Meditazioni quotidiane: 1.1

 

 

 


In nome dell’Uno che nei cicli generatori
prende l’universo stesso come sua forma,
in nome della vita unica che respira in tutto l’universo,
che si limita e manifesta nelle forme,
in nome dell’irrefrenabile e incessante evolversi di ogni vita,
possiate riconoscere l’illusione delle forme,
possiate riconoscere la radice di ogni vita
animatrice,
possiate riconoscere l’unità spirituale dell’universo
affinché possiate essere
consapevolmente Uno col Padre.
Amen

CF 77

 


 

 

 


Il problema dell’individuo
non è quello di divenire,
ma quello di essere.
Non è quello di conoscere,
ma quello di comprendere.
Non è quello di sapere,
ma quello di sperimentare.
Nell’individuo la volontà
è la base della potenza.
La comprensione quella dell’amore.
La consapevolezza quella della saggezza.

CF 77


 

 

 


Sia che crediate in noi,
sia che ci avversiate,
sia che ci ascoltiate con amore,
sia che vi tappiate le orecchie per non sentirci,
sia che vi commuoviate per la nostre parole
sia che deridiate chi ci ama,
fermatevi un attimo ad ascoltare voi stessi;
entrate in voi in silenzio ed ascoltate quella musica dolce
che sentite vibrare nel più riposto segreto del vostro essere,
dietro allo schermo dei vostri pensieri,
sotto la coltre del vostro razionalismo,
accanto ai vostri sentimenti, ai vostri slanci, al vostro amore.
Potrebbe essere che, ciò che noi chiamiamo «spirito»
sia proprio ciò che voi riuscite a sentire.
E allora perché non cercare di raggiungerlo e di capirlo
visto che – malgrado sia così celato dentro di voi –
riuscite tuttavia a percepire la sua dolcezza?
Quanto spesso, figli, vi fermate a guardare all’esterno di voi,
senza riuscire a portare tra le vostre mani quella scintilla che è lì,
nel vostro profondo sentire, appositamente per illuminarvi il cammino,
indicarvi la vostra strada e rendervi più semplice
e meno doloroso il vostro avanzare?
Quanto spesso, figli, siete pronti ad erigervi a giudici
di coloro che vi stanno attorno e che sfuggono alla vostra comprensione,
dimenticando che siete con essi un cosa sola e che, giudicando loro,
giudicate anche voi stessi, in quanto siete stati,
siete o sarete ciò che oggi essi sono?
La pienezza che andate cercando non è fatta di barriere
e renderà sazia la vostra sete d’amore solo allorché,
nel corso della vostra inconsapevole e, così spesso,
disperata ricerca di Dio attraverso voi stessi,
saprete affermare con certezza,
non di fronte al mondo, ma nel profondo del vostro intimo:

«Ho visto uomini che chiamavano e cercavano Dio;
ognuno di essi lo chiamava con un nome diverso e li ho sentiti fratelli.
Ho visto tanti uomini che aiutavano gli altri uomini nel nome di un ideale
e li ho sentiti fratelli.
Ho visto uomini che aiutavano altri uomini nel nome della libertà,
e anche questi li ho sentiti miei fratelli.
Ho sentito, poi, un uomo che non aveva nomi per Dio,
un uomo che diceva di non credere alla Sua esistenza,
un uomo che si teneva lontano da qualunque religione,
un uomo che, parlando con gli altri uomini delle sue idee,
si definiva ateo convinto.
L’ho visto asciugare la lacrima di un bimbo che piangeva
e ho sentito me stesso».

Moti


 

 

 


Mi sono visto appallottolare la mia vita
come una lettera sgualcita e indesiderata
senza neppure cercare di leggere e comprendere quello che c’era scritto.
Io ho sempre guardato ma non ho mai visto,
pensavo di fare e non facevo,
cercavo di agire e restavo immobile,
volevo abbracciare ma le mie braccia sapevano soltanto stringere
l’angoscia della mia incapacità.
Ora, dopo lettere e lettere appallottolate e mai lette
riconosco i miei errori:
innumerevoli volte potevo dire e non ho detto,
potevo tramutare in lacrime ciò che
vivevo
ma ho preferito nasconderle dentro
di me,
potevo manifestare l’intensità delle mie emozioni
e invece le ho tenute chiuse
così in profondità
che io stesso non riuscivo
a riconoscerne la forza.
Più di questo non sono riuscito a fare:
la paura della mia verità è stata così forte
da indurmi a chiudere gli occhi su me stesso
avvelenando a poco a poco i miei rapporti con me stesso e con gli altri.

Il Poeta


 

 

 


Credevo che fossero i tuoi occhi
ciò che accendeva il mio amore,
poi mi sono accorto che il mio amore non diminuiva
quando tu dormivi.
Pensavo che fosse il tuo sorriso a rendere vivo
il sentimento che provavo per te,
poi mi sono accorto, con stupore,
che il mio amore continuava a essere sempre più forte
anche nei momenti in cui il sorriso era ben lontano dal tuo volto.
Avevo pensato che il mio amore fosse acceso
e scatenato dal tuo corpo fisico,
poi, col passare degli anni, del tempo,
il tuo corpo fisico non è più lo stesso
eppure scopro con stupore che il mio amore
per te è rimasto inalterato.
Ho immaginato che il mio amore
venisse acceso dall’affetto che tu mi dimostravi sempre,
eppure, adesso che tu non mi puoi più  dimostrare quell’affetto,
il mio amore continua ad essere infuocato come una volta,
forse con maggiore tenerezza,
con maggiore comprensione,
ma non per questo meno forte, meno importante.
E, allora, mi sono interrogato sul mio amore
e ho capito che esso era acceso dalla stessa luce
che brillava dentro di me e dentro di te,
e che questa luce aveva fatto di due esseri diversi due esseri uguali,
che diventavano un essere solo talmente legato
che nulla e nessuno lo poteva più separare.
E allora, anche nel momento in cui le tue mani
non potevano più essere strette dalle mie,
il mio amore ha continuato ad amare
ed io ti ho sentito sempre e comunque,
fortemente, accanto a me.

