Pace a te, figlio e fratello che ti trovi immerso nel mondo della materia fisica. La complessa civiltà del secondo millennio che ti trovi a sperimentare ti sottopone a sforzi non indifferenti per riuscire a ristabilire il tuo equilibrio interiore, messo così a dura prova da molti degli stimoli a cui sei continuamente sottoposto durante il percorso delle tue giornate.
Il mondo intero, attraverso i potenti mezzi di comunicazione che state via via concependo, sembra irrompere nella tua vita, con prepotenza, chiedendo con insistenza di essere esaminato da te.
coscienza
Coscienza, cristallizzazione, compulsione
Ci sono pensieri che attraversano la consapevolezza e sono niente, sorgono e scompaiono inconsistenti.
Ci sono altri pensieri che, quando sorgono, si vestono di emozione e attivano sensazioni di varia natura: anche questi possono non avere alcuna valenza particolare e possono essere disconnessi con un semplice atto di volontà.
Ci sono infine pensieri vestiti di emozioni e di sensazioni che tornano e ritornano e generano comportamenti compulsivi di varia natura, frequenza ed intensità.
Reincarnazione ed evoluzione del comprendere e del sentire
Reincarnazione. Dizionario del Cerchio Ifior
Un concetto cardine dell’insegnamento delle Guide è il concetto di reincarnazione: l’essere umano non compie il suo ciclo evolutivo nel corso di una sola vita, ma abbisogna di immergersi a più riprese nel mondo fisico per poter arrivare a comprendere e, di conseguenza, ad aumentare, fino al suo completamento, quello che è il suo sentire, ovvero la sua coscienza.
Messaggio esemplificativo (1)
Ogni volta che abbiamo iniziato questo discorso abbiamo notato che in chi ascoltava le nostre parole veniva innescata la curiosità di conoscere e di sapere quali erano state le loro esperienze nel corso delle vite precedenti; da sempre abbiamo ritenuto giusto non parlarvi di queste cose perché pensiamo che il sapere che cosa si è stati non serva assolutamente a nulla, infatti il conoscerlo può appagare certamente la curiosità del momento, ma non può senz’altro arricchire interiormente l’individuo che ne viene a conoscenza, e lo scopo principale del nostro parlare è proprio quello di far crescere interiormente l’individuo.
È nostra intenzione, quindi, iniziare il discorso della reincarnazione da un punto di vista più «filosofico», se così vogliamo dire; che cosa intendiamo noi quando usiamo il termine «reincarnazione»?
Con questo termine noi intendiamo la nascita e la rinascita di una stessa individualità in vari ambienti, in epoche diverse, in momenti diversi. Nascite diverse che portano quello stesso individuo alla crescita interiore, ad una maggiore conoscenza, ad una maggiore apertura verso il mondo spirituale.
Val la pena ricordare per apprendere quello che vogliamo dirvi che l’individualità, l’individuo, colui cioè che si incarna, fin dalla sua prima incarnazione (e quindi già nel mondo minerale) porta con sé tutti gli attributi divini dei quali però non ha coscienza. Le reincarnazioni servono appunto all’individuo per prendere coscienza di questa propria divinità interiore: ecco il vero significato della reincarnazione.
La vostra religione, quella ufficiale, invece e purtroppo, ritiene che la reincarnazione non esista in questi termini, tutt’al più la si può trovare in qualche sporadico caso e magari «in via del tutto eccezionale»; inoltre, ritiene che ogni individuo abbia la possibilità di «salvare la propria anima» nel corso di una sola esistenza.
Io voglio dire, soprattutto a coloro che da più tempo seguono i nostri insegnamenti, che secondo noi, invece, in una sola vita l’individuo, nella migliore delle ipotesi, può raggiungere la consapevolezza di uno solo di quegli attributi divini che fanno parte di lui. Ho detto nella migliore delle ipotesi poiché, molto spesso, soprattutto all’inizio del cammino evolutivo, occorrono vite e vite prima di riuscire a mettersi in contatto con uno solo degli attributi divini, occorrono molte esperienze per scoprire, tanto per fare un esempio, e comprendere totalmente il vero significato del concetto di amicizia.
