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Dall’ambiente cosmico alla vita: un esempio
[…] Il primo concetto è che la struttura e lo sviluppo del Cosmo non sono poi così complicati quanto potrebbe apparire vista la vastità degli elementi in gioco, dal momento che, in realtà, provengono dall’impiego di pochi e relativamente semplici elementi (strumenti e processi che, a questo punto, sarà dunque bene chiamare assoluti) quali la vibrazione prima, portatrice delle informazioni che forniscono una direzione precisa e predeterminata alla costituzione e allo sviluppo del Cosmo, e l’unità elementare grazie alla quale è possibile il passaggio dall’Assoluto al relativo all’interno della realtà cosmica, permettendone la strutturazione e fornendole la costituzione del «campo di battaglia» all’interno del quale il processo evolutivo svilupperà il suo percorso che riposizionerà l’intero Cosmo all’interno dell’Uno.
Il secondo concetto è la ripetizione di quanto così spesso vi abbiamo ripetuto nel corso di questi decenni: all’interno dello sviluppo del Cosmo ogni strumento e ogni processo non può essere concepito che come illusorio, relativo e transitorio, dal momento che gli strumenti e i processi che si manifestano in tale ambito, nascono via via sulla spinta delle necessità evolutive che si presentano all’interno del Cosmo e possiedono, di conseguenza, un inizio e una fine strettamente collegati a particolari necessità evolutive che vengono in essere nel corso della vita del Cosmo, e, una temporaneità di esistenza più o meno lunga a seconda della forza o dell’importanza che essi possiedono in relazione al corretto sviluppo delle necessità evolutive della coscienza cosmica.
Non bisogna dimenticare, d’altra parte, che il Cosmo, al suo interno, tende all’equilibrio, ma neanche che anche questo concetto ha peculiarità diverse se osservato dalla prospettiva dell’Assoluto e dell’interezza del Cosmo, oppure se osservato nei piccoli cicli relativi e interpretabili soggettivamente che concorrono allo sviluppo dell’evoluzione all’interno di ogni Cosmo.
Riprendendo, modificandolo, un esempio presentato da un fratello qualche tempo fa, cerchiamo di costruirci un’immagine fatta di simboli semplici e accessibili per fissare meglio nelle vostre menti quanto sto cercando di dirvi.
Immaginiamo che il Cosmo sia uno stagno di acqua immobile (la materia indifferenziata all’interno del Cosmo).
Prendiamo un sasso (strumento) e lanciamolo al centro dello stagno (vibrazione prima) assumendoci, per un attimo e per la gratificazione illusoria del nostro Io, il ruolo dell’Assoluto.
L’acqua riceve la vibrazione indotta dal lancio del sasso e la vibrazione si trasmette alla materia indifferenziata che reagisce entrando a sua volta in movimento avviando il processo di propagazione della vibrazione iniziale all’interno dello stagno, con la conseguenza che dal punto di impatto si allargano delle onde circolari (processo vibratorio), via via sempre più ampie e gradatamente meno intense dal punto di vista vibratorio a mano a mano che il processo innescato si è allontanano dal punto dell’impatto, fino a sfumarsi e a diventare talmente deboli da non essere più percepibili allorché raggiungono le rive che circondano lo stagno.
Se voi foste un girino vicino al punto di impatto del sasso con l’acqua dello stagno e osservaste lo svolgersi del processo certamente vivreste lo svolgersi del processo di cui siete partecipi come un sommovimento incontrollabile e turbolento in cui difficilmente potreste riconoscere elementi di equilibrio: il vostro punto di vista percepirebbe essenzialmente la turbolenza e lo scompiglio che il processo in atto porta nella vostra esistenza.
Ma se osservaste lo stesso processo dalla riva dello stagno vi rendereste conto, con un piccolo sforzo di ragionamento, che l’acqua dello stagno gradatamente tende a ritornare alla condizione quieta di partenza e quest’osservazione vi potrebbe far comprendere che, comunque, all’interno del sistema-stagno operano altre forze che collaborano per riportare l’acqua dello stagno alle condizioni iniziali esistenti prima che il processo venisse messo in atto. Scifo
Come nasce un cosmo: una allegoria teosofica
Il Cosmo, come ogni cosa, è una manifestazione dell’Assoluto, un’emanazione. Il primo atto, il primo alito di questa manifestazione lo possiamo identificare in un punto che chiamiamo Logos, per parlare come parlavano i teosofi.
Il Logos, naturalmente, rappresenta il punto più alto e più vicino a Dio – più vicino in termini di coscienza, non di spazio – e rappresenta il punto centrale proprio dell’universo, del Cosmo. Tuttavia non è sufficiente questa prima manifestazione affinché il Cosmo stesso possa avere il suo ciclo di manifestazione. Deve a questo punto accadere qualche cosa affinché si creino le condizioni tali per cui il ciclo di manifestazione possa essere messo in atto.
Cosa accade allora? Accade che questo punto (ideale, naturalmente) cominci a stringere se stesso all’interno di un cerchio. Questo proprio allo scopo di diventarne il punto centrale che attivi la manifestazione, per darsi un inizio ed una fine e per costruire quello spazio-ambiente in cui prenderà forma la sua manifestazione.
Ma anche questo da solo, ancora non basta.
Ad un certo punto, il nucleo centrale di questo cerchio, ideale naturalmente, comincia a vibrare andando a toccare i punti della circonferenza, formando una linea che – come dicevano sempre i teosofi – determina la separazione tra il mondo dello spirito e il mondo della materia. Questa linea, che rappresenta poi il diametro del cerchio, viene chiamata Secondo Logos, e delimita appunto la separazione tra il mondo della materia e il mondo dello spirito. Questo sta a significare quindi che finalmente il non manifestato comincia a diventare manifesto attraverso il principio del dualismo, della dualità che permea l’universo intero. Infatti questo diametro rappresenta proprio il dualismo che è l’orditura stessa di tutto il Cosmo, l’Io/non Io, il Sé/non Sé e via e via e via.
Questo meccanismo lo possiamo rappresentare anche figurativamente se pensiamo un attimo, ad esempio, alla riproduzione per scissione cellulare dalla quale possiamo notare che da una cellula, dopo poco tempo, se ne hanno due.
Ma tutto questo non è ancora sufficiente. Avviene un qualche cosa d’altro, allo scopo proprio di permettere al Cosmo di avere il suo ciclo di manifestazione. Infatti, una volta costituitosi il primo Logos ed il secondo Logos si costituirà anche il Terzo Logos, quello della triplice manifestazione, che ritroviamo alla base di molte religioni: la trinità che più o meno tutti voi conoscete.
Ma come avviene questa manifestazione del Terzo Logos? Il punto che abbiamo chiamato Logos in assoluto, comincia a vibrare diversamente e in maniera perpendicolare alla linea che rappresentava il diametro del cerchio in questione formando così una specie di croce. Questo movimento, questa nuova intersecazione dà origine a quello che chiamiamo appunto Terzo Logos o, molto più semplicemente, tanto per intenderci, Mente universale, Mente suprema o come la volete chiamare, la quale poi a sua volta – e questo lo vedremo in dettaglio in un’altra occasione – attraverso ad un meccanismo molto particolare darà origine a tutto quello che voi vedete nel mondo fisico, nel mondo della materia, attraverso ciò che conosciamo come materia, energia e forma.