Scifo


 

 

 


Io sono una creatura di Dio, come voi.
Come voi non nasco perfetto
e in grado di muovermi con sicurezza nelle regioni in cui vivo.
Nasco bambino con tutte le mie incomprensioni,
come un bimbo penso di aver capito e mi comporto di conseguenza
ma basta una piccola azione sbagliata
per farmi rendere conto che ciò che avevo capito
era solo frainteso e non era giusto.
Ad ogni esperienza rinasco a me stesso più ampio,
più consapevole, più vero,
ad ogni esperienza abbraccio una nuova parte di me stesso
ed una nuova parte della Realtà di cui anche io, come voi,
faccio parte via via più consapevole.
So quale sia il mio destino:
abbracciare per intero me stesso,
verso questo fine sono
attratto e spinto
da qualcosa che è vivo al
di sopra di me
e che, nel contempo, mi permea e indirizza tutto me stesso.
Io cerco di afferrare questa entità che, senza capirne il perché,
amo di un amore intrinseco a me ma così forte
da muovere ogni mia
azione alla ricerca di espandere me stesso
nella speranza di arrivare a fondermi, finalmente,
con l’oggetto del mio amore.
Non piango se sbaglio,
non mi abbatto se
fallisco,
non mi sento frustrato se non riesco,
non mi vergogno se non capisco,
non mi
adiro se non trovo subito la soluzione
ma
sono sempre pronto a rinnovare me stesso,
a trarre frutti dai miei sbagli,
a rendere utili
i miei fallimenti,
a lottare contro ciò che mi frustra,
a cercare di comprendere ciò che sembra sfuggirmi,
a provare mille soluzioni diverse fino a quando non troverò quella
giusta.
E so che solo allorché sarò pienamente maturo
e tutto il mio essere sarà fuso in un’equilibrata e funzionale entità
io troverò la gioia di unirmi con quell’Amore sconosciuto ma potente,
dolce ma tiranno,
forte ma delicato,
costante ma immenso,
che in continuazione mi chiama a Sé,
e che costituisce il vero perché della mia esistenza.

Il cammino della coscienza, Scifo


 

 

 


Ascolta
il frusciare degli alberi sotto la tempesta:
è il Grande Spirito che ti parla.
Ascolta
il canto del fiume lungo le sue rive, ascoltalo:
è il Grande Spirito che ti parla.
Ascolta
le voci degli anziani, ascoltale:
è sempre il Grande Spirito che ti parla.
E ascolta
il pianto e le risa dei tuoi figli:
in essi, ancora, troverai il Grande Spirito che ti parla.
E poi, infine, ascolta
il silenzio del tuo cuore,
e anche quel silenzio è il Grande Spirito che ti parla.

Hiawatha


 

 

 


In un limpido mattino,
sdraiato sulla cima di una collina,
osservavo nel cielo il volo di un’aquila,
maestoso, imponente,
come una enorme farfalla
padrona del cielo stesso.
E’ stato allora che ho trovato
la via della mia umiltà,
quando mi sono reso conto
che neanche nella mia più fervida
fantasia o immaginazione,
sarei mai riuscito a creare
un’immagine di tal fatta!

Scifo


 

 

 


Mio padre è il sole,
con i suoi 
raggi accarezza il mio corpo.
Mia madre, è la luna,
illumina 
anche i miei giorni più bui.
Mio padre è il mare,
circonda tutto il mio mondo.
Mia madre è la terra,
mi offre
in continuazione i suoi frutti.
Mio padre è il vento,
porta le nubi e le allontana.
Mia madre è la pioggia,
ristora la mia sete
e pulisce la mia anima.
E io, chi sono io?
Io sono mio padre,
io sono mia madre,
io sono mio figlio,
io sono un uomo.

Anonimo


 

 

 


Se riuscissi ad ascoltare la Tua voce,
se riuscissi a risuonare con essa,
se riuscissi ad unirmi al coro della vita,
fondendo la mia voce con quella della vita stessa,
se riuscissi ad ascoltare veramente
invece di ascoltare in maniera frammentaria,
se fossi sincero con me stesso quando mi osservo
invece di notare solo una
frazione di me stesso,
se riuscissi ad ammettere serenamente i miei errori
invece di cercare continuamente motivi per giustificarli,
se capissi che non devo perdonarli bensì comprenderli,
se fossi capace di accettarli come segni di mie incomprensioni
invece di volerli a tutti i costi ritenere giusti
ma non compresi dagli altri,
se andassi incontro alla mia coscienza
almeno quanto tendo ad andare incontro al mio Io,
la mia vita sarebbe più facile,
i miei sensi di colpa sarebbero più utili,
i miei rapporti sarebbero più sinceri,
il mio amore saprebbe perdonare,
la mia speranza non vacillerebbe mai
e io sarei un uomo migliore
di quanto mai avrei sperato di diventare.

Rodolfo


 

 

 


Perché le stelle brillano nel cielo?
Perché l’universo è così grande
che non riusciamo a vederne la fine?
Perché sì vive?
Perché si muore?
Perché si lotta tutti i giorni?
Perché si smette di lottare?
Perché si ride?
Perché si piange?
Perché io esisto?
Perché, invece di chiedermi tutte queste cose,
non mi chiedo il perché dei miei perché?

Scifo


 

 

 


Ci siamo incontrati ancora in una sera
della mia vita in cui mi sono scoperto
inesorabilmente solo con me stesso.
I nostri occhi erano un unico sguardo
pieno di rimpianti irrecuperabili,
di promesse e compromessi, di speranze e disillusioni,
di musica mai suonata e canzoni mai fatte nascere
ma tenute imprigionate nel profondo del mio cuore.
Io ti amerò per come sei non per come vorrei che tu fossi,
e vorrei che anche tu mi amassi per le mie bellezze
ma anche per le mie
incomprensioni.
Se ti vedrò, se mi vedrai, se ci vedremo
il più possibile così come siamo
io sarò la stampella che ti sorreggerà
nel tuo cammino verso il cambiamento,
e tu sarai lo specchio che mi mostrerà incessantemente,
con fermezza e con
costanza,
quello che devo trasformare in me,
lasciandomi aiutare per poterti aiutare.
Così, guardando con attenzione dentro ai miei occhi,
riconoscerò finalmente me stesso senza più sentirmi solo,
perduto,
incompreso, tradito, deluso, abbandonato,
frustrato, impaurito, ferito, spezzato.

