Stati e stadi dell’esperienza spirituale e del cammino interiore

Pubblico degli stralci di una lettera che mi ha scritto una lettrice con cui da tempo sono in contatto, e poi provo ad analizzarne delle parti significative per il cammino interiore di molti che vivono quanto la persona descrive e, magari, non riescono a vedere e analizzare con altrettanta chiarezza la loro situazione esistenziale. Naturalmente, non mi limito alle considerazioni che la nostra amica fa, ma da esse parto per sviluppare un tema così come oggi lo comprendo, senza pretesa di completezza nella trattazione.

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Il nostro orizzonte esistenziale e spirituale

Vi propongo queste parole del Cerchio Ifior che mirabilmente esprimono il senso compiuto del procedere interiore e l’approdo nell’esperienza dell’unità.

Quando comprenderò con tutto me stesso che «Tutto È Uno»
che sarà di me, Padre?
Moti

Tu non avrai più la tua famiglia,
ma ogni uomo, animale, pianta, cristallo
sarà un membro della fratellanza universale.

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Collegamento coscienza-corpi al momento di una nuova incarnazione

d-30x30Nascita/incarnazione. Dizionario del

Vorremmo parlare di un punto importante, quello che riguarda il collegamento tra spirito e materia – se così vogliamo dire – al momento della formazione, della creazione di un nuovo individuo incarnato sul piano fisico. Vedete, figli cari, ciò che vi porta fuori strada, che vi impedisce di comprendere nel modo giusto questo piccolo particolare è il fatto che continuate, malgrado il nostro insegnamento, a considerare il corpo akasico come se fosse colui «che fa». «Il corpo akasico (qualcuno ha detto) ha ‘scelto’ il corpo in cui deve fare esperienza, il corpo akasico ha fatto questo, ha fatto quell’altro» come se avesse una sorta di propria volontà tale da poter influire consapevolmente e nel modo migliore e più giusto in quello che sarà il suo cammino attraverso l’esperienza del piano fisico.
Ora, certamente il corpo akasico è qualcosa di molto importante per ognuno di voi, questo senza alcuna ombra di dubbio, però questa caratteristica di consapevolezza, questa caratteristica di coscienza, questa caratteristica di poter agire, di poter fare, diventa vera e pienamente effettiva in tutta la sua grandezza soltanto allorché l’individualità avrà abbandonato il piano fisico, o meglio – per essere più precisi – soltanto allorché l’individualità non si incarnerà più sul piano fisico, allorché cioè il corpo akasico avrà strutturato tutta la sua materia e sarà completamente consapevole. Prima di questo momento, il corpo akasico può essere considerato l’antitesi dell’Io; così come abbiamo detto che l’Io, in realtà, è una proiezione del corpo akasico al punto che, osservando l’Io, ognuno di voi può arrivare a capire cos’è che il corpo akasico ha compreso o non ha compreso. Allo stesso modo il corpo akasico, per ambivalenza – come direbbe il nostro amico Scifo – è ciò che l’Io dimostra, in quanto sono strettamente dipendenti, legati l’uno all’altro.
Ora, quando accade che sta per avvenire una nuova incarnazione, il corpo akasico «non sceglie» (anche se a un certo punto di evoluzione si illude magari di poter scegliere), non sceglie il corpo, il luogo e il tempo in cui avverrà l’incarnazione, ma semplicemente emette una vibrazione, e questa vibrazione si va a collegare a della materia incominciando, tramite questa forma vibratoria e le sue differenziazioni, a strutturare la materia che incontra.
Non vi è quindi ancora un collegamento neanche al momento del concepimento, ma vi è una partecipazione vibratoria da parte del corpo akasico, il quale mette in questa vibrazione che ha emesso tutte le vibrazioni che sono riferibili a ciò che ha compreso o ciò che non ha compreso; ed è questa somma di vibrazioni, questo loro interagire l’una con l’altra, questo loro scambiarsi vibrazioni all’interno dei vari piani di esistenza, che raduna la materia di ogni piano che attraversa e incomincia a plasmarla, a formarla in modo tale da avere un corpo che si adatterà il più possibile a quelle che sono le più immediate esigenze evolutive di comprensione del corpo akasico. Ecco, quindi, che tutto il periodo della gestazione sarà un periodo in cui queste vibrazioni continueranno ad agire influenzando con il loro movimento la costituzione di tutti gli elementi del nuovo corpo che si va creando; ma il vero e proprio allacciamento, il vero e proprio collegamento, inizia allorché tutti i corpi sono pronti ad esperire, allorché sono separati dall’ambiente protettivo materno e quindi il corpo incomincia da se stesso, da solo, a vivere la propria esperienza, scontrandosi immediatamente con l’impatto del piano fisico in cui si trova – spesso sgradevolmente – proiettato.
Ecco, è da questo punto che incominciano ad allacciarsi i collegamenti dei vari corpi: astrale, mentale ed akasico. Sono stato chiaro su questo? Volete qualche delucidazione?
Non si può ridurre questo discorso a una precisa formula matematica, anche perché non si tratta di una sola vibrazione, ma di un’enorme quantità di vibrazioni, come è enorme la parte non compresa ancora dal corpo akasico, e come è enorme in tutti i suoi particolari, in tutte le sue sottigliezze ciò che egli invece, magari, ha compreso fino a quel momento; ed ogni comprensione e ogni non-comprensione emette una vibrazione che si unisce o si fonde e arriva poi a proiettarsi fin sul piano fisico, con tutto quello che abbiamo spiegato. Moti

