Meditazioni domenicali 2

Canti dalle tradizioni religiose per le meditazioni domenicali da leggere, meditare, ruminare, contemplare per accompagnare e sostenere il cammino spirituale.
Fonte: G. Vannucci, Libro della preghiera universale, Libreria Editrice Fiorentina


 

 

 

Fa’, O Signore, che con passo libero
ci muoviamo dalle soglie dell’aurora
fino al tramonto dell’amica luce.

Noi siamo liberi figli tuoi,
perché preoccuparci delle ricchezze,
della gloria e della potenza dei grandi?

La vita può darci o toglierci il tetto e le vesti,
il pane e l’oro:
i nostri cuori rimangono allegri e saldi.

Il tempo è vento che soffia,
l’avvenire è rosa non dischiusa,
nessuno conosce che la coglierà.

Così noi andiamo,
compagnia che ignora la paura,
in mano il bastone della libertà,
cantando di terra in terra.

Infine incontreremo la notte,
che porta ai re e ai mendicanti
il termine del loro cammino.

Sarojini Naidu

Il desiderio, il suo superamento, il ruolo dell’identità

d-30x30Il desiderio e il suo superamento. Dizionario del

Fino a quando l’individuo è incarnato, per grande che sia la sua evoluzione, possiede un Io.
Questo è un dato di fatto che molti tendono a dimenticare, eppure basta pensarci un attimo per rendersi conto che non può essere che così. Infatti, senza i corpi inferiori (fisico, astrale e mentale) non vi può essere incarnazione e la necessaria presenza di questi tre corpi rende inevitabile la formazione dell’Io anche se, ovviamente, più o meno forte a seconda del grado di comprensione, e quindi di sentire di coscienza, dell’individuo incarnato. Si può perciò tranquillamente affermare che nessun essere incarnato, neppure il più grande Maestro che la storia dell’uomo abbia mai visto calcare il nostro bel pianeta, è (né può essere) privo dell’Io.
Se esiste un Io, figli e fratelli, esistono le emozioni e a capo di esse esistono i desideri.
Analizzare e cercare di comprendere, quindi, i propri desideri, è un’altra via attraverso la quale si può arrivare a conoscere se stessi, anche se, a mio avviso, parecchio più complessa di quella che passa attraverso l’analisi delle emozioni. Se, infatti, per quanto riguardava le emozioni poteva essere sufficiente porsi in una posizione di attenzione, per quanto riguarda il desiderio questo non basta più.
Infatti il desiderio ha una complessità ben maggiore di quella di un’emozione e la realtà del proprio desiderio è più difficile da scoprire.
Quando voi vi sentite tristi, osservando la vostra tristezza la potete individuare in una serie di condizioni interiori di umore, ma anche esteriori di comportamenti (spesso tendenti ad accentuarla per usarla al fine di ottenere attenzione dagli altri) sempre più o meno ripetitivi ed evidenti.
Nella maggior parte dei casi, invece, il desiderio non è individuabile esattamente, anche perché, solitamente, è costituito dalla somma di più desideri intrecciati tra loro a causa delle spinte che esso contiene e che provengono dalle materie di tutti i corpi dell’individuo che, in qualche maniera, lo alimentano, fino a quella che è la spinta generatrice più difficile da comprendere, ovvero quella che proviene dal corpo della coscienza.
Se voi desiderate essere famosi (per esaminare un caso generale e, come tale solo teorico) probabilmente il vostro desiderio è costituito, magari, in parte dal desiderio riflesso del vostro corpo astrale di sentirvi felici per la considerazione degli altri, poi da quello riflesso del vostro corpo mentale di sentirvi al di sopra degli altri, ma anche da quello che proviene dal corpo akasico che, nel caso di una buona evoluzione, potrebbe identificarsi, per esempio, nel desiderio di acquisire una posizione di rilievo nella società, in modo tale da potersi trovare in condizione di poter agire positivamente sugli altri. Considerando, poi, che i desideri sono logicamente intrecciati tra di loro perché intersecantisi sono le spinte verso la comprensione (in quanto tendente all’unitarietà) provenienti dal corpo akasico, si può facilmente comprendere come l’osservare e districare i propri desideri sia alquanto difficile.
Indubbiamente più facile, per chi vuole conoscere se stesso, è osservare le proprie emozioni, individuarle, guardare le proprie reazioni ad esse e, poi, eventualmente, da esse cercare di risalire alla realtà dei desideri che le mettono in azione.
Con queste mie parole non intendo certamente dire che non potete arrivare a comprendere i vostri desideri e i loro perché; tuttavia penso che sia sempre meglio percorrere la via più semplice e che meno fa soffrire, perché tante piccole sofferenze (lo diciamo sempre) sono più facilmente superabili di una sola grande sofferenza.
Qualcuno di voi può chiedersi perché, di punto in bianco, accosto il concetto di sofferenza a quello di interpretazione dei propri desideri.
Avete ragione, forse ho presupposto troppo e non ho ben fatto comprendere un elemento importante: quando vi ponete nella posizione di chi cerca di conoscere se stesso, lo fate, inevitabilmente, spinti dal vostro Io, perché pensa che questo sia un modo di apparire migliore degli altri. E’ la vostra mente che osserva voi stessi, e la vostra mente non siete voi stessi ma è ciò che, in buona parte, contribuisce a formare il vostro Io.
E’, quindi, col vostro Io che vi mettete ad operare.