Il Poeta


 

 

 


Guardami negli occhi
e dimmi cosa vuoi da me,
è una vita che sei al mio fianco
presenza costante ma silenziosa,
fedele e inflessibile, e adesso cosa vuoi da me,
perché mi guardi così?
«Stai arrivando infine nel mio porto,
io esisto per essere al tuo fianco
e sono tua da sempre, finché non sarai tu
ad essere mio, quando avrai accettato il riflesso
dei miei occhi senza luce,
nei quali un bagliore del sole, per caso,
è sembrato riflettersi».
Ma cosa stai dicendo?
«Per caso» non esiste,
è solo un modo per seppellire le proprie responsabilità
fingendo d’essere disarmati davanti alla vita.
«Per caso» è una frase fatta,
una consolazione disperata,
un’ammissione di impotente sconfitta,
un silenzio che non raggiunge una fine in attesa di perché
che non trovano fiato per esprimere se stessi.
Non è per caso che l’aria
fa dondolare la foglia che si stacca dal ramo,
non è per caso che l’aquilone si scaglia nel cielo
alla ricerca di un’illusoria libertà,
non è per caso che un bimbo reclama a gran voce
il suo primo sorso di vita,
non è per caso che io mi sono specchiato nei tuoi occhi
e non ho avuto paura.

Il Poeta


 

 

 


Inconoscibile e inconosciuto,
di volta in volta, nei secoli, madre o padre,
persecutore o lenitore del dolore,
infinitamente buono o irrimediabilmente
severo, quintessenza di bontà
oppure indifferente persecutore.
Col cuore non sono riuscito a definirti,
con la logica e la ragione non ho potuto descriverti.
Passano i secoli, trascorrono i millenni,
le società e le civiltà sorgono e tramontano
alla fine del loro ciclo,
la polvere si condensa in forme
e le forme si disciolgono in polvere,
ma la mia conoscenza sembra sfiorarti
senza mai raggiungerti,
e tutto quello che la mia scienza può dire di Te
continua ad essere un «non so»
ora sussurrato con dispiacere,
ora gridato con rabbia,
ora imposto con prepotenza,
ma quasi sempre proferito con ben poca umiltà.
Niente mi prova veramente la Tua esistenza,
eppure in me permane da sempre la certezza che Tu,
così inconoscibile e inconosciuto,
esisti veramente.
Perché questa mia fiducia
in un’esistenza mai provata?
Perché mi rivolgo a Te
nei momenti di insopportabile dolore,
anche quando la mia vita sembra essere stata
ben lontana dal manifestare
veramente la fede in Te?
Perché, travolto dalla sofferenza,
arrivo a maledirti negandoti con forza,
dimostrando con la mia maledizione che,
in realtà, nel mio cuore, sono convinto che Tu esista,
perché non avrebbe senso maledire ciò che non esiste!?
Da qualche parte deve esistere una risposta
che spieghi il mantenersi vivo di questo incredibile amore
che continua contro ogni logica,
anche nell’ignoranza dell’oggetto di sì tanto amore.
E così, spesso avvolto nella mia inconsapevolezza,
io ti vado cercando in continuazione errando faticosamente
lungo i tortuosi
sentieri delle mie esistenze,
giustamente mai del tutto soddisfatto delle risposte
che incontro nel mio cammino,
senza posa spinto ancora alla Tua ricerca
proprio dalla mia insoddisfazione
e dall’irragionevole, inesprimibile, inarrestabile sensazione
che fino a quando non ti avrò incontrato
non avrò raggiunto né compreso veramente il vero fine del mio esistere.

Moti


 

 

 


E quando non avrò più bisogno
di rivolgermi al Padre
accetterò in ogni istante della mia vita
la Sua volontà.
Quando la mia volontà,
i miei desideri,
i miei bisogni
collimeranno perfettamente coi Suoi,
solo allora potrò dire
di essere in contatto con la Realtà.

Florian

 

Concetti essenziali dell’insegnamento filosofico

d-30x30Concetti essenziali dell’insegnamento filosofico. Dizionario del

Archetipi permanenti
Istanze morali assolute e permanenti, valide per tutte le individualità incarnate, emesse come vibrazione dall’Assoluto e tali da impregnare totalmente il manifestato, in maniera da poter costituire il termine di riferimento della coscienza per arrivare a comprendere quanto è vicina o lontana dalla vera comprensione.

Archetipi transitori
Istanze morali relative, create dai bisogni evolutivi comuni di gruppi di incarnati che hanno bisogno di sperimentare determinate comprensioni. Agiscono direttamente sull’individuo dando il via al suo modo di rapportarsi con la società e l’ambiente in cui è inserito. Perdono la loro importanza e si dissolvono nel momento in cui non vi è più la necessità, da parte del gruppo, di sperimentare in quella particolare direzione.

Atmosfera vibratoria
Termine adoperato dalle Guide, riferito all’individuo, per indicare la sfera di influenza all’interno della quale si propagano le varie vibrazioni (fisiche, astrali, mentali e akasiche) dei corpi dai quali è costituito.

Consapevolezza
Coscienza di sé e di ciò che ci appartiene. Con l’evoluzione si amplia gradualmente, prendendo via via coscienza che non si è un solo corpo fisico, né solo un corpo fisico con le sue emozioni, né un corpo fisico con le sue emozioni e i suoi pensieri, fino ad arrivare ad essere consapevoli anche della propria coscienza.

Energia
Assimilabile al concetto di vibrazione.
Viene indicato come energia vibrazionale il movimento che riguarda le varie materie che formano la Realtà e che conferisce ad esse le sue peculiari qualità.

