi vedete nel mondo fisico, nel mondo della materia, attraverso ciò che conosciamo come materia, energia e forma.
Questo Terzo Logos ha la sua ragione d’essere perché è sorretto nel suo esistere dal dualismo, dal Secondo Logos, il quale trova la ragione del suo esistere nell’unità, cioè nel Primo Logos.
Ricapitolando dunque il Logos rappresenta la più alta manifestazione ed è là dove risiedono ad esempio tutti i più grandi maestri spirituali dell’umanità, rappresentato in questo punto che comincia a vibrare all’interno di un cerchio, virtuale naturalmente, che lui stesso ha costruito per potersi manifestare, tocca i vari punti della circonferenza del cerchio in cui si è racchiuso per manifestarsi contemporaneamente in tre differenti stati di coscienza che schematizziamo per ora in maniera molto semplice in questo modo:
– il primo stato è naturalmente il Logos dove vivono, esistono quei piani di esistenza spirituali che avevamo denominato, a suo tempo, di beatitudine e di esistenza;
– il secondo stato di coscienza, è lo stato di evoluzione del superuomo, dove esistono quei piani che avevamo denominato akasico e di essenza;
– il terzo stato è lo stato dell’evoluzione elementare dove esistono i piani di esistenza che tutti quanti voi conoscete e cioè il fisico, l’astrale e il mentale. Scifo, Cerchio Ifior
Una lettura al giorno. Meditazioni quotidiane
- Una sintesi delle condizioni necessarie per realizzare una disposizione interiore unitaria: 7 brevi post
- Canti del Sentiero
- Due mantra per la pratica meditativa e contemplativa quotidiana
- Testi per le letture al sorgere del giorno, ai pasti, al tramonto, alla sera.
Gennaio 1 | 2 | 3 | 4 | 5 | 6 | 7 | 8 | 9 | 10 | 11 | 12 | 13 | 14 | 15 | 16 | 17 | 18 | 19 | 20 | 21 | 22 | 23 | 24 | 25 | 26 | 27 | 28 | 29 | 30 | 31
Febbraio 1 | 2 | 3 | 4 | 5 | 6 | 7 | 8 | 9 | 10 | 11 | 12 | 13 | 14 | 15 | 16 | 17 | 18 | 19 | 20 | 21 | 22 | 23 | 24 | 25 | 26 | 27 | 28 | 29
Marzo 1 | 2 | 3 | 4 | 5 | 6 | 7 | 8 | 9 | 10 | 11 | 12 | 13 | 14 | 15 | 16 | 17 | 18 | 19 | 20 | 21 | 22 | 23 | 24 | 25 | 26 | 27 | 28 | 29 | 30 | 31
Aprile 1 | 2 | 3 | 4 | 5 | 6 | 7 | 8 | 9 | 10 | 11 | 12 | 13 | 14 | 15 | 16 | 17 | 18 | 19 | 20 | 21 | 22 | 23 | 24 | 25 | 26 | 27 | 28 | 29 | 30
Maggio 1 | 2 | 3 | 4 | 5 | 6 | 7 | 8 | 9 | 10 | 11 | 12 | 13 | 14 | 15 | 16 | 17 | 18 | 19 | 20 | 21 | 22 | 23 | 24 | 25 | 26 | 27 | 28 | 29 | 30 |31
Giugno 1 | 2 | 3 | 4 | 5 | 6 | 7 | 8 | 9 | 10 | 11 | 12 | 13 | 14 | 15 | 16 | 17 | 18 | 19 | 20 | 21 | Pausa fino al primo luglio
Luglio 1 | 2 | 3 | 4 | 5 | 6 | 7 | 8 | 9 | 10 | 11 | 12 | 13 | 14 | 15 | 16 | 17 | 18 | 19 | 20 | 21 | 22 | 23 | 24 | 25 | 26 | 27 | 28 | 29 | 30 | 31
Agosto 1 | 2 | 3 | 4 | 5 | 6 | 7 | 8 | 9 | 10 | 11 | 12 | 13 | 14 | 15 | 16 | 17 | 18 | 19 | 20 | 21 | 22 | 23 | 24 | 25 | 26 | 27 | 28 | 29 | Pausa
Settembre 1 | 2 | 3 | 4 | 5 | 6 | 7 | 8 | 9 | 10 | 11 | 12 | 13 | 14 | 15 | 16 | 17 | 18 | 19 | 20 | 21 | 22 | 23 | 24 | 25 | 26 | 27 | 28 | 29 | 30
Ottobre 1 | 2 | 3 | 4 | 5 | 6 | 7 | 8 | 9 | 10 | 11 | 12 | 13 | 14 | 15 | 16 | 17 | 18 | 19 | 20 | 21 | 22 | 23 | 24 | 25 | 26 | 27 | 28 | 29 | 30 |31
Novembre 1 | 2 | 3 | 4 | 5 | 6 | 7 | 8 | 9 | 10 | 11 | 12 | 13 | 14 | 15 | 16 | 17 | 18 | 19 | 20 | 21 | 22 | 23 | 24 | 25 | 26 | 27 | 28 | 29 | 30
Dicembre 1 | 2 | 3 | 4 | 5 | 6 | 7 | 8 | 9 | 10 | 11 | 12 | 13 | 14 | 15 | 16 | 17 | 18 | 19 | 20 | 21 | Pausa fino al primo gennaio
E quale può essere la mia preghiera, se ancora ha un senso pregare?
