Nessuno procede da solo: il “prendersi cura”

Pur essendo la realtà soggettiva, il film personale, la trasformazione del sentire avviene nella relazione con l’altro da sé.
Quest’altro è la natura, l’ambiente nel quale si svolge la rappresentazione che chiamiamo vita; è il nostro partner, i nostri figli, i nostri genitori, il nostro collega di lavoro, il vicino di casa.
Nessuno procede nel cammino della conoscenza, della consapevolezza, della comprensione da solo: la vita è un grande processo comunitario, perché rimane così complesso alla persona di questo tempo comprenderlo?
E perché anche quando lo comprende non riesce a sviluppare una adeguata prassi comunitaria e rimane “protetta” dietro un velo, una sorta di riserva oltre la quale è pericoloso andare?
Perché è così difficile la pratica del “prendersi cura”?
E’ la paura di perdere che ci trattiene? Il non voler affrontare la fatica dell’incontro? E’ la stanchezza dovuta alla troppa esposizione che, una volta concluso ciò che dobbiamo fare, ci conduce ad un isolamento per ritrovarci e rigenerarci?
L’incontrare l’altro è un gesto semplice, non è necessario nulla di eclatante: un saluto, una piccola cortesia, una riga, uno squillo, una minuta collaborazione.
Questi piccoli gesti avviano una danza che non ci travolgerà, che potremo gestire secondo le nostre necessità, ma avremo aperto un canale di comunicazione, un flusso, un processo: avremo oltrepassato il muro.
“Prendersi cura” è la chiave.

Immagine tratta da: http://goo.gl/ruYRKn


 

Per aderire alla comunità del Sentiero contemplativo

Tre sono le disposizioni interiori di coloro che partecipano alla vita della comunità:

  • la disposizione dell’aderente, colui/colei che partecipa agli incontri della comunità, agli intensivi, ai vari percorsi formativi e che è coinvolto nella formazione di alcune decisioni di carattere generale;

  • la disposizione del ricercatore, colui/colei che si sente coinvolto/a nella visione e nella pratica del Sentiero contemplativo e nei processi della vita comunitaria ed è disposto/a a dare il proprio contributo creativo, operativo, decisionale;

  • la disposizione del monaco, colui/colei che riconosce nel Sentiero contemplativo il cuore del proprio cammino interiore, pur non esclusivo, e che si sente parte costitutiva e fondativa di esso. Il monaco/la monaca partecipa alla elaborazione del modello interpretativo, alle scelte, alla guida della comunità.

Le persone che desiderano aderire alla comunità ne parlano con il coordinatore/rice.
Il richiedente, sulla base del proprio sentire, dichiara in quale delle tre disposizioni intende collocarsi.
La triade che gestisce la comunità valuta la richiesta e delibera l’accettazione o il diniego e la disposizione di appartenenza.
Il passaggio da una disposizione ad un’altra è soggetto alla valutazione della triade.
L’adesione formale alla comunità avviene attraverso una dichiarazione davanti all’assemblea comunitaria nella quale viene esposto il proprio sentire e le motivazioni personali che conducono alla scelta.
Il recesso dalla comunità avviene davanti all’assemblea motivando la propria decisione che non può che essere accolta.

L’insieme è più ampio della parte

A sei giorni dall’intensivo ci sono robusti segni di un ridimensionamento nell’ampiezza del sentire, come se ora l’aereo cominciasse le manovre di atterraggio.
Angoscia e senso di solitudine sono le emozioni prevalenti.

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Nel dono dell’unità

Nella grazia dello Spirito, direbbe un cristiano.
“E’ stato per me il più intenso intensivo fra tutti quelli fatti. Ho trovato la piattaforma…finalmente l’ho compresa”. Questo scriveva Roberto D’E. stamattina quando ha mandato le foto

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Immagini della giornata di fondazione della Comunità del Sentiero contemplativo

Le immagini in sequenza descrivono la giornata del 27 aprile da prima dell’alba al tramonto. Eravamo a Fonte Avellana dal 24 e abbiamo terminato l’intensivo il 28. Lo zazen, le lodi con la comunità dei monaci, la sessione del mattino, la passeggiata meditativa, il pranzo, la fondazione della comunità cui ha partecipato il priore della comunità camaldolese di Fonte Avellana, Gianni, il vespro serale.

Le immagini sono di Roberto D’E.

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