Quindi, vedete, se per comprendere soltanto un concetto così semplice non è sufficiente una vita, immaginate da soli quante incarnazioni siano necessarie prima di riuscire a superare il proprio egoismo! Fabius
Una delle domande che si pone spesso chi medita sulla reincarnazione è il perché del reincarnarsi in epoche, in paesi, in ambienti diversi di volta in volta; naturalmente questo non accade a caso o soltanto per necessità temporali e via dicendo. Ma questo rientra in un piano di evoluzione ben prestabilito in quanto un individuo, l’individualità che compie il suo cammino evolutivo incarnandosi più volte sul piano fisico, deve trovare ogni volta l’ambiente adatto a quello che deve sperimentare, alle esperienze che deve fare, ecco quindi che si può considerare che l’evoluzione di un individuo va in qualche modo di pari passo con quella che è l’evoluzione generale della società: infatti le prime incarnazioni di ogni individuo avvengono sempre presso razze, presso popoli che sono a livello culturale e societario molto primitivo, questo perché all’inizio dell’evoluzione le cose da comprendere da parte dell’individuo sono quelle più semplici, quelle basilari, ovvero deve arrivare a comprendere ad esempio che vi deve essere un senso di amicizia, di amicizia tribale con gli altri fratelli che vivono accanto a lui, deve arrivare a comprendere che se si fanno i figli, questi figli devono necessariamente da lui essere protetti, aiutati e sfamati e via dicendo.
Un’altra cosa è il cammino evolutivo dell’individuo. Poi allorché egli ha assimilato questi concetti basilari, ha necessità di sperimentare cose sempre più sottili, più rarefatte, più imprecisate, delle sfumature e concetti che in popolazioni primitive naturalmente potrebbe avere soltanto con difficoltà la possibilità di sperimentare; ecco che, allora, le reincarnazioni successive arriveranno in epoche successive, quando le mentalità del popolo presente sono cambiate, sono migliorate, sono più civilizzate – tra virgolette naturalmente – e offrono quindi nuovi stimoli, nuove condizioni, nuove sfumature più adatte a quella che deve essere la sua nuova comprensione, il suo nuovo tentativo di comprendere queste sfumature.
Vi è, quindi, una sorta di procedere di pari passo tra l’evoluzione dell’individuo e l’evoluzione di tutta la razza che si sta incarnando; naturalmente questo è un discorso solamente accennato, ma potete immaginare che un concetto di questo tipo avrebbe bisogno di spiegazioni molto grandi, molto complesse, tanto che si potrebbe affermare che ogni singolo cammino evolutivo di un individuo può essere un caso a sé stante e formare quindi il tema per una intera serie di incontri di discussione.
Un altro tipo di problema che di solito ci si pone è quante incarnazioni l’individuo abbia nel corso della sua evoluzione e di quanto queste incarnazioni siano intervallate temporalmente tra di loro. Bene, soffermiamoci a considerare come incarnazioni solamente quelle compiute nel corpo umano perché altrimenti andremmo troppo oltre col discorso. Possiamo dire che le incarnazioni che un individuo ha come essere umano prima di terminare il suo ciclo di nascite e di morti sono diverse centinaia. Forse questa è una cosa che non tutti riescono a comprendere: difatti se parlate con persone che pure dicono di credere alla reincarnazione e che pensano di sapere qualcosa delle loro vite passate, queste persone solitamente si limitano ad affermare di essere, che so io, delle entità che è tantissimo che si incarnano e devono avere avuto ben sette, otto, nove, dieci incarnazioni.
Bene, questo ragionamento è veramente assurdo perché in realtà ognuno di voi, ad esempio voi che siete qui presenti, siete di media evoluzione, ha alle spalle numerose vite, vissute in epoche diverse, in paesi diversi, con sessi differenti e con situazioni differenti. Questo perché specialmente all’inizio dell’incarnazione tutte le incarnazioni si succedono con molta frequenza; questo accade perché all’inizio l’individuo ha necessità di compiere il maggior numero di esperienze possibile e siccome sono tutte esperienze molto semplici, facilmente assimilabili, l’intervallo tra una vita e l’altra tende a essere ridotto.
Leggi sociali e coscienza
Leggi sociali e coscienza. Dizionario del Cerchio Ifior
In accordo con il loro concetto di rivoluzione che viene intesa come un cambiamento graduale della società conseguente all’ampliamento del sentire di ogni singolo individuo incarnato e non come una lotta di fazione contro fazione, le Guide ci hanno sempre detto che le leggi sociali hanno una loro funzione, sia che possano essere ritenute giuste, sia che vengano percepite come sbagliate: quella di mettere l’individuo davanti alla personale reazione di fronte a tutto ciò che (positivamente o negativamente) può condizionarlo, acquisendo in questo modo la possibilità di ampliare la conoscenza di se stesso.
Messaggio esemplificativo (1)
In questo mondo ci sono tantissime leggi che gli Stati emettono, più o meno giuste. Il nostro comportamento deve seguire quelle leggi oppure le può anche evitare, contestare?