Come posso rivolgermi a te, Padre, se tu non sei una persona?
Come posso pregarti per chiederti qualcosa, quando già tutto tu mi dai prima che lo chieda?
Come posso pensare di capire qual è il mio bene e quello domandare, quando il mio sguardo non va oltre le mie limitazioni ed il mio giudizio di conseguenza è così parziale?
Posso pregare solo di scusare la mia presunzione di sostituirmi a te nel sapere che cosa mi è necessario, senza considerare che solamente il vero bene è la vera mia necessità, non quella che credo tale.
La mia preghiera non può essere che un ringraziamento.
Debbo ringraziarti perché non mi ascolti, perché non fai la mia volontà, ma la tua.
La mia preghiera non può essere un contatto con te perché già io sono nel tuo seno in modo indivisibile, nonostante la mia incoscienza, e mai, per nessuna cosa che io faccia o senta, tu mi ripudi, mai l’esistenza che mi comunichi viene meno.
Padre, se ciò a cui vado incontro lo debbo subire per il mio bene, fa’ che trovi la forza per subirlo anche se non ho la consapevolezza della sua necessità, ma se deve accadermi per stimolarmi a lottare e reagire perché non accada, fa’ che trovi la volontà e la determinazione che mi sono necessarie.
La mia preghiera può essere solo quella di rivolgermi a te, Padre, per trovare, io o altri, la consapevolezza di una simile verità, perché in tale consapevolezza si spegne ogni affanno, ogni paura, ogni smarrimento, ogni solitudine, e si trova ogni serenità, ogni certezza, ogni conforto, ogni pienezza.
Io sono in te, Padre, parte della tua esistenza!” Kempis, CF77
La preghiera nel Sentiero contemplativo
Non è l’uomo che genera la preghiera,
è la preghiera che genera l’uomo,
la sua realtà nella verità,
nell’autenticità,
nell’essenziale.
Tutta la vita non è altro
che lo svelamento
di quella parola,
di quella nota,
di quella sostanza d’Essere.
La preghiera è l’affiorare
alla consapevolezza
dell’essere costitutivo di ognuno.
Non è l’uomo che si rivolge a Dio,
è la rivelazione di Dio
che dà forma all’uomo
e a Lui si rivolge senza sosta,
essendo Lui.
La preghiera è relazione profonda,
indissolubilmente interna all’essere di Dio,
al sentire di Dio,
dinamica tra gli infiniti gradi del sentire
che Lo costituiscono,
tra Sé e l’immagine di Sé nel divenire.
La preghiera non è interlocuzione
tra due soggetti.
Madre nostra
Tu che ci sostieni ed alimenti
Concedimi un altro passo
Affinché questo essere possa meglio comprendere il suo camminare
Madre nostra
Poco conosco delle Tue mille forme che uso ed abuso in ogni istante
Madre nostra
Mostrami ancora la via da percorrere
Ch’io, umilmente, possa divenire un poco più ponte fra cielo e terra
Eddy
La natura dell’Assoluto che non diviene, ma che è
In principio è l’Uno.
L’Uno è perfetto e completo in ogni suo attributo. In Lui tutto È.
