Illuminazione: semplice comprensione

Tratto da: Cerchio Ifior, L’Uno e i molti, volume secondo, pagine 58 e 59

D: Ma quando voi dite che uno si può illuminare anche in questo momento, che cosa intendete dire?
Se per comprendere in modo totale tutte le nostre esperienze dobbiamo farle queste esperienze, come possiamo “illuminarci” in questo momento?
R: Semplicemente comprendendo.
D:Però, se per arrivare alla comprensione devo fare l’esperienza, come posso farle tutte in un momento? E’ impossibile!
R: Infatti.
D: Allora perchè dite che ci si può illuminare in questo momento?
R: Ma tu sai quante esperienze hai fatto prima?
D: No.
R: Allora come fai a dire che è impossibile? Noi non abbiamo detto, come hanno detto altri, che ci si può illuminare nel corso della “prima vita”, ma certamente dopo un certo numero di esistenze, l’illuminazione (se così la volete chiamare, per quanto sia un bruttissimo termine, secondo me) può arrivare in qualsiasi istante.
D: Allora, scusami, che cosa intendete per illuminazione?
R: La comprensione.
D: Di ogni esperienza fatta però, non di quelle ancora da fare. Perchè io intendo “illuminazione totale, cioè già la fine.
O sbaglio l’interpretazione?
R: Quella che voi chiamate “illuminazione” e che viene interpretata come la fine dell’evoluzione – cosa che assolutamente non è vera, tanto per incominciare – non è altro che il raggiungimento di un canale preferenziale che in un qualche modo mette in contatto con la divinità.
D: Cioè?
R: Con Dio. Quindi l’illuminazione non è la fine dell’evoluzione, non è l’immersione in Dio, ma è il raggiungimento di Dio attraverso qualche canale, un canale soltanto, magari il canale del misticismo. Attraverso particolari meccanismi esperiti nel corso di una vita, il mistico può arrivare a “toccare” figurativamente Dio; ecco allora questa illuminazione, per cui la sua coscienza sembra aprirsi alla totalità e arricchirsi dell’Assoluto.
D: Perchè “sembra”?
R: Perchè, ho detto, sembra riemprirsi e aprirsi..
D: E’ una sua illusione, o sensazione, oppure..
R: Certamente, in confronto a come era l’apertura, il riempimento è enorme; però non è ancora l’immersione, la fusione nel Tutto.
D: Comunque questo presuppone una strutturazione del corpo akasico non indifferente.
R: Si e no. E’ necessario senz’altro passare attraverso il corpo akasico ma, proprio in base a quello che ho detto un attimo fa, non è necessario che il corpo akasico sia enormemente strutturato perchè ciò accada.
D: Fose deve essere strutturato in una certa direzione piuttosto che..
R: Deve essere più direzionato, direzionale. Può trovare un canale che in un qualche modo è più diretto verso il raggiungimento di questa piccola punta di unione con l’Assoluto, con la Divinità. Certamente, ripeto, non è la fine dell’evoluzione.

Conoscenza di sé, meditazione, contemplazione

E’ il testo di riferimento indispensabile se vuoi introdurti nella via spirituale dall’angolo visuale da noi proposto. In esso trovi una prima parte dedicata alle dinamiche della mente e al come affrancarsi dal suo condizionamento; una parte centrale dove si tratta dell’altro da sé e dell’esperienza degli affetti; una terza parte, molto vasta, dedicata ad una analisi dettagliata dell’esperienza della meditazione, della contemplazione, dell’abbandono, della compassione. Prima di ordinarlo (eremo@contemplazione.it) leggi la pagina Al lettore.
Il libro in formato pdf

Autori: R.Olivieri con G.Cavalieri

Al lettore
Prefazione
Introduzione: L’inspiro che prepara l’espiro
Capitolo 1: La crisi, il dolore
Capitolo 2: L’identificazione col dolore
Capitolo 3: Imparare a dubitare
Capitolo 4: La disconnessione dal recitato mentale
Capitolo 5: Aggiungere e togliere
Capitolo 6: Il deserto
Capitolo 7: La solitudine
Capitolo 8: La caduta della morale
Capitolo 9: L’altro da sé
Capitolo 10: Il buon amico
Capitolo 11: L’esperienza degli affetti
Capitolo 12: Chi opera il cambiamento
Capitolo 13: Natura dell’atto meditativo
Capitolo 14: L’esperienza della contemplazione
Capitolo 15: La routine del quotidiano
Capitolo 16: Tutto sorge e tutto scompare: l’impermanenza
Capitolo 17: Lo sguardo del contemplante
Capitolo 18: La pregnanza di ogni singola esperienza
Capitolo 19: Il sorgere dell’esperienza della compassione