Quando il corpo fisico, astrale e mentale si dissolvono, al termine dell’incarnazione, cosa diventano?
Voi sapete che, quando l’individuo abbandona i suoi vari corpi, li abbandona un po’ per volta, uno per volta anzi; voi sapete addirittura (quelli più a fondo nell’insegnamento) che li abbandona strato dopo strato, non tutti in una volta; e quegli strati da cui l’individualità si ritira, un po’ alla volta, perdono poi, senza la forza di coesione dovuta alle vibrazioni dell’individualità, perdono la coesione tra le unità elementari che compongono la materia di quel corpo e queste unità elementari, un po’ alla volta, si separano, si lasciano, e rientrano nel ciclo interno del piano di esistenza a cui appartengono, diventando quindi, in qualche modo, materia possiamo dire «indifferenziata», pronta ad essere poi usata per altre necessità che si possono presentare, per permettere che – attraverso le modifiche della materia – possa continuare l’evoluzione di altri individui della razza.
Potremmo dire che, in una Realtà in cui tutto ha una sua funzione e nulla esiste per caso ma ottempera a diversi scopi, essa viene «riciclata». Georgei

Dal volume del , Dall’Uno all’Uno, Volume terzo, parte prima, Edizione privata

Indice del Dizionario del Cerchio Ifior

 