Questo è un discorso un pochino delicato perché, secondo l’insegnamento delle Guide, la risposta corretta da dare a questa domanda sarebbe che le leggi esistono ma dovrebbero essere seguite nella misura in cui il sentire dell’individuo sente che sono giuste. Questa dovrebbe essere la risposta corretta. Il problema è che dare una risposta di questo tipo fornisce un’arma, una scusante alla persona perché chiunque allora, a quel punto, sulla base di un’ipotetica evoluzione posseduta potrebbe rifiutarsi di seguire qualsiasi legge. Le leggi, d’altra parte, sono spesso delle catene, spesso sono ingiuste, però in linea di massima sono, teoricamente, anche se magari sbagliate, fatte per cercare di fornire delle condizioni abbastanza giuste alla popolazione cui sono rivolte. Pensate – per dire una banalità – al divieto di mangiare carne di maiale dei popoli arabi; sembra una legge stupida, tutto sommato, e invece no, ha una sua logica razionale perché la carne di maiale provoca certe reazioni fisiologiche che in un certo ambiente, con una certa temperatura costante, alta, nel tempo può provocare dei problemi fisiologici. Questo non toglie che l’individuo potrebbe anche rifiutarsi di seguire una legge del genere perché, magari, è goloso di maiale e allora si rimpinza di maiale e non gliene frega un accidente della legge e va avanti così.
Ritornando a quanto dicevo prima, è pericoloso fare il discorso al di fuori di questi incontri e dire alle persone: «Chi per ‘sentire pensa di non seguire le leggi perché non le sente giuste non le deve seguire». Il modo migliore di comportarsi da parte di chi ha una certa sensibilità e una certa coscienza è quello, intanto, di cercare di comprenderle; perché poi, in realtà, voi parlate delle leggi ma non conoscete le leggi. Solitamente parlate o per sentito dire o perché i giornali, che riportano le cose come vogliono loro, hanno accennato a una certa legge, però nessuno di voi si prende mai la briga di andare a leggere il testo della legge. Magari leggendola non capirebbe niente perché, molte volte, sono fatte apposta perché non si capisca niente, però invece parlate per approssimazione, solitamente. Allora, dicevo: l’individuo con una certa coscienza dovrebbe, intanto, rendersi conto, cercare di capire, documentarsi su quello di cui sta parlando e, in quel momento, quando ha tutti gli elementi per poter decidere, se ha una buona coscienza, una buona evoluzione, potrebbe dire: «Questa legge mi sta bene» o «Questa legge non mi sta bene» e allora deciderà se seguirla o meno; e, a livello individuale, il discorso può anche essere giusto.
Certamente, poi, ci si può scontrare con le reazioni delle istituzioni, ma questo è un discorso a parte. Il problema, invece, di coscienza dell’individuo che si trova in questa situazione non è tanto quello, quanto il fatto che, però, le leggi esistono anche per gli altri. Non so se riuscite a vedere il problema. Certamente l’individuo con una grande evoluzione può dire: «Io mi sento al di fuori di questa legge e non la seguo, ma nel momento che non la seguo quanti altri, inconsciamente, verranno dietro a me non seguendo questa legge che io non sento e che, tanto, so già che non infrangerò perché, se è una cosa giusta, certamente io comunque non andrò contro questa legge; e se è una cosa sbagliata, non ci posso poi fare nulla, alla fin fine, se non dare il buon esempio? E quante persone mi verranno dietro soltanto perché, magari, io sono un esempio e loro seguono quello che io dico? E quanto male posso fare col mio comportamento, facendoli mettere in situazioni che non capiranno, in contrasto con le istituzioni, in contrasto con chi sta intorno a loro e poi magari li stigmatizza ritenendoli dei diversi, o degli anarchici, o dei rivoluzionari, e via dicendo?».
Il problema è che bisogna essere abbastanza consapevoli da trovare il modo «giusto» in cui reagire. Certamente il modo giusto non è partire a testa bassa facendo saltare come birilli tutto quello che sta intorno, ad esempio; certamente il modo giusto non è quello di andare a mettere bombe in giro.
Vi pongo una domanda io, se permettete, vediamo se riuscite a darmi una soluzione.
Io sono un individuo che lavora; faccio già fatica a lavorare perché lavoro ce n’è poco e tre quarti di quello che lavoro se lo porta via lo Stato. È una legge che io ritengo iniqua, non è giusta (giusto? Penso che siate tutti d’accordo perché quando vi si tocca il portafoglio siete sempre d’accordo), quando vedo poi, oltre tutto, che intorno a me si fanno sprechi su sprechi, i miei soldi vengono usati male, non funziona più niente, non funzionano i trasporti, non funziona il governo, alla televisione non c’è più niente (e questo è drammatico veramente) e via dicendo… voi ridete, ma sapeste quanti dicono questa cosa!… E allora ritengo che questa sia una legge iniqua e non la voglio seguire e non la seguo e allora non pago più le tasse. Supponiamo che uno riesca a fare in modo tale da non essere scoperto dalle istituzioni e quindi non pagarne le conseguenze istituzionali: sarebbe nel giusto o nello sbagliato?