Eterno presente
Settore della Realtà in cui è scritto tutto quello che è avvenuto, avviene o avverrà nel corso della manifestazione dell’Assoluto sui piani inferiori. In esso non esiste il tempo, ma tutto esiste contemporaneamente.

Evoluzione
Passaggio da uno stato di coscienza limitato ad un stato di coscienza più ampio.

Evoluzione della materia 
Con evoluzione della materia si intende il procedere dell’individualità che sta facendo la propria esperienza da una forma di vita ad un’altra: una volta raccolte tutte le esperienze che poteva trarre da una incarnazione, e averle depositate assieme alle comprensioni sugli altri piani di esistenza, la materia fisica che le è servita per quella incarnazione non le sarà più necessaria; dovrà allora passare ad un’altra incarnazione in un’altra materia più adatta alle sue necessità evolutive.
E’ per questo ragione che avviene il transito incarnativo dell’individualità dal minerale, al vegetale, all’animale, all’umano.

Evoluzione della forma
Si intende per evoluzione della forma la necessità da parte dell’individualità che sta compiendo la sua esperienza di modificare la materia che sta incarnando, affinché possa venire espresso il grado evolutivo che l’individualità in questione ha raggiunto.
Questo significa che un’individualità che ha raggiunto una certa evoluzione dovrà incarnare un veicolo fisico che le permetta di esprimere ciò che ha raggiunto in evoluzione, e se questo non le sarà possibile, allora modificherà la materia in maniera che l’estrinsecazione del livello evolutivo diventi possibile.

Illusione
E’ il prodotto della percezione soggettiva della Realtà da parte dell’individualità non ancora capace di percepire l’interezza del Tutto a causa delle sue limitazioni.
Ovviamente è tanto più profonda quanto più il sentire dell’individualità è poco ampio: solo ampliando il proprio sentire l’individualità può diminuire la sua percezione illusoria della Realtà, avvicinandosi gradatamente al grado massimo di sentire, cioè all’Assoluto.

Il rapporto con la realtà del mondo che bussa ogni giorno

Pace a te, figlio e fratello che ti trovi immerso nel mondo della materia fisica. La complessa civiltà del secondo millennio che ti trovi a sperimentare ti sottopone a sforzi non indifferenti per riuscire a ristabilire il tuo equilibrio interiore, messo così a dura prova da molti degli stimoli a cui sei continuamente sottoposto durante il percorso delle tue giornate.
Il mondo intero, attraverso i potenti mezzi di comunicazione che state via via concependo, sembra irrompere nella tua vita, con prepotenza, chiedendo con insistenza di essere esaminato da te.

continua..

La tua vita avrà un senso quando..

La tua vita avrà un senso, figlio mio, quando riuscirai a tendere un filo continuo che collegherà la tua coscienza e la tua vita.
La tua vita avrà un senso, figlio mio, quando non subirai quello che stai vivendo ma quando esso ti servirà come stimolo per cercare di comprendere quello che veramente vuoi.
La tua vita avrà un senso, figlio mio, quando riuscirai a trasformare la sofferenza in una fonte di comprensione e, quindi, di felicità.
La tua vita avrà un senso, figlio  mio, quando proverai rispetto anche verso chi non sa rispettarti.

continua..

Maschile e femminile: ruolo, differenze, integrazione

d-30x30Maschile e femminile. Dizionario del

La dicotomia maschio/femmina ha un ruolo centrale nell’evoluzione della nostra razza, e non soltanto dal punto di vista sessuale: col passare dei secoli, dei millenni, si è vista diventare sempre più predominante la figura maschile rispetto a quella femminile, vuoi perché il maschio generalmente aveva un’evidente costituzione fisica più robusta che gli permetteva di essere il procacciatore del cibo e il «guardiano» della famiglia, vuoi perché la donna, meno forte fisicamente, era per lunghi mesi debilitata dalla sua funzione di generatrice di nuovi esseri umani.
Attualmente, le cose stanno gradatamente cambiando, il maschio sta riscoprendo la propria parte femminile e, a sua volta, la donna sta facendo sue diverse caratteristiche che prima erano appannaggio del solo maschio. Il rischio – dicono le Guide – è che si finisca semplicemente con l’invertire le parti, con le donne a dominare e gli uomini a essere dominati, mentre le cose stanno diversamente: maschio e femmina si equivalgono come potenzialità, e si completano come funzionalità, dal momento che, non dimentichiamocelo, ognuno di noi nelle sue varie incarnazioni è stato talvolta maschio e talaltra femmine, e le esperienze vissute in entrambi i tipi di corpi hanno certamente lasciato delle tracce importanti nella nostra coscienza.

Messaggio esemplificativo (1)