L’imprinting della coscienza nell’esperienza della materia

d-30x30L’imprinting. Dizionario del

L’’imprinting è quel processo per cui, all’interno della massa akasica indifferenziata, si vengono a imprimere degli orientamenti vibratori provenienti dalle esperienze vissute dalla materia akasica allorché è collegata, all’inizio della propria evoluzione, con quella che è la materia fisica.
Facciamo un piccolo passo alla volta e fermiamoci.
Voi avete detto che, quindi, l’imprinting influenza la massa akasica della razza che si va a incarnare e, quindi, è uguale per tutti i componenti di quella razza.
Primo errore!
Infatti, la vita dei minerali a cui la razza, al suo iniziare il percorso evolutivo, è collegata possono essere dislocati in posti molto diversi come condizioni ambientali e, di conseguenza, sperimentare “esperienze” diverse.
Inoltre, i minerali non hanno tutti la stessa composizione, quindi reagiscono diversamente all’umidità o al caldo, o al freddo, al fuoco, al ghiaccio, e via e via e via, e siccome ci sono tanti collegamenti per la massa akasica, certamente ci sarà la possibilità che venga fatta esperienza di tutti questi fattori; però si vanno a iscrivere nella massa akasica non riempiendo tutta la massa akasica, ma facendo delle zone all’interno della massa akasica: questa parte di massa akasica collegata a questa porzione di materia fisica riceve questo stimolo, quest’altra parte riceve quest’altro stimolo, e via e via e via e via. D’accordo su questo?
Questo significa, ovviamente, che nel momento in cui la massa akasica si frantumerà, i vari pezzi della massa akasica frantumata non necessariamente avranno le stesse impronte di esperienza fatte all’interno del minerale.
All’interno della porzione di massa akasica che si frantuma vige sempre una certa uniformità e coerenza di “imprinting”, al punto che possiamo affermare tranquillamente che tale massa viene delimitata, nel suo frantumarsi, dal fatto che quell’imprinting che ha fornito quel certo tipo di vibrazione accomuna quella massa e, quindi, in qualche modo la tiene legata assieme; circoscrive, quindi, le possibilità di frattura della massa akasica (per dirla in maniera più semplice).
Arrivati a questo punto, facciamo un piccolo salto… di qualche centinaio di migliaia di anni, e arriviamo alla seconda fase dell’imprinting, la fase che permette l’acquisizione di elementi, di impronte, attraverso le esperienze fatte all’interno del mondo vegetale.
Chiaramente … (voi sapete che il discorso nella realtà si replica molto spesso, quasi sempre direi, attenendosi regolarmente alla legge del “così in alto, così in basso”) il discorso è molto simile a quello che abbiamo fatto per quello che riguarda l’imprinting proveniente dal regno minerale. Ancora una volta, l’esperienza fatta dal vegetale all’interno del piano fisico porterà una vibrazione modulata in maniera diversa alla massa akasica a cui è collegata, a seconda del tipo di esperienza che la pianta, il vegetale, avrà subito. Ecco, quindi, che ci sarà una parte collegata, per esempio, (che so?) … al fatto che ci sono vegetali che vivono prevalentemente al caldo o vivono prevalentemente al freddo, vegetali che vivono nell’acqua di mare o in cima ai monti, vegetali a vita prevalentemente diurna o prevalentemente notturna, e via e via e via e via; tutto questo dà molte diverse possibilità di orientamento; giusto?
Il procedimento sarà ancora una volta lo stesso: questa impronta si andrà a depositare nella porzione di massa akasica corrispondente, fino a quando questa massa akasica si frantumerà, ancora una volta seguendo questa linea di frattura dovuta alla comunità di vibrazione. Non sto a ripetere il discorso per quello che riguarda il regno animale, anche perché è ovvio e di conseguenza.

L’evoluzione della forma del vivente: dal minerale all’umano

d-30x30L’evoluzione della forma del vivente. Dizionario del

Formato A4 per la stampa (14 pagine)

Viene inteso con “evoluzione della forma”, il fatto che necessariamente la forma animata deve subire delle modificazioni, per poter permettere all’entità che la anima di esprimere il suo grado evolutivo. Sarebbe assurdo, infatti, pensare che un’entità di alta evoluzione possa animare una materia che non le permetta di esprimere questa sua evoluzione.
Se così fosse, infatti, vi sarebbe un grosso spreco in questa incarnazione, ma nulla nell’universo è sprecato: nel cosmo, nell’universo, nel creato, vige la più perfetta economia delle cause, per cui nessuna causa inutilmente può essere mossa. Ananda