Voi potreste rispondere che se uno si prende le sue responsabilità, possono anche essere giuste le due cose.
Ma giusto per chi? È giusto per la persona che così può, che so io… avere 400 cassette di film registrati (per fare un esempio sciocco)? Certo, obietterete «la vita è fatta anche di cose, si vive in un mondo dove, insomma, si deve constatare anche il bello, l’estetica; insomma io non vedo tutto quel «peccato»… Insomma, c’è anche il fattore della bellezza; a me non va di dire che un bel gioiello è bello e non poterlo possedere!»
Ma vedete, cari, un bel gioiello è bello che lo si possieda o meno! Non è necessario possedere qualcosa perché sia bella. Anche il cielo è bello, ma non è di nessuno! Qua stiamo parlando a livello di coscienza personale, non stiamo parlando a livello generale, e di un caso particolare. Ora io dico: sì, potrebbe in teoria essere giusto se non ci fosse il fatto che, magari, quelle quattro lire di tasse non pagate potrebbero venire a mancare che ne so… alla pensione di un’ottantenne che non ha un’altra fonte di sussistenza, per esempio.
E allora, miei cari, noi vi diciamo una cosa: non potete contestare le istituzioni nel momento che vi mettete da voi stessi fuori legge. Potete contestare quello che accade nel momento che siete in pace con la vostra coscienza e che nessuno può attribuire colpe a voi. Allora, forse, il modo migliore sarebbe pagare tutte le vostre tasse e poi chiedere un rendiconto di quello che è stato speso; questo sarebbe un ben altro discorso; e quelle che vanno veramente per il bene della comunità sono un conto, e quelle che vanno invece, che so io, a finanziare i partiti, che non dovrebbero essere finanziati è tutto un altro discorso: ma nessuna voce mi sembra che si sia levata altamente sdegnata sui mezzi pubblici per il finanziamento dei partiti, che non dovrebbe esservi per volontà popolare. Qualche accenno sì, ma abbastanza leggero, anche perché poi tutti i giornali son legati a qualche partito e quindi qualcosa ricevono a loro volta.
Mi rendo conto che possa sembrare come chiedere al tacchino di organizzare la festa di Natale!
Ma vedete, cari, il problema è questo: bisognerebbe che il tacchino si mettesse in testa che son tanti i tacchini e potrebbe essere lui quello che è nella festa ma potrebbe anche essere un altro; e finché è un altro va tutto bene, ma se si tratta di essere lui sul piatto di portata il discorso è diverso. Georgei
1 L’Uno e i molti, vol. VIII, pag. 229 e segg.
Dal volume del Cerchio Ifior, Dall’Uno all’Uno, Volume secondo, parte seconda, Edizione privata
La mente può essere più indietro del sentire
A volte nella mente possono affiorare contenuti che ci disorientano, aspetti che non dovrebbero essere lì perché, evidentemente, non sono che cascami, residui del grande scorrere dei dati tra esperienza e coscienza.
Il corpo mentale, come il corpo astrale, stanno nel mezzo tra coscienza ed azione/esperienza: attraverso essi transita il flusso di dati che proviene dalla coscienza e che è da essi decodificato e reso disponibile al corpo immediatamente sottostante, come transita il flusso di dati di ritorno dall’esperienza che sale verso la coscienza ed anche in questo caso passa attraverso il sistema delle decodifiche.
Introspezione e conoscenza di sé
Introspezione e conoscenza di sé. Dizionario del Cerchio Ifior
Intanto, vorrei chiarire una cosa: introspezione non è sinonimo di psicoanalisi.
Le Guide hanno palesato più volte una certa cautela nei confronti della psicoanalisi, mai nei confronti dell’introspezione perché essa è senza dubbio indispensabile (senza però dimenticarsi di vivere la vita) per arrivare a conoscere se stessi.
Forse è il significato del termine introspezione che varia a seconda se si è in un contesto psicoanalitico o… di «insegnamento» delle Guide.
In senso psicoanalitico credo che si intenda andare alla caccia delle proprie streghe interiori, arzigogolando mentalmente fino allo spasimo, spesso finendo anche in balia delle ipotesi più inverosimili ed azzardate (famosi, in merito, gli eccessi… «sessuali» di Freud), il tutto finalizzato alla ricerca della felicità o, quanto meno, di una vita priva di grandi tormenti.