Le emozioni: osservarle per conoscersi e comprendersi

d-30x30Le emozioni: osservarle per conoscersi. Dizionario del

«Conosci te stesso».
Questa è forse una delle frasi più ripetute nelle varie forme di insegnamento e anche voi che partecipate da anni alle riunioni del Cerchio vi siete più volte scontrati con essa, arrivando ad avvertire la forza e la giustezza di tale imperativo ma trovandovi anche, di continuo, di fronte alla cruda realtà costituita dalla difficoltà di mettere in pratica quelle poche parole mentre il «voi stessi» che cercate di conoscere vi sfugge di continuo come un’inafferrabile fantasma.
Vedete, fratelli cari, conoscere se stessi è un compito che richiede pazienza, costanza, volontà e, soprattutto, coraggio perché molto spesso quello che viene alla luce non è edificante agli occhi di chi osserva. Il fatto è che il punto di partenza da cui, inevitabilmente, dovete muovervi è costituito dall’osservazione del vostro Io, il quale, per forza di cose, contiene tutti i vostri lati peggiori, quelli che derivano dalla vostre incomprensioni (ma anche qualche lato pregevole, se volete consolarvi, perché andando più a fondo riuscireste a trovare anche gli echi e i riflessi delle vostre comprensioni che, a loro volta, si proiettano sull’Io).
Se, poi, pensate che la vostra osservazione di voi stessi è fatta con gli occhi del vostro Io, vi renderete conto che il compito che vi aspetta è di impervia soluzione, perché l’Io tende a non essere obiettivo se non, addirittura, a falsificare e modificare la realtà oggettiva secondo le proprie aspettative. Mi sembra già sentire alcuni di voi pensare, demoralizzati, che allora cercare di conoscere se stessi, oltre ad essere faticoso e tormentoso, è qualcosa di impossibile e, in definitiva di inutile.
Fatevi coraggio, figli e fratelli, perché non è così: non dimenticate che l’interpretazione data dal vostro Io alle proprie azioni è certamente poco attendibile, tuttavia vi è un osservatore ben più attento che «sente» quali sono gli elementi importanti osservati, li ordina, li raccoglie, li confronta, li relaziona arrivando, comunque, a trarre da essi delle porzioni di comprensione; questo osservatore è, ovviamente, il vostro corpo akasico, il vostro corpo della coscienza, al quale non importa che arrivino dati confusi, apparentemente slegati, mal interpretati e via dicendo perché la sua necessità è che i dati arrivino ed è poi compito suo costruire con essi ciò che è utile per la crescita dell’individuo.
Questa seconda parte del ciclo va riguardata proprio in quest’ottica: il farvi osservare qualche vostro aspetto che, solitamente, osservate poco e male, per fornire nuove possibilità interpretative alla vostra coscienza e, perché no, nuove direzioni semisconosciute in cui muoversi alla ricerca del «conosci te stesso».
Cerchiamo di comprendere, nel modo più semplice e sintetico possibile, cosa significhi interpretare le emozioni e per quale motivo può essere utile farlo.
Come abbiamo visto in precedenza le emozioni nascono all’interno del corpo astrale dell’individuo sotto una triplice spinta: da un lato vi sono gli avvenimenti che l’individuo vive quotidianamente, grandi o piccoli che siano, dall’altro vi sono i desideri dell’Io che si sente più o meno insoddisfatto da quanto sta vivendo e, infine, vi è la vibrazione del desiderio di acquisire comprensione da parte del corpo della coscienza. Questa triplice spinta focalizza le emozioni individuali e fornisce ad esse, di volta in volta, connotazioni diverse, tant’è vero che accade di vivere in maniera emotivamente anche molto diversa un qualsiasi episodio ripetitivo.
Ora, osservare le proprie emozioni aiuta inevitabilmente a comprendere qualche cosa di più su se stessi perché all’occhio dell’osservatore (anche se, magari inespresse) sorgono delle domande dall’osservazione stessa e queste domande, ancorché, magari, represse dall’Io, attirano con le loro vibrazioni l’attenzione del corpo akasico su quanto sta accadendo cosicché questi può raccogliere elementi per aggiungere nuovi fattori di comprensione.