Da tutte queste definizioni, non facili né da comprendere, né da spiegare, ognuno di voi può restare confuso… apparentemente possono sembrare concetti inutili, apparentemente possono sembrare soltanto speculazioni filosofiche sulle quali in pratica, nella vita di tutti i giorni, non si può contare.
Bene: noi speriamo invece che ognuno di voi arrivi a rendersi contro che queste cose non sono soltanto speculazioni filosofiche, ma servono proprio alla vostra quotidianità!
Ma in definitiva, creature, dopo tutte queste definizioni forse un po’ astruse, inaspettate o confuse per tutti voi, come può venire definita l’evoluzione? Non quindi l’evoluzione di una razza, non l’evoluzione della materia o della forma ma proprio “evoluzione” e basta.
Vedrò io di fornirvi un elemento di questo tipo che può tornarvi utile per dare delle basi su cui appoggiarsi, poi, in futuro.
Evoluzione: passaggio da parte dell’individuo da uno stato di coscienza semplice ad uno stato di coscienza più complesso.
Oppure ancora, evoluzione: passaggio dell’individuo da uno stato di sentire ad uno stato di sentire più ampio, maggiore.
Apparentemente queste due definizioni sembrano essere la stessa cosa, tuttavia in realtà così non è: se voi osservate, per esempio, un animale, potete vedere che questo animale nel corso della sua incarnazione animale subisce un’evoluzione, ovvero passa da uno stato di coscienza più semplice ad uno stato di coscienza più evoluto. Tuttavia voi sapete – per discorsi fatti in precedenza – che l’animale possiede dei corpi abbastanza strutturati soltanto per quello che riguarda il piano fisico e il piano astrale e che soltanto in alcuni casi vi è un corpo mentale che incomincia ad essere strutturato. Quello che è il corpo akasico dell’animale, in realtà, è qualcosa di non strutturato, di uniforme e (se così si può definire figurativamente) è un ribollire di materia akasica in cerca di sistemazione.
Ora – secondo il nostro pensiero – può essere detto che un individuo ha un sentire soltanto allorché l’individuo incomincia ad avere una certa struttura fisica all’interno del piano akasico. Non è necessario che questa struttura sia molto ampia però – secondo, appunto, il nostro filosofeggiare – soltanto nel caso in cui è una porzione di corpo akasico strutturata si può davvero parlare di sentire.
Come conseguenza di quanto ho affermato, non avendo l’animale un corpo akasico strutturato non si può affermare che la sua evoluzione corrisponda a passaggi di sentire ma, tutt’al più, a passaggi di coscienza intesa, nel caso dell’animale, a passaggi, in particolare, di coscienza sensoriale. Si può quindi parlare, a proposito dell’animale, di “evoluzione sensoriale”.
A questo punto potrete comprendere benissimo da soli, senza che io vi tedi coi miei discorsi, che si può applicare il discorso dell’evoluzione a qualsiasi cosa vi possa venire in mente: vi è così un’evoluzione mentale, vi è un’evoluzione dei desideri, vi è un’evoluzione delle percezioni fisiche (e basta, d’altra parte, osservare la diversità delle percezioni fisiche tra il bambino e l’adulto), vi è un’evoluzione razziale, sociale e via e via e via. Scifo

Il rapporto con la realtà del mondo che bussa ogni giorno

Pace a te, figlio e fratello che ti trovi immerso nel mondo della materia fisica. La complessa civiltà del secondo millennio che ti trovi a sperimentare ti sottopone a sforzi non indifferenti per riuscire a ristabilire il tuo equilibrio interiore, messo così a dura prova da molti degli stimoli a cui sei continuamente sottoposto durante il percorso delle tue giornate.
Il mondo intero, attraverso i potenti mezzi di comunicazione che state via via concependo, sembra irrompere nella tua vita, con prepotenza, chiedendo con insistenza di essere esaminato da te.

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Coscienza, cristallizzazione, compulsione

Ci sono pensieri che attraversano la consapevolezza e sono niente, sorgono e scompaiono inconsistenti.
Ci sono altri pensieri che, quando sorgono, si vestono di emozione e attivano sensazioni di varia natura: anche questi possono non avere alcuna valenza particolare e possono essere disconnessi con un semplice atto di volontà.
Ci sono infine pensieri vestiti di emozioni e di sensazioni che tornano e ritornano e generano comportamenti compulsivi di varia natura, frequenza ed intensità.