Secondo l’insegnamento, invece, l’introspezione (unita alla costante osservazione di se stessi) è intesa come il guardare i propri movimenti interiori che si traducono in comportamenti esterni come se si fosse un osservatore, quindi un porre l’attenzione a ciò che si fa, si dice e si sente, con la dichiarata finalità di far arrivare al corpo della coscienza gli elementi che gli sono necessari per raggiungere nuovi segmenti di comprensione
Messaggio esemplificativo (1)
È chiaro che su ciò che si vive ci si possa anche ragionare sopra per cercare di capire le proprie spinte più profonde, ma non è indispensabile per avere una vera comprensione: chi deve capire non è il corpo mentale ma è il corpo akasico e per il corpo akasico il fattore importante è proprio l’attenzione che si pone a questo scambio personale tra interno ed esterno, perché è in questo modo che gli pervengono i dati da elaborare per raggiungere ulteriori livelli di comprensione.
È inevitabile che l’uomo incarnato cerchi di comprendere con la mente e, armato di apparente buona volontà, cerchi di trovare una ragione a quello che lo turba.
Quello che, secondo me, dovreste capire è che il pensiero (dal momento che appartiene al corpo mentale) è una parte dell’Io, il quale tende a strutturarlo secondo i propri comodi, così, molto spesso, anche le cose più evidenti sfuggono all’attenzione della mente secondo quei meccanismi che così bene Freud (diamogli almeno questo merito!) ha codificato, quali la rimozione, la censura e così via. Ora, il discorso del «conosci te stesso» penso che debba essere osservato su due livelli diversi.
1 LIVELLO: conoscenza di se stessi a livello di consapevolezza di individuo incarnato all’interno del piano fisico.
A questo livello si può usare la mente per cercare le proprie motivazioni, basta rendersi conto che, comunque, si troveranno solo quelle più superficiali o quelle che, comunque, stanno già affiorando spontaneamente alla coscienza.
I problemi che si potranno risolvere non saranno mai i problemi più profondi, ma quelli più semplici e che, magari, porteranno a un comportamento esteriore diverso da quello che si era tenuto fino a poco prima.
Soltanto che sarà un cambiamento solo teorico, perché in profondità il problema di fondo, quasi certamente, esisterà ancora e sarà solo il suo manifestarsi nella vita di tutti i giorni che permetterà il cambiamento. Questo potrà portare a dei migliori rapporti con gli altri e con l’esterno, ma bisogna essere consapevoli che è soltanto un nuovo atteggiamento, nato principalmente dal tentativo di sfuggire delle situazioni di sofferenza, non una comprensione acquisita, e che il problema che stava alla base, comunque, è solo «costretto» a manifestarsi in maniera meno turbolenta.
È qualcosa di analogo all’ipocrisia anche se la motivazione è diversa: mentre l’ipocrita agisce in malafede per acquisire qualche tipo di vantaggio, la costrizione operata dall’Io ha il solo scopo di aiutare i rapporti ad essere una minor fonte di dolore di quanto erano in precedenza.
2 LIVELLO: conoscenza di se stessi a livello della coscienza.
A questo livello la mente diventa semplicemente un punto di passaggio dei dati che arrivano al corpo akasico e, anzi, le stesse reazioni della mente ai pensieri che elabora arricchiscono la mole di dati che il corpo akasico riceve.
Il corpo akasico non pone più che una leggera attenzione ai pensieri elaborati dal corpo mentale, perché il suo lavorio interiore non si basa sui pensieri ma sui concetti che nascono dall’osservazione delle azioni e delle reazioni di tutti i corpi inferiori alle situazioni affrontate.
Dalle sue osservazioni nascono delle ipotesi che il corpo akasico raggruppa e che ritiene giuste salvo successivi aggiornamenti.
È così che costituisce la sua comprensione, il suo sentire: ampliandolo gradatamente a mano a mano che nuovi elementi gli vengono forniti dall’esperienza sul piano fisico.
Fare quello che dicevo prima, ovvero porre attenzione a quanto accade nel corso di un’esperienza, focalizza il risultato di quello che si è vissuto e aiuta i dati ad arrivare più rapidamente al corpo akasico. In definitiva, quindi, accelera la possibilità di comprensione del corpo akasico. Naturalmente è a questo livello che i problemi possono veramente essere risolti e superati senza semplicemente metterli in disparte o nasconderli a se stessi per dare un’immagine migliore di se stessi a sé e agli altri.