Incominceremo brevemente analizzando soltanto un piccolo aspetto che sta a cuore a molte donne in questo momento e cioè cos’è che costituisce la differenza tra il maschio e la femmina, soprattutto dal punto di vista sociale.
Ora, che esistano delle differenze fisiche, fisiologiche e biologiche è indubbio e nessuno può contestare questo fatto. Che esistano delle differenze «spirituali» legate più che altro ad un diverso tipo di sensibilità, questo potrebbe anche essere vero (badate bene, ho detto «potrebbe»), ma che esista una superiorità maschile rispetto alla femmina, questo non è assolutamente vero e fa parte senza dubbio di quella «stupidità» umana, di cui vogliamo parlare.
Un uomo adultero, ad esempio, un uomo infedele pur avendo giurato alla compagna fedeltà, nella maggior parte dei casi viene ampiamente giustificato; e non solo viene ampiamente giustificato, ma a volte addirittura la colpa viene data alla sua compagna, la quale non è stata in grado di «tenersi» il proprio uomo. Una donna adultera – nella migliore delle ipotesi – viene considerata una donna «poco seria».
Un padre che culla il proprio piccolo, che gli cambia anche i «patelli», che lo imbocca e gli dà il biberon è un padre eccezionale e additato da tutti quale esempio di «evoluzione». Una donna che compie tutto questo (e ricordate che sono migliaia di anni che la donna compie tutto questo) non fa altro, a detta di molti, che adempiere al proprio dovere e a quella che è la sua funzione biologica. Ma la sua funzione biologica è quella di partorire i figli e non sarebbe obbligata, in teoria, a tirarli su, sacrificando magari in alcune occasioni, se stessa, i propri bisogni e i propri desideri!
Un uomo, un maschio che dice la più assurda «stupidaggine» di questo mondo, viene tenuto in considerazione; una donna, una femmina, che dice la cosa più saggia che qualcuno abbia mai detto, solo per il fatto di essere una donna, è capace d’essere derisa… e se questa non è stupidità, ditemi voi come la possiamo chiamare!
«D’accordo, – voi potrete dire – ma migliaia di anni di condizionamento, di educazione, migliaia di anni di vita di questo tipo hanno portato l’uomo a considerarsi sotto certi punti di vista superiore alla donna.»
Tutto questo poteva essere vero fino a quando il livello evolutivo delle persone era ancora basso e non credete che le cose che ho appena detto facciano parte di un remoto passato perché, purtroppo, le possiamo incontrare ancora ai giorni nostri e magari anche in ambienti come questo, di persone, cioè, che si dedicano alla spiritualità.
Ma persone che hanno raggiunto un certo grado evolutivo (e voi stessi lo potete accertare in modo chiaro data la sensibilità per certe cose, per la natura, ad esempio, la musica o l’arte) perché continuano intimamente a fare questa distinzione tra maschio e femmina? Io direi (e non esito a dirlo) che questa non può essere altro che stupidità! È ovvio, quindi, a questo punto, che qualcosa non procede per il giusto verso e che; se ancora esistono queste differenze, queste «preferenze» potremmo anche chiamarle, è perché l’individuo ha ancora qualcosa da comprendere; tanto più che oggi è opinione comune che certe differenze «sociali» tra maschio e femmina siano frutto di anni e anni di condizionamento.

Vecchiaia, energie, interpretazione di sé

d-30x30Vecchiaia, energie, interpretazione di sé. Dizionario del

Diversi anni fa le Guide avevano voluto fare una seduta soltanto per persone ultracinquantenni. In occasione di quell’incontro, nel brano di apertura Moti aveva detto: «Molti di voi si sono chiesti perché fare una cosa del genere. Certamente non per farvi sentire i vostri anni; però ci è sembrato giusto – in un mondo che si preoccupa più che altro della gioventù – andare al di fuori delle regole comuni e dedicarci per una volta a coloro che non sono più del tutto giovani; magari per far loro comprendere che avere una certa età non è una scusa per ritirarsi dalla vita ma, anzi, per far loro comprendere che gli anni che hanno forniscono loro strumenti che prima non avevano e che, forse, li possono aiutare a concludere l’esistenza che stanno portando avanti facendo tutto quello che interiormente non sono riusciti a fare negli anni della maturità o della gioventù, in cui altri problemi, più urgenti, più pressanti, hanno impedito loro di osservarsi con più attenzione. E per far questo, figli nostri, è necessario, forse, comprendere che molti dei luoghi comuni che vengono presentati come reali nel parlare degli ultracinquantenni, in realtà sono soltanto … luoghi comuni. (Moti)
L’anzianità era stata poi osservata da vari punti di vista, primo fra tutti quello energetico, visto che è comune sentire degli anziani che si lamentano della scarsità delle loro forze. Come suggeriscono le Guide le cose non stanno proprio così: le energie ci sono sempre, solo che sono rivolte e impegnate verso cose che in età precedenti non ne abbisognavano.
Ogni età ha la sua bellezza, afferma il saggio, basta solo riuscire a riconoscerla.

Messaggio  esemplificativo (1)

Uno dei luoghi comuni … più comune, è quello che tutti voi talvolta, parlando di voi stessi, presentate a voi stessi e agli altri. Com’è facile sentirvi dire: «Non ho più le energie che avevo quando ero giovane! Solo che 10 anni fa riuscivo a fare cose che adesso non riuscirei più a fare». Frottole! Questo è un atteggiamento mentale dovuto a qualche mancata comprensione da parte vostra!
Pensate alle energie, creature; le energie attraversano il vostro corpo fisico, ma la loro provenienza non fa parte del corpo fisico; il corpo fisico, tuttalpiù, può riuscire, per deterioramento, a condurre in misura maggiore o minore le energie che vi attraversano ma, in realtà, le energie che fluiscono attraverso di voi hanno la stessa intensità che avevano quando eravate dei bambini. Io vi garantisco che nulla, all’interno del vostro corpo di ultracinquantenni, possiede minor energia di quella che aveva vent’anni prima; quello che fa la differenza è il vostro modo di affrontare la vita. Perché, vedete, quando si incomincia a perdere l’attenzione degli altri, quando si incomincia a pensare … che so io … che la propria vita lavorativa incominci ad essere verso la fine, quando si incomincia, insomma, a intravedere l’avvicinarsi del momento dell’addio al mondo fisico, ecco che, immediatamente, in qualsiasi individuo scatta qualcosa. Cos’è questa cosa che scatta per tutti e vi fa comportare molte volte come se foste un po’ deficienti (in senso buono, s’intende)?
Qualcosa di cui avevamo già parlato tanto tempo fa: la paura della morte! Eh, sì, creature, perché malgrado voi siate in contatto ogni quindici giorni con la morte, in realtà, dopo quasi trent’anni di contatto ne avete ancora paura! Uomini e donne di poca fede, se voi davvero aveste compreso fino in fondo quello che noi vi andiamo dicendo, la vostra paura si scioglierebbe come neve al sole e voi non avreste alcun motivo di temere l’abbandono del piano fisico; e, se non aveste questa paura, molte delle energie che trattenete, che nascondete, che talvolta opprimete per crogiolarvi del vostro vittimismo, nel vostro autocompiacimento, potrebbero da tutti voi essere usate in maniera più utile e più proficua, potreste essere più attivi, potreste – come è stato detto prima – vivere ancora veramente la vostra vita. Scifo

