Il piano akasico e il corpo akasico, o corpo della coscienza

d-30x30Il piano akasico e il corpo akasico. Dizionario del

Ritrovarsi di fronte al mondo è uno degli attimi più difficili da affrontare, e soltanto ritrovarsi di fronte a se stessi, di fronte a voi stessi può risultare un momento più invalicabile che ritrovarsi di fronte a quel grande ventaglio di possibilità di esperienza che la Realtà, il Grande Disegno, dipana ai vostri piedi. Quante sfumature, quanti stati d’animo, quanti modi diversi possono essere osservati nei rapporti tra questo vostro Io e il mondo! Certamente, come avete dottamente dissertato oggi, è la capacità di vivere nel presente da parte del vostro Io, dimenticando però un fattore; quel fattore che, solo, è bastato per farvi perdere il controllo di quello che andavate discutendo, proprio il fattore più importante sempre da tener presente allorché affrontate l’argomento dell’Io: questo fattore è l’illusione. Voi sapete, figli nostri, che l’Io di per sé non esiste, l’Io non ha una vita propria, l’Io nasce dall’incontro-scontro tra le reazioni dei vostri corpi inferiori e ciò che vivete all’interno del piano fisico; è una creatura fittizia, un’ombra che si muove su una parete e che muta allorché le mani cambiano posizione. Allo stesso modo, l’Io si trasforma, si modifica e cambia ma è semplicemente un riflesso non soltanto di questo incontro-scontro di cui parlavo poc’anzi, ma addirittura di ciò che di voi si è depositato come germe permanente e «compreso» all’interno del vostro corpo akasico, della vostra coscienza. L’Io quindi, a rigor di logica, non vive, non può vivere nel presente; ma certamente questo sarebbe un usare le parole per trovare una giustificazione a quell’apparente contraddizione che avevate rilevato nelle nostre parole. Infatti, per poter essere spiegato, l’Io ha necessità in qualche modo di essere personalizzato, di essere reso qualche cosa di cui poter discutere. Allora, quando noi abbiamo affermato che l’Io vive nel presente, intendevamo semplicemente affermare che lo vive in quanto vive l’illusione del presente che egli possiede. Egli cioè non vive veramente il presente, ma vive ciò che in questo presente egli proietta sotto la spinta dei suoi desideri, dei suoi pensieri, delle sue reazioni fisiologiche. Al contrario, invece, del corpo akasico il quale vive per forza di cose nel presente in quanto è dal presente, attimo dopo attimo, che gli arrivano le esperienze che lui esamina immediatamente, incasellandole, sistemandole nei posti giusti, allacciandole là dove possono essere allacciate o lasciandole in una nuova posizione per aspettare un contatto successivo, in una vita, in un’esperienza che verrà. Capite dunque qual è la differenza in quello che andavamo dicendo?
È giusto affermare che il corpo fisico, il corpo astrale e il corpo mentale possono essere definiti strumenti del corpo akasico, e strumenti di grande importanza, oltre tutto, senza i quali, infatti, il corpo akasico non potrebbe sperimentare all’interno dei piani inferiori, non potrebbe fare esperienza e, quindi, non potrebbe trarre conoscenza e, in seguito, non potrebbe trarre comprensione da tutto questo e così non potrebbe allargare il proprio sentire e resterebbe immobile invece di accrescere i gradi del suo sentire.
Vi siete chiesti se ci sono delle tecniche per favorire l’ottimizzazione dei corpi e, quindi, favorire lo sviluppo del sentire.
Senza dubbio è possibile mettere in atto determinati comportamenti interiori che possono aiutare, più che altro, a far collaborare tra loro questi corpi inferiori, tuttavia una vera tecnica che sia generalizzabile per tutti è ben difficile poterla dare ed è ciò che non è stato ben compreso, in fondo, da certe dottrine.
Ognuno ha la propria strada: per arrivare alle proprie comprensioni deve seguire il proprio cammino, che soltanto in minima parte combacia con quello degli altri; e può usare i propri mezzi che sono soltanto in minima parte, anch’essi, i mezzi che possono usare anche le altre creature. Ecco, quindi, che un unico modo valido per tutti per arrivare a questa ottimizzazione dei corpi inferiori non esiste, ma va personalizzato da persona a persona a seconda dell’esperienza e dell’evoluzione che essa possiede. Certamente, comunque, è essenziale volerlo fare, prima di tutto; è essenziale sentire questa spinta che impedisce di distrarsi dalla meta che si cerca di raggiungere; è essenziale riuscire a restare concentrati su questa meta; è essenziale, infine, essere consapevoli di ciò che si vuole raggiungere e porre attenzione non soltanto al mondo esterno ma anche all’interno di se stessi, perché soltanto da questa attenzione dentro-fuori che l’individuo attua in continuazione possono arrivare quegli elementi, quei frammenti, quegli impulsi, quelle conoscenze che possono aiutarlo ad avviarsi in modo più proficuo verso un cammino più veloce, più spedito, più giusto.