Che le cose stiano davvero così è evidentissimo da quello che ci succede: quante volte, dopo aver sviscerato mentalmente tutti gli elementi di un problema che ci assilla, il problema continua ad esistere? Oppure sembra sparire per ripresentarsi poi, inaspettatamente, in un’occasione successiva?
Quante altre volte, invece, ci capita di accorgerci che quello che era un problema fino a ieri improvvisamente non lo è più e, magari, mentalmente non ce ne eravamo neppure resi conto?
Nel primo caso si è operato un fittizio «conosci te stesso» a livello di consapevolezza dell’individuo incarnato sul piano fisico.
Nel secondo caso il «conosci te stesso» è stato messo in atto con profitto dal corpo akasico che ha messo al posto giusto i tasselli di comprensione. Margeri
1 Messaggio pervenuto sulla mailing list del Cerchio.
Dal volume del Cerchio Ifior, Dall’Uno all’Uno, Volume secondo, parte seconda, Edizione privata
Evoluzione della coscienza e della forma
Evoluzione della coscienza e della forma. Dizionario del Cerchio Ifior
L’evoluzione è stata definita come il passaggio da uno stato di coscienza limitato ad uno stato di coscienza più ampio.
In realtà, come vedrete nell’affrontare i volumi sull’insegnamento filosofico l’accezione del termine evoluzione è molto più ampio e complesso, e investe non solo l’essere umano ma l’intera Realtà.
Il messaggio che è stato scelto forse sarebbe stato più adatto per i volumi che seguiranno, ma i curatori hanno pensato che avere un anticipo del concetto di evoluzione proposto dalle Guide sarebbe stato utile anche in questi volumi sull’insegnamento etico-morale, in quanto anche l’etica e la morale sono sottoposte ad una sorta di evoluzione, in concomitanza col mutare degli elementi sociali e con l’ampliamento del sentire individuale.
E, tutto sommato, mi sono trovato d’accordo con loro.
Messaggio esemplificativo (1)
Fra le varie leggi sulle quali si basa l’andamento della razza umana, e non soltanto della razza umana ma dell’intero cosmo, vi è la legge dell’evoluzione.
Ma come si può definire, in realtà, l’«evoluzione»? Rodolfo
Qual è il significato più semplice che si può dare a questa parola? Osservando la realtà che si vive da incarnati, apparentemente tutto evolve, tutto cambia, tutto muta, è un continuo fermento di trasformazione; basta questo per dire che si tratta di evoluzione o vi è qualche cosa di più che dà un significato particolare al termine di evoluzione, che non la rende limitata al semplice cambiamento di forma dell’individuo che attraversa il piano fisico? Scifo
Tutto cambia, tutto muta, tutto evolve; ciò che voi siete oggi non è ciò che eravate ieri e non è ciò che sarete domani, e questo voi lo sapete per averlo sperimentato sulla vostra pelle giorno dopo giorno vedendo il vostro viso riempirsi di rughe, i vostri capelli riempirsi di fili argentei; questa è l’evoluzione della vostra materia, del vostro corpo, del vostro fisico, ma il senso in cui noi usiamo il termine «evoluzione» è qualcosa che va oltre il mutamento della forma, è qualcosa che la comprende ma che è più ampio come concetto. Moti
Per «evoluzione», creature, noi intendiamo il passaggio dell’individuo nel tempo dallo stato di non coscienza ad uno stato di coscienza, da uno stato di assenza di coscienza ad uno stato via via più ampio di coscienza e quindi di «sentire». Scifo
Tutto, nell’ambiente in cui siete inseriti, nel corso dei millenni ha subito delle metamorfosi.
Agli inizi, quando ancora il pianeta non portava in sé il germe della vita ma stava raffreddandosi per arrivare a creare le condizioni affinché le prime forme di vita incominciassero a manifestarsi, ecco che già si poteva parlare di evoluzione; certamente non dell’evoluzione di una coscienza individuale ma, quanto meno, evoluzione dello stato di coscienza della materia che prendeva coscienza di se stessa e, un po’ alla volta, sotto la spinta delle varie vibrazioni provenienti dall’Assoluto, cambiava la sua intrinseca natura. Moti
Eccessi e coscienza
Eccessi e coscienza. Dizionario del Cerchio Ifior
«La vita dell’uomo è accompagnata, nel suo svolgersi, da una catena ininterrotta di corpi fisici che fanno capo ad una stessa unità ma che, se si volesse guardare con attenzione, si noterebbero essere una successione di corpi fisici diversi: dal corpo del neonato a quello del bambino, a quello dell’adolescente; da quello del ragazzo a quello dell’uomo maturo e, infine, a quello dell’essere umano ormai vecchio.