Animali, atmosfere astrali e forme-pensiero

d-30x30Animali, atmosfere astrali e forme-pensiero. Dizionario del

Abbiamo visto che ogni forma presente sul piano fisico ha una sua forma corrispondente, più o meno ampia e più o meno strutturata, sul piano astrale e che questa forma astrale possiede vibrazioni più o meno intense a seconda della possibilità reattiva del corpo del piano fisico nei confronti di ciò che si trova a sperimentare sul piano fisico stesso. Ecco, così, che le forme astrali collegate ai minerali sono porzioni di materia astrale particolarmente poco intense, costituite da vibrazioni astrali lente e con una minima area di influenza all’interno del piano astrale.
Con l’aumentare della complessità della forma fisica e della sua reattività all’ambiente, aumenta proporzionalmente la complessità della forma astrale collegata e l’ampiezza di spazio astrale in cui le vibrazioni che essa possiede possono propagarsi.
Abbiamo visto anche che con le forme di vita vegetale questo raggio d’azione, pur se sempre limitato, aumenta sensibilmente. Quando si arriva alle forme animali, nelle quali entra in gioco anche l’aumento di reattività data dalle nuove vibrazioni aggiuntive fornite da un corpo mentale più strutturato e tale da rendere il corpo fisico più reattivo a ciò che sperimenta nel corso della vita, si ha l’evidente e logica conseguenza che aumenta l’intensità delle vibrazioni del corpo astrale e, quindi, anche il loro raggio d’azione si espande notevolmente all’interno del piano astrale.
E’ facile immaginare, a questo punto, come le vibrazioni astrali e il loro propagarsi sul piano astrale diventi complesso e intenso allorché si arriva alla forma umana, con l’acutezza reattiva fornita all’essere umano dall’allacciamento del corpo akasico!
Dopo le cose che abbiamo detto in precedenza possiamo immaginare come può apparire ad un osservatore il paesaggio astrale dal punto di vista vibratorio: alle zone di quiescenza collegate a materia astrale indifferenziata si sovrappongono forme quasi statiche di corpi astrali minerali, piccoli vortici di corpi astrali vegetali, aree turbolente di corpi astrali animali e grandi zone di vibrazioni in continuo attorcigliarsi, contrarsi, espandersi, plasmarsi e trasformarsi di corpi astrali umani.
Possiamo così ritornare al concetto di atmosfera che avevamo presentato in precedenza: ogni individuo del piano fisico ha un corpo astrale che proietta intorno a sé vibrazioni astrali, conseguenti non solo a ciò che sperimenta sul piano fisico ma anche al suo stadio evolutivo, e tutta l’area di materia astrale che entra nella zona d’influenza di un corpo astrale diventa un piccolo ambiente, interattivo con le vibrazioni emesse dal corpo astrale in questione, creando una zona di atmosfera nella quale il desiderio e le emozioni provate dall’individuo sul piano fisico danno forma alla materia circostante, che tende ad organizzarsi secondo l’indirizzo dato dalle vibrazioni emesse dal suo corpo astrale. Ciò porta al continuo crearsi e disfarsi di forme astrali che durano tanto più a lungo quanto più intenso e duraturo nel tempo è ciò che prova l’individuo incarnato. Queste sono quelle che vengono chiamate (impropriamente, in realtà) forme-pensiero, la cui vita è strettamente collegata e dipendente da ciò che l’uomo prova sul piano fisico e da lui traggono forza, intensità e concretezza, tanto che quelle dovute a desideri passeggeri si sciolgono immediatamente, mentre quelle che nascono da desideri di tutta una vita diventano quasi delle forme astrali fisse, oserei dire quasi cristallizzate.
Da quanto abbiamo esaminato finora, si può dedurre che queste forme-pensiero non sono forme di vita vere e proprie e non hanno una loro volontà o un loro scopo, ma sono, invece, governate dalla volontà e dagli scopi che appartengono all’individualità incarnata nel corpo fisico che ha dato loro esistenza. Esse sono, perciò, strettamente legate al corpo fisico in questione e non possono allontanarsi da esso se non di quel tanto che costituisce l’atmosfera personale creata sul piano astrale da quel corpo fisico perché, altrimenti, le vibrazioni che le tengono in vita si indebolirebbero ed esse tenderebbero a disgregarsi.
Queste considerazioni bisognerebbe ricordarle a tutti quei presunti maghi o sedicenti sensitivi che propagandano di poter mandare delle forme-pensiero (il famoso «malocchio») per danneggiare o, comunque, influenzare delle altre persone!

Meditazioni quotidiane 2.1

 

 


Padre mio,
la Tua immensa bontà ha tracciato per noi
innumerevoli strade che portano alla nostra realtà,
e ogni strada ha il volto, il corpo e la voce
di chi, quotidianamente, viene a contatto con noi.
Aiutaci a pensare agli altri uomini
come vie per raggiungerTi,
consapevoli della loro presenza,
certi della loro utilità,
riconoscenti per la loro esistenza,
felici del fatto che se loro sono qui per me
a mia volta io son qui per loro,
sicuri di ritrovarli tutti, uno per uno,
lungo le innumerevoli strade
che dalla nostra realtà portano a Te.

Rodolfo


 

 


A Te, Padre,
a Te che sembri così insensibile,
a volte, così indifferente,
così lontano dalla mia realtà,
così apparentemente freddo,
così incapace di fare un miracolo per me
allorché io Te lo chiedo,
così insensibile da non saper togliere dal mio cammino
tutte le cause di sofferenza,
a Te, Padre mio, io rivolgo il pensiero
sicuro che, in realtà, sono io l’insensibile,
sono io l’incapace, sono io il freddo,
sono io che guardo Te
e, cercando d’immedesimarmi in Te,
non faccio altro che creare
una brutta copia di ciò che io sono.

Moti


 

 


Altissimo Signore, Padre nostro,
in questa sera non possiamo che ringraziarTi
per averci donato,
in mezzo
a tutti i doni che ci hai elargito,
anche la speranza.
La speranza che ci fa superare
gli 
ostacoli e le difficoltà;
la speranza che dà la forza di vivere,
la speranza che ci fa sorridere
anche nel momento più profondo del dolore
e, soprattutto, quella speranza che
accompagna
l’uomo dal suo nascere
e che, nel momento dell’estremo saluto,
così ci fa dire:
«Padre, sia fatta la Tua volontà, e non la mia».

