La forma e la sostanza della vita

Continuo ad approfondire il tema del “Vivere fino in fondo”.
Ho più volte detto che l’umano confonde il vivere fino in fondo con l’identificazione con i pensieri, le emozioni, le azioni.
Commette qui lo stesso errore di quando si alimenta: cerca e compra cibi più per la loro forma che per la loro sostanza.
Direte che non è vero, che siamo attenti alla sostanza. A quale?

continua..

vivere fino in fondo

Vivere fino in fondo: non costruire sulla sabbia

Una mente intende per vivere fino in fondo avere motivi di eccitazione.
Un corpo emozionale si ritiene vivo quando è attraversato da continue sollecitazioni sensoriali ed emotive.
Una identità si sente profondamente viva quando la vita le offre opportunità e conferme, gratificazioni, prove edificanti, situazioni anche dure ma comunque interpretate come necessarie ed evolutive.
In altri termini, l’identità avverte che la vita la costituisce e le conferisce senso quando c’è identificazione con ciò che accade.
Senza identificazione, l’identità si sente morire e la vita diviene vuota ed inconsistente.

continua..

emancipazione

Emancipazione sociale ed esistenziale

Esiste una emancipazione economica, politica, sociale, culturale che non sia innanzitutto emancipazione interiore?
Le condizioni esteriori non rispecchiano quelle interiori?
Cambiando le condizioni interiori, cambiano quelle esteriori: cambiando le necessità della coscienza, cambiano gli scenari che la stessa crea.
La coscienza crea la realtà nella quale la mente, l’emozione e il corpo (l’identità) sperimentano: il conflitto tra coscienza ed identità, genera la malattia; una necessità di comprensione della coscienza, genera la povertà; un bisogno di comprensione, genera la sopraffazione.
Tutto questo è assurdo se non si entra nell’ottica che ciò che consideriamo reale, è il teatro di una rappresentazione: quella del cammino di conoscenza, consapevolezza, comprensione delle coscienze.
Ciò che appare è il simbolo inequivocabile del compreso e del non compreso: le povertà, le guerre, le ingiustizie parlano di non comprensioni di singoli e di popoli.
Il fronte è dunque quello del lavoro sulla conoscenza, sulla consapevolezza, sulla comprensione: nel mondo, nel quotidiano, nelle relazioni.
Vivendo si trasforma il proprio essere: semplicemente vivendo l’essere carnefice e l’essere vittima, si va oltre quelle condizioni.
La vita basta a se stessa ed è un incredibile processo di liberazione che si attua semplicemente accertando di viverlo.
L’ingiustizia è l’altro volto della giustizia: conoscendo l’uno si realizza l’altro.
Ma, se si guarda al limitato numero dei nostri giorni terreni e non si entra in un’ottica molto differente, non si possono che ritenere assurde queste nostre parole: se si mette al centro il cammino di una coscienza e non lo si confina nel limite temporale di una vita umana, allora si apre un orizzonte di comprensione molto vasto.
Una coscienza struttura il proprio sentire, compie il tragitto da ego ad amore in un lasso di tempo diverso da quello umano e comunque molto vasto: quando il proprio sentire è costituito, non ha più necessità di sperimentare nello spazio-tempo umano e cessa di generare rappresentazioni umane, vite.
La strutturazione del sentire della coscienza avviene attraverso le esperienze: ogni coscienza sperimenta la condizione di povertà, di violenza, di oppressione e sopraffazione e, pian piano, di progressiva liberazione dal dolore, dall’ignoranza, dall’egoismo.
Tutti (tutte le coscienze) siamo stati, o saremo, migranti; tutti siamo stati violentati; tutti siamo stati discriminati e attraverso quelle esperienze abbiamo realizzato la nostra emancipazione esistenziale.

Qui puoi iscriverti alla Newsletter del Sentiero contemplativo
(invieremo 6 mail/anno)

coscienza

La coscienza crea la realtà

Per quanto ci sembri irreale, non siamo noi, piccoli portatori di nome, a creare la realtà.
Noi stessi siamo creati attimo dopo attimo, fotogramma dopo fotogramma, dal sentire di coscienza.
Tutte le scene che viviamo, tutti gli affetti, tutti i progetti, tutte le mansioni sono generate dal sentire.
Quale realtà crea la coscienza? Quella possibile, compatibilmente con le comprensioni acquisite e con quelle da acquisire.
Siamo dunque solo burattini? No, se comprendiamo che identità e coscienza sono unità inscindibile.

Qui puoi iscriverti alla Newsletter del Sentiero contemplativo
(invieremo 6 mail/anno)

discernimento

“Segui il tuo sentire!”

Quello riportato nel titolo è uno dei consigli più usati e più abusati, scodellato indistintamente a persone con una elevata capacità di discernimento, come a persone che nel discernimento difettano palesemente.
In sé l’affermazione è ineccepibile: l’umano dovrebbe seguire il proprio sentire di coscienza, senza sosta dovrebbe affidarsi alla parte più profonda di sé e su essa confidare.
Domanda: quanta è la capacità dei singoli di ascoltare e discernere chiaramente e consapevolmente l’indicazione esistenziale che sorge dal sentire?
Non molto alta, spesso decisamente bassa a mio parere. Le persone seguono a volte i loro istinti primari, altre le proprie sensazioni ed emozioni, altre quello che dice la loro mente: tutto questo ha relazione con il sentire, a volte lo esprime, altre lo vela o, addirittura, lo ottunde.
Allora, come si ascolta e decodifica il sentire che affiora dalla coscienza?
1- Facendo spazio dentro di sé: lasciando che sensazioni, emozioni, pensieri non occupino tutto lo spazio della consapevolezza;
2- disponendosi ad osservare, ascoltare, accogliere ciò che emerge dal silenzio di sé, da quegli spazi che si aprono tra pensiero e pensiero, tra pensiero ed emozione;
3- distaccandosi dall’identificazione con i propri vissuti, con i propri processi, con i propri dolori;
4- dubitando radicalmente di ciò che la propria mente dice e della lettura che diamo della realtà con la quale siamo identificati;
5- dandoci tempo, non prendendo decisioni affrettate, non obbedendo a degli impulsi;
6- osservando i propri comportamenti e abituandosi a leggerli nel loro portato simbolico;
7- analizzando i propri sogni e, con tutte le prudenze del caso, interpretandone il significato simbolico relativo ai processi dell’identità come a quelli della coscienza;
8- chiedendo consiglio, facendosi accompagnare, se necessario;
9 – osservando la realtà che ci accade nel quotidiano, in famiglia, sul lavoro: ogni fatto parla di noi e ci svela nei nostri meccanismi e nelle nostre sfide esistenziali.
Alla luce di questa consapevolezza diffusa di sé, di questo sguardo profondo sui processi, la capacità di ascolto del proprio sentire sarà divenuta sufficientemente nitida da permetterci di operare un discernimento sensato e delle scelte ponderate alla luce del reale e di ciò che esistenzialmente è bene per noi.


Immagine da http://goo.gl/TWZ7oZ

Qui puoi iscriverti alla Newsletter del Sentiero contemplativo
(invieremo 6 mail/anno)