Il mistero dell’essere

Più osservo ciò che accade in me, i processi, gli stati, il mutare incessante, più, quando osservo il mio prossimo e ogni essere attorno, prendo atto dell’insondabile mistero che avvolge tutta la realtà.

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Ignoranza

Qualcosa dentro di te piange e grida ed è travolto dall’arroganza e dalla stupidità che genera queste raffiche di colpi che attraversano e violentano il silenzio della campagna. Gente armata vaga per i campi arati e spara su ignari uccelli stupiti di tanto orrore quanto te.

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Quello che è rimasto indietro

Spero non sia sfuggito all’attenzione del lettore il post di ieri.
Il rischio, forse il pericolo, che corriamo noi tutti ricercatori dell’interiore nel percorrere con determinazione la via dell’unificazione, è quello di conseguire frammenti di unità e su quelli insistere e sperimentare per ampliarli, non riservando cura e attenzio-ne sufficienti a quelle parti del nostro essere che sono rimaste indietro.

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Il processo del comprendere

Ogni volta che l’Io si manifesta all’interno del piano fisico, la sua azione contiene degli impulsi fisici, degli impulsi del corpo astrale (emotivo), degli impulsi del corpo mentale, i quali sono in qualche modo – come voi sapete – mossi dai bisogni della vostra coscienza, dal vostro bisogno di comprendere determinate cose, e quindi già vi possono dare delle grandi indicazioni su ciò che voi dovete arrivare a capire.
Bisognerebbe, quindi, riuscire ad esaminare le proprie azioni – ovvero il proprio lo – secondo queste direttive.

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Davanti al deserto

E’ così vivida la percezione della realtà come rappresentazione che il vivere avviene da un lontananza incolmabile.
C’è uno sguardo profondo e penetrante che osserva un deserto di sostanza.
Voci, colori, parole, stimoli, tentativi, ricerche ridondano ovunque: un circo, una giostra appaiono.
Molto appariscenti. Sostanzialmente vuoti. Irreparabilmente preclusi.
Rimane il silenzio, lo sguardo profondo, la vastità del deserto.