Formato: 14,8 x 21 cm.
Pagine: 307

Se vuoi comprendere questo tentativo nel silenzio

Se vuoi comprendere quel che accade qui bisogna che sgombri la mente e cominci ad osservare; allora puoi posare il tuo sguardo su una piccola quotidianità insignificante, carica di routine, che si ripete nel tempo sempre uguale a se stessa. Se guardi attentamente scopri che la questione non è il cosa qui viene fatto o praticato, o il cosa viene detto, ma il come: come quel piccolo insignificante quotidiano plasma le vite nostre e, se vuoi, anche la vita tua; come meditazione e contemplazione possono essere il laboratorio delle nostre esistenze.
E se osservi ancora scopri che quello che qui accade non è niente di particolare: donne e uomini, in tutti i tempi, si sono rivolti all’interiore, spesso appartandosi dal mondo e lì, nel piccolo ripetersi implacabile del quotidiano hanno incontrato se stessi e, in virtù di quell’incontro, l’Ineffabile ha potuto plasmarli.
Ognuno di costoro ha accettato la sfida di incontrare il mistero di se stesso e con ciò il mistero della vita. Qui, in una forma discreta e assolutamente ordinaria e insignificante, prende corpo un’esperienza interiore che ha le stesse motivazioni interiori dei tanti ricercatori, monaci, eremiti, che a tutte le latitudini e in ogni tempo sono andati incontro all’esistenza.
Nel silenzio, nella preghiera, nella meditazione, nella contemplazione sono scomparsi agli occhi del mondo ma non allo sguardo interiore.

Il sentiero: consapevolezza, disconnessione, contemplazione

Il sentiero contemplativo è una piccola via alla libertà interiore attraverso il quotidiano insignificante.
Il sentiero è semplice, fornisce gli strumenti per conoscere la mente e attraverso la consapevolezza, il distacco, la disconnessione, conduce la persona ad un abbandono di fondo. Da quel lasciar andare sorge qualcosa di più vasto della persona stessa, qualcosa che porta con sé una tenerezza nuova e uno stupore per la vita che, quando è vista nella sua autenticità senza il filtro della mente che distorce, è qualcosa di veramente semplice. Allora, e solo allora, appare con evidenza che ogni gesto, ogni parola, ogni emozione portano con sé una sacralità. La contemplazione è la libertà che si afferma, è l’essere ricondotti alla realtà ultima, alla realtà delle cose, a ciò che è. Più la contemplazione sorge, più crea spazio attorno a sé; è come se quel sorgere mal si conciliasse con tutta l’identificazione, l’attaccarsi alle emozioni, ai pensieri, alle azioni; quando sorge crea spazio e più sorge più si fa largo. Allora, più ti addentri in questo processo, più la contemplazione diventa presente nella tua vita: sorge, sorge, sorge senza che ti sforzi; stai camminando, parlando, ascoltando, stai facendo qualunque cosa e lei sorge.
Ma è aldilà di te, aldilà della tua volontà, aldilà del tuo governo. Tu potresti desiderala, chiamarla, pregarla e non viene; non è sotto al tuo dominio. La realtà si mostra nella sua intima natura, nel suo essere ciò che è quando vuole, non quando tu lo pretendi o lo desideri.

La nostra esperienza

Non è facile per noi rappresentare attraverso le parole un’esperienza interiore che si svolge ormai da molto tempo, che è diventata anche un insieme ordinato di concetti ma, essenzialmente e prioritariamente, è esperienza, vita quotidiana, un modo di stare davanti ai giorni, a sé, all’altro.
Riportiamo di seguito alcuni brani, scritti all’incirca nel primo decennio del duemila, che fissano alcuni aspetti dell’esperienza e della visione che sperimentiamo.
La nostra vita è intessuta della pratica della meditazione e della contemplazione: il processo della conoscenza di sé diventa consapevolezza che si espande in meditazione e, da questa, in contemplazione: questa è la nostra pratica di ogni giorno e di ogni momento e questo, senza pretese, cerchiamo di comunicare.
Altri brani si trovano in Taccuino spirituale.