Un’altra domanda che vi siete fatti è stata se le personalità che l’individuo ha avuto nel corso delle sue varie reincarnazioni appartengono al corpo akasico.
Io direi che le personalità che ha estrinsecato nelle varie vite fanno parte parte del corpo akasico, ma non tanto perché gli appartengono, ma quanto perché gli sono appartenute e di esse sono rimaste in lui trascritte tutte le esperienze che esse hanno fatto; ma attenzione, figli, qua c’è un altro punto che tendete a confondere: quando noi parliamo di trascrizione delle esperienze all’interno del corpo akasico non intendiamo dire che ogni vostra vita è registrata così come voi la vivete all’interno di esso, ma intendiamo dire che tutte le esperienze che voi fate hanno mandato i loro impulsi, le loro conoscenze, le loro percezioni al corpo akasico, che le ha sistemate nella giusta correlazione ed è una cosa molto diversa perché nel corpo akasico non è trascritta la vita in tutti i suoi momenti, ma ciò che della vita è stato tratto come frutto, quindi come risultato finale. Le vostre vite, anche dopo che voi avrete abbandonato questi veicoli inferiori, esisteranno ancora però non saranno più parte del corpo akasico in se stesso; vi sarà qualcos’altro di cui parleremo poi in seguito, per non confondere specialmente le persone nuove di questa sera, e che si riallaccia comunque all’insegnamento che stiamo portando avanti nel corso delle sedute di insegnamento. Ma ritorniamo a questo «io e il mondo».
Vivere il mondo significa, dunque, cercare di vivere nel presente, consapevolmente, ciò che affrontate giorno per giorno, ma significa anche interagire con il mondo, significa collaborare, contribuire a far sì che il mondo abbia a sua volta la sua evoluzione.
Voi sapete che tutto ha un’evoluzione, tutto muta, tutto ha un ciclo che si accorda con quella che è la trama del Grande Disegno e questo ciclo deve compiersi, non può fermarsi; e ognuno di voi, nel suo piccolo, anche quando si sente una misera creatura, impotente di fronte alla realtà che lo circonda e che spesso sembra sovrastarlo minacciosa, ha una grande importanza nel tessuto del Disegno perché contribuisce al suo formarsi, contribuisce a dare ad esso quelle sfumature di cui ha bisogno per poter cambiare.
Ecco quindi che, sotto questo punto di vista, acquista grande importanza quello che è il vostro comportamento nell’oggi, comportamento che – essendo guidato dal vostro sentire – fa sì da attribuire al sentire stesso un’importanza non da poco. Infatti, se voi riuscirete a migliorare il vostro sentire, sempre meglio riuscirete ad affrontare il mondo; se riuscirete ad affrontare sempre meglio il mondo, ad essere consapevoli, sempre più riuscirete ad andare in armonia con quello che è il Grande Disegno. In questo modo, lentamente, ma con maggior dolcezza, il Disegno si compirà e la vostra razza arriverà alla fine del suo percorso. Come sarà questo percorso?
Quante creature, nel corso degli anni, ci hanno chiesto cosa accadrà domani, come si trasformerà la vita dell’individuo, il fisico dell’individuo, la società dell’individuo, aspettando che noi parlassimo come spesso accade di grandi sciagure, oppure che profetizzassimo un nuovo paradiso terrestre che verrà sulla Terra e che da quel momento tutti, tutti i figli dell’Assoluto, saranno come angeli chiamati al Suo cospetto!
Non possiamo farlo, creature; se lo facessimo contraddiremmo tutto quello che abbiamo detto in tutti questi anni. Possiamo soltanto parlare per linee generali e farvi presente di come tutto sia concatenato.
Considerate che la maggior parte di voi che questa sera è qua ad ascoltarci si presenterà ad una nuova vita tra 300, 350 anni, 400, ed ognuno di voi questa sera (supponendo che sia così) ha già una buona evoluzione per cui avrà necessità, allorché si incarnerà nuovamente, di trovare nuovi stimoli, di avere nuove esperienze, di poter quindi trarre dalla sua esistenza nuove possibilità di comprensione, nuove sfumature da illuminare per rendere più complesso e completo il suo sentire. È quindi evidente che, allorché vi ripresenterete sul mondo fisico, sul piano fisico, la società e la vita che voi conoscete adesso dovrà essere ben diversa perché dovrà, per forza di cose, presentarvi stimoli che fino a quel momento non avevate ancora avuto.
Come sarà poi questa vita? Certamente il fisico di ognuno di voi continuerà ad avere le stesse caratteristiche; ah, quante cose assurde in passato sono state dette! Quante improvvisazioni sono state inventate, le più assurde, per giustificare un cambiamento della razza umana dal punto di vista fisiologico; ma la razza umana, figli nostri, va bene così com’è; potranno cambiare alcuni particolari, esserci alcune piccole modifiche nel corso del tempo, ma il suo percorso evolutivo contempla questo tipo di corpo e questo tipo di corpo più o meno resterà.