Florian


 

 


E se io, Padre mio,
riuscissi ad essere
veramente me stesso;
se io, Padre mio, riuscissi a far arrivare sul piano fisico
ciò che veramente sono,
ciò che
il mio sentire è arrivato a comprendere,
se io fossi in grado di comunicare agli altri
questo profondo sentire che è dentro di me
e che non riesce ad arrivare pulito alla manifestazione esterna,
chissà come apparirei agli occhi degli altri!
Forse un Maestro?
Forse una persona presuntuosa?
Forse un millantatore, un imbroglione,
uno che si mette al di sopra degli altri?
Se io veramente possiedo un sentire che mi permette di aiutare gli altri,
di mettere la
parte migliore di me stesso a disposizione,
devo per forza possedere, Padre mio,
anche quell’umiltà che, sola, può far accettare
la mia condizione a chi mi sta attorno.
In realtà chi possiede un’ottima evoluzione
molte volte corre il rischio di venire isolato,
di non venir compreso,
di venire ora amato ora ripudiato,
ora stretto ora allontanato.
Eppure tutto questo sembra un nonsenso;
alla vostra mente sembra
inconcepibile il pensiero
che l’evoluto non riesca a manifestare se stesso
in maniera tale da cambiare la vita propria,
ma principalmente anche – come ci si aspetta da ogni buon evoluto –
la vita degli altri.
Non è così strano come può sembrare,
poiché si può cambiare la vita degli altri
soltanto nel momento in cui gli altri sono disponibili a cambiarla,
altrimenti – e Tu lo sai molto
meglio di me, Padre mio –
nessuno può
essere in grado di fare nulla.

Scifo


 

 


E’ a Te, altissimo Creatore,
che talvolta rivolgo il mio pensiero
cercando di raggiungerti laddove Tu sei,
incerto, ogni volta, di esserci riuscito.
Io Ti prego, Altissimo Signore,
stai vicino a tutti noi che soffriamo,
tendi una mano a tutti coloro che,
in preda alla sofferenza fisica,
hanno bisogno di sentire
la carezza di una persona amata;
metti nei nostri occhi,
nei momenti di sofferenza,
la capacità di osservare
e meravigliarsi e stupirsi,
di commuoversi per un semplice tramonto;
aiutaci a trovare dentro di noi
quella saldezza, quella forza che ci fa credere
che Tu, Altissimo Signore,
sei sempre e comunque accanto a noi.

Vito


 

 


A Te, Signore del giorno e Signore della notte,
Signore del passato, del presente e del futuro,
a Te e a Te soltanto io dedico le mie lacrime;
a Te, a Te soltanto io dedico ogni sorriso
che trovo nel corso della mia vita;
a Te, a Te soltanto dedico la mia ansia di comprendere,
il mio tentativo di andare incontro agli altri
e il mio dispiacere quando gli altri
sembrano 
allontanarsi da me;
a Te, soltanto a Te dedico la paura delle mie notti,
l’ansia dei miei giorni,
la felicità della mia vita;
a Te, soltanto a Te dedico tutto me stesso
perché è 
a Te, soltanto a Te, che tutto me stesso fa capo.

Vito


 

 


Se io Ti amassi veramente, Padre mio,
allora amerei tutto ciò che Ti appartiene.
Amerei il mondo che vedo intorno a me.
Amerei ogni gioia e ogni dolore
che vedo manifestarsi in questo mondo.
Amerei tutti i colori che lo rendono vivo.
Amerei la più piccola delle creature
che 
lo animano.
Arriverei persino ad amare me stesso.
Ma, ahimè, io non Ti amo veramente,
Padre mio, mi illudo soltanto di farlo,
poiché trovo sempre qualche cosa
da
criticare in ciò che Tu hai creato.

Vito


 

 


Padre mio, io incomincio ad arrabbiarmi
con me stesso.
Perché, perché continuo a non capire niente?
Perché continuo a dibattermi nei miei problemi
senza riuscire a venirne fuori?
Perché devo essere così testa di cavolo
da continuare a ripetere in continuazione gli stessi errori?
Perché sto sprecando così la mia vita?
Perché, perché, perché, perché.
Perché qualche volta non sto attento,
invece, a cercare qualcosa di positivo in me stesso?
Forse, se riuscissi a vederlo, a trovarlo,
a disseppellirlo dalla mia coscienza,
questo renderebbe diverso tutto il mio chiedermi
i «perché» e cambierebbe 
anche i «perché» stessi,
Padre mio.

Rodolfo


 

 


Padre mio,
Tu sei il mare ed io sono una goccia,
eppure, nel mio essere una goccia
contengo il Tuo essere mare.
Verrà il giorno, Padre mio,
in cui goccia e mare non saranno più distinguibili,
e allora l’opera tua sarà compiuta.

Scifo


 

 


Se io fossi capace, Padre mio,
di guardare veramente in fondo al mio cuore cosa troverei?
Forse riuscirei a trovare Te,
la Tua voce o il Tuo silenzio,
o forse non troverei nulla,
neanche la più piccola apparenza di emozione;
e magari mi accorgerei che nel corso delle mie giornate
tutto quello che dico e faccio è una recita,
per me stesso o per gli altri.
Il più grande mistero che io posso affrontare, Padre mio,
non è la Tua esistenza,
non è l’esistenza della Realtà con la «R» maiuscola:
cosa mi importa, in fondo, della sua esistenza se io non ci sono?
Il mio mondo è centrato sul fatto che «io» esisto in questa realtà;
ed è questa realtà, la mia piccola realtà, la mia soggettiva realtà,
la mia a volte triste a volte allegra realtà
ciò che deve costituire il perno, la ragione di questa mia stessa esistenza.
Io credo profondamente che, se sono qua,
in questa mia soggettiva e unica realtà
è perché è di questa mia soggettiva e unica realtà che ho bisogno.
E allora bisogna che la osservi,
bisogna che la guardi,
bisogna che la comprenda,
bisogna che la analizzi,
bisogna che entri dentro la mia realtà
invece di restarne sempre e comunque fuori,
come se fosse qualcosa che non mi appartiene,
qualcosa che ho paura
di osservare,
qualcosa che esiste per gli
altri
o per far da specchio agli altri
e non per essere lo specchio di ciò che io sono
e di ciò che, invece, potrei essere.
Padre mio,
dammi fino in fondo la forza
di osservare veramente me stesso.