Forse, figli nostri, che la vostra capacità di amare, di essere sensibili, di soffrire o di gioire è diversa da quella che avevate vent’anni prima? Forse che il dolore non vi tormenta più come è accaduto in passato? Forse che un momento di felicità non vi rende più allegri o spensierati; non vi fa sembrare una giornata, apparentemente vuota, una giornata degna da ricordare?
La vostra capacità di avere emozioni e sensazioni resta comunque intatta malgrado il trascorrere del tempo sul piano fisico; questo perché essa deriva dal vostro corpo astrale e il vostro corpo astrale non invecchia, ma continua comunque a reagire a ciò che vi accade. Se le vostre reazioni non arrivano a manifestarsi nel modo giusto sul piano fisico questo avviene soltanto perché voi le bloccate. Rodolfo

E i vostri pensieri, creature? Tutti voi direte: «Ma io, invecchiando, mi dimentico le parole»; oppure ancora: «Io, invecchiando, non riesco più a fare gli stessi ragionamenti che facevo una volta»; o ancora: «Sotto sforzo non riesco più ad essere coerente e mi capita talvolta di perdermi nel vuoto» … e non comprendete che la vostra capacità di pensare, di ragionare, è rimasta inalterata e che queste apparenti mancanze che voi manifestate nel vivere la vostra vita sono dovute a che cosa? Alla vostra incapacità, poca volontà di continuare a tenere in allenamento questa capacità; perché, ricordate: qualsiasi capacità che ognuno di voi possieda, si atrofizza se non viene usata! Guardatevi intorno, osservate le persone anche molto più anziane di voi che, pure, sono brillanti, riescono ancora a condurre una vita intellettiva interessante. Sotto molti punti di vista – al di là di quella che è l’evidente età fisica – talvolta sembrano più giovani di voi, e voi sembrate vecchietti al loro confronto! Non è dovuto a chissà quale particolare alchimia dell’individuo, ma è dovuto al fatto che quella tal persona o la tal altra, magari, hanno saputo tener vivi i loro interessi, e quindi stimolare i loro desideri; hanno saputo manifestare i loro bisogni, hanno saputo ragionare su ciò che pensavano fosse importante, hanno saputo entrare dentro se stessi e continuare a lavorare, non sono rimasti fermi aspettando che arrivasse il momento della parola «fine».

Reincarnazione ed evoluzione del comprendere e del sentire

d-30x30Reincarnazione. Dizionario del

Un concetto cardine dell’insegnamento delle Guide è il concetto di reincarnazione: l’essere umano non compie il suo ciclo evolutivo nel corso di una sola vita, ma abbisogna di immergersi a più riprese nel mondo fisico per poter arrivare a comprendere e, di conseguenza, ad aumentare, fino al suo completamento, quello che è il suo sentire, ovvero la sua coscienza.

Messaggio esemplificativo (1)

Ogni volta che abbiamo iniziato questo discorso abbiamo notato che in chi ascoltava le nostre parole veniva innescata la curiosità di conoscere e di sapere quali erano state le loro esperienze nel corso delle vite precedenti; da sempre abbiamo ritenuto giusto non parlarvi di queste cose perché pensiamo che il sapere che cosa si è stati non serva assolutamente a nulla, infatti il conoscerlo può appagare certamente la curiosità del momento, ma non può senz’altro arricchire interiormente l’individuo che ne viene a conoscenza, e lo scopo principale del nostro parlare è proprio quello di far crescere interiormente l’individuo.
È nostra intenzione, quindi, iniziare il discorso della reincarnazione da un punto di vista più «filosofico», se così vogliamo dire; che cosa intendiamo noi quando usiamo il termine «reincarnazione»?
Con questo termine noi intendiamo la nascita e la rinascita di una stessa individualità in vari ambienti, in epoche diverse, in momenti diversi. Nascite diverse che portano quello stesso individuo alla crescita interiore, ad una maggiore conoscenza, ad una maggiore apertura verso il mondo spirituale.
Val la pena ricordare per apprendere quello che vogliamo dirvi che l’individualità, l’individuo, colui cioè che si incarna, fin dalla sua prima incarnazione (e quindi già nel mondo minerale) porta con sé tutti gli attributi divini dei quali però non ha coscienza. Le reincarnazioni servono appunto all’individuo per prendere coscienza di questa propria divinità interiore: ecco il vero significato della reincarnazione.
La vostra religione, quella ufficiale, invece e purtroppo, ritiene che la reincarnazione non esista in questi termini, tutt’al più la si può trovare in qualche sporadico caso e magari «in via del tutto eccezionale»; inoltre, ritiene che ogni individuo abbia la possibilità di «salvare la propria anima» nel corso di una sola esistenza.
Io voglio dire, soprattutto a coloro che da più tempo seguono i nostri insegnamenti, che secondo noi, invece, in una sola vita l’individuo, nella migliore delle ipotesi, può raggiungere la consapevolezza di uno solo di quegli attributi divini che fanno parte di lui. Ho detto nella migliore delle ipotesi poiché, molto spesso, soprattutto all’inizio del cammino evolutivo, occorrono vite e vite prima di riuscire a mettersi in contatto con uno solo degli attributi divini, occorrono molte esperienze per scoprire, tanto per fare un esempio, e comprendere totalmente il vero significato del concetto di amicizia.
Quindi, vedete, se per comprendere soltanto un concetto così semplice non è sufficiente una vita, immaginate da soli quante incarnazioni siano necessarie prima di riuscire a superare il proprio egoismo! Fabius