Cambieranno senza dubbio i rapporti umani ma, più che altro (perché i rapporti umani sono sempre basati sugli stessi sentimenti, sugli stessi incontri e scontri) cambierà la realtà sociale in cui sarete inseriti, e voi già adesso, forse, potete rendervi conto di come questi cambiamenti stiano iniziando ed arrivare – magari col pensiero, con la fantasia – a immaginare come essi avranno delle conseguenze fra 300-400 anni.
Molti sono i fattori di cui tener conto, in questo: l’evoluzione delle persone incarnate sarà in parte migliorata ma, ahimè, si incarneranno anche molti più individui della nuova razza; quindi i contrasti tra i popoli, tra le razze, tra i gruppi esisteranno ancora anche se non vi sarà certamente – questo lo abbiamo sempre detto e lo diremo ancora – una guerra-olocausto.
Il pianeta, anche sotto le spinte dell’uomo, sta cambiando un po’ alla volta la propria situazione climatica e questo cambiamento si avvertirà sempre più velocemente col passare dei secoli, anche se non basteranno 400 anni per avvertirlo definitivamente, però tutto questo porterà a sua volta delle conseguenze. Nel frattempo, chissà, osiamo sperare che l’uomo avrà compreso che il pianeta che gli è stato affidato va tenuto con cura come se fosse una perla, e allora molte delle energie che attualmente vengono usate saranno abbandonate a favore di altre energie più (come dite voi) «pulite».
«Ci saranno ancora – qualcuno, immerso nella vostra realtà attuale, potrebbe chiedere – governi che rubano, che intrallazzano, che prendono con una mano e mettono in tasca, prendono con l’altra mano e mettono nell’altra tasca e protendono entrambe le mani facendo finta di nulla aver ricevuto?».
Sarebbe bello poter dire che non sarà più così! Certamente son cose che sono sempre accadute e cose che sempre accadranno. Anche nella società più utopistica che è esistita sul pianeta, vi è sempre stata quella parte di nuova razza che era pronta a comportarsi in quel modo, in quanto ancora non aveva compreso.
Non vi saranno quindi grandissimi cambiamenti, ma vi sarà tuttavia una parte dell’umanità che riuscirà ad essere felice della propria vita, che riuscirà a ricordarsi che la prima responsabilità che possiede è quella verso i propri figli, che riuscirà a tener sempre presente che ciò che possiede non gli appartiene veramente ma è un dono di cui ringraziare ogni giorno il Grande Disegno, che riuscirà a rendersi conto che aiutare un’altra creatura è come aiutare se stesso, che riuscirà, insomma, a mettere più in atto quell’insegnamento che con una certa pazienza e costanza andiamo portando nel tempo.
Il vostro Io, il vostro Io futuro, quindi, si troverà immerso in un mondo che sarebbe nuovo per il vostro Io di adesso, ma al quale reagirà attraverso le nuove comprensioni che nel frattempo avrà accumulato nel suo corpo akasico, lottando ancora, soffrendo, vivendo, sperando, amando, talvolta piangendo, talvolta ridendo, ma sempre e comunque vivendo l’esperienza direttamente, anche se questo magari, creature, avverrà attraverso computer, come c’è rischio che avvenga dalle ultime scoperte.
Il fatto che io abbia affermato che l’individuo non possa manifestare totalmente, qui sul piano fisico, l’evoluzione che ha raggiunto nel suo percorso evolutivo, potrebbe apparirvi una contraddizione in rapporto al nostro affermare che il comportamento che l’individuo manifesta nel corso della sua vita proviene direttamente dal suo corpo akasico e, addirittura, è indotto da esso.
Ma non è una contraddizione, bensì uno sviluppo logico dell’intero processo evolutivo e della stessa costituzione dei corpi inferiori che, di vita in vita, l’individuo adopera.
Per prima cosa bisogna tener presente che esistono dei limiti pratici, veri, oggettivi su ciò che il vostro corpo fisico, il vostro corpo astrale e il vostro corpo mentale possono esprimere. Non essendo corpi perfetti, ma derivati dalle comprensioni del vostro corpo akasico, hanno dei loro limiti, hanno delle manchevolezze dovute a comprensioni del corpo akasico non ancora raggiunte o completate e, quindi, non possono trasmettere all’interno del piano fisico tutto il sentire che il corpo akasico possiede; ma vi è anche un altro fattore di cui tener conto e che ha la sua notevole importanza: il fatto cioè che quando arriva il momento dell’incarnazione i corpi inferiori vengono costruiti, costituiti, in base ai bisogni del corpo akasico; e i bisogni del corpo akasico dicono che questi corpi vengono strutturati in modo tale da poter sperimentare «determinate» esperienze e non altre, limitando quindi già di per sé la possibilità di esprimere ciò che egli conosce in quanto si è limitato nella scelta della materia per costituire i corpi inferiori. Quindi, se non raramente, è quasi praticamente impossibile che ognuno di voi esprima veramente il grado di sentire che possiede.