Questo Terzo Logos ha la sua ragione d’essere perché è sorretto nel suo esistere dal dualismo, dal Secondo Logos, il quale trova la ragione del suo esistere nell’unità, cioè nel Primo Logos.
Ricapitolando dunque il Logos rappresenta la più alta manifestazione ed è là dove risiedono ad esempio tutti i più grandi maestri spirituali dell’umanità, rappresentato in questo punto che comincia a vibrare all’interno di un cerchio, virtuale naturalmente, che lui stesso ha costruito per potersi manifestare, tocca i vari punti della circonferenza del cerchio in cui si è racchiuso per manifestarsi contemporaneamente in tre differenti stati di coscienza che schematizziamo per ora in maniera molto semplice in questo modo:
– il primo stato è naturalmente il Logos dove vivono, esistono quei piani di esistenza spirituali che avevamo denominato, a suo tempo, di beatitudine e di esistenza;
– il secondo stato di coscienza, è lo stato di evoluzione del superuomo, dove esistono quei piani che avevamo denominato akasico e di essenza;
– il terzo stato è lo stato dell’evoluzione elementare dove esistono i piani di esistenza che tutti quanti voi conoscete e cioè il fisico, l’astrale e il mentale. Scifo, Cerchio Ifior
Una lettura al giorno. Meditazioni quotidiane
- Una sintesi delle condizioni necessarie per realizzare una disposizione interiore unitaria: 7 brevi post
- Canti del Sentiero
- Due mantra per la pratica meditativa e contemplativa quotidiana
- Testi per le letture al sorgere del giorno, ai pasti, al tramonto, alla sera.
Gennaio 1 | 2 | 3 | 4 | 5 | 6 | 7 | 8 | 9 | 10 | 11 | 12 | 13 | 14 | 15 | 16 | 17 | 18 | 19 | 20 | 21 | 22 | 23 | 24 | 25 | 26 | 27 | 28 | 29 | 30 | 31
Febbraio 1 | 2 | 3 | 4 | 5 | 6 | 7 | 8 | 9 | 10 | 11 | 12 | 13 | 14 | 15 | 16 | 17 | 18 | 19 | 20 | 21 | 22 | 23 | 24 | 25 | 26 | 27 | 28 | 29
Marzo 1 | 2 | 3 | 4 | 5 | 6 | 7 | 8 | 9 | 10 | 11 | 12 | 13 | 14 | 15 | 16 | 17 | 18 | 19 | 20 | 21 | 22 | 23 | 24 | 25 | 26 | 27 | 28 | 29 | 30 | 31
Aprile 1 | 2 | 3 | 4 | 5 | 6 | 7 | 8 | 9 | 10 | 11 | 12 | 13 | 14 | 15 | 16 | 17 | 18 | 19 | 20 | 21 | 22 | 23 | 24 | 25 | 26 | 27 | 28 | 29 | 30
Maggio 1 | 2 | 3 | 4 | 5 | 6 | 7 | 8 | 9 | 10 | 11 | 12 | 13 | 14 | 15 | 16 | 17 | 18 | 19 | 20 | 21 | 22 | 23 | 24 | 25 | 26 | 27 | 28 | 29 | 30 |31
Giugno 1 | 2 | 3 | 4 | 5 | 6 | 7 | 8 | 9 | 10 | 11 | 12 | 13 | 14 | 15 | 16 | 17 | 18 | 19 | 20 | 21 | Pausa fino al primo luglio
Luglio 1 | 2 | 3 | 4 | 5 | 6 | 7 | 8 | 9 | 10 | 11 | 12 | 13 | 14 | 15 | 16 | 17 | 18 | 19 | 20 | 21 | 22 | 23 | 24 | 25 | 26 | 27 | 28 | 29 | 30 | 31
Agosto 1 | 2 | 3 | 4 | 5 | 6 | 7 | 8 | 9 | 10 | 11 | 12 | 13 | 14 | 15 | 16 | 17 | 18 | 19 | 20 | 21 | 22 | 23 | 24 | 25 | 26 | 27 | 28 | 29 | Pausa
Settembre 1 | 2 | 3 | 4 | 5 | 6 | 7 | 8 | 9 | 10 | 11 | 12 | 13 | 14 | 15 | 16 | 17 | 18 | 19 | 20 | 21 | 22 | 23 | 24 | 25 | 26 | 27 | 28 | 29 | 30
Ottobre 1 | 2 | 3 | 4 | 5 | 6 | 7 | 8 | 9 | 10 | 11 | 12 | 13 | 14 | 15 | 16 | 17 | 18 | 19 | 20 | 21 | 22 | 23 | 24 | 25 | 26 | 27 | 28 | 29 | 30 |31
Novembre 1 | 2 | 3 | 4 | 5 | 6 | 7 | 8 | 9 | 10 | 11 | 12 | 13 | 14 | 15 | 16 | 17 | 18 | 19 | 20 | 21 | 22 | 23 | 24 | 25 | 26 | 27 | 28 | 29 | 30
Dicembre 1 | 2 | 3 | 4 | 5 | 6 | 7 | 8 | 9 | 10 | 11 | 12 | 13 | 14 | 15 | 16 | 17 | 18 | 19 | 20 | 21 | Pausa fino al primo gennaio
E quale può essere la mia preghiera, se ancora ha un senso pregare?
Come posso rivolgermi a te, Padre, se tu non sei una persona?
Come posso pregarti per chiederti qualcosa, quando già tutto tu mi dai prima che lo chieda?
Come posso pensare di capire qual è il mio bene e quello domandare, quando il mio sguardo non va oltre le mie limitazioni ed il mio giudizio di conseguenza è così parziale?
Posso pregare solo di scusare la mia presunzione di sostituirmi a te nel sapere che cosa mi è necessario, senza considerare che solamente il vero bene è la vera mia necessità, non quella che credo tale.
La mia preghiera non può essere che un ringraziamento.
Debbo ringraziarti perché non mi ascolti, perché non fai la mia volontà, ma la tua.
La mia preghiera non può essere un contatto con te perché già io sono nel tuo seno in modo indivisibile, nonostante la mia incoscienza, e mai, per nessuna cosa che io faccia o senta, tu mi ripudi, mai l’esistenza che mi comunichi viene meno.
Padre, se ciò a cui vado incontro lo debbo subire per il mio bene, fa’ che trovi la forza per subirlo anche se non ho la consapevolezza della sua necessità, ma se deve accadermi per stimolarmi a lottare e reagire perché non accada, fa’ che trovi la volontà e la determinazione che mi sono necessarie.
La mia preghiera può essere solo quella di rivolgermi a te, Padre, per trovare, io o altri, la consapevolezza di una simile verità, perché in tale consapevolezza si spegne ogni affanno, ogni paura, ogni smarrimento, ogni solitudine, e si trova ogni serenità, ogni certezza, ogni conforto, ogni pienezza.