Moti


 

 


Padre nostro,
come possiamo noi ringraziarTi
di aver messo sulla nostra strada la felicità,
la vera felicita che è soltanto quella di essere consapevoli
che Tu sei noi e noi siamo Te?

Viola


 

 


Padre mio,
non è in un giorno prefissato
che io mi ricordo di Te,
ma ogni giorno
della mia vita Tu sei presente nel mio sentire
e da questa Tua presenza io traggo 
ciò che penso
di poter adoperare per venirti incontro,
affinché la distanza che sembra
separarci
possa diminuire più velocemente.
Se il primo giorno sarà il mio lavoro
che
richiederà la mia attenzione,
io mi osserverò mentre lo starò compiendo,
per riuscire a trarre da esso
la capacità di essere giusto
e onesto.
Se il secondo giorno sarà la mia famiglia
che avrà bisogno di me, ad essa mi donerò
cercando di capire perché ha dovuto chiamarmi
senza che io mi accorgessi da solo
del suo bisogno.
Se il terzo giorno i miei amici mi cercheranno
per raccontarmi le loro gioie e i loro dolori
io li ascolterò, cercando nelle loro parole
la comprensione delle gioie e dei dolori che mi appartengono.
Se il quarto giorno avrò il desiderio di divertirmi
non mi nasconderò questo desiderio
ma dedicherò quei momenti di distensione
alla speranza di affrontare me stesso con maggiore serenità.
Se il quinto giorno i miei problemi mi assaliranno,
cercherò di ricavare da essi quella forza
che so che Tu hai messo a mia disposizione.
Se il sesto giorno vedrò una mano che si tende
farò in modo di trovare, anche se le mie tasche saranno vuote,
almeno il bagliore di un sorriso.
E il settimo giorno mi volterò ad osservare
quell’uomo che mi sono lasciato alle spalle
e che è solo appena diverso da me, fisicamente,
ma che, in realtà, non mi assomiglia più per nulla.

Scifo


 

 


Mio Dio, Padre Celeste di tutte le creature!
Colui che Tutto È, Assoluto, Amore,
come posso io, piccola creatura, avere l’ardire
di comprenderTi,
come posso io misera creatura pensare ad avvicinarmi a Te?
Eppure io so che, nonostante queste paure,
nonostante questi timori che mi frenano in alcuni momenti,
la  ragione del mio esistere è proprio l’avvicinarmi a Te,
l’arrivare a comprenderTi e so che anche Tu
ti aspetti proprio questo dalle Tue creature.
Le cose del mondo, le cose più belle del mondo,
ad un certo punto non avranno più alcun interesse
per l’individuo che sentirà nascere in sé un bisogno più intimo,
più profondo, più impellente di arrivare a comprenderTi,
perché saprà che nel momento in cui avrà compreso Te,
avrà compreso anche tutta la Realtà.
Sì, certo, le cose del mondo serviranno ancora agli individui,
all’uomo, per il suo sostentamento fisico se non altro,
pur tuttavia sarà soltanto una piccola necessità
che sarà nulla al confronto della gioia e del piacere
che egli proverà nel compiere quei piccoli passi
per arrivare a Te ed alla Realtà.
Perché Tu sei la Realtà,
perché Tu sei Colui che Tutto È
e noi siamo consapevoli di essere una piccola parte di Te,
e siamo consapevoli che anche se ci tenessimo per mano,
unendoci gli uni agli altri, non riusciremmo mai,
tutti quanti assieme, ad essere Te;
eppure sappiamo che deriviamo da Te,
che ognuno nel nostro cuore porta questa parte di Te
che lo fa sentire unito agli altri fratelli,
e questo afflato, questo bisogno di amare e di amore
giace in ogni creatura.
È impensabile credere che esistano individui
che non sentano al loro interno questo bisogno,
questa necessità,
questa spinta all’amore;
magari è un bisogno, una necessità inconscia, non razionalizzata,
magari non avvertita dell’individuo stesso ma senz’altro c’è.
Perché se tutto è amore,
se noi stessi
– piccole e misere creature – siamo amore,
ogni fratello ed ogni sorella portano con sé questo Amore.
Dio, Dio mio, Padre Celeste,
Padre di tutte le creature,
che grande gioia ci dai nel poterTi riconoscere!

Viola


 

 


Sia lode a Te, o Signore,
per tutto ciò che Tu hai creato.
Sia lode a Te, o Signore,
per la bellezza che vivifica il mondo.
Sia lode a Te, o Signore,
unico Principio Reale 
esistente di ciò che ha creato la Realtà.
Sia lode a Te, o Signore,
la cui energia guarisce il mondo.
Perché da ogni dolore ricavo la possibilità
di 
esaminare me stesso e di comprendere
quel
lo che avrei dovuto e potuto fare
per non far sorgere
 in me e in altri questo dolore.
Perché dal mio tormento nasce il dubbio,
a ogni dubbio io ho la possibilità
di rinascere 
nuovo a me stesso.
E di questo sia lode a Te, o Signore.