Ciò non di meno il comportamento dei veicoli inferiori rispecchia sempre però diciamo il sentire, tuttavia riflette non soltanto le sue comprensioni, ma anche le cose non ancora comprese e, di conseguenza i limiti che ciò comporta.
Nei tempi che state vivendo si fa un gran parlare di realtà virtuale, è quindi ovvio che vi possiate chiedere se anche da una realtà virtuale è possibile trarre della comprensione utile al corpo akasico.
Ebbene, dal nostro punto di vista, in realtà per l’individuo che vive la realtà virtuale non cambia niente, dal momento che è quello che sente e quello che suscita in lui l’esperienza virtuale che sta sperimentando a essere importante, non la situazione in se stessa: che egli veramente stia accarezzando la guancia di un bambino o che questa realtà virtuale in cui è immerso gli faccia percepire che accarezza la guancia di un bambino, per l’individuo non ha alcuna importanza: egli comunque sente delle emozioni e queste emozioni le vive come se fossero vere.
Si può però aggiungere che chi può avere dei riflessi negativi, in questo ipotetico caso che abbiamo osservato, può essere il bambino che ha una guancia da accarezzare e che invece non viene accarezzata.
Un punto che solitamente è ostico da comprendere veramente per voi che ci ascoltate è comprendere veramente quale sia il reale collegamento tra spirito e materia – se così vogliamo dire – al momento della formazione, della creazione di un nuovo individuo incarnato sul piano fisico.
Vedete, figli cari, ciò che vi porta fuori strada, che vi impedisce di comprendere nel modo giusto questo piccolo particolare è il fatto che continuate, malgrado il nostro insegnamento, a considerare il corpo akasico come se fosse colui «che fa».
«Il corpo akasico (qualcuno ha detto) ha ‘scelto’ il corpo in cui deve fare esperienza, il corpo akasico ha fatto questo, ha fatto quell’altro» come se avesse una sorta di propria volontà tale da poter influire consapevolmente e nel modo migliore e più giusto in quello che sarà il suo cammino attraverso l’esperienza del piano fisico.
Ora, certamente il corpo akasico è qualcosa di molto importante per ognuno di voi, questo senza alcuna ombra di dubbio, però questa caratteristica di consapevolezza, questa caratteristica di coscienza, questa caratteristica di poter agire, di poter fare, diventa vera e pienamente effettiva in tutta la sua grandezza soltanto allorché l’individualità avrà abbandonato il piano fisico, o meglio – per essere più precisi – soltanto allorché l’individualità non si incarnerà più sul piano fisico, allorché cioè il corpo akasico avrà strutturato tutta la sua materia e sarà completamente consapevole.
Prima di questo momento, il corpo akasico può essere considerato l’antitesi dell’Io; così come abbiamo detto che l’Io, in realtà, è una proiezione del corpo akasico al punto che, osservando l’Io, ognuno di voi può arrivare a capire cos’è che il corpo akasico ha compreso o non ha compreso. Allo stesso modo il corpo akasico, per ambivalenza – come direbbe il nostro amico Scifo – è ciò che l’Io dimostra, in quanto sono strettamente dipendenti, legati l’uno all’altro.
Ora, quando accade che sta per avvenire una nuova incarnazione, il corpo akasico «non sceglie» (anche se a un certo punto di evoluzione si illude magari di poter scegliere), non sceglie il corpo, il luogo e il tempo in cui avverrà l’incarnazione, ma semplicemente emette una vibrazione, e questa vibrazione si va a collegare a della materia incominciando, tramite questa forma vibratoria e le sue differenziazioni, a strutturare la materia che incontra.
Non vi è quindi ancora un collegamento neanche al momento del concepimento, ma vi è una partecipazione vibratoria da parte del corpo akasico, il quale mette in questa vibrazione che ha emesso tutte le vibrazioni che sono riferibili a ciò che ha compreso o ciò che non ha compreso; ed è questa somma di vibrazioni, questo loro interagire l’una con l’altra, questo loro scambiarsi vibrazioni all’interno dei vari piani di esistenza, che raduna la materia di ogni piano che attraversa e incomincia a plasmarla, a formarla in modo tale da avere un corpo che si adatterà il più possibile a quelle che sono le più immediate esigenze evolutive di comprensione del corpo akasico.
Ecco, quindi, che tutto il periodo della gestazione sarà un periodo in cui queste vibrazioni continueranno ad agire influenzando con il loro movimento la costituzione di tutti gli elementi del nuovo corpo che si va creando; ma il vero e proprio allacciamento, il vero e proprio collegamento, inizia allorché tutti i corpi sono pronti ad esperire, allorché sono separati dall’ambiente protettivo materno e quindi il corpo incomincia da se stesso, da solo, a vivere la propria esperienza, scontrandosi immediatamente con l’impatto del piano fisico in cui si trova – spesso sgradevolmente – proiettato.