Io sono in te, Padre, parte della tua esistenza!” Kempis, CF77
La preghiera nel Sentiero contemplativo
Non è l’uomo che genera la preghiera,
è la preghiera che genera l’uomo,
la sua realtà nella verità,
nell’autenticità,
nell’essenziale.
Tutta la vita non è altro
che lo svelamento
di quella parola,
di quella nota,
di quella sostanza d’Essere.
La preghiera è l’affiorare
alla consapevolezza
dell’essere costitutivo di ognuno.
Non è l’uomo che si rivolge a Dio,
è la rivelazione di Dio
che dà forma all’uomo
e a Lui si rivolge senza sosta,
essendo Lui.
La preghiera è relazione profonda,
indissolubilmente interna all’essere di Dio,
al sentire di Dio,
dinamica tra gli infiniti gradi del sentire
che Lo costituiscono,
tra Sé e l’immagine di Sé nel divenire.
La preghiera non è interlocuzione
tra due soggetti.
Madre nostra
Tu che ci sostieni ed alimenti
Concedimi un altro passo
Affinché questo essere possa meglio comprendere il suo camminare
Madre nostra
Poco conosco delle Tue mille forme che uso ed abuso in ogni istante
Madre nostra
Mostrami ancora la via da percorrere
Ch’io, umilmente, possa divenire un poco più ponte fra cielo e terra
Eddy
La natura dell’Assoluto che non diviene, ma che è
In principio è l’Uno.
L’Uno è perfetto e completo in ogni suo attributo. In Lui tutto È.
Ma fa attenzione a quanto sto dicendo, anche se so già quanto per te sia difficile concepirlo: in Lui tutto È.
Non: «è stato», «sarà», «era», «fu». Semplicemente: È.
Questo significa che nell’Uno non vi è movimento di alcun tipo, non vi è scorrere, non vi è nulla che muta.
Questo significa che nell’Uno non vi può essere nulla in divenire e che tutta la Realtà esiste contemporaneamente con tutte le sue caratteristiche.
Tu ti chiedi cosa c’era prima che l’Uno mettesse in atto la creazione.
Se tu avessi davvero capito quello che ho appena detto non mi faresti questa domanda: nell’Uno non vi può essere «prima», non vi può essere «dopo» perché tutto è, simultaneamente.
Questo significa che la creazione esiste nell’Uno già tutta creata.
Sei tu che la osservi, spostando la tua attenzione da un elemento all’altro di ciò che È , che crei, nella tua percezione, il senso del tempo, del «prima» e del «dopo».
Ma, in Verità, non esiste nulla che abbia avuto esistenza prima o dopo qualcosa d’altro. Se ciò fosse possibile significherebbe l’esistenza di qualcosa al di fuori dell’Uno e ciò renderebbe l’Uno qualcosa di diverso dall’Uno stesso, poiché non avrebbe tutto in Sé, non potrebbe essere l’Uno.
È dall’interno di te stesso, non da una qualità dell’esistente, che nasce la fuorviante sensazione del trascorrere delle cose, dell’accadere delle esistenze, del fluire del tempo, dello sbocciare di un fiore, dell’andare incontro alla morte, dell’evoluzione stessa.
È per questa tua intrinseca capacità di percepire la successione di realtà che «sono» come successione di realtà che «divengono» che tu, individuo incarnato, puoi essere considerato il vero burattinaio della tua esistenza.
Non capisci. Lo vedo. Lo sento.
Continui a non capire come mai, allora, esiste la varietà delle forme, l’evoluzione della coscienza, il mutare del tuo stesso pianeta.
Ti ripeto il concetto nella speranza che tu riesca a farlo tuo: nell’Uno tutto È.
E quando dico «tutto» intendo veramente «tutto», senza che nulla possa restarne escluso. Questo significa che ci sei tu, al suo interno, in tutte le forme che sono state tue ma, anche, in tutte le variazioni di ogni tua forma nel tempo e nello spazio.
Tu appena nato. Tu bambino. Tu adolescente. Tu adulto. Tu vecchio. Tu disincarnato.
Tu che devi ancora comprendere. Tu che hai già compreso.
Tu che non riconosci l’Uno.
E tu che ti senti ormai congiunto con Lui. Tu che sei Lui.
Perciò, in Verità, bisogna arrivare a dire che non ti sei mai staccato dall’Uno così come non l’hai mai ritrovato, dal momento che sei sempre esistito in Lui in ogni più infinitesimale frammento del tuo essere.
Il tuo rapporto con l’Uno è lo stesso che vi è tra la candela e la luce: anche quando la candela è spenta la luce le appartiene, pur non essendo manifesta; allo stesso modo in cui la candela è un veicolo della luce sia che essa risplenda, sia che giaccia inerte. Labrys, Cerchio Ifior
L’Assoluto e l’architettura della realtà
In questa sezione del sito pubblichiamo stralci dei capitoli del libro del Cerchio Ifior: L’Assoluto e l’architettura della realtà.
Lo scopo è quello di offrire ai lettori delle opportunità di riflessione e di conoscenza che potranno poi approfondire attraverso la lettura dell’intero volume.
Ogni voce dell’indice di seguito riportato rimanda a singole pagine che contengono estratti dei capitoli del volume in questione.
Fonte: Cerchio Ifior, L’Assoluto e l’architettura della realtà, collana Dall’Uno all’Uno, volume quarto, edizione privata.
Download del volume (pdf).
Indice degli argomenti trattati
(Le pagine sono in lavorazione, sono complete quando il titolo è interamente linkato)
Strumenti e processi operanti nel Cosmo
La natura dell’Assoluto che non diviene, ma che è
Come nasce un cosmo: una allegoria teosofica
Dall’ambiente cosmico alla vita: un esempio
La creazione della Realtà nei millenni
Gli strumenti e i processi nell’architettura della Realtà
L’etica degli strumenti
L’etica, la morale e gli archetipi
L’Archetipo Permanente della fratellanza
Gli Archetipi nell’architettura della Realtà
La vibrazione e i cicli
L’unità elementare
Collegamenti tra carattere, Io e personalità
Carattere, personalità, Io e simbolo
La mente e la realtà
Uno strumento dell’uomo: il corpo mentale
Comprendere il sentire
L’imprinting
La conservazione dell’energia
L’equilibrio dei corpi transitori
La cristallizzazione e il cosmo
La vibrazione e la risonanza
La Vibrazione Prima
Vibrazione e simbolo
Imprinting, istinto e dizionari simbolici
Un processo del Cosmo: il karma
La formazione del simbolo
Il percorso del simbolo e la sua percezione
La decodifica del simbolo nei vari corpi
Il dizionario simbolico del Cosmo
Il ciclo della Vibrazione Prima e il simbolo
Le influenze sulla decodifica del simbolo
Il piccolo ciclo vibratorio dei corpi inferiori e i somatismi
Il linguaggio come simbolo e la sua decodifica
L’errore di decodifica e i dizionari simbolici
Dizionario del Cerchio Ifior
Strumenti e processi operanti nel Cosmo
- Strumento: elemento presente nell’intero Cosmo, costante in tutti i suoi punti e inerte fino a quando non entrano in gioco i processi che lo usano, avviati dalle “regole” dettate dalla Vibrazione Prima per ogni Cosmo.