Anonimo


 

 


Padre mio, mio dolcissimo Padre,
ah, se io Ti amassi, anche soltanto
una piccola parte di quanto Tu mi ami,
se io credessi, anche soltanto una piccolissima
parte di quanto Tu credi in me,
se io avessi fede in Te, anche soltanto una piccolissima
parte di quanto Tu hai 
fede in me.
Ma vedi, Padre mio,
la differenza forse 
sta semplicemente nel fatto
che Tu sai 
che io sono parte di Te,
ma io non so, 
sicuramente, del tutto, in modo convinto,
di essere parte di Te.

Moti

 

La vita delle incarnazioni non umane  

d-30x30La vita delle incarnazioni non umane. Dizionario del

Il concetto che non solo gli animali e gli uomini sono esseri viventi è presente in tutti gli insegnamenti esoterici dell’antichità. Quest’idea, che risale ad una Verità emersa di volta in volta tra gli individui più evoluti di ogni popolazione, è stata la genesi di molti miti e di molte contaminazioni sulle quali si sono andate inserendo, nel tempo, le paure o le speranze degli uomini incarnati, dando forma a concetti animistici in cui, ad esempio, fiumi, montagne o alberi contenevano entità spirituali che le eleggevano a loro territorio vitale.
In una civiltà e in un pensiero moderno l’animismo non ha più possibilità di esistere, eppure quelle antiche verità possono ancora trovare un posto in cui essere situate, anche se inserite in una concezione diversa e meno fantasiosa di ciò che è la Realtà.
Uno dei termini di più difficile definizione è il termine «vita». Com’è possibile, infatti, definirla in maniera utile? Dal punto di vista dell’insegnamento filosofico presentato dalle Guide la Vita potrebbe essere individuata nell’Assoluto o nella Sua Vibrazione Prima che tutto permea, dato che è essa che porta al costituirsi e al differenziarsi della realtà sui vari piani di esistenza, frammentando in molteplicità illusoria ciò che è, invece, fondamentalmente una unità. Questa definizione, però, mi sembra non dia molto spazio alla possibilità di ragionare in quanto la conclusione, anche se estremamente importante, non può che essere una sola, ovvero che tutto è vita.
Limitiamoci, allora, a una concezione più ristretta che ci permetta di osservare qualche altro aspetto del piano astrale che stiamo esaminando e tale da poter essere accettato da ognuno di voi che ci ascoltate dall’interno del piano fisico.
Dopo aver ascoltato e accettato come possibile verità che ogni individuo sul piano fisico deve avere dei corpi adatti, sui piani inferiori, per poter interagire con l’ambiente in cui si trova a vivere, io direi che potremmo definire, momentaneamente, «vivo» ogni corpo fisico a cui sia associato per lo meno un corpo astrale, che abbia, cioè, quanto meno la possibilità di percepire emotivamente quanto succede intorno a lui. Apparentemente non rientrano in questo concetto di vita due forme tipiche del piano fisico: la forma minerale e quella vegetale, ma è così solo in apparenza; se è vero, infatti, che né il minerale né la pianta possiedono un corpo mentale strutturato e, quindi, non sono in grado di pensare e ragionare, è anche vero che entrambe queste forme possiedono, pur se in misura e struttura diversa, un corpo astrale.
Il corpo astrale del minerale è decisamente rudimentale, ed esso non possiede una vera e propria consapevolezza di esistere sia sul piano fisico sia, tanto meno, sul piano astrale e non ha, perciò, reazioni nei confronti di ciò che sta vivendo; la sua è una sorta di vita passiva in cui si viene a trovare in balia delle forze naturali atmosferiche e di quelle interne della materia stessa. Come si può immaginare il corpo astrale di un minerale, qual è il suo modo di esistere sul piano astrale e a cosa serve su di esso, visto che tutto ha una funzione nell’elaborato disegno del Grande Architetto?
Il corpo astrale del minerale, con le sue vibrazioni astrali uniformi e pesanti, costituisce sul piano astrale una sorta di banco contro cui possono infrangersi o deflettersi altre vibrazioni che agiscono sul piano astrale. Questi corpi astrali dei minerali diventano, talvolta, una sorta di rallentatori o di acceleratori delle vibrazioni del piano astrale che li colpiscono; talaltra, invece, le assorbono, trattenendole in sé con la rigidità vibratoria della materia astrale più pesante e meno malleabile che li compone, al punto che queste vibrazioni più sottili entrano, avendo trovato un varco, nel corpo astrale del minerale e continuano a rimbalzare contro le sue vibrazioni più pesanti restando «imprigionate» dentro di esso fino a quando non trovano il percorso giusto per riuscirne.
Queste particolari caratteristiche dei minerali sono state ben note nel tempo a chi si è occupato come me di magia. Ad esempio da esse è derivata la credenza (con un certo fondamento di verità) che particolari minerali o cristalli possano influire positivamente o negativamente su chi li indossa. Infatti, determinati minerali (analogamente, per fare un esempio, a quelli che sul piano fisico trattengono o respingono il calore), hanno una composizione astrale che trattiene o respinge vibrazioni astrali particolari, cosicché possono fungere, talvolta, da piccoli scudi contro vibrazioni, per fare un esempio, di dolore provenienti da corpi astrali di entità disincarnate che soffrono o da corpi astrali di persone incarnate immerse in una situazione di sofferenza.