Moti

Dal volume del , Dall’Uno all’Uno, Volume terzo, parte prima, Edizione privata

Indice del Dizionario del Cerchio Ifior

 

Stati e stadi dell’esperienza spirituale e del cammino interiore

Pubblico degli stralci di una lettera che mi ha scritto una lettrice con cui da tempo sono in contatto, e poi provo ad analizzarne delle parti significative per il cammino interiore di molti che vivono quanto la persona descrive e, magari, non riescono a vedere e analizzare con altrettanta chiarezza la loro situazione esistenziale. Naturalmente, non mi limito alle considerazioni che la nostra amica fa, ma da esse parto per sviluppare un tema così come oggi lo comprendo, senza pretesa di completezza nella trattazione.

continua..

Il nostro orizzonte esistenziale e spirituale

Vi propongo queste parole del Cerchio Ifior che mirabilmente esprimono il senso compiuto del procedere interiore e l’approdo nell’esperienza dell’unità.

Quando comprenderò con tutto me stesso che «Tutto È Uno»
che sarà di me, Padre?
Moti

Tu non avrai più la tua famiglia,
ma ogni uomo, animale, pianta, cristallo
sarà un membro della fratellanza universale.

continua..

Collegamento coscienza-corpi al momento di una nuova incarnazione

d-30x30Nascita/incarnazione. Dizionario del

Vorremmo parlare di un punto importante, quello che riguarda il collegamento tra spirito e materia – se così vogliamo dire – al momento della formazione, della creazione di un nuovo individuo incarnato sul piano fisico. Vedete, figli cari, ciò che vi porta fuori strada, che vi impedisce di comprendere nel modo giusto questo piccolo particolare è il fatto che continuate, malgrado il nostro insegnamento, a considerare il corpo akasico come se fosse colui «che fa». «Il corpo akasico (qualcuno ha detto) ha ‘scelto’ il corpo in cui deve fare esperienza, il corpo akasico ha fatto questo, ha fatto quell’altro» come se avesse una sorta di propria volontà tale da poter influire consapevolmente e nel modo migliore e più giusto in quello che sarà il suo cammino attraverso l’esperienza del piano fisico.
Ora, certamente il corpo akasico è qualcosa di molto importante per ognuno di voi, questo senza alcuna ombra di dubbio, però questa caratteristica di consapevolezza, questa caratteristica di coscienza, questa caratteristica di poter agire, di poter fare, diventa vera e pienamente effettiva in tutta la sua grandezza soltanto allorché l’individualità avrà abbandonato il piano fisico, o meglio – per essere più precisi – soltanto allorché l’individualità non si incarnerà più sul piano fisico, allorché cioè il corpo akasico avrà strutturato tutta la sua materia e sarà completamente consapevole. Prima di questo momento, il corpo akasico può essere considerato l’antitesi dell’Io; così come abbiamo detto che l’Io, in realtà, è una proiezione del corpo akasico al punto che, osservando l’Io, ognuno di voi può arrivare a capire cos’è che il corpo akasico ha compreso o non ha compreso. Allo stesso modo il corpo akasico, per ambivalenza – come direbbe il nostro amico Scifo – è ciò che l’Io dimostra, in quanto sono strettamente dipendenti, legati l’uno all’altro.
Ora, quando accade che sta per avvenire una nuova incarnazione, il corpo akasico «non sceglie» (anche se a un certo punto di evoluzione si illude magari di poter scegliere), non sceglie il corpo, il luogo e il tempo in cui avverrà l’incarnazione, ma semplicemente emette una vibrazione, e questa vibrazione si va a collegare a della materia incominciando, tramite questa forma vibratoria e le sue differenziazioni, a strutturare la materia che incontra.
Non vi è quindi ancora un collegamento neanche al momento del concepimento, ma vi è una partecipazione vibratoria da parte del corpo akasico, il quale mette in questa vibrazione che ha emesso tutte le vibrazioni che sono riferibili a ciò che ha compreso o ciò che non ha compreso; ed è questa somma di vibrazioni, questo loro interagire l’una con l’altra, questo loro scambiarsi vibrazioni all’interno dei vari piani di esistenza, che raduna la materia di ogni piano che attraversa e incomincia a plasmarla, a formarla in modo tale da avere un corpo che si adatterà il più possibile a quelle che sono le più immediate esigenze evolutive di comprensione del corpo akasico. Ecco, quindi, che tutto il periodo della gestazione sarà un periodo in cui queste vibrazioni continueranno ad agire influenzando con il loro movimento la costituzione di tutti gli elementi del nuovo corpo che si va creando; ma il vero e proprio allacciamento, il vero e proprio collegamento, inizia allorché tutti i corpi sono pronti ad esperire, allorché sono separati dall’ambiente protettivo materno e quindi il corpo incomincia da se stesso, da solo, a vivere la propria esperienza, scontrandosi immediatamente con l’impatto del piano fisico in cui si trova – spesso sgradevolmente – proiettato.
Ecco, è da questo punto che incominciano ad allacciarsi i collegamenti dei vari corpi: astrale, mentale ed akasico. Sono stato chiaro su questo? Volete qualche delucidazione?
Non si può ridurre questo discorso a una precisa formula matematica, anche perché non si tratta di una sola vibrazione, ma di un’enorme quantità di vibrazioni, come è enorme la parte non compresa ancora dal corpo akasico, e come è enorme in tutti i suoi particolari, in tutte le sue sottigliezze ciò che egli invece, magari, ha compreso fino a quel momento; ed ogni comprensione e ogni non-comprensione emette una vibrazione che si unisce o si fonde e arriva poi a proiettarsi fin sul piano fisico, con tutto quello che abbiamo spiegato. Moti

Quando il corpo fisico, astrale e mentale si dissolvono, al termine dell’incarnazione, cosa diventano?
Voi sapete che, quando l’individuo abbandona i suoi vari corpi, li abbandona un po’ per volta, uno per volta anzi; voi sapete addirittura (quelli più a fondo nell’insegnamento) che li abbandona strato dopo strato, non tutti in una volta; e quegli strati da cui l’individualità si ritira, un po’ alla volta, perdono poi, senza la forza di coesione dovuta alle vibrazioni dell’individualità, perdono la coesione tra le unità elementari che compongono la materia di quel corpo e queste unità elementari, un po’ alla volta, si separano, si lasciano, e rientrano nel ciclo interno del piano di esistenza a cui appartengono, diventando quindi, in qualche modo, materia possiamo dire «indifferenziata», pronta ad essere poi usata per altre necessità che si possono presentare, per permettere che – attraverso le modifiche della materia – possa continuare l’evoluzione di altri individui della razza.
Potremmo dire che, in una Realtà in cui tutto ha una sua funzione e nulla esiste per caso ma ottempera a diversi scopi, essa viene «riciclata». Georgei

Dal volume del , Dall’Uno all’Uno, Volume terzo, parte prima, Edizione privata

Indice del Dizionario del Cerchio Ifior

 