Ma fa attenzione a quanto sto dicendo, anche se so già quanto per te sia difficile concepirlo: in Lui tutto È.
Non: «è stato», «sarà», «era», «fu». Semplicemente: È.
Questo significa che nell’Uno non vi è movimento di alcun tipo, non vi è scorrere, non vi è nulla che muta.
Questo significa che nell’Uno non vi può essere nulla in divenire e che tutta la Realtà esiste contemporaneamente con tutte le sue caratteristiche.
Tu ti chiedi cosa c’era prima che l’Uno mettesse in atto la creazione.
Se tu avessi davvero capito quello che ho appena detto non mi faresti questa domanda: nell’Uno non vi può essere «prima», non vi può essere «dopo» perché tutto è, simultaneamente.
Questo significa che la creazione esiste nell’Uno già tutta creata.
Sei tu che la osservi, spostando la tua attenzione da un elemento all’altro di ciò che È , che crei, nella tua percezione, il senso del tempo, del «prima» e del «dopo».
Ma, in Verità, non esiste nulla che abbia avuto esistenza prima o dopo qualcosa d’altro. Se ciò fosse possibile significherebbe l’esistenza di qualcosa al di fuori dell’Uno e ciò renderebbe l’Uno qualcosa di diverso dall’Uno stesso, poiché non avrebbe tutto in Sé, non potrebbe essere l’Uno.
È dall’interno di te stesso, non da una qualità dell’esistente, che nasce la fuorviante sensazione del trascorrere delle cose, dell’accadere delle esistenze, del fluire del tempo, dello sbocciare di un fiore, dell’andare incontro alla morte, dell’evoluzione stessa.
È per questa tua intrinseca capacità di percepire la successione di realtà che «sono» come successione di realtà che «divengono» che tu, individuo incarnato, puoi essere considerato il vero burattinaio della tua esistenza.
Non capisci. Lo vedo. Lo sento.
Continui a non capire come mai, allora, esiste la varietà delle forme, l’evoluzione della coscienza, il mutare del tuo stesso pianeta.
Ti ripeto il concetto nella speranza che tu riesca a farlo tuo: nell’Uno tutto È.
E quando dico «tutto» intendo veramente «tutto», senza che nulla possa restarne escluso. Questo significa che ci sei tu, al suo interno, in tutte le forme che sono state tue ma, anche, in tutte le variazioni di ogni tua forma nel tempo e nello spazio.
Tu appena nato. Tu bambino. Tu adolescente. Tu adulto. Tu vecchio. Tu disincarnato.
Tu che devi ancora comprendere. Tu che hai già compreso.
Tu che non riconosci l’Uno.
E tu che ti senti ormai congiunto con Lui. Tu che sei Lui.
Perciò, in Verità, bisogna arrivare a dire che non ti sei mai staccato dall’Uno così come non l’hai mai ritrovato, dal momento che sei sempre esistito in Lui in ogni più infinitesimale frammento del tuo essere.
Il tuo rapporto con l’Uno è lo stesso che vi è tra la candela e la luce: anche quando la candela è spenta la luce le appartiene, pur non essendo manifesta; allo stesso modo in cui la candela è un veicolo della luce sia che essa risplenda, sia che giaccia inerte. Labrys, Cerchio Ifior
L’Assoluto e l’architettura della realtà
In questa sezione del sito pubblichiamo stralci dei capitoli del libro del Cerchio Ifior: L’Assoluto e l’architettura della realtà.
Lo scopo è quello di offrire ai lettori delle opportunità di riflessione e di conoscenza che potranno poi approfondire attraverso la lettura dell’intero volume.
Ogni voce dell’indice di seguito riportato rimanda a singole pagine che contengono estratti dei capitoli del volume in questione.
Fonte: Cerchio Ifior, L’Assoluto e l’architettura della realtà, collana Dall’Uno all’Uno, volume quarto, edizione privata.
Download del volume (pdf).