Il rapporto tra materia astrale e fisica

d-30x30Il rapporto tra materia astrale e fisica. Dizionario del

Quello che è più difficile da concepire, da parte dell’uomo immerso nella materia fisica, è il fatto che tutto quello che accade sui vari piani di esistenza, per essere compreso a fondo e in maniera giusta, non va osservato a se stante ma che, per poterlo comprendere in una visione più giusta, ogni accadimento va riguardato nelle sue dinamiche che interessano tutti i piani di esistenza. Questa difficoltà, naturalmente, è inevitabile in quanto l’essere incarnato riesce solitamente ad essere in contatto in maniera più diretta e consapevole essenzialmente con quella parte di realtà che cade sotto la percezione dei suoi sensi fisici.
L’individuo incarnato, infatti, basa la maggior parte della sua vita, sia interiore che esteriore, sull’assunzione di elementi che fanno parte, principalmente, del mondo fisico, venendosi a trovare inevitabilmente, a concepire una realtà che, come dicono i Maestri, proprio essendo stata concepita su dati parziali e come tali travisanti, si discosta da quella che è la Realtà più vera.
Come conseguenza a questo ragionamento, verrebbe da pensare che l’uomo, allorché si trova sul piano fisico, non potrà mai avere la possibilità di comprendere la Realtà a fondo, proprio per questa sua quasi impossibilità di avere una visione globale dei vari elementi che concorrono a renderla tale. Oppure potrebbe farsi largo il pensiero che colui che non sente la spinta ad andare oltre alle concezioni tradizionali e non entra in contatto con l’insegnamento filosofico elargito dai Maestri nelle varie epoche, è condannato dalla sua limitatezza a vivere inutilmente e senza un vero senso la propria vita.
Eppure così non è e, nell’osservare lo stupefacente scenario progettato dal Grande Architetto, mi capita ancora adesso di sentirmi meravigliato e quasi sgomento dinanzi alla grandiosità di una Realtà nella quale ogni più piccola parte, ancorché apparentemente insignificante, possiede nella sua pochezza la possibilità comunque, e usando anche i pochi mezzi che magari le appartengono in quel momento, di conseguire evoluzione allargando la propria coscienza.
E’ questo il motivo per il quale vi abbiamo sempre detto che per evolvere non è necessario conoscere l’insegnamento filosofico: conoscere i meccanismi complessi della Realtà non dà, di per sé, la possibilità di evolvere (e quante persone, purtroppo, accumulano conoscenze che non danno frutti perché non sorrette da un sentire che sappia trarne il giusto succo!), a meno che chi si addentra in questo complesso e difficile ramo del sapere non lo «senta» come una «sua» strada da percorrere fino in fondo.
E, per amore di verità, non è neppure indispensabile venire a conoscenza dell’insegnamento etico-morale proposto dai Maestri: anch’esso può essere una strada utile per coloro che «sentono» di volerla percorrere, ma non è indispensabile a tutti, come non è indispensabile credere all’esistenza di un Dio per essere uomini religiosi, buoni e onesti, in quanto, comunque, esiste in ogni individuo la spinta interiore che proviene dalla parte più elevata della Realtà che porta l’essere a comprendere, in un modo o nell’altro, e, quindi a modificare la propria evoluzione attraverso il mutarsi del suo sentire che lo avvicina, a poco a poco, a quella che è la Verità.
Chiarito questo punto che mi sembrava importante da chiarire, ritorniamo ai ragionamenti riguardanti il piano astrale, ragionamenti che sono indirizzati principalmente a coloro che si interessano di comprendere la Realtà attraverso l’insegnamento proposto dalle Guide.
Da quanto è stato detto finora, è evidente che la materia fisica è in contatto con quella astrale e che le due materie, in qualche maniera, interagiscono tra di loro; cerchiamo, quindi, di vedere in che maniera e a che scopo avviene questa interazione. Alcuni di voi mi potrebbero far notare che abbiamo affermato che la materia fisica è tendenzialmente rigida e che, per la sua pesantezza e grossolanità di costituzione, la stessa vibrazione che ha effetto immediato sul piano astrale non provoca conseguenze evidenti o immediate sulla materia fisica.
Questo è vero. Eppure io vi posso dire che la vibrazione astrale agisce comunque sulla materia fisica e ne indirizza, almeno in parte, la trasformazione. In apparenza le mie parole possono sembrare in contraddizione tra di loro, ma perdono l’apparente contraddittorietà se si ragiona un poco di più su quanto è stato detto fino a questo punto.

Le trasformazioni del pianeta e l’evoluzione del sentire

Un brano del Cerchio Ifior, dal loro Forum, dicembre 2016.
Adesso che ho la possibilità di osservare il nostro meraviglioso pianeta da diversi punti di osservazione, la mia meraviglia e il mio stupore per la sua bellezza ne escono accresciuti, confermando le sensazioni che provavo quando, incarnato, la mia percezione soggettiva della realtà in cui ero inserito mi permetteva soltanto una visione limitata e parziale di tale realtà, pur avvertendo già allora, dentro di me, la certezza che tale bellezza pervadeva non soltanto la piccola porzione di mondo in cui conducevo la mia esistenza ma tutto il pianeta e l’immenso cosmo di cui fa parte.