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Reincarnazione ed evoluzione del comprendere e del sentire

d-30x30Reincarnazione. Dizionario del

Un concetto cardine dell’insegnamento delle Guide è il concetto di reincarnazione: l’essere umano non compie il suo ciclo evolutivo nel corso di una sola vita, ma abbisogna di immergersi a più riprese nel mondo fisico per poter arrivare a comprendere e, di conseguenza, ad aumentare, fino al suo completamento, quello che è il suo sentire, ovvero la sua coscienza.

Messaggio esemplificativo (1)

Ogni volta che abbiamo iniziato questo discorso abbiamo notato che in chi ascoltava le nostre parole veniva innescata la curiosità di conoscere e di sapere quali erano state le loro esperienze nel corso delle vite precedenti; da sempre abbiamo ritenuto giusto non parlarvi di queste cose perché pensiamo che il sapere che cosa si è stati non serva assolutamente a nulla, infatti il conoscerlo può appagare certamente la curiosità del momento, ma non può senz’altro arricchire interiormente l’individuo che ne viene a conoscenza, e lo scopo principale del nostro parlare è proprio quello di far crescere interiormente l’individuo.
È nostra intenzione, quindi, iniziare il discorso della reincarnazione da un punto di vista più «filosofico», se così vogliamo dire; che cosa intendiamo noi quando usiamo il termine «reincarnazione»?
Con questo termine noi intendiamo la nascita e la rinascita di una stessa individualità in vari ambienti, in epoche diverse, in momenti diversi. Nascite diverse che portano quello stesso individuo alla crescita interiore, ad una maggiore conoscenza, ad una maggiore apertura verso il mondo spirituale.
Val la pena ricordare per apprendere quello che vogliamo dirvi che l’individualità, l’individuo, colui cioè che si incarna, fin dalla sua prima incarnazione (e quindi già nel mondo minerale) porta con sé tutti gli attributi divini dei quali però non ha coscienza. Le reincarnazioni servono appunto all’individuo per prendere coscienza di questa propria divinità interiore: ecco il vero significato della reincarnazione.
La vostra religione, quella ufficiale, invece e purtroppo, ritiene che la reincarnazione non esista in questi termini, tutt’al più la si può trovare in qualche sporadico caso e magari «in via del tutto eccezionale»; inoltre, ritiene che ogni individuo abbia la possibilità di «salvare la propria anima» nel corso di una sola esistenza.
Io voglio dire, soprattutto a coloro che da più tempo seguono i nostri insegnamenti, che secondo noi, invece, in una sola vita l’individuo, nella migliore delle ipotesi, può raggiungere la consapevolezza di uno solo di quegli attributi divini che fanno parte di lui. Ho detto nella migliore delle ipotesi poiché, molto spesso, soprattutto all’inizio del cammino evolutivo, occorrono vite e vite prima di riuscire a mettersi in contatto con uno solo degli attributi divini, occorrono molte esperienze per scoprire, tanto per fare un esempio, e comprendere totalmente il vero significato del concetto di amicizia.
Quindi, vedete, se per comprendere soltanto un concetto così semplice non è sufficiente una vita, immaginate da soli quante incarnazioni siano necessarie prima di riuscire a superare il proprio egoismo! Fabius