- Processo: vibrazione che mette in moto gli strumenti a disposizione per avviare la strutturazione e lo sviluppo dell’evoluzione.
Strumenti dell’Assoluto adoperati per dare forma e struttura alla Realtà
Unità elementare: la base materiale per innescare l’evoluzione della materia e della forma.
Vibrazione Prima: portatrice di tutte le regole evolutive che determinano lo sviluppo del Cosmo. Essa contiene e determina, fra le sue molteplici funzioni, le informazioni simboliche che stanno alla base della comunicazione all’interno della Realtà e che ne stabiliscono le linee evolutive. Tali informazioni attraversano tutta la Realtà e subiscono continue decodifiche da parte delle varie materie sotto la spinta del tentativo da parte delle coscienze di avvicinarsi sempre di più all’identificazione con il Tutto, attraverso continui processi di adeguamento della percezione della Realtà corrispondenti al continuo espandersi delle comprensioni e del sentire.
Archetipi Permanenti: porzione della Vibrazione Prima nella quale sono fissate le regole di riferimento per la formazione del Cosmo.
Eterno presente: immagine del completo sviluppo nella forma, nel tempo e nello stato di coscienza dell’architettura cosmica.
Processi dell’Assoluto che portano alla strutturazione della Realtà
Creazione dei dizionari simbolici: dizionari necessari per trasmettere le informazioni tra materie diverse permettendo il passaggio continuo e costante delle informazioni in ogni punto del Cosmo.
Vibrazione e risonanza: processi che portano dall’unicità alla molteplicità all’interno del Cosmo.
Legge di equilibrio: processo che tende a uniformare lo svilupparsi interno del Cosmo in armonia con l’immagine dell’Eterno Presente.
Legge di evoluzione: processo che interessa tutta la materia del Cosmo spingendo verso il ritrovamento dell’unità con l’Assoluto.
Legge di causa ed effetto, karma: processo che ha la funzione di regolare e gestire le relazioni tra i sentire degli individui all’interno del mondo del molteplice.
Come conseguenza dell’uso degli strumenti di base e dei processi che vengono applicati all’interno del Cosmo, si manifestano di volta in volta degli strumenti temporanei necessari a permettere l’avvio di processi relativi (anch’essi temporanei) indispensabili alla costruzione e allo sviluppo delle varie fasi evolutive che interessano il Cosmo e il mantenimento della sua coesione e unitarietà vibrazionale.
L’elenco degli strumenti e dei processi relativi è certamente molto lungo e complesso, ma abbiamo preferito limitarlo agli elementi principali per fornire una visione dell’Architettura relativa del Cosmo il più generale possibile.
Strumenti relativi indispensabili all’evoluzione della coscienza nel divenire
Ambiente: strutturazione dell’ambiente cosmico più adatto a favorire l’evolversi dello stato di coscienza.
Atmosfera: ambiente vibrazionale grazie al quale è possibile la comunicazione e il passaggio di informazioni tra le forme presenti nel Cosmo.
Carattere: elementi del Dna attivi per ogni forma di vita, adatti all’espressione del suo sentire e a favorirne l’ampliamento.
Dna: patrimonio genetico in dotazione a ogni forma in via di evoluzione.
Processi relativi indispensabili all’evoluzione della coscienza nel divenire
Dualità: processo che riguarda la percezione illusoria e soggettiva della Realtà dal punto di vista dell’individuo in corso di evoluzione e, di conseguenza, soggetto a una visione frammentata e non unitaria della Realtà.
Imprinting: processo che fornisce il primo orientamento di base all’evoluzione individuale attraverso il passaggio tra le forme di vita inferiori.
Formazione dei corpi: processo di formazione di strumenti materiali temporanei che permettano all’individuo di sperimentare sul piano fisico.
Reincarnazione: processo che porta ogni individualità a incarnarsi più volte allo scopo di affinare e ampliare il suo sentire.
Immagine: processo di percezione di se stessi nel rapporto con i circostanti elementi della molteplicità.
Io: processo di identificazione illusoria che ha lo scopo di ritrovare la relazione reale dell’individuo con la complessa struttura del Cosmo.
Personalità: processo di reazione dell’individuo nei confronti dell’esperienza sulla scorta sia del patrimonio genetico (carattere) sia del sentire acquisito fino a quel punto.
Archetipi Transitori: processo vibratorio che accomuna i bisogni di esperienza simili di gruppi di individui aiutandoli a sperimentare quegli aspetti del loro sentire che non sono stati sufficientemente compresi.
Canti del Sentiero: testi Cerchio Firenze 77, Cerchio Ifior, Sentiero
Grazie alla dedizione e alla professionalità di Marco e di Roberta, abbiamo musicato un certo numero di testi del Cerchio Firenze 77 e del Cerchio Ifior che cantiamo durante gli incontri mensili, gli intensivi e gli appuntamenti specifici dedicati al canto.
Di seguito i file audio già pronti, altri seguiranno.
Io ti conosco, Cf77, Kempis
Ascolta, Cerchio Ifior
Conducimi dove vuoi, il Sentiero
Dove è bene che io sia, il Sentiero
Uno col Padre, CF77, Kempis
Padre nostro
Posso incontrarti, Marco
Padre nostro, Viola, Cerchio Ifior
Ho conosciuto uomini, Moti, Cerchio Ifior
A te che aneli alla verità, Baba, Cerchio Ifior
Invocazione Madre accompagnaci
Mantra: A Te non altro da me
Concedimi un altro passo
Testo: Eddy
Esecuzione: Marco
L’uomo come vibrazione
L’uomo come vibrazione. Dizionario del Cerchio Ifior
Abbiamo, dunque, visto che la materia, da indifferenziata che era, si differenzia grazie all’incontro con la vibrazione, la quale le fornisce la possibilità di aggregarsi in maniere diverse, interagenti tra loro in maniere differenti, fino a costituire quella molteplicità di forme che ognuno di noi, quando è incarnato sul piano fisico, può osservare intorno a sé. «Ma – potreste chiedervi, figli e fratelli – se la vibrazione cessasse, cosa accadrebbe?». Qualcuno tra voi potrebbe rispondere che tutto si fermerebbe, come se si congelasse improvvisamente e il Grande Disegno diventasse improvvisamente statico. Non è così, miei cari: se la vibrazione si fermasse, la materia tornerebbe a perdere coesione e non vi sarebbe nessuna immagine da poter fermare perché è la vibrazione che tiene unita la forma, è la vibrazione che le conferisce qualità particolari (colore, calore e via dicendo); e non solo, ma è la reazione delle possibilità percettive dell’individuo alle vibrazioni che lo circondano che gli fanno percepire la materia che lo circonda in una certa maniera invece che in un’altra. Immaginate per un attimo di perdere la possibilità di percepire le vibrazioni che, grazie ai vostri strumenti percettivi di tali frequenze, vi offrono la possibilità di vedere le immagini e le caratteristiche che le contraddistinguono. Sareste ciechi e non avrebbe alcun significato, per voi, la variazione di un colore non soltanto tra una sfumatura e l’altra dello stesso colore ma, addirittura, tra un colore e l’altro.