L’imprinting della coscienza nell’esperienza della materia

d-30x30L’imprinting. Dizionario del

L’’imprinting è quel processo per cui, all’interno della massa akasica indifferenziata, si vengono a imprimere degli orientamenti vibratori provenienti dalle esperienze vissute dalla materia akasica allorché è collegata, all’inizio della propria evoluzione, con quella che è la materia fisica.
Facciamo un piccolo passo alla volta e fermiamoci.
Voi avete detto che, quindi, l’imprinting influenza la massa akasica della razza che si va a incarnare e, quindi, è uguale per tutti i componenti di quella razza.
Primo errore!
Infatti, la vita dei minerali a cui la razza, al suo iniziare il percorso evolutivo, è collegata possono essere dislocati in posti molto diversi come condizioni ambientali e, di conseguenza, sperimentare “esperienze” diverse.
Inoltre, i minerali non hanno tutti la stessa composizione, quindi reagiscono diversamente all’umidità o al caldo, o al freddo, al fuoco, al ghiaccio, e via e via e via, e siccome ci sono tanti collegamenti per la massa akasica, certamente ci sarà la possibilità che venga fatta esperienza di tutti questi fattori; però si vanno a iscrivere nella massa akasica non riempiendo tutta la massa akasica, ma facendo delle zone all’interno della massa akasica: questa parte di massa akasica collegata a questa porzione di materia fisica riceve questo stimolo, quest’altra parte riceve quest’altro stimolo, e via e via e via e via. D’accordo su questo?
Questo significa, ovviamente, che nel momento in cui la massa akasica si frantumerà, i vari pezzi della massa akasica frantumata non necessariamente avranno le stesse impronte di esperienza fatte all’interno del minerale.
All’interno della porzione di massa akasica che si frantuma vige sempre una certa uniformità e coerenza di “imprinting”, al punto che possiamo affermare tranquillamente che tale massa viene delimitata, nel suo frantumarsi, dal fatto che quell’imprinting che ha fornito quel certo tipo di vibrazione accomuna quella massa e, quindi, in qualche modo la tiene legata assieme; circoscrive, quindi, le possibilità di frattura della massa akasica (per dirla in maniera più semplice).
Arrivati a questo punto, facciamo un piccolo salto… di qualche centinaio di migliaia di anni, e arriviamo alla seconda fase dell’imprinting, la fase che permette l’acquisizione di elementi, di impronte, attraverso le esperienze fatte all’interno del mondo vegetale.
Chiaramente … (voi sapete che il discorso nella realtà si replica molto spesso, quasi sempre direi, attenendosi regolarmente alla legge del “così in alto, così in basso”) il discorso è molto simile a quello che abbiamo fatto per quello che riguarda l’imprinting proveniente dal regno minerale. Ancora una volta, l’esperienza fatta dal vegetale all’interno del piano fisico porterà una vibrazione modulata in maniera diversa alla massa akasica a cui è collegata, a seconda del tipo di esperienza che la pianta, il vegetale, avrà subito. Ecco, quindi, che ci sarà una parte collegata, per esempio, (che so?) … al fatto che ci sono vegetali che vivono prevalentemente al caldo o vivono prevalentemente al freddo, vegetali che vivono nell’acqua di mare o in cima ai monti, vegetali a vita prevalentemente diurna o prevalentemente notturna, e via e via e via e via; tutto questo dà molte diverse possibilità di orientamento; giusto?
Il procedimento sarà ancora una volta lo stesso: questa impronta si andrà a depositare nella porzione di massa akasica corrispondente, fino a quando questa massa akasica si frantumerà, ancora una volta seguendo questa linea di frattura dovuta alla comunità di vibrazione. Non sto a ripetere il discorso per quello che riguarda il regno animale, anche perché è ovvio e di conseguenza.

L’evoluzione della forma del vivente: dal minerale all’umano

d-30x30L’evoluzione della forma del vivente. Dizionario del

Formato A4 per la stampa (14 pagine)

Viene inteso con “evoluzione della forma”, il fatto che necessariamente la forma animata deve subire delle modificazioni, per poter permettere all’entità che la anima di esprimere il suo grado evolutivo. Sarebbe assurdo, infatti, pensare che un’entità di alta evoluzione possa animare una materia che non le permetta di esprimere questa sua evoluzione.
Se così fosse, infatti, vi sarebbe un grosso spreco in questa incarnazione, ma nulla nell’universo è sprecato: nel cosmo, nell’universo, nel creato, vige la più perfetta economia delle cause, per cui nessuna causa inutilmente può essere mossa. Ananda