Una delle domande che si pone spesso chi medita sulla reincarnazione è il perché del reincarnarsi in epoche, in paesi, in ambienti diversi di volta in volta; naturalmente questo non accade a caso o soltanto per necessità temporali e via dicendo. Ma questo rientra in un piano di evoluzione ben prestabilito in quanto un individuo, l’individualità che compie il suo cammino evolutivo incarnandosi più volte sul piano fisico, deve trovare ogni volta l’ambiente adatto a quello che deve sperimentare, alle esperienze che deve fare, ecco quindi che si può considerare che l’evoluzione di un individuo va in qualche modo di pari passo con quella che è l’evoluzione generale della società: infatti le prime incarnazioni di ogni individuo avvengono sempre presso razze, presso popoli che sono a livello culturale e societario molto primitivo, questo perché all’inizio dell’evoluzione le cose da comprendere da parte dell’individuo sono quelle più semplici, quelle basilari, ovvero deve arrivare a comprendere ad esempio che vi deve essere un senso di amicizia, di amicizia tribale con gli altri fratelli che vivono accanto a lui, deve arrivare a comprendere che se si fanno i figli, questi figli devono necessariamente da lui essere protetti, aiutati e sfamati e via dicendo.
Un’altra cosa è il cammino evolutivo dell’individuo. Poi allorché egli ha assimilato questi concetti basilari, ha necessità di sperimentare cose sempre più sottili, più rarefatte, più imprecisate, delle sfumature e concetti che in popolazioni primitive naturalmente potrebbe avere soltanto con difficoltà la possibilità di sperimentare; ecco che, allora, le reincarnazioni successive arriveranno in epoche successive, quando le mentalità del popolo presente sono cambiate, sono migliorate, sono più civilizzate – tra virgolette naturalmente – e offrono quindi nuovi stimoli, nuove condizioni, nuove sfumature più adatte a quella che deve essere la sua nuova comprensione, il suo nuovo tentativo di comprendere queste sfumature.
Vi è, quindi, una sorta di procedere di pari passo tra l’evoluzione dell’individuo e l’evoluzione di tutta la razza che si sta incarnando; naturalmente questo è un discorso solamente accennato, ma potete immaginare che un concetto di questo tipo avrebbe bisogno di spiegazioni molto grandi, molto complesse, tanto che si potrebbe affermare che ogni singolo cammino evolutivo di un individuo può essere un caso a sé stante e formare quindi il tema per una intera serie di incontri di discussione.
Un altro tipo di problema che di solito ci si pone è quante incarnazioni l’individuo abbia nel corso della sua evoluzione e di quanto queste incarnazioni siano intervallate temporalmente tra di loro. Bene, soffermiamoci a considerare come incarnazioni solamente quelle compiute nel corpo umano perché altrimenti andremmo troppo oltre col discorso. Possiamo dire che le incarnazioni che un individuo ha come essere umano prima di terminare il suo ciclo di nascite e di morti sono diverse centinaia. Forse questa è una cosa che non tutti riescono a comprendere: difatti se parlate con persone che pure dicono di credere alla reincarnazione e che pensano di sapere qualcosa delle loro vite passate, queste persone solitamente si limitano ad affermare di essere, che so io, delle entità che è tantissimo che si incarnano e devono avere avuto ben sette, otto, nove, dieci incarnazioni.
Bene, questo ragionamento è veramente assurdo perché in realtà ognuno di voi, ad esempio voi che siete qui presenti, siete di media evoluzione, ha alle spalle numerose vite, vissute in epoche diverse, in paesi diversi, con sessi differenti e con situazioni differenti. Questo perché specialmente all’inizio dell’incarnazione tutte le incarnazioni si succedono con molta frequenza; questo accade perché all’inizio l’individuo ha necessità di compiere il maggior numero di esperienze possibile e siccome sono tutte esperienze molto semplici, facilmente assimilabili, l’intervallo tra una vita e l’altra tende a essere ridotto.

Leggi sociali e coscienza

d-30x30Leggi sociali e coscienza. Dizionario del

In accordo con il loro concetto di rivoluzione che viene intesa come un cambiamento graduale della società conseguente all’ampliamento del sentire di ogni singolo individuo incarnato e non come una lotta di fazione contro fazione, le Guide ci hanno sempre detto che le leggi sociali hanno una loro funzione, sia che possano essere ritenute giuste, sia che vengano percepite come sbagliate: quella di mettere l’individuo davanti alla personale reazione di fronte a tutto ciò che (positivamente o negativamente) può condizionarlo, acquisendo in questo modo la possibilità di ampliare la conoscenza di se stesso.