Indice degli argomenti trattati
(Le pagine sono in lavorazione, sono complete quando il titolo è interamente linkato)
Strumenti e processi operanti nel Cosmo
La natura dell’Assoluto che non diviene, ma che è
Come nasce un cosmo: una allegoria teosofica
Dall’ambiente cosmico alla vita: un esempio
La creazione della Realtà nei millenni
Gli strumenti e i processi nell’architettura della Realtà
L’etica degli strumenti
L’etica, la morale e gli archetipi
L’Archetipo Permanente della fratellanza
Gli Archetipi nell’architettura della Realtà
La vibrazione e i cicli
L’unità elementare
Collegamenti tra carattere, Io e personalità
Carattere, personalità, Io e simbolo
La mente e la realtà
Uno strumento dell’uomo: il corpo mentale
Comprendere il sentire
L’imprinting
La conservazione dell’energia
L’equilibrio dei corpi transitori
La cristallizzazione e il cosmo
La vibrazione e la risonanza
La Vibrazione Prima
Vibrazione e simbolo
Imprinting, istinto e dizionari simbolici
Un processo del Cosmo: il karma
La formazione del simbolo
Il percorso del simbolo e la sua percezione
La decodifica del simbolo nei vari corpi
Il dizionario simbolico del Cosmo
Il ciclo della Vibrazione Prima e il simbolo
Le influenze sulla decodifica del simbolo
Il piccolo ciclo vibratorio dei corpi inferiori e i somatismi
Il linguaggio come simbolo e la sua decodifica
L’errore di decodifica e i dizionari simbolici
Dizionario del Cerchio Ifior
Strumenti e processi operanti nel Cosmo
- Strumento: elemento presente nell’intero Cosmo, costante in tutti i suoi punti e inerte fino a quando non entrano in gioco i processi che lo usano, avviati dalle “regole” dettate dalla Vibrazione Prima per ogni Cosmo.
- Processo: vibrazione che mette in moto gli strumenti a disposizione per avviare la strutturazione e lo sviluppo dell’evoluzione.
Strumenti dell’Assoluto adoperati per dare forma e struttura alla Realtà
Unità elementare: la base materiale per innescare l’evoluzione della materia e della forma.
Vibrazione Prima: portatrice di tutte le regole evolutive che determinano lo sviluppo del Cosmo. Essa contiene e determina, fra le sue molteplici funzioni, le informazioni simboliche che stanno alla base della comunicazione all’interno della Realtà e che ne stabiliscono le linee evolutive. Tali informazioni attraversano tutta la Realtà e subiscono continue decodifiche da parte delle varie materie sotto la spinta del tentativo da parte delle coscienze di avvicinarsi sempre di più all’identificazione con il Tutto, attraverso continui processi di adeguamento della percezione della Realtà corrispondenti al continuo espandersi delle comprensioni e del sentire.
Archetipi Permanenti: porzione della Vibrazione Prima nella quale sono fissate le regole di riferimento per la formazione del Cosmo.
Eterno presente: immagine del completo sviluppo nella forma, nel tempo e nello stato di coscienza dell’architettura cosmica.
Processi dell’Assoluto che portano alla strutturazione della Realtà
Creazione dei dizionari simbolici: dizionari necessari per trasmettere le informazioni tra materie diverse permettendo il passaggio continuo e costante delle informazioni in ogni punto del Cosmo.
Vibrazione e risonanza: processi che portano dall’unicità alla molteplicità all’interno del Cosmo.
Legge di equilibrio: processo che tende a uniformare lo svilupparsi interno del Cosmo in armonia con l’immagine dell’Eterno Presente.
Legge di evoluzione: processo che interessa tutta la materia del Cosmo spingendo verso il ritrovamento dell’unità con l’Assoluto.
Legge di causa ed effetto, karma: processo che ha la funzione di regolare e gestire le relazioni tra i sentire degli individui all’interno del mondo del molteplice.
Come conseguenza dell’uso degli strumenti di base e dei processi che vengono applicati all’interno del Cosmo, si manifestano di volta in volta degli strumenti temporanei necessari a permettere l’avvio di processi relativi (anch’essi temporanei) indispensabili alla costruzione e allo sviluppo delle varie fasi evolutive che interessano il Cosmo e il mantenimento della sua coesione e unitarietà vibrazionale.
L’elenco degli strumenti e dei processi relativi è certamente molto lungo e complesso, ma abbiamo preferito limitarlo agli elementi principali per fornire una visione dell’Architettura relativa del Cosmo il più generale possibile.
Strumenti relativi indispensabili all’evoluzione della coscienza nel divenire
Ambiente: strutturazione dell’ambiente cosmico più adatto a favorire l’evolversi dello stato di coscienza.