Una delle domande che si pone spesso chi medita sulla reincarnazione è il perché del reincarnarsi in epoche, in paesi, in ambienti diversi di volta in volta; naturalmente questo non accade a caso o soltanto per necessità temporali e via dicendo. Ma questo rientra in un piano di evoluzione ben prestabilito in quanto un individuo, l’individualità che compie il suo cammino evolutivo incarnandosi più volte sul piano fisico, deve trovare ogni volta l’ambiente adatto a quello che deve sperimentare, alle esperienze che deve fare, ecco quindi che si può considerare che l’evoluzione di un individuo va in qualche modo di pari passo con quella che è l’evoluzione generale della società: infatti le prime incarnazioni di ogni individuo avvengono sempre presso razze, presso popoli che sono a livello culturale e societario molto primitivo, questo perché all’inizio dell’evoluzione le cose da comprendere da parte dell’individuo sono quelle più semplici, quelle basilari, ovvero deve arrivare a comprendere ad esempio che vi deve essere un senso di amicizia, di amicizia tribale con gli altri fratelli che vivono accanto a lui, deve arrivare a comprendere che se si fanno i figli, questi figli devono necessariamente da lui essere protetti, aiutati e sfamati e via dicendo.
Un’altra cosa è il cammino evolutivo dell’individuo. Poi allorché egli ha assimilato questi concetti basilari, ha necessità di sperimentare cose sempre più sottili, più rarefatte, più imprecisate, delle sfumature e concetti che in popolazioni primitive naturalmente potrebbe avere soltanto con difficoltà la possibilità di sperimentare; ecco che, allora, le reincarnazioni successive arriveranno in epoche successive, quando le mentalità del popolo presente sono cambiate, sono migliorate, sono più civilizzate – tra virgolette naturalmente – e offrono quindi nuovi stimoli, nuove condizioni, nuove sfumature più adatte a quella che deve essere la sua nuova comprensione, il suo nuovo tentativo di comprendere queste sfumature.
Vi è, quindi, una sorta di procedere di pari passo tra l’evoluzione dell’individuo e l’evoluzione di tutta la razza che si sta incarnando; naturalmente questo è un discorso solamente accennato, ma potete immaginare che un concetto di questo tipo avrebbe bisogno di spiegazioni molto grandi, molto complesse, tanto che si potrebbe affermare che ogni singolo cammino evolutivo di un individuo può essere un caso a sé stante e formare quindi il tema per una intera serie di incontri di discussione.
Un altro tipo di problema che di solito ci si pone è quante incarnazioni l’individuo abbia nel corso della sua evoluzione e di quanto queste incarnazioni siano intervallate temporalmente tra di loro. Bene, soffermiamoci a considerare come incarnazioni solamente quelle compiute nel corpo umano perché altrimenti andremmo troppo oltre col discorso. Possiamo dire che le incarnazioni che un individuo ha come essere umano prima di terminare il suo ciclo di nascite e di morti sono diverse centinaia. Forse questa è una cosa che non tutti riescono a comprendere: difatti se parlate con persone che pure dicono di credere alla reincarnazione e che pensano di sapere qualcosa delle loro vite passate, queste persone solitamente si limitano ad affermare di essere, che so io, delle entità che è tantissimo che si incarnano e devono avere avuto ben sette, otto, nove, dieci incarnazioni.
Bene, questo ragionamento è veramente assurdo perché in realtà ognuno di voi, ad esempio voi che siete qui presenti, siete di media evoluzione, ha alle spalle numerose vite, vissute in epoche diverse, in paesi diversi, con sessi differenti e con situazioni differenti. Questo perché specialmente all’inizio dell’incarnazione tutte le incarnazioni si succedono con molta frequenza; questo accade perché all’inizio l’individuo ha necessità di compiere il maggior numero di esperienze possibile e siccome sono tutte esperienze molto semplici, facilmente assimilabili, l’intervallo tra una vita e l’altra tende a essere ridotto.

Paranormale, medium, sensitivi e ricercatori spirituali

d-30x30Paranormale, medium, sensitivi e ricercatori spirituali. Dizionario del

Il testo è particolarmente lungo: il formato per la stampa.

Nel corso degli anni le Guide hanno spesso parlato di tutto quello che riguarda la paranormalità e lo spiritismo in particolare, dimostrandosi sempre molto critici e mettendo in guardia i partecipanti verso quelli che possono essere i pericoli nell’accostarsi in maniera sprovveduta e poco accorta a questi argomenti. Il brano che segue, molto lungo, chiarisce il loro pensiero in merito e credo che, se ben compreso, possa aiutare chi si avvicina al paranormale a non cadere nel fideismo, nella creduloneria e nelle mani di persone senza scrupoli che approfittano delle speranze, dei bisogni e dei dolori degli altri al fine di ottenere vantaggi personali.

Messaggio esemplificativo (1)