E’ evidente, quindi, che la vostra vita di esseri incarnati ha una insostituibile relazione con la vibrazione nel rapportarvi con la realtà che vi circonda. E fino ad ora abbiamo parlato solamente della vibrazione in relazione a ciò che, comunemente, si intende per materia; ma il discorso, in realtà, è ben più ampio: i vostri sentimenti, le vostre emozioni, i vostri desideri sono anch’essi rapportabili insostituibilmente con la vibrazione, in quanto nascono dalla materia astrale che costituisce il vostro corpo astrale e che è sorretta dalle vibrazioni che, sul piano astrale, hanno fatto sì che quel determinato tipo e quella determinata quantità di materia astrale si collegasse al vostro corpo fisico per accompagnarvi nel corso di quel vostro momento di immersione nella materia fisica. E altrettanto, miei cari, è valido per i vostri pensieri, per i vostri ragionamenti, i quali vengono messi in essere dalle vibrazioni che hanno radunato e messo in movimento la materia che costituisce il vostro corpo mentale.
Una domanda da porsi, secondo me, è la seguente: «se i corpi inferiori (il mentale, l’astrale e il fisico) sono, come appare logico a questo punto dell’insegnamento, una conseguenza vibratoria delle vibrazioni del corpo immediatamente precedente, cioè quello akasico, quello della coscienza, allora questa catena vibratoria che dal corpo akasico arriva a interagire nel mondo fisico grazie ai tre corpi inferiori, è percorribile per entrare in contatto con la propria coscienza e, quindi, con la propria evoluzione?».
E’ evidente, fratelli, che non può che essere così e, se ci pensate bene, cos’altro è il nostro suggerirvi di conoscere voi stessi attraverso l’osservazione, se non l’indicarvi il cammino che da voi stessi, sul piano fisico, può condurvi a riconoscere la vostra comprensione sul piano akasico? Quello che non riuscite bene ad afferrare, e che dà il senso a quest’osservazione che noi così spesso vi proponiamo come via per migliorare voi stessi, è che il cammino tra il corpo fisico e quello akasico non ha una direzione o un percorso che si inoltra sempre lungo gli stessi binari, ma costituisce un ciclo che non si snoda mai esattamente lungo gli stessi argini.
Cercherò di spiegarmi meglio, per quanto possa essere possibile: il fatto stesso di osservare e riconoscere le vostre vibrazioni fisiche, astrali e mentali (perché di questo è fatto l’osservare voi stessi) non lascia immutate queste vibrazioni ma, poco alla volta, le modifica, cosicché, arrivate al vostro corpo akasico, vengono ad essere modificate anche le vibrazioni che lo compongono (procedimento che noi abbiamo definito «comprensione») e che si riflettono in maniera diversa verso i corpi inferiori provocando diverse vibrazioni astrali e mentali che, arrivate sul piano fisico, indurranno un diverso modo di osservare se stessi (ciò che voi osservate come cambiamenti del vostro carattere e del vostro modo di interagire con la realtà che vi circonda). E’, insomma, come diciamo spesso, un circolo che si autoalimenta in maniera sempre diversa, il cui risultato è quello di indurre, vita dopo vita, una sempre maggiore strutturazione del vostro corpo akasico e, cioè, una sempre maggiore comprensione dalla quale scaturisce un sempre più ampio sentire.
Voi sapete che in natura esistono cicli che governano la vita stessa del vostro pianeta, sempre collegati tra di loro: dai cicli di rotazione del vostro pianeta intorno al sole nascono i cicli delle stagioni, dai cicli delle stagioni nascono i cicli della riproduzione delle forme di vita, dai cicli della riproduzione delle forme di vita nascono i cicli delle vite individuali e via dicendo, ma esistono anche cicli biologici e cicli fisiologici che permettono l’esistenza stessa della vita e il suo dipanarsi nelle varie forme. Pensateci un attimo, miei cari, e capirete che tutti questi cicli, in realtà, non sono altro che vibrazioni, riconducibili ad altre vibrazioni, interne o esterne, e questa visione potrà aiutarvi a comprenderci quando noi diciamo che tutto è vibrazione, perfino la vita stessa.
Limitando il nostro parlare all’individuo, per cercare di creare una scenografia più comprensibile dell’immenso teatro in cui si svolgono le nostre vite, possiamo affermare che ogni individuo incarnato è costituito da cicli ben precisi (affettivi, emotivi, intellettivi e via dicendo), osservando i quali è possibile arrivare alla sua radice che, apparentemente, risiede in quello che è il suo corpo akasico.
In realtà, figli nostri, comprendere il ciclo che porta, spesso con fatica e dolore, alla comprensione che soltanto un corpo akasico strutturato può fornire, è solo un trampolino per riagganciarsi all’altro grande ciclo che, dalla vibrazione akasica, porterà, inevitabilmente, all’entrare in contatto e a riconoscere la «vibrazione prima», la quale condurrà ognuno di noi e di voi per mano fino alla fusione con gli altri fratelli, in cicli sempre più ampi, fino a giungere alla fusione nel seno di quel Tutto Uno Assoluto che contiene e causa tutte le vibrazioni pur trascendendole. Baba
Dal volume del Cerchio Ifior, Dall’Uno all’Uno, Volume terzo, parte terza, Edizione privata
Nascita e sviluppo dell’Io
Nascita e sviluppo dell’Io. Dizionario del Cerchio Ifior
Per chi si avvicina alle nostre parole spinto dal desiderio di comprendere non solo ciò che diciamo ma, soprattutto, quali sono gli elementi indispensabili per affrontare la propria interiorità allo scopo di migliorare la qualità della propria vita, il concetto di Io risulta essenziale.
Quello che più vi mette in difficoltà nelle nostre parole è il fatto che vi proponiamo in continuazione l’Io nei nostri messaggi ma, contemporaneamente, asseriamo altrettanto spesso che esso non esiste ed è soltanto un’illusione.
Cerchiamo, allora, di capire quello che, a prima vista, può apparire un’assurdità.
Nel corso dell’evoluzione dell’individualità attraverso le varie forme incarnative (minerale, vegetale, animale e umana) essa prende via via coscienza di se stessa, grazie all’incontro con la materia che sta sperimentando nel corso dell’incarnazione.
Il minerale, prima fase dell’evoluzione, non è cosciente di se stesso, ma avverte solo quelle sensazioni che gli provengono dalle condizioni ambientali in cui si trova immerso; esso non interagisce in nessun modo con l’ambiente e può essere considerato in balia degli eventi fisici che accadono intorno a lui.