Atmosfera: ambiente vibrazionale grazie al quale è possibile la comunicazione e il passaggio di informazioni tra le forme presenti nel Cosmo.
Carattere: elementi del Dna attivi per ogni forma di vita, adatti all’espressione del suo sentire e a favorirne l’ampliamento.
Dna: patrimonio genetico in dotazione a ogni forma in via di evoluzione.
Processi relativi indispensabili all’evoluzione della coscienza nel divenire
Dualità: processo che riguarda la percezione illusoria e soggettiva della Realtà dal punto di vista dell’individuo in corso di evoluzione e, di conseguenza, soggetto a una visione frammentata e non unitaria della Realtà.
Imprinting: processo che fornisce il primo orientamento di base all’evoluzione individuale attraverso il passaggio tra le forme di vita inferiori.
Formazione dei corpi: processo di formazione di strumenti materiali temporanei che permettano all’individuo di sperimentare sul piano fisico.
Reincarnazione: processo che porta ogni individualità a incarnarsi più volte allo scopo di affinare e ampliare il suo sentire.
Immagine: processo di percezione di se stessi nel rapporto con i circostanti elementi della molteplicità.
Io: processo di identificazione illusoria che ha lo scopo di ritrovare la relazione reale dell’individuo con la complessa struttura del Cosmo.
Personalità: processo di reazione dell’individuo nei confronti dell’esperienza sulla scorta sia del patrimonio genetico (carattere) sia del sentire acquisito fino a quel punto.
Archetipi Transitori: processo vibratorio che accomuna i bisogni di esperienza simili di gruppi di individui aiutandoli a sperimentare quegli aspetti del loro sentire che non sono stati sufficientemente compresi.
Canti del Sentiero: testi Cerchio Firenze 77, Cerchio Ifior, Sentiero
Grazie alla dedizione e alla professionalità di Marco e di Roberta, abbiamo musicato un certo numero di testi del Cerchio Firenze 77 e del Cerchio Ifior che cantiamo durante gli incontri mensili, gli intensivi e gli appuntamenti specifici dedicati al canto.
Di seguito i file audio già pronti, altri seguiranno.
Io ti conosco, Cf77, Kempis
Ascolta, Cerchio Ifior
Conducimi dove vuoi, il Sentiero
Dove è bene che io sia, il Sentiero
Uno col Padre, CF77, Kempis
Padre nostro
Posso incontrarti, Marco
Padre nostro, Viola, Cerchio Ifior
Ho conosciuto uomini, Moti, Cerchio Ifior
A te che aneli alla verità, Baba, Cerchio Ifior
Invocazione Madre accompagnaci
Mantra: A Te non altro da me
Concedimi un altro passo
Testo: Eddy
Esecuzione: Marco
L’uomo come vibrazione
L’uomo come vibrazione. Dizionario del Cerchio Ifior
Abbiamo, dunque, visto che la materia, da indifferenziata che era, si differenzia grazie all’incontro con la vibrazione, la quale le fornisce la possibilità di aggregarsi in maniere diverse, interagenti tra loro in maniere differenti, fino a costituire quella molteplicità di forme che ognuno di noi, quando è incarnato sul piano fisico, può osservare intorno a sé. «Ma – potreste chiedervi, figli e fratelli – se la vibrazione cessasse, cosa accadrebbe?». Qualcuno tra voi potrebbe rispondere che tutto si fermerebbe, come se si congelasse improvvisamente e il Grande Disegno diventasse improvvisamente statico. Non è così, miei cari: se la vibrazione si fermasse, la materia tornerebbe a perdere coesione e non vi sarebbe nessuna immagine da poter fermare perché è la vibrazione che tiene unita la forma, è la vibrazione che le conferisce qualità particolari (colore, calore e via dicendo); e non solo, ma è la reazione delle possibilità percettive dell’individuo alle vibrazioni che lo circondano che gli fanno percepire la materia che lo circonda in una certa maniera invece che in un’altra. Immaginate per un attimo di perdere la possibilità di percepire le vibrazioni che, grazie ai vostri strumenti percettivi di tali frequenze, vi offrono la possibilità di vedere le immagini e le caratteristiche che le contraddistinguono. Sareste ciechi e non avrebbe alcun significato, per voi, la variazione di un colore non soltanto tra una sfumatura e l’altra dello stesso colore ma, addirittura, tra un colore e l’altro.