Tutti questi corpi portano con sé degli elementi favorevoli ma anche degli elementi sfavorevoli; certo, fin che si è giovani, in condizioni perlomeno psicologiche normali, fin che non si arriva sulle soglie della vecchiaia, ci si accorge solitamente del proprio corpo fisico soltanto allorché c’è qualche cosa che non va. Pensateci un attimo, creature, e osservate il vostro passato: quando eravate più giovani, o voi che siete giovani adesso, quante volte avete ecceduto in comportamenti che, magari, sapevate anche essere sbagliati e dannosi per il vostro fisico, e avete trascurato, ignorato, anzi usato spesso, quasi per vantarvi di fronte agli altri degli eccessi compiuti, le conseguenze che ne derivavano? Questo è normale, perché in quei momenti il vostro corpo fisico dimostrava una ripresa, una capacità di ripresa tale per cui era facile soprassedere ai problemi e dimenticarsi quali erano le conseguenze degli eccessi.»
Con queste parole Scifo introduceva un messaggio sul tema dell’«eccesso», tema attualmente di triste attualità, considerati gli eccessi che vengono portati avanti nelle varie trasmissioni televisive, facendoli diventare a poco a poco delle «normalità» agli occhi di chi sta osservando, col risultato che, in nome dell’audience, si presentano sempre nuovi eccessi, un po’ più «eccessivi» di quelli ormai superati, al fine di catturare l’attenzione della massa e aumentare i proventi provenienti dagli sponsor.
Il mondo attuale è eccessivamente governato dalla brama del denaro e del potere, ma fino a quando potrà andare avanti così? Fino a quando si troveranno nuovi eccessi e nuove trasgressioni? Sarà un processo lento, ci dicono le Guide, ma anche questo avrà una fine con lo stabilirsi di un nuovo stato di coscienza. Non resta che augurarci che, quando ci incarneremo ancora fra circa trecento anni (come ci è stato insegnato essere la media tra un’incarnazione e l’altra), questa fase sarà ormai superata e ci ritroveremo a vivere in un mondo dove la norma e il traguardo non sono più l’anormalità!
Messaggio esemplificativo (1)
Intere filosofie hanno basato tutto il loro parlare sulla teoria dell’eccesso. «Portare una cosa all’eccesso – è stato detto – significa arrivare velocemente a comprendere di più, significa riuscire a superare i propri problemi».
C’era chi disse una volta: «Per far passare la gola di cioccolata, la cosa migliore è fare indigestione di cioccolata». Teoria discutibile; eppure teoria che, molto spesso, più di una persona abbraccia.
Noi, contrariamente a quanto può sembrare dalle mie parole, non siamo contrari gli eccessi; gli eccessi non sono dannosi per il corpo fisico a meno che non siano eccessi prolungati nel tempo. Scifo
Ma viene un tempo, viene un momento, figli e fratelli, in cui l’eccesso porta al corpo fisico delle conseguenze a cui il corpo fisico non riesce a rimediare o, perlomeno, non riesce a rimediare così velocemente. Accade, allora, che, per cercare di rimediare ciò che non va nel corpo fisico, le energie vengano sottratte a qualche altra funzione e questo porta a una catena, a una successione di spostamenti di energie fisiche che trasporta il problema fisico da un organo all’altro rendendo, così, il vivere delle persone un continuo susseguirsi di piccoli o grandi acciacchi, che rendono più triste la vita per chi non sa scorgere intorno a sé non soltanto quello che lo rattrista ma anche quello che lo può far gioire. Rodolfo
La propria personale salute diventa, col passare del tempo, un elemento a cui ogni individuo incomincia a porre sempre più attenzione, arrivando poi all’eccesso – ancora una volta – di ridurre la propria esistenza a qualcosa che ruota intorno alla paura di star male, di morire, di soffrire fisicamente. Quante persone vivrebbero in maniera più serena se riuscissero a ignorare per un po’ di tempo quei piccoli dolori fisici che accompagnano la loro esistenza! Ma – ahimè – l’Io di ognuno è talmente portato al vittimismo che, anche nella situazione spiacevole, cerca di fare qualcosa che possa tornare a suo vantaggio; ed ecco, allora, il crearsi di quella catena psicologica, interiore, che arriva a sfruttare i propri malanni per ottenere l’attenzione degli altri, per apparire più forti di quello che si è, per – insomma – dimostrarsi il centro dell’esistenza non soltanto propria ma anche di tutte le persone che lo circondano. Moti
Quando noi avevamo parlato di psicosomatismo, avevano detto che tutte le malattie dell’essere umano, praticamente tutte, avevano una loro componente psicosomatica.