Una prima differenza – semplice ma, in effetti, di notevole portata – si incontra allorché viene affrontata l’esperienza come vegetale. In questo caso incomincia ad esserci una minima possibilità di interazione con l’ambiente anche se si tratta, più che altro, di una conseguenza quasi automatica di ciò che è intorno al vegetale: in un clima torrido e in un terreno arido il vegetale che cerca di sopravvivere alla siccità prolungherà, per esempio, le proprie radici, andando per tentativi nell’esplorare il terreno alla ricerca di quell’umidità che è per esso l’elemento primario per poter protrarre la sua esistenza. Ciò non avviene, però, consapevolmente: la pianta non «decide» di aver sete, né pianifica la sua ricerca dell’acqua, ma saranno i meccanismi naturali che sono in azione al suo interno a potenziare oltre la norma lo sviluppo delle sue radici. L’unico motivo che la spinge è la sensazione di benessere che, in questa maniera, riesce a procurarsi. Anche in questo caso, fratelli nostri, la pianta è, in realtà, pressoché inconsapevole di se stessa se non a livello di sensazione, e il mondo circostante non costituisce fonte di domande ma solo di stimolazioni.
Quando l’individualità è pronta a cambiare tipo di esperienza avviene il passaggio alla forma animale. Ecco che accade qualche cosa di diverso, in quanto alla percezione fisica si unisce la possibilità di pensiero, con tutti gli elementi che contraddistinguono la facoltà di ragionamento: si fa largo l’idea che esiste un essere (l’animale, in questo caso) che percepisce e pensa, e un mondo che dall’essere è pensato e percepito. Si incomincia, così, a sviluppare il concetto di differenziazione, di separazione tra se stessi e il mondo circostante. Questa differenziazione viene sempre più acquisita a mano a mano che l’individualità fa la sua esperienza in animali sempre più «evoluti» ed è qui, nelle ultime incarnazioni come animale, che può essere situato il formarsi dell’Io nell’interiorità dell’individuo incarnato: l’animale non cercherà più di allontanarsi dal fuoco semplicemente perché il troppo calore provoca una sensazione di dolore, ma lo farà perché «Io ne ho paura e temo che Io potrei essere annientato da quell’elemento di ciò che è non-Io e che si oppone al mio benessere».
Con il raggiungimento della forma umana, sensazione e pensiero sono ben più completi e complessi che nell’animale e la scoperta di poter reagire all’ambiente e non solo, ma anche di poterlo influenzare volutamente con le proprie azioni, porta ad una nuova angolazione nel considerare la realtà fisica che si sta vivendo: l’individuo non si sente più in balia del mondo esterno, crede di capire che può arrivare a dominarlo, e dominarlo significa poter appagare i propri bisogni e i propri desideri. Questo induce il tentativo di modellare la realtà nell’ottica di se stessi (il cosiddetto «egoismo») e del potere che si pensa di poter acquisire primeggiando su ciò che sta attorno.
E’ in questa fase che noi individuiamo la piena percezione di se stessi come esseri contrapposti e separati dal resto della realtà, percezione che rende forte nell’individuo la spinta dell’Io e che lo induce a cercare di espandere la propria influenza in modo tale da poter soddisfare sempre meglio – e in maniera sempre maggiore – quelli che ritiene siano i suoi bisogni.
Naturalmente il discorso è molto più ampio e complesso di come ve l’ho appena tratteggiato, ma quello che mi preme farvi notare è che esso è portatore di enormi conseguenze logiche. Vediamone alcune.
Soddisfare i propri bisogni (o, per lo meno, cercare di farlo) significa arrivare a considerare se stessi il perno intorno al quale ruota tutta la realtà cosicché (e quanto spesso, purtroppo) i bisogni degli altri diventano irrilevanti se non addirittura motivo di lotta per la supremazia.
Vedere il mondo in funzione di se stessi significa tendere a considerare i propri bisogni talmente importanti che tutta la realtà sembra dover confluire verso un unico scopo: il loro appagamento. E, di conseguenza, allorché avviene l’incontro con gli altri individui che, inevitabilmente, contrastano questo egocentrismo con il proprio, ecco nascere le frustrazioni, le reazioni aggressive, il tentativo di prevalere o di prevaricare l’altro.
Considerare se stessi il centro della realtà induce a osservare la realtà stessa in modo quasi totalmente soggettivo perché in essa si tende a far riflettere i propri desideri e le proprie aspettative, arrivando spesso addirittura a negare anche la verità più evidente se questa afferma che le cose stanno in maniera ben diversa da come si vorrebbe che fossero… e potremmo, figli nostri, andare avanti con innumerevoli altri elementi, ma lasciamo al prossimo incontro i passi successivi di quest’argomento.
Ricapitolando brevemente: l’Io nasce, si manifesta e si struttura come proiezione dei propri bisogni nella realtà che l’individuo attraversa, rafforzandosi e divenendo sempre più complesso a mano a mano che si rafforza la sensazione di essere autocosciente che si percepisce distinto dal resto della realtà, anche se in essa si trova ad essere immerso.
Quello che, questa volta, mi interessa sottolineare è che, comunque, l’Io è un meccanismo naturale, la cui nascita è legata indissolubilmente alla presa di coscienza dell’individuo, a tal punto che la sua azione nell’essere umano è inevitabile.
Ma non soltanto: l’azione dell’Io è indispensabile per compiere i passi che porteranno, gradatamente, all’uscita dalla catena reincarnativa, in quanto fornisce gli stimoli (primi fra tutti la sofferenza e l’insoddisfazione) per incanalare l’essere umano lungo le tappe successive della sua evoluzione.
Certamente, l’Io è un’illusione ma, come dicono i Maestri «l’illusione, per chi la vive come se fosse reale, ha la forza e la consistenza della realtà», e mai quanto nel caso dell’Io questo assume importanza e significato, al punto che esso diventa (pur non avendo nessuna reale esistenza) l’essenziale burattinaio che muove i fili delle ombre che animano il teatro nel quale l’individuo compie la sua ricerca della Verità. Baba
Dal volume del Cerchio Ifior, Dall’Uno all’Uno, Volume terzo, parte terza, Edizione privata
L’incarnazione e la formazione del corpo fisico
L’incarnazione e la formazione del corpo fisico. Dizionario del Cerchio Ifior
I termini «goccia», «scintilla», «anima» sono termini usati da più dottrine, da più teorie, e noi li unifichiamo in un solo unico significato, ovvero quando useremo questi termini intenderemo quella parte dell’Assoluto dalla quale discende ognuno di noi, ovvero quella particella della Realtà Assoluta che ha dato luogo al vostro immettervi nel ciclo delle evoluzioni e delle incarnazioni.
Voi direte: cosa c entra tutto questo con la Realtà?
Veramente questo è indispensabile per comprendere la Realtà, perché se prima si è parlato di una Realtà soggettiva è anche il caso adesso di parlare di quella che è la Realtà Assoluta e per comprendere a fondo la Realtà Assoluta, è necessario comprendere tutto il discorso a monte, risalendo, magari, dall’individuo, dalla persona, fino ad arrivare a quel Tutto, quell’Assoluto, che così spesso è stato nominato nel passato, negli incontri, ma che non è mai stato chiarito.
Io quindi ho voluto dare questa piccola definizione e qualcun altro saprà certamente fare di questa definizione qualcosa che io assolutamente non saprei fare, o meglio, saprei anche dirvi qualcosa ma, certamente, vi confonderei ancora di più le idee. Boris
Voglio parlare un attimo di quello che succede allorché avviene quella che voi siete usi definire «incarnazione».