E’ evidente, quindi, che la vostra vita di esseri incarnati ha una insostituibile relazione con la vibrazione nel rapportarvi con la realtà che vi circonda. E fino ad ora abbiamo parlato solamente della vibrazione in relazione a ciò che, comunemente, si intende per materia; ma il discorso, in realtà, è ben più ampio: i vostri sentimenti, le vostre emozioni, i vostri desideri sono anch’essi rapportabili insostituibilmente con la vibrazione, in quanto nascono dalla materia astrale che costituisce il vostro corpo astrale e che è sorretta dalle vibrazioni che, sul piano astrale, hanno fatto sì che quel determinato tipo e quella determinata quantità di materia astrale si collegasse al vostro corpo fisico per accompagnarvi nel corso di quel vostro momento di immersione nella materia fisica. E altrettanto, miei cari, è valido per i vostri pensieri, per i vostri ragionamenti, i quali vengono messi in essere dalle vibrazioni che hanno radunato e messo in movimento la materia che costituisce il vostro corpo mentale.
Una domanda da porsi, secondo me, è la seguente: «se i corpi inferiori (il mentale, l’astrale e il fisico) sono, come appare logico a questo punto dell’insegnamento, una conseguenza vibratoria delle vibrazioni del corpo immediatamente precedente, cioè quello akasico, quello della coscienza, allora questa catena vibratoria che dal corpo akasico arriva a interagire nel mondo fisico grazie ai tre corpi inferiori, è percorribile per entrare in contatto con la propria coscienza e, quindi, con la propria evoluzione?».
E’ evidente, fratelli, che non può che essere così e, se ci pensate bene, cos’altro è il nostro suggerirvi di conoscere voi stessi attraverso l’osservazione, se non l’indicarvi il cammino che da voi stessi, sul piano fisico, può condurvi a riconoscere la vostra comprensione sul piano akasico? Quello che non riuscite bene ad afferrare, e che dà il senso a quest’osservazione che noi così spesso vi proponiamo come via per migliorare voi stessi, è che il cammino tra il corpo fisico e quello akasico non ha una direzione o un percorso che si inoltra sempre lungo gli stessi binari, ma costituisce un ciclo che non si snoda mai esattamente lungo gli stessi argini.
Cercherò di spiegarmi meglio, per quanto possa essere possibile: il fatto stesso di osservare e riconoscere le vostre vibrazioni fisiche, astrali e mentali (perché di questo è fatto l’osservare voi stessi) non lascia immutate queste vibrazioni ma, poco alla volta, le modifica, cosicché, arrivate al vostro corpo akasico, vengono ad essere modificate anche le vibrazioni che lo compongono (procedimento che noi abbiamo definito «comprensione») e che si riflettono in maniera diversa verso i corpi inferiori provocando diverse vibrazioni astrali e mentali che, arrivate sul piano fisico, indurranno un diverso modo di osservare se stessi (ciò che voi osservate come cambiamenti del vostro carattere e del vostro modo di interagire con la realtà che vi circonda). E’, insomma, come diciamo spesso, un circolo che si autoalimenta in maniera sempre diversa, il cui risultato è quello di indurre, vita dopo vita, una sempre maggiore strutturazione del vostro corpo akasico e, cioè, una sempre maggiore comprensione dalla quale scaturisce un sempre più ampio sentire.
Voi sapete che in natura esistono cicli che governano la vita stessa del vostro pianeta, sempre collegati tra di loro: dai cicli di rotazione del vostro pianeta intorno al sole nascono i cicli delle stagioni, dai cicli delle stagioni nascono i cicli della riproduzione delle forme di vita, dai cicli della riproduzione delle forme di vita nascono i cicli delle vite individuali e via dicendo, ma esistono anche cicli biologici e cicli fisiologici che permettono l’esistenza stessa della vita e il suo dipanarsi nelle varie forme. Pensateci un attimo, miei cari, e capirete che tutti questi cicli, in realtà, non sono altro che vibrazioni, riconducibili ad altre vibrazioni, interne o esterne, e questa visione potrà aiutarvi a comprenderci quando noi diciamo che tutto è vibrazione, perfino la vita stessa.