Questo, cosa significava? Voleva significare che tutto quello che voi attraversate di doloroso per il vostro corpo fisico è tutto riconducibile, alla fin fine, a quelli che sono squilibri interiori di ognuno di voi; o, meglio ancora, che ogni vostra non-comprensione ha una ripercussione che arriva a manifestarsi nel vostro corpo fisico, all’interno del piano fisico in cui conducete le esistenze.
Avevamo parlato di percentuali molto alte; ma, se volessimo proprio essere precisi, vi dovremmo dire che in realtà «tutte» le malattie hanno una componente psicosomatica. Immagino che qualcuno di voi dirà: «Ma se io vado per strada e, improvvisamente, mi prendo un virus che mi fa venire … che so io … mal di gola o mal di pancia o mal di stomaco, come fa ad essere psicosomatico?». Lo psicosomatismo, se si vuole ragionare un attimo con attenzione, sta nel fatto che voi, in quel momento, avevate abbassato le vostre difese immunitarie e, quindi, avevate permesso che il virus riuscisse a penetrare in voi e a crearvi i problemi fisici che vi assillano.
Questo dello psicosomatismo è un argomento veramente vasto da trattare, così come quello della salute di ognuno di voi. La medicina, così come la conoscete, offre molte alternative; molto spesso – terribilmente spesso – alternative che finiscono per essere dannose mentre curano; tuttavia, attualmente, è diventato di moda rivolgersi alle medicine alternative. Ecco, così, il fiorire di tantissime teorie alternative, il fiorire di persone che pretendono di essere capaci di guarire, improvvisandosi (che so io?) pranoterapeuti o fitoterapisti e via e via e via, senza avere in realtà la conoscenza, la capacità e la sensibilità, per poter veramente fare ciò che vorrebbero fare.
Molti di costoro possono anche essere in buonafede; tuttavia, se pensassero con un po’ più di attenzione a se stessi, se si rendessero conto che aiutare gli altri nel campo della salute non è così facile come può sembrare, se si facessero un vero e attento esame di coscienza, si renderebbero conto che il corpo umano è così complesso, gli equilibri del corpo umano sono così delicati, che interagire con questi equilibri, influire su questi equilibri senza avere le cognizioni, l’esperienza, la capacità e – ripeto – «la sensibilità» giusta per poterlo fare, potrebbe, alla lunga, provocare anche dei danni non indifferenti.
Vi è, poi, quella parte di persone che rifiuta la medicina tradizionale per affidarsi a caso – direi quasi «a naso» – alle medicine alternative aspettandosi di avere chissà quali conseguenze meravigliose! Certamente, in buona parte dei casi, con le medicine alternative le piccole cose si possono anche curare e si riescono a limitare gli effetti che le medicine sintetiche possono avere sul fegato o su altri organi delicati del genere; tuttavia, non dimentichiamo che, se la vostra medicina scientifica non ha capito tutto dell’essere umano, se pure la vostra medicina scientifica ha ancora molte lacune e spesso va più per tentativi che per cognizione di causa, tuttavia, ha la capacità, la possibilità, di attenuare i sintomi velocemente, di far soffrire meno chi sta soffrendo; e questo, in realtà, ben poche medicine alternative riescono a farlo!
Non aspettatevi, creature, di poter essere guariti da queste medicine di tutti gli affanni che vi affliggono. Se proprio volete cercare di fare qualche cosa che migliori la vostra condizione di esistenza, partite – come sempre noi suggeriamo – principalmente da voi stessi: osservatevi attentamente, guardate quali motivi ci possono essere per ciò che state soffrendo, e vi assicuriamo che se veramente, con sincerità, voi faceste questo, riuscireste non dico a star sempre bene ma, quantomeno, a vivere con uno spirito più giusto e più in grado di aiutarvi a star meglio ogni piccolo o grande malanno che attraversate. Scifo
Cosa dirvi ancora, figli, su questo argomento? Forse ricordarvi che se avete un corpo fisico, se vi è stato dato un corpo fisico, questo corpo fisico vi è stato dato affinché voi lo usiate nel mondo in cui vi trovate; e, come tutte le cose che voi possedete per poterle usare nello scorrere delle vostre giornate, anch’esso ha bisogno di una certa manutenzione, di una certa attenzione, di una certa cura; cosa che molte volte voi vi dimenticate di mettere in atto. State quindi attenti a conservare ciò che vi viene dato, affinché domani non piangiate per non averlo saputo trattare meglio; e, a quel punto, non dovrete prendervela con nessun altro che con voi stessi. Moti
1 L’Uno e i molti, vol. Vii, pag. 43 e segg.
Dal volume del Cerchio Ifior, Dall’Uno all’Uno, Volume secondo, parte seconda, Edizione privata