Identificazione e disidentificazione (La disposizione interiore unitaria 3)

3- Coltivare ed osservare il ritmo di identificazione/disidentificazione: spendersi fino in fondo e dubitare fino in fondo

Definiamo identificazione la disposizione interiore che conduce a sentirsi d’essere e d’esistere come una entità con una relativa definizione soggettiva, diversa dalle altre, che mentre pensa, si emoziona, agisce aderisce a questo sperimentare e lo considera una prerogativa a cui non rinunciare, pena il non-essere.

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I fatti, l’oggettività, il