Qual è la trafila che ognuno di voi ha seguito, segue e seguirà per attraversare i piani di esistenza fino ad arrivare al piano fisico?
Per fare questo userò delle immagini, degli esempi, e voglio chiarire, prima di tutto, che quelle immagini, quegli esempi non sono la Realtà, ma sono degli artifici usati per far sì che voi mentalmente possiate costruirvi un idea della Realtà, un idea certamente errata, approssimativa, sbagliata ma che tuttavia contiene il concetto di quello che più mi preme farvi trattenere.
Tutto incomincia dalla Goccia.
Quando si stacca dall’Assoluto, la Goccia incomincia il suo viaggio che la porterà a dare vita ad un nuovo corpo fisico. Per fornirvi un supporto mentale vi suggerirò di immaginare questa Goccia come una palla di neve sulla cima di una montagna innevata. Questa palla di neve incomincia a rotolare lungo il fianco della montagna e via via che rotola sulla neve si ingrossa, si ingrossa e incorpora altri cristalli di neve fino a diventare una valanga e alla fine a fermarsi al piano.
Questo figurativamente, è quello che fa la Goccia allorché, attraverso i piani di esistenza, si dirige verso il piano fisico: essa attraversa i piani spirituali e nell’attraversarli attira a sé della materia di questi piani; attraversa poi il piano akasico e attira a sé materia del piano akasico, poi il piano mentale e attira a sé materia del piano mentale, il piano astrale e attira materia del piano astrale, il piano fisico, finalmente, e attira a sé materia del piano fisico… ed una nuova vita è pronta a nascere.
Ci si potrà chiedere come mai la materia resta attaccata a questa Goccia Divina. Questo accade perché la Goccia Divina in realtà è quello che potrebbe essere definito un centro di attrazione, con delle particolarità molto simili a quello che nel vostro piano fisico viene chiamato magnetismo.
Anzi, fermiamoci un attimo su questo problema; voglio specificare che il magnetismo che voi conoscete è soltanto un effetto e non una causa, tant’è vero che la scienza conosce il magnetismo come effetto, ma non sa, in realtà, perché avviene questo fenomeno al di là di tutti i discorsi ipotetici che gli scienziati si dilettano a fare; questo accade proprio perché la causa prima degli effetti magnetici non appartiene al piano fisico.
Ciò che accade sul piano fisico è soltanto un effetto di quello che proviene, invece, da altri piani di esistenza.
Questa Goccia Divina (immaginatela dunque, per il momento, simile alla calamita, selettiva a seconda della materia che sta attraversando) attira a sé come abbiamo visto, le varie materie dei vari piani.
All’inizio del ciclo, all’inizio dell’evoluzione, la materia che la Goccia Divina attira a sé è uniforme, non è strutturata, si può quasi affermare che avviene una raccolta di materia nei vari piani di tipo casuale anche se vi ricordo di stare attenti con questa parola, perché in realtà, di casuale non vi è mai nulla.
Ma poiché questo è un argomento che porterebbe molto lontano, lasciamolo per altri momenti. Attira dunque a sé materia in modo «caotico».
Voi direte: «Ma com’è che accade che questa materia raccolta in modo caotico alla fine dà vita a qualcosa che caotico non è?». Questo accade, prima di tutto, perché in realtà la Goccia Divina sa già quello che sarà il cammino o ciò che compirà la sua emanazione attraverso i piani, e sa che tutto avverrà in modo pressoché automatico; o meglio: così come accade che il bambino appena nato sia una materia in gran parte informe, non strutturata, materia che poco alla volta assumerà una sua connotazione ben precisa, una sua personalità precisa, attraverso gli scontri tra la sua realtà interna e la sua realtà esterna, così accade che anche gli altri corpi che compongono l’individuo attraverso gli scontri tra la sua realtà interna e la sua realtà esterna, si strutturano.
Accade cioè, a mano a mano che il bambino vive, cresce, desidera, ama, che la materia che compone il suo corpo astrale poco alla volta si affina, rendendolo sempre più capace di desiderare, di sentire, di amare; a mano a mano che il bambino cresce e affina la sua mente, attraverso gli stimoli che l’ambiente gli fa pervenire stimoli che, passando per l’interno, si ripercuotono sul suo corpo mentale facendo sì che il suo corpo mentale gradatamente si strutturi il suo corpo fisico comincia a recepire, comprendere mentalmente sempre di più; cosicché avviene una specie di scambio circolare fra ciò che accade all’esterno e ciò che accade all’interno dell’individuo.
Stiamo parlando però di una sola vita per farvi comprendere quant’è complesso l’esempio e quante parole dovremo spendere per farvi comprendere fino in fondo a quale complesso meccanismo appartenete: dovete cercare di capire che ognuno di voi, per affinare sempre di più i propri corpi e non soltanto quelli transitori, come il mentale, l’astrale ed il fisico, ma in particolar modo quello akasico e quelli spirituali ha bisogno di un certo numero di incarnazioni.
* * *
Avrete notato che il mio parlare si era limitato soltanto al cammino della Goccia che arriva a reincarnarsi in un corpo umano; questo chiaramente ha portato ad una limitazione molto estesa del concetto di cammino della Goccia dal piano spirituale al piano fisico.
In realtà, il discorso va allargato ulteriormente, perché certamente tutti voi più o meno sapete, perché siete tutti chi più chi meno eruditi in materia, che questa famosa Goccia attraverso il suo cammino che la porta alla riunione con il Tutto non arriva soltanto a dare vita ad un corpo umano, ma prima di arrivare a dare vita ad un corpo umano, attraversa altri stadi di evoluzione.
Già, altri stadi di evoluzione, non è certamente una sorpresa se io vi affermo, questa sera, che ognuno di voi prima di essere stato un essere umano, nel corso del suo cammino evolutivo è stato un animale: questo non vuol dire che qualcuno tra voi, attualmente, non possa ancora comportarsi come un animale, naturalmente; e non è una sorpresa neppure se io affermo che prima di essere stato un animale ognuno di voi è stato una pianta, e ancora che prima di essere stato una pianta è stato un minerale; è stato quindi una forma diversa di vita che investe tutto il mondo fisico che voi conoscete.
I più restii ad accettare questa condizione, certamente penseranno che affermare che un minerale possa far parte di un cammino evolutivo è alquanto azzardato, in quanto osservando un minerale si vede chiaramente, all’apparenza almeno, che esso non è una forma di vita perché non possiede nessuno degli attributi che siete soliti dare all’essere vivente. Eppure io vi dico, creature, che non è così, se voi prendete, per esempio, un cristallo e lo immergete in una soluzione soprasatura, vedrete che un po’ alla volta questo cri- stallo acquista altre parti di materia, e come la scienza sa benissimo, non l’acquista casualmente, ma secondo direttive ben precise che lo portano ad una crescita tutto sommato ordinata.