Il sentiero: consapevolezza, disconnessione, contemplazione
Il sentiero contemplativo è una piccola via alla libertà interiore attraverso il quotidiano insignificante. Il sentiero è semplice, fornisce gli strumenti per conoscere la mente…

La conoscenza di sé fondamento della via spirituale.
Questo è il fondamento della via interiore. Qualunque cosa noi possiamo dire o fare, ha un senso se siamo passati e se passiamo, ogni giorno, attraverso la cruna dell’ago della conoscenza di noi stessi…

Un viaggio incontro a sé stessi senza discepoli e maestri.
Il fine del sentiero è fornire alla persona gli strumenti per conoscersi e trascendersi: questo può realizzarsi più agevolmente se la persona non è lasciata sola e se viene accompagnata in questo processo. Nel sentiero all’insegnamento corrisponde una pratica di accompagnamento…

La compassione che sorge dalla contemplazione.
Quando sei davanti a te stesso, così come sei, quando sei davanti all’altro, così come è, quando ti è evidente il tuo limite e quello dell’altro, quando tutta la realtà manifestata non parla che di una limitazione in atto, piccole tessere di un infinito mosaico…

Nella fiducia della vita l’incontro con il dolore.
Nessuno è solo, abbandonato a se stesso. Nessuno è scaraventato nella vita senza gli strumenti per affrontarla, per manifestare se stesso, per vivere i processi che la vita gli presenta…

Nella pienezza della propria umanità.
Non è dalla negazione di sé che può germogliare qualcosa, ma è nella discesa dentro l’intimo proprio essere, nell’accettazione, nell’accoglienza, nella comprensione del proprio limite e del proprio talento…

Aderire alla vita.
Nella radicalità del gesto del vivere, dove tutta la realtà, così come appare ai sensi e al sentire interiore si manifesta, affiora la trascendenza al gesto stesso. Lì, in quel pensiero, in quell’emozione, in quell’azione…

Siamo intrisi di divenire, mentre niente diviene.
Il seme non diviene pianta, il cucciolo non diviene adulto, l’assassino, vita dopo vita, non diventa santo. Non c’è nessun divenire, ogni cosa, essere, persona, è quel che è in quel momento presente…

Identità e contemplazione: due dimensioni che non si incontrano.
A noi non interessa la speculazione filosofica ma la realtà e l’esperienza della realtà. Quella che per l’uomo è l’identità ai nostri occhi appare come una connessione, su diversi piani di consapevolezza, di elementi tra loro non connessi…

Se vuoi comprendere questo tentativo nel silenzio.
Qui, in una forma discreta e assolutamente ordinaria e insignificante, prende corpo un’esperienza interiore che ha le stesse motivazioni interiori dei tanti ricercatori, monaci, eremiti, che a tutte le latitudini e in ogni tempo sono andati incontro all’esistenza…

L’evoluzione dell’uomo da ego ad amore.
Nel sentiero raramente parliamo di evoluzione; ci focalizziamo sull’essere, sull’adesso, su quello che la vita ci presenta. Quello che accade ci trasforma, lo sappiamo, ma non poniamo l’accento sulla nostra trasformazione quanto sull’arrendersi alla vita. Perchè? (…)

Un canto dall’eremo.
Di chi sono queste giornate?
Sono mie, sono tue?
O sono semplicemente questo accadere che giunge
e che ti sprofonda dentro? (…)

Una questione centrale nella via spirituale.
La questione centrale è che tutte le persone debbono, mano a mano, spostare la loro consapevolezza dal piano più denso a quello più spirituale?Direi proprio di no, direi che la questione centrale è il superamento della logica sequenziale dei piani di focalizzazione e consapevolezza…

Contemplare è smettere di cercare.
Quante parole! Le parole parlano di noi, le persone che incontriamo parlano di noi, le notizie al telegiornale parlano di noi: se abbiamo orecchie per ascoltare e strumenti concettuali per interpretare, ci possiamo accorgere che tutta la realtà parla di noi…