Da tutte queste definizioni, non facili né da comprendere, né da spiegare, ognuno di voi può restare confuso… apparentemente possono sembrare concetti inutili, apparentemente possono sembrare soltanto speculazioni filosofiche sulle quali in pratica, nella vita di tutti i giorni, non si può contare.
Bene: noi speriamo invece che ognuno di voi arrivi a rendersi contro che queste cose non sono soltanto speculazioni filosofiche, ma servono proprio alla vostra quotidianità!
Ma in definitiva, creature, dopo tutte queste definizioni forse un po’ astruse, inaspettate o confuse per tutti voi, come può venire definita l’evoluzione? Non quindi l’evoluzione di una razza, non l’evoluzione della materia o della forma ma proprio “evoluzione” e basta.
Vedrò io di fornirvi un elemento di questo tipo che può tornarvi utile per dare delle basi su cui appoggiarsi, poi, in futuro.
Evoluzione: passaggio da parte dell’individuo da uno stato di coscienza semplice ad uno stato di coscienza più complesso.
Oppure ancora, evoluzione: passaggio dell’individuo da uno stato di sentire ad uno stato di sentire più ampio, maggiore.
Apparentemente queste due definizioni sembrano essere la stessa cosa, tuttavia in realtà così non è: se voi osservate, per esempio, un animale, potete vedere che questo animale nel corso della sua incarnazione animale subisce un’evoluzione, ovvero passa da uno stato di coscienza più semplice ad uno stato di coscienza più evoluto. Tuttavia voi sapete – per discorsi fatti in precedenza – che l’animale possiede dei corpi abbastanza strutturati soltanto per quello che riguarda il piano fisico e il piano astrale e che soltanto in alcuni casi vi è un corpo mentale che incomincia ad essere strutturato. Quello che è il corpo akasico dell’animale, in realtà, è qualcosa di non strutturato, di uniforme e (se così si può definire figurativamente) è un ribollire di materia akasica in cerca di sistemazione.
Ora – secondo il nostro pensiero – può essere detto che un individuo ha un sentire soltanto allorché l’individuo incomincia ad avere una certa struttura fisica all’interno del piano akasico. Non è necessario che questa struttura sia molto ampia però – secondo, appunto, il nostro filosofeggiare – soltanto nel caso in cui è una porzione di corpo akasico strutturata si può davvero parlare di sentire.
Come conseguenza di quanto ho affermato, non avendo l’animale un corpo akasico strutturato non si può affermare che la sua evoluzione corrisponda a passaggi di sentire ma, tutt’al più, a passaggi di coscienza intesa, nel caso dell’animale, a passaggi, in particolare, di coscienza sensoriale. Si può quindi parlare, a proposito dell’animale, di “evoluzione sensoriale”.
A questo punto potrete comprendere benissimo da soli, senza che io vi tedi coi miei discorsi, che si può applicare il discorso dell’evoluzione a qualsiasi cosa vi possa venire in mente: vi è così un’evoluzione mentale, vi è un’evoluzione dei desideri, vi è un’evoluzione delle percezioni fisiche (e basta, d’altra parte, osservare la diversità delle percezioni fisiche tra il bambino e l’adulto), vi è un’evoluzione razziale, sociale e via e via e via. Scifo

Il rapporto con la realtà del mondo che bussa ogni giorno

Pace a te, figlio e fratello che ti trovi immerso nel mondo della materia fisica. La complessa civiltà del secondo millennio che ti trovi a sperimentare ti sottopone a sforzi non indifferenti per riuscire a ristabilire il tuo equilibrio interiore, messo così a dura prova da molti degli stimoli a cui sei continuamente sottoposto durante il percorso delle tue giornate.
Il mondo intero, attraverso i potenti mezzi di comunicazione che state via via concependo, sembra irrompere nella tua vita, con prepotenza, chiedendo con insistenza di essere esaminato da te.

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Coscienza, cristallizzazione, compulsione

Ci sono pensieri che attraversano la consapevolezza e sono niente, sorgono e scompaiono inconsistenti.
Ci sono altri pensieri che, quando sorgono, si vestono di emozione e attivano sensazioni di varia natura: anche questi possono non avere alcuna valenza particolare e possono essere disconnessi con un semplice atto di volontà.
Ci sono infine pensieri vestiti di emozioni e di sensazioni che tornano e ritornano e generano comportamenti compulsivi di varia natura, frequenza ed intensità.

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Reincarnazione ed evoluzione del comprendere e del sentire

d-30x30Reincarnazione. Dizionario del

Un concetto cardine dell’insegnamento delle Guide è il concetto di reincarnazione: l’essere umano non compie il suo ciclo evolutivo nel corso di una sola vita, ma abbisogna di immergersi a più riprese nel mondo fisico per poter arrivare a comprendere e, di conseguenza, ad aumentare, fino al suo completamento, quello che è il suo sentire, ovvero la sua coscienza.

Messaggio esemplificativo (1)