Questo mi sembra, creature, un chiaro indice che in realtà, il cristallo, apparentemente così privo di vita, ha invece un suo cammino evolutivo da percorrere, perché se così non fosse il suo momento di forma e di materia sarebbe completamente disorganizzato e casuale, cosa che invece non è.
È evidente, creature, come a questo punto si debba giungere alla conclusione che ogni cosa del creato ha una sua evoluzione, un suo cammino da percorrere, ed il tutto sia così perfettamente organizzato, curato nei minimi particolari da escludere completamente il fatto che tutto sia affidato alla casualità, al caso, ma anzi questo ordine, questa organizzazione presuppongono implicitamente l’idea di una divinità anche se ben diversa dall’immagine antropomorfa che ognuno di voi può possedere che regoli e comprenda in sé tutto l’universo. Scifo
* * *
Considerato che l’argomento di codesta serata è alquanto inconsueto ed ostico per le vostre menti, inizierei con qualcosa di semplice ed alla portata quindi, della vostra comprensione.
Inizierei, per questi motivi, cercando di spiegarvi come l’essere nasce, incomincia a poco a poco a prendere contatto con gli altri suoi veicoli e a costruire, in questo modo e di conseguenza, la propria personalità.
Innanzi tutto l’entità che è chiamata a prendere posto in quel determinato corpo, comincia a prendere i suoi propri e veri contatti dopo il parto, immediatamente dopo la nascita vera e propria; questi primi contatti sono relativi al piano immediatamente successivo a quello fisico che, come tutti voi ricorderete, è il corpo astrale.
Questi primi contatti vanno, via via che il corpo fisico segue la sua inevitabile crescita fisica, ampliandosi fino a divenire completi, stabili; per compiere questo cammino, per arrivare alla perfezione, sono necessari più o meno sette anni del vostro tempo, sette anni del piano fisico; questo, affinché quella persona abbia il suo corpo astrale ben strutturato e ben allacciati i contatti con il relativo veicolo fisico.
Più o meno contemporaneamente l’individuo che userà, per la nuova incarnazione, quel determinato corpo, comincia anche a formare i primi contatti con il proprio veicolo mentale; però per arrivare alla completezza, per arrivare alla perfezione dei contatti con il proprio corpo mentale dovranno passare più anni, anni che vengono genericamente indicati in 14.
A questo punto voi potreste affermare con tutta tranquillità, che la personalità dell’individuo è strutturata, formata verso i quattordici anni.
Ciò è errato, prima di tutto perché, per il momento, non abbiamo ancora fatto menzione dell’eventuale allacciamento con il corpo akasico (non dimenticatevene l’importanza) e poi perché dovete tenere sempre ben presente una cosa: questi limiti di tempo che noi abbiamo dato (in questo caso abbiamo parlato di sette e quattordici anni) sono indicativi e non validi, genericamente, per tutti gli individui. La differenza dipende soprattutto dal grado evolutivo dell’individuo che si incarna.
Ci si potrebbe fermare sulle cose che ho appena detto, cercando di vedere in particolare come si manifesta praticamente, nel comportamento di quello stesso essere, l’allacciamento in questione, qual è lo sviluppo e come lo si vede praticamente; questo sarebbe un discorso molto interessante però è molto complesso e porterebbe via troppo tempo. Vorrei ricordarvi ancora, prima di allontanarmi, che la personalità vera e propria, così come è stata definita dal paziente amico Boris, è comprensiva di qualcosa di più, direi anche di quegli impulsi (anche se piccolissimi) che il corpo akasico invia al corpo fisico; questo, per farvi comprendere
come, molto spesso, nei nostri discorsi ci limitiamo per fornirvi una maggiore possibilità di comprensione, dandovi soltanto delle piccole gocce di Verità per volta. Vito
Certamente voi ricorderete un argomento che è stato tanto tempo fa affrontato, e che forse è stato preso da alcuni di voi come una curiosità, un affermazione esotica e nulla di più. Mi riferisco a quando è stato accennato alla presenza sul corpo fisico dell’individuo incarnato di determinati punti vibratori che avevamo definito «nadis».
Io vorrei, questa sera, parlarvi ancora un attimo di questi punti vibratori, perché possono aiutarvi a comprendere quello che è l’individualità, a comprendere il modo in cui l’individualità arriva poi a formarsi una personalità, infine a comprendere come è che avviene lo scambio tra gli impulsi del mondo fisico e gli impulsi provenienti, invece dal piano spirituale.
Tutto il corpo di ogni essere umano è cosparso (per usare un termine impreciso, ma efficace) di tanti piccoli punti vibratori, che posseggono delle vibrazioni particolari, le quali hanno la caratteristica di tenere unito il corpo fisico con il corpo astrale, in particolare, e in parte anche con gli altri corpi che compongono l’insieme dell’individuo.
Questi punti vibratori, però non servono solamente a tenere uniti i corpi, a fare quindi in un certo senso da magnete nei confronti degli altri corpi, ma servono anche a trasmettere vibrazioni che dagli altri corpi provengono.
Si potrebbe quindi affermare che tutto il vostro corpo riceve in ogni punto, in continuazione, piccoli impulsi provenienti dagli altri vostri corpi, sia l’astrale che il mentale e l’akasico e via dicendo.
Tuttavia questi impulsi vanno principalmente a colpire tutto il sistema nervoso dell’individuo, anche perché questi piccolissimi vortici sono disegnati, principalmente lungo la fascia nervosa, i piccoli nervi che fanno parte di ogni piccola porzione di ogni corpo dell’essere umano e, quindi, gli impulsi che ricevono sono molto piccoli, indistinti, e difficilmente separabili l’uno dall’altro.
Questo argomento è servito, anche senza sapere di preciso la teoria, ad un certo dott. Calligaris per individuare determinati punti e questo dottore ha scoperto che stimolando certi punti vibratori che sono appunto dei nadis (come noi li abbiamo definiti) si possono ottenere particolari proprietà da parte dell’individuo e questo accade proprio perché, attraverso questa stimolazione delle vibrazioni dei nadis, si può arrivare per qualche attimo almeno a recepire i sensi degli altri corpi dell’individuo; ma, vi ripeto fratelli, questo è un discorso complicato che affronteremo eventualmente un altra volta.
Ma al di là di tutti questi piccoli nadis, esistono poi delle altre parti vibratorie all’interno del corpo dell’individuo che ricevono invece più direttamente, in massa maggiore le vibrazioni e gli impulsi provenienti dagli altri piani di esistenza, e questi sono quei famosi centri che vengono chiamati chakra e che servono da punto di passaggio dell’energia dagli altri piani di esistenza al piano fisico.
Gli altri corpi dell’individuo aiutano il costituirsi della personalità dell’individuo stesso, inviando impulsi dal loro piano di esistenza, così come l’ambiente e l’esperienza che l’individuo compie all’interno del piano fisico riecheggiano, attraverso i chakra, sugli altri piani, formando una catena di impulsi che, andando avanti e indietro attraverso i ricordi dell’individuo, contribuiscono a creare e strutturare in modo particolare ed individuale, la personalità di ogni essere umano. Andrea
Dal volume del Cerchio Ifior, Dall’Uno all’Uno, Volume terzo, parte seconda, Edizione privata