Limitando il nostro parlare all’individuo, per cercare di creare una scenografia più comprensibile dell’immenso teatro in cui si svolgono le nostre vite, possiamo affermare che ogni individuo incarnato è costituito da cicli ben precisi (affettivi, emotivi, intellettivi e via dicendo), osservando i quali è possibile arrivare alla sua radice che, apparentemente, risiede in quello che è il suo corpo akasico.
In realtà, figli nostri, comprendere il ciclo che porta, spesso con fatica e dolore, alla comprensione che soltanto un corpo akasico strutturato può fornire, è solo un trampolino per riagganciarsi all’altro grande ciclo che, dalla vibrazione akasica, porterà, inevitabilmente, all’entrare in contatto e a riconoscere la «vibrazione prima», la quale condurrà ognuno di noi e di voi per mano fino alla fusione con gli altri fratelli, in cicli sempre più ampi, fino a giungere alla fusione nel seno di quel Tutto Uno Assoluto che contiene e causa tutte le vibrazioni pur trascendendole. Baba
Dal volume del Cerchio Ifior, Dall’Uno all’Uno, Volume terzo, parte terza, Edizione privata
Nascita e sviluppo dell’Io
Nascita e sviluppo dell’Io. Dizionario del Cerchio Ifior
Per chi si avvicina alle nostre parole spinto dal desiderio di comprendere non solo ciò che diciamo ma, soprattutto, quali sono gli elementi indispensabili per affrontare la propria interiorità allo scopo di migliorare la qualità della propria vita, il concetto di Io risulta essenziale.
Quello che più vi mette in difficoltà nelle nostre parole è il fatto che vi proponiamo in continuazione l’Io nei nostri messaggi ma, contemporaneamente, asseriamo altrettanto spesso che esso non esiste ed è soltanto un’illusione.
Cerchiamo, allora, di capire quello che, a prima vista, può apparire un’assurdità.
Nel corso dell’evoluzione dell’individualità attraverso le varie forme incarnative (minerale, vegetale, animale e umana) essa prende via via coscienza di se stessa, grazie all’incontro con la materia che sta sperimentando nel corso dell’incarnazione.
Il minerale, prima fase dell’evoluzione, non è cosciente di se stesso, ma avverte solo quelle sensazioni che gli provengono dalle condizioni ambientali in cui si trova immerso; esso non interagisce in nessun modo con l’ambiente e può essere considerato in balia degli eventi fisici che accadono intorno a lui.
Una prima differenza – semplice ma, in effetti, di notevole portata – si incontra allorché viene affrontata l’esperienza come vegetale. In questo caso incomincia ad esserci una minima possibilità di interazione con l’ambiente anche se si tratta, più che altro, di una conseguenza quasi automatica di ciò che è intorno al vegetale: in un clima torrido e in un terreno arido il vegetale che cerca di sopravvivere alla siccità prolungherà, per esempio, le proprie radici, andando per tentativi nell’esplorare il terreno alla ricerca di quell’umidità che è per esso l’elemento primario per poter protrarre la sua esistenza. Ciò non avviene, però, consapevolmente: la pianta non «decide» di aver sete, né pianifica la sua ricerca dell’acqua, ma saranno i meccanismi naturali che sono in azione al suo interno a potenziare oltre la norma lo sviluppo delle sue radici. L’unico motivo che la spinge è la sensazione di benessere che, in questa maniera, riesce a procurarsi. Anche in questo caso, fratelli nostri, la pianta è, in realtà, pressoché inconsapevole di se stessa se non a livello di sensazione, e il mondo circostante non costituisce fonte di domande ma solo di stimolazioni.
Quando l’individualità è pronta a cambiare tipo di esperienza avviene il passaggio alla forma animale. Ecco che accade qualche cosa di diverso, in quanto alla percezione fisica si unisce la possibilità di pensiero, con tutti gli elementi che contraddistinguono la facoltà di ragionamento: si fa largo l’idea che esiste un essere (l’animale, in questo caso) che percepisce e pensa, e un mondo che dall’essere è pensato e percepito. Si incomincia, così, a sviluppare il concetto di differenziazione, di separazione tra se stessi e il mondo circostante. Questa differenziazione viene sempre più acquisita a mano a mano che l’individualità fa la sua esperienza in animali sempre più «evoluti» ed è qui, nelle ultime incarnazioni come animale, che può essere situato il formarsi dell’Io nell’interiorità dell’individuo incarnato: l’animale non cercherà più di allontanarsi dal fuoco semplicemente perché il troppo calore provoca una sensazione di dolore, ma lo farà perché «Io ne ho paura e temo che Io potrei essere annientato da quell’elemento di ciò che è non-Io e che si oppone al mio benessere».
