Questo centro di coscienza e d’esperienza che è Essere che appare nel divenire, ma innanzitutto è Essere, risponde, nel divenire, a sue logiche evolutive e alle leggi che lo regolano.
Questo centro È, e sembra divenire.
divenire
Il tarlo dell’Essere che mangia il divenire
Alcuni appunti.
La funzione (se così la vogliamo intendere) del divenire è quella di maturare la consapevolezza dell’inconsistenza di ogni “cambiamento” o “trasformazione” e dunque del divenire stesso.
Il divenire sopprime se stesso.
Divenire, reincarnazione: tutte illusioni!
Di seguito riporto alcune affermazioni di Scifo, Cerchio Ifior, tratte da un post che uscirà il 19.4. Nulla di nuovo, ma la ripetizione da parte di una fonte autorevole di un principio fondamentale: il divenire è reale solo per chi vi è immerso. La consapevolezza di questo ci sostiene nel cammino quotidiano di liberazione dall’illusione.
La dialettica fra essere e divenire
Questo post è un seguito esteso ai commenti intercorsi con Leonardo su L’unica via di uscita reale: il silenzio di sé.
L’unica via di uscita reale: il silenzio di sé (Appunti)
Di seguito il commento di Leonardo al post: La necessità di uscire dall’assurda logica di assoluto e relativo (Appunti). Lo pubblico come post affinché abbia il giusto risalto.
Il Ciò-che-È alla prova dei fatti del mondo (Appunti)
Soggetto (VdC) diceva: “Vi farò il lavaggio del cervello!”
Voleva dire: dovrete cambiare radicalmente modo di pensare, modo di concepire voi e tutto quello che vi sta attorno, Dio per primo.
La necessità di uscire dall’assurda logica di assoluto e relativo (Appunti)
Nel post Da questo sogno si può uscire quando se ne è compresa la natura compare il termine consapevolezza non attribuito a un soggetto:
“Per poter vedere-sentire-vivere questo, abbiamo avuto bisogno che la consapevolezza fosse permeata dai dati di altri sensi”;
“La consapevolezza unitaria* ha avuto, “a un certo punto”, la consistenza e la qualità per sentire in modo più completo il Reale che andava sperimentando”.
Nessuno diviene altro da quel-che-È.
Se il cielo fosse sempre tèrso,
o sempre nuvoloso,
e l’albero sempre in fiore,
o perennemente spoglio,
non vedremmo più né il cielo, né l’albero.
La parola essenziale
La parola essenziale nasce dal posizionamento della nostra soggettività: un passo indietro.
Tutto è Ciò-che-È, ma è anche imparare e trasformarsi
Stralci di una discussione interna fondamentale.
Non è questione nuova per noi, è il nostro paradigma.
Affinché ci sia l’esperienza del Ciò-che-È, non deve esserci centralità soggettiva.
Ma può contenere un pericolo: il Ciò-che-È può divenire lo strumento della rimozione.
Esistono situazioni in cui la centralità soggettiva è necessaria e indispensabile. Rob