Identificazione e disidentificazione (La disposizione interiore unitaria 3)

3- Coltivare ed osservare il ritmo di identificazione/disidentificazione: spendersi fino in fondo e dubitare fino in fondo

Definiamo identificazione la disposizione interiore che conduce a sentirsi d’essere e d’esistere come una entità con una relativa definizione soggettiva, diversa dalle altre, che mentre pensa, si emoziona, agisce aderisce a questo sperimentare e lo considera una prerogativa a cui non rinunciare, pena il non-essere.

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I fatti, l’oggettività, il dubbio

Si può coltivare senza sosta il dubbio e la relatività del proprio e altrui dire e fare?
Se il nostro quotidiano appoggia sul dubbio e sulla relatività di ogni accadere, su cosa appoggia?
Sul simbolo. Non dunque su quella frase, né su quel gesto presi alla lettera, soppesati e misurati, ma sul loro portato simbolico.
Dubitiamo dunque delle parole, delle certezze, delle oggettività, di ciò che la mente e i sensi ci raccontano, ma rimaniamo vigili nel cogliere il portato esistenziale e simbolico di ogni accadere.

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Mente, sofisticazione, disconnessione

Alessandro chiede di approfondire questa frase di Soggetto: “Ricordatelo, perché il punto centrale del nostro insegnamento diverrà molto simile a colui che dice: “Non c’è strada, non c’è mezzo, non c’è nulla, se non il silenzio della mia mente”, che non vuol dire semplicemente negare la propria mente, ma che significa sfidarla

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Dubbio e fiducia

In merito al post di Eddy.
Ci sono dei bug nel sistema? Dei bug nel corpo dell’Assoluto, essendo la realtà niente altro che questo corpo? Dubito, ma non posso affermare né negare.

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Perfetto

Un riflessione a margine del gruppo di approfondimento “il Tarlo” dell’11.11.12 il cui tema era:
L’attività residuale della vittima.

Tutto è perfetto. Perfetta la pioggia che cade sulle foglie gialle e rosse del giardino.
Perfetto il pettirosso che sfreccia veloce e dice… chissà cosa dice.

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Senza certezze

© 2012 Peanuts Worldwide LLC/distributed by Universal Uclick/ILPA da Il Post del 14.6.2012

Cammino con te

Dovunque tu vada sono i tuoi passi, la tua direzione, la tua intenzione. Mai potrai dire: “Mi hai abbandonato!”, se guardi attentamente, mai potrai dirlo.

Salmo 22
Traduzione David Maria Turoldo, Gianfranco Ravasi. Ed.Mondadori
Dio mio, Dio mio, perché,
ma perché mi hai abbandonato,
Dio mio assente e lontano!

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Il disorientamento e l’apatia che sorgono dalla disidentificazione

Da Luciana ricevo: “Credo sia un periodo di reset, come quando dal troppo pieno si esonda e si fa il vuoto. E’ con fatica che cerco di mettere insieme le parole affinchè si comprenda ciò che forse è confuso anche per me. Sono apparentemente tranquilla, nel senso che ciò che accade non mi turba più di tanto, ma questo stato di apparente apatia non mi è familiare. Sono sempre stata una persona accomodante e adattabile, ma quello che vivo ora è uno stato diverso, è come se quello che succede non mi toccasse, come se ci fosse una distanza tra me e ciò che accade. Forse il mio corpo emozionale non si fa più sentire come un tempo, e anche la mente non va in cerca di spiegazioni in modo spasmodico.”
Quella disposizione interiore, che per altri rappresenta un problema, per noi è indicatrice del procedere lungo la via.

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