Con il raggiungimento della forma umana, sensazione e pensiero sono ben più completi e complessi che nell’animale e la scoperta di poter reagire all’ambiente e non solo, ma anche di poterlo influenzare volutamente con le proprie azioni, porta ad una nuova angolazione nel considerare la realtà fisica che si sta vivendo: l’individuo non si sente più in balia del mondo esterno, crede di capire che può arrivare a dominarlo, e dominarlo significa poter appagare i propri bisogni e i propri desideri. Questo induce il tentativo di modellare la realtà nell’ottica di se stessi (il cosiddetto «egoismo») e del potere che si pensa di poter acquisire primeggiando su ciò che sta attorno.
E’ in questa fase che noi individuiamo la piena percezione di se stessi come esseri contrapposti e separati dal resto della realtà, percezione che rende forte nell’individuo la spinta dell’Io e che lo induce a cercare di espandere la propria influenza in modo tale da poter soddisfare sempre meglio – e in maniera sempre maggiore – quelli che ritiene siano i suoi bisogni.
Naturalmente il discorso è molto più ampio e complesso di come ve l’ho appena tratteggiato, ma quello che mi preme farvi notare è che esso è portatore di enormi conseguenze logiche. Vediamone alcune.
Soddisfare i propri bisogni (o, per lo meno, cercare di farlo) significa arrivare a considerare se stessi il perno intorno al quale ruota tutta la realtà cosicché (e quanto spesso, purtroppo) i bisogni degli altri diventano irrilevanti se non addirittura motivo di lotta per la supremazia.
Vedere il mondo in funzione di se stessi significa tendere a considerare i propri bisogni talmente importanti che tutta la realtà sembra dover confluire verso un unico scopo: il loro appagamento. E, di conseguenza, allorché avviene l’incontro con gli altri individui che, inevitabilmente, contrastano questo egocentrismo con il proprio, ecco nascere le frustrazioni, le reazioni aggressive, il tentativo di prevalere o di prevaricare l’altro.
Considerare se stessi il centro della realtà induce a osservare la realtà stessa in modo quasi totalmente soggettivo perché in essa si tende a far riflettere i propri desideri e le proprie aspettative, arrivando spesso addirittura a negare anche la verità più evidente se questa afferma che le cose stanno in maniera ben diversa da come si vorrebbe che fossero… e potremmo, figli nostri, andare avanti con innumerevoli altri elementi, ma lasciamo al prossimo incontro i passi successivi di quest’argomento.
Ricapitolando brevemente: l’Io nasce, si manifesta e si struttura come proiezione dei propri bisogni nella realtà che l’individuo attraversa, rafforzandosi e divenendo sempre più complesso a mano a mano che si rafforza la sensazione di essere autocosciente che si percepisce distinto dal resto della realtà, anche se in essa si trova ad essere immerso.
Quello che, questa volta, mi interessa sottolineare è che, comunque, l’Io è un meccanismo naturale, la cui nascita è legata indissolubilmente alla presa di coscienza dell’individuo, a tal punto che la sua azione nell’essere umano è inevitabile.
Ma non soltanto: l’azione dell’Io è indispensabile per compiere i passi che porteranno, gradatamente, all’uscita dalla catena reincarnativa, in quanto fornisce gli stimoli (primi fra tutti la sofferenza e l’insoddisfazione) per incanalare l’essere umano lungo le tappe successive della sua evoluzione.
Certamente, l’Io è un’illusione ma, come dicono i Maestri «l’illusione, per chi la vive come se fosse reale, ha la forza e la consistenza della realtà», e mai quanto nel caso dell’Io questo assume importanza e significato, al punto che esso diventa (pur non avendo nessuna reale esistenza) l’essenziale burattinaio che muove i fili delle ombre che animano il teatro nel quale l’individuo compie la sua ricerca della Verità. Baba
Dal volume del Cerchio Ifior, Dall’Uno all’Uno, Volume terzo, parte terza, Edizione privata