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Il piano astrale e il corpo astrale, o corpo delle emozioni

d-30x30Il piano astrale e il corpo astrale. Dizionario del

Il piano astrale – e questo è un punto fermo – è il piano che governa le sensazioni e i desideri. Bella definizione, che spiega tutto e a cui voi vi afferrate con prontezza, pronti a sbandierarla allorché qualcuno vi chiede cos’è il piano astrale, ma che, poi, non è che spieghi molto cos’è che accade sul piano astrale, vero, creature?
L’individuo che muore (questa è la parte che, chissà come mai, vi interessa più di ogni altra cosa!) abbiamo detto che abbandona il piano fisico e si viene a trovare sul piano astrale, e su questo piano astrale che cosa fa? Si crea la realizzazione di un suo desiderio.
Punto primo: qualcuno di voi ha detto che sul piano fisico c’erano le papille gustative e, quindi l’esperienza non può essere la stessa. Dico io: può darsi… però sapete che sul piano astrale esiste un corpo astrale: chi vi dice che in esso non esista l’analogo delle papille gustative del piano fisico e che gusti la materia astrale alla stessa maniera di quanto il corpo fisico gusta quella fisica?
Il discorso del corpo fisico e, quindi, dell’individuo incarnato che ha un’esperienza più completa perché ha tutti i corpi, è riferito all’evoluzione dell’individuo: siccome ha tutti i corpi collegati e possiede tutti i corpi che può possedere, è nella situazione ottimale per andare avanti nell’evoluzione, perché ha tutti gli elementi per poter comprendere. Giusto? Ma quando l’individuo non ha più il corpo fisico non fa più evoluzione, non si evolve più: tuttalpiù trae le fila di quello che ha compreso facendo esperienza sul piano fisico, ma non aggiunge più nuova evoluzione a quella che ha già acquisita, eventualmente. Sei d’accordo? Quindi è diverso il discorso: non è necessario che ci sia anche ciò che il corpo fisico ha vissuto come percezione fisiologica per costruirsi un’immagine appagante del proprio desiderio all’interno del piano astrale.
Punto secondo: pensiamo a… un gelato al cioccolato. L’individuo sul piano fisico si mangia un gelato al cioccolato: le sue papille gustative assaporano il gusto, il suo corpo astrale si sente emozionato e appagato nel suo desiderio di gelato, il suo corpo mentale dice: «Guarda che bravo: io sto mangiando il gelato e quello no, peggio per lui!», e via e via e via. Però sul piano astrale – in teoria – manca soltanto la sensazione delle papille gustative perché anche la sensazione di mangiare il gelato (che appartiene al piano fisico) è costituita da che cosa? Da quello che accade anche sugli altri piani di esistenza, quindi dal piano astrale e dal piano mentale.
Pensate un attimo… che so io: a un desiderio sessuale. In realtà, la maggior parte del desiderio sessuale di solito proviene dal piano astrale e dal piano mentale, non è detto che provenga principalmente dal piano fisico anzi molte volte, magari, la materia fisica non risponde all’impulso sessuale e questa materia verrà messa in moto allorché la parte astrale o mentale dell’individuo agirà o reagirà. D’accordo? Quindi, come vedete, per assaporare il gelato sull’astrale non è necessario possedere il corpo fisico.
Allora qualcuno diceva: «Però, se io riesco a costruirmi un Monte Bianco di gelato e incomincio dalle pendici a mangiare questo gelato, e poi, per furbizia estrema, a mano a mano che mangio lo rifaccio, mi costruisco un sogno così grande e così bello, un appagamento così piacevole che non ne uscirò mai, non sarà mai detto che io esca da questo appagamento di desiderio», vero? Allora qualcuno ha tirato fuori la teoria (la nuova teoria) della «sazietà»: quando uno arriva alla prima pendice del Monte Bianco, e la pancia astrale è abbastanza piena, incomincerà a sentire un certo dolore (indigestione di gelato astrale) allora dirà: «Basta, non ne posso più di gelato» e interromperà l’appagamento del suo desiderio. Più o meno era questo che dicevi, no? Io dico che non è così: l’abbandono di un sogno – perché tale è e altro non può essere – all’interno del piano astrale, costruito dall’individuo per appagare un suo desiderio, viene a perdere importanza, quindi a offuscarsi, quindi a non avere più abbastanza forza per sostenere la creazione di quel tipo di realtà con la materia astrale, a mano a mano che la vibrazione di consapevolezza e di comprensione prenderà a circolare più fluidamente fra il corpo astrale e il corpo akasico. Quindi non sarà una sensazione di sazietà (e, quindi, di rifiuto di appagamento) che darà l’abbandono della creazione astrale, ma sarà invece la consapevolezza di ciò che ha motivato questa creazione. In parole più semplici, anche se più inesatte, allorché le esperienze che l’individuo ha fatto sul piano fisico si trascriveranno nel corpo akasico (e, naturalmente, ogni cosa ha un suo corso perché ciò avvenga), allorché questo sarà fatto, accadrà che la comprensione attuata si ripercuoterà come vibrazione sui piani inferiori, quindi anche sul piano astrale; così l’individuo, avendo compreso, non avrà più quel tipo di desiderio e il desiderio si scioglierà come… gelato al sole!