Ogni volta che abbiamo iniziato questo discorso abbiamo notato che in chi ascoltava le nostre parole veniva innescata la curiosità di conoscere e di sapere quali erano state le loro esperienze nel corso delle vite precedenti; da sempre abbiamo ritenuto giusto non parlarvi di queste cose perché pensiamo che il sapere che cosa si è stati non serva assolutamente a nulla, infatti il conoscerlo può appagare certamente la curiosità del momento, ma non può senz’altro arricchire interiormente l’individuo che ne viene a conoscenza, e lo scopo principale del nostro parlare è proprio quello di far crescere interiormente l’individuo.
È nostra intenzione, quindi, iniziare il discorso della reincarnazione da un punto di vista più «filosofico», se così vogliamo dire; che cosa intendiamo noi quando usiamo il termine «reincarnazione»?
Con questo termine noi intendiamo la nascita e la rinascita di una stessa individualità in vari ambienti, in epoche diverse, in momenti diversi. Nascite diverse che portano quello stesso individuo alla crescita interiore, ad una maggiore conoscenza, ad una maggiore apertura verso il mondo spirituale.
Val la pena ricordare per apprendere quello che vogliamo dirvi che l’individualità, l’individuo, colui cioè che si incarna, fin dalla sua prima incarnazione (e quindi già nel mondo minerale) porta con sé tutti gli attributi divini dei quali però non ha coscienza. Le reincarnazioni servono appunto all’individuo per prendere coscienza di questa propria divinità interiore: ecco il vero significato della reincarnazione.
La vostra religione, quella ufficiale, invece e purtroppo, ritiene che la reincarnazione non esista in questi termini, tutt’al più la si può trovare in qualche sporadico caso e magari «in via del tutto eccezionale»; inoltre, ritiene che ogni individuo abbia la possibilità di «salvare la propria anima» nel corso di una sola esistenza.
Io voglio dire, soprattutto a coloro che da più tempo seguono i nostri insegnamenti, che secondo noi, invece, in una sola vita l’individuo, nella migliore delle ipotesi, può raggiungere la consapevolezza di uno solo di quegli attributi divini che fanno parte di lui. Ho detto nella migliore delle ipotesi poiché, molto spesso, soprattutto all’inizio del cammino evolutivo, occorrono vite e vite prima di riuscire a mettersi in contatto con uno solo degli attributi divini, occorrono molte esperienze per scoprire, tanto per fare un esempio, e comprendere totalmente il vero significato del concetto di amicizia.
Quindi, vedete, se per comprendere soltanto un concetto così semplice non è sufficiente una vita, immaginate da soli quante incarnazioni siano necessarie prima di riuscire a superare il proprio egoismo! Fabius

Una delle domande che si pone spesso chi medita sulla reincarnazione è il perché del reincarnarsi in epoche, in paesi, in ambienti diversi di volta in volta; naturalmente questo non accade a caso o soltanto per necessità temporali e via dicendo. Ma questo rientra in un piano di evoluzione ben prestabilito in quanto un individuo, l’individualità che compie il suo cammino evolutivo incarnandosi più volte sul piano fisico, deve trovare ogni volta l’ambiente adatto a quello che deve sperimentare, alle esperienze che deve fare, ecco quindi che si può considerare che l’evoluzione di un individuo va in qualche modo di pari passo con quella che è l’evoluzione generale della società: infatti le prime incarnazioni di ogni individuo avvengono sempre presso razze, presso popoli che sono a livello culturale e societario molto primitivo, questo perché all’inizio dell’evoluzione le cose da comprendere da parte dell’individuo sono quelle più semplici, quelle basilari, ovvero deve arrivare a comprendere ad esempio che vi deve essere un senso di amicizia, di amicizia tribale con gli altri fratelli che vivono accanto a lui, deve arrivare a comprendere che se si fanno i figli, questi figli devono necessariamente da lui essere protetti, aiutati e sfamati e via dicendo.
Un’altra cosa è il cammino evolutivo dell’individuo. Poi allorché egli ha assimilato questi concetti basilari, ha necessità di sperimentare cose sempre più sottili, più rarefatte, più imprecisate, delle sfumature e concetti che in popolazioni primitive naturalmente potrebbe avere soltanto con difficoltà la possibilità di sperimentare; ecco che, allora, le reincarnazioni successive arriveranno in epoche successive, quando le mentalità del popolo presente sono cambiate, sono migliorate, sono più civilizzate – tra virgolette naturalmente – e offrono quindi nuovi stimoli, nuove condizioni, nuove sfumature più adatte a quella che deve essere la sua nuova comprensione, il suo nuovo tentativo di comprendere queste sfumature.
Vi è, quindi, una sorta di procedere di pari passo tra l’evoluzione dell’individuo e l’evoluzione di tutta la razza che si sta incarnando; naturalmente questo è un discorso solamente accennato, ma potete immaginare che un concetto di questo tipo avrebbe bisogno di spiegazioni molto grandi, molto complesse, tanto che si potrebbe affermare che ogni singolo cammino evolutivo di un individuo può essere un caso a sé stante e formare quindi il tema per una intera serie di incontri di discussione.
Un altro tipo di problema che di solito ci si pone è quante incarnazioni l’individuo abbia nel corso della sua evoluzione e di quanto queste incarnazioni siano intervallate temporalmente tra di loro. Bene, soffermiamoci a considerare come incarnazioni solamente quelle compiute nel corpo umano perché altrimenti andremmo troppo oltre col discorso. Possiamo dire che le incarnazioni che un individuo ha come essere umano prima di terminare il suo ciclo di nascite e di morti sono diverse centinaia. Forse questa è una cosa che non tutti riescono a comprendere: difatti se parlate con persone che pure dicono di credere alla reincarnazione e che pensano di sapere qualcosa delle loro vite passate, queste persone solitamente si limitano ad affermare di essere, che so io, delle entità che è tantissimo che si incarnano e devono avere avuto ben sette, otto, nove, dieci incarnazioni.
Bene, questo ragionamento è veramente assurdo perché in realtà ognuno di voi, ad esempio voi che siete qui presenti, siete di media evoluzione, ha alle spalle numerose vite, vissute in epoche diverse, in paesi diversi, con sessi differenti e con situazioni differenti. Questo perché specialmente all’inizio dell’incarnazione tutte le incarnazioni si succedono con molta frequenza; questo accade perché all’inizio l’individuo ha necessità di compiere il maggior numero di esperienze possibile e siccome sono tutte esperienze molto semplici, facilmente assimilabili, l’intervallo tra una vita e l’altra tende a essere ridotto.