 Messaggio esemplificativo (1)

In questo mondo ci sono tantissime leggi che gli Stati emettono, più o meno giuste. Il nostro comportamento deve seguire quelle leggi oppure le può anche evitare, contestare?
Questo è un discorso un pochino delicato perché, secondo l’insegnamento delle Guide, la risposta corretta da dare a questa domanda sarebbe che le leggi esistono ma dovrebbero essere seguite nella misura in cui il sentire dell’individuo sente che sono giuste. Questa dovrebbe essere la risposta corretta. Il problema è che dare una risposta di questo tipo fornisce un’arma, una scusante alla persona perché chiunque allora, a quel punto, sulla base di un’ipotetica evoluzione posseduta potrebbe rifiutarsi di seguire qualsiasi legge. Le leggi, d’altra parte, sono spesso delle catene, spesso sono ingiuste, però in linea di massima sono, teoricamente, anche se magari sbagliate, fatte per cercare di fornire delle condizioni abbastanza giuste alla popolazione cui sono rivolte. Pensate – per dire una banalità – al divieto di mangiare carne di maiale dei popoli arabi; sembra una legge stupida, tutto sommato, e invece no, ha una sua logica razionale perché la carne di maiale provoca certe reazioni fisiologiche che in un certo ambiente, con una certa temperatura costante, alta, nel tempo può provocare dei problemi fisiologici. Questo non toglie che l’individuo potrebbe anche rifiutarsi di seguire una legge del genere perché, magari, è goloso di maiale e allora si rimpinza di maiale e non gliene frega un accidente della legge e va avanti così.
Ritornando a quanto dicevo prima, è pericoloso fare il discorso al di fuori di questi incontri e dire alle persone: «Chi per ‘sentire pensa di non seguire le leggi perché non le sente giuste non le deve seguire». Il modo migliore di comportarsi da parte di chi ha una certa sensibilità e una certa coscienza è quello, intanto, di cercare di comprenderle; perché poi, in realtà, voi parlate delle leggi ma non conoscete le leggi. Solitamente parlate o per sentito dire o perché i giornali, che riportano le cose come vogliono loro, hanno accennato a una certa legge, però nessuno di voi si prende mai la briga di andare a leggere il testo della legge. Magari leggendola non capirebbe niente perché, molte volte, sono fatte apposta perché non si capisca niente, però invece parlate per approssimazione, solitamente. Allora, dicevo: l’individuo con una certa coscienza dovrebbe, intanto, rendersi conto, cercare di capire, documentarsi su quello di cui sta parlando e, in quel momento, quando ha tutti gli elementi per poter decidere, se ha una buona coscienza, una buona evoluzione, potrebbe dire: «Questa legge mi sta bene» o «Questa legge non mi sta bene» e allora deciderà se seguirla o meno; e, a livello individuale, il discorso può anche essere giusto.
Certamente, poi, ci si può scontrare con le reazioni delle istituzioni, ma questo è un discorso a parte. Il problema, invece, di coscienza dell’individuo che si trova in questa situazione non è tanto quello, quanto il fatto che, però, le leggi esistono anche per gli altri. Non so se riuscite a vedere il problema. Certamente l’individuo con una grande evoluzione può dire: «Io mi sento al di fuori di questa legge e non la seguo, ma nel momento che non la seguo quanti altri, inconsciamente, verranno dietro a me non seguendo questa legge che io non sento e che, tanto, so già che non infrangerò perché, se è una cosa giusta, certamente io comunque non andrò contro questa legge; e se è una cosa sbagliata, non ci posso poi fare nulla, alla fin fine, se non dare il buon esempio? E quante persone mi verranno dietro soltanto perché, magari, io sono un esempio e loro seguono quello che io dico? E quanto male posso fare col mio comportamento, facendoli mettere in situazioni che non capiranno, in contrasto con le istituzioni, in contrasto con chi sta intorno a loro e poi magari li stigmatizza ritenendoli dei diversi, o degli anarchici, o dei rivoluzionari, e via dicendo?».
Il problema è che bisogna essere abbastanza consapevoli da trovare il modo «giusto» in cui reagire. Certamente il modo giusto non è partire a testa bassa facendo saltare come birilli tutto quello che sta intorno, ad esempio; certamente il modo giusto non è quello di andare a mettere bombe in giro.
Vi pongo una domanda io, se permettete, vediamo se riuscite a darmi una soluzione.
Io sono un individuo che lavora; faccio già fatica a lavorare perché lavoro ce n’è poco e tre quarti di quello che lavoro se lo porta via lo Stato. È una legge che io ritengo iniqua, non è giusta (giusto? Penso che siate tutti d’accordo perché quando vi si tocca il portafoglio siete sempre d’accordo), quando vedo poi, oltre tutto, che intorno a me si fanno sprechi su sprechi, i miei soldi vengono usati male, non funziona più niente, non funzionano i trasporti, non funziona il governo, alla televisione non c’è più niente (e questo è drammatico veramente) e via dicendo… voi ridete, ma sapeste quanti dicono questa cosa!… E allora ritengo che questa sia una legge iniqua e non la voglio seguire e non la seguo e allora non pago più le tasse. Supponiamo che uno riesca a fare in modo tale da non essere scoperto dalle istituzioni e quindi non pagarne le conseguenze istituzionali: sarebbe nel giusto o nello sbagliato?
Voi potreste rispondere che se uno si prende le sue responsabilità, possono anche essere giuste le due cose.
Ma giusto per chi? È giusto per la persona che così può, che so io… avere 400 cassette di film registrati (per fare un esempio sciocco)? Certo, obietterete «la vita è fatta anche di cose, si vive in un mondo dove, insomma, si deve constatare anche il bello, l’estetica; insomma io non vedo tutto quel «peccato»… Insomma, c’è anche il fattore della bellezza; a me non va di dire che un bel gioiello è bello e non poterlo possedere!»
Ma vedete, cari, un bel gioiello è bello che lo si possieda o meno! Non è necessario possedere qualcosa perché sia bella. Anche il cielo è bello, ma non è di nessuno! Qua stiamo parlando a livello di coscienza personale, non stiamo parlando a livello generale, e di un caso particolare. Ora io dico: sì, potrebbe in teoria essere giusto se non ci fosse il fatto che, magari, quelle quattro lire di tasse non pagate potrebbero venire a mancare che ne so… alla pensione di un’ottantenne che non ha un’altra fonte di sussistenza, per esempio.
E allora, miei cari, noi vi diciamo una cosa: non potete contestare le istituzioni nel momento che vi mettete da voi stessi fuori legge. Potete contestare quello che accade nel momento che siete in pace con la vostra coscienza e che nessuno può attribuire colpe a voi. Allora, forse, il modo migliore sarebbe pagare tutte le vostre tasse e poi chiedere un rendiconto di quello che è stato speso; questo sarebbe un ben altro discorso; e quelle che vanno veramente per il bene della comunità sono un conto, e quelle che vanno invece, che so io, a finanziare i partiti, che non dovrebbero essere finanziati è tutto un altro discorso: ma nessuna voce mi sembra che si sia levata altamente sdegnata sui mezzi pubblici per il finanziamento dei partiti, che non dovrebbe esservi per volontà popolare. Qualche accenno sì, ma abbastanza leggero, anche perché poi tutti i giornali son legati a qualche partito e quindi qualcosa ricevono a loro volta.
Mi rendo conto che possa sembrare come chiedere al tacchino di organizzare la festa di Natale!
Ma vedete, cari, il problema è questo: bisognerebbe che il tacchino si mettesse in testa che son tanti i tacchini e potrebbe essere lui quello che è nella festa ma potrebbe anche essere un altro; e finché è un altro va tutto bene, ma se si tratta di essere lui sul piatto di portata il discorso è diverso. Georgei

1  L’Uno e i molti, vol. VIII, pag. 229 e segg.

Dal volume del , Dall’Uno all’Uno, Volume secondo, parte seconda, Edizione privata

Indice del Dizionario del Cerchio Ifior