Rientra nell’andamento ciclico naturale dell’evoluzione dell’uomo, figli nostri, l’arrivo di periodi in cui l’essere umano, e le società che egli compone sul pianeta, attraversino fasi di estrema confusione che, talvolta, si protraggono nel tempo, anche per secoli.
Per comprendere il perché di questi accadimenti bisogna fare riferimento ad alcuni elementi che abbiamo affrontato più volte nel corso di questi anni di insegnamento, tenendo ben presente il concetto che il punto di riferimento da osservare è l’individuo, in quanto ciò che lo plasma non è lo scenario umano e sociale in cui egli si trova a dover operare, bensì ciò che consegue come risultato dell’evoluzione degli esseri incarnati.
Noi vi abbiamo sempre detto che i momenti di confusione (e, di conseguenza, di errore) sono inevitabili in quanto l’individuo, per avanzare, deve rimettere in discussione se stesso e quanto ha compreso (o creduto di aver compreso) fino a quel momento, cosicché sono utili ed essenziali per smuovere l’interiorità alla ricerca di nuovi equilibri su basi interiori in piccola o larga parte diversi da quelli precedenti. E l’equilibrio di un individuo viene ad essere importante non soltanto per ciò che riguarda la sua comprensione all’interno del corpo della coscienza (o corpo akasico, come siamo abituati a denominarlo), ma anche per quanto si riferisce alle altre componenti dell’essere umano: il fisico, la sfera emotiva e la sfera mentale, tutte ugualmente importanti e, con l’alternarsi della loro predominanza rispetto agli altri, tali da creare i tempi e le modalità dello sviluppo individuale e sociale sul pianeta.
Mentre all’inizio dell’evoluzione della vostra razza ciò che era predominante era la componente fisica e la sua preservazione e continuità della specie nel tempo (retaggio delle precedenti incarnazioni animali) vi è stato, in seguito, il venire alla ribalta della componente emotiva come fattore preminente, con il fiorire dei grandi ideali, dei grandi sentimenti, dei grandi amori di cui la vostra letteratura del passato è così densa. In quest’ultimo secolo, invece, avete assistito al prepotente affermarsi della sfera mentale che ha portato a grandi evoluzioni tecnologiche che hanno modificato, nel giro di pochi decenni, abitudini e modi di vita dell’intera umanità.
Mai, però, in questi millenni di tentativi per arrivare all’equilibrio interiore, l’uomo è riuscito a trovare una soluzione soddisfacente a quest’impellente bisogno, e neppure la tecnologia si sta dimostrando la panacea per tutti i mali che sembrano affliggere la società umana: quello che è necessario raggiungere è non soltanto un elemento che garantisca la felicità ai più, bensì quella sintesi tra i vari elementi, fisico, emotivo, e mentale che, unica, può arrivare a far fluire la coscienza individuale in maniera più consapevole e, quindi meno tormentata.
Finché questa capacità di sintesi, di armonia, non viene conquistata, l’individuo si trova ad essere squilibrato e il suo andar tentoni tra le varie possibilità singole non può che provocargli disorientamento e confusione. Cosa accade, allora? Accade che quando i valori interiori sembrano avere più poca ragione d’essere, quando il piacere dei sensi non basta più ad appagare il proprio bisogno di felicità, quando le meraviglie della scienza mostrano di non saper rendere tutti soddisfatti e in pace con se stessi, ma diventano nuovi mezzi di prevaricazione e isolamento dagli altri, l’individuo si trova davanti a due teoriche possibilità di scelta: o percorre l’estrema razionalità col rischio di perdere di vista la propria umanità, o fa appello all’estrema irrazionalità col pericolo di perdere di vista le proprie responsabilità di essere incarnato accanto ad altri esseri.
Ecco così, come accadde, ad esempio, nel primo Medio Evo, il fiorire di un presunto misticismo, o la ricerca di arti magiche per trasformare la realtà secondo i propri desideri o le proprie illusioni.
Possiamo dire, figli cari, che in parte è proprio questo lo scenario nel quale vi trovate a vivere attualmente: sensitivi, maghi, medium, asceti, profeti, mistici, esoteristi, pranoterapeuti, maestri e via dicendo fioriscono in tutto il mondo. E noi, che pure siamo, in qualche misura, parte in causa in tutto questo, siamo i primi a mettervi in guardia dall’addentrarvi incautamente negli incantesimi di un giardino apparentemente bello, meraviglioso e appagante nel quale, però, gran parte di ciò che appare non è come sembra, ed anche ciò che non è del tutto illusorio può risultare portatore di maggiore confusione e di quella perdita di contatto con la realtà che consegue alle ambizioni di un Io che trova il modo per porsi, anche se in modo irreale, al di sopra degli altri esseri.
È proprio per questo, fratelli, che vogliamo prendervi per mano e accompagnarvi a visitare le meraviglie del giardino degli incanti: per rendervi palesi le poche certezze che, in questo campo, la persona umile deve possedere e le molte illusioni (con i pericoli che esse possono portare con sé) che fioriscono in ogni aiuola che emana il suo profumo incantato, simile al canto di una sirena che ammalia promettendo frutti meravigliosi ma deludenti.
Alcuni di voi non accetteranno le nostre parole, altri vedranno il ridicolo del fatto che proprio noi, così intangibili e così irreali, vi mettiamo in guardia dall’intangibilità e dalla irrealtà e, magari, si allontaneranno disgustati; altri ancora faranno finta di comprendere, ma la loro comprensione continuerà ad essere smascherata dal comportamento di ogni giorno.

Non fare agli altri quello che vorresti non fosse fatto a te

d-30x30Non fare agli altri. Dizionario del

Ultimamente, c’è stato un messaggio in cui veniva spiegato come si vivono i rapporti con le altre persone e diceva che il modo migliore per costruire dei rapporti con gli altri è quello di seguire l’insegnamento del Cristo, quello che dice: «non fare agli altri quello che vorresti non fosse fatto a te».Io stavo a sentire come tutti e mi dicevo: io non riesco a capire perché questo pessimismo del Cristo! Perché dare un insegnamento in quella forma? Perché dire «Non fare agli altri quello che non vorresti fosse fatto a te»?Dire così, secondo me, vuol dire partire dal concetto che gli altri sono lì, pronti a farti di tutto… mi sembra… se capite quello che voglio dire.
Allora sono andata da papà Scifo e mi sono fatta spiegare il perché, e Scifo mi ha detto quello che si deve ricordare quando si leggono gli insegnamenti dell’antichità: gli insegnamenti dell’antichità erano rivolti all’umanità di quell’epoca, e l’umanità di quell’epoca era chiaramente un’umanità che aveva un’evoluzione molto diversa da quella di questa (a parte certi individui, questo è chiaro), ed era un’umanità che aveva proprio bisogno dell’indicazione di che cosa non doveva fare, non di che cosa doveva fare, perché doveva ancora capire che cosa non doveva fare.
Capite la sottigliezza?
Così, per esempio, non poteva essere detto: «Rispettate la vita», ma doveva venir detto «Non uccidete». La prima fase è quella dell’imposizione per abituare; poi, quando la cosa diventa naturale, allora si passa alla seconda fase.
Infatti, se si dovesse dare l’insegnamento del Cristo all’umanità attuale (alla maggior parte, almeno, di quest’umanità), invece di:
«Non fare agli altri ciò che non vorresti fosse fatto a te», si dovrebbe dire :«Fa’ agli altri ciò che vorresti che gli altri ti facessero!».
Sarebbe ottimista, a questo modo, l’insegnamento: i concetti sarebbero sempre gli stessi, ma la prospettiva è diversa, perché presuppone che la persona a cui stai parlando tenda a fare del bene, invece che del male.
E con questo bell’esempio della mia evoluzione io vi saluto tutti quanti. Zifed

Dal volume del , Dall’Uno all’Uno, Volume secondo, parte seconda, Edizione privata

Indice del Dizionario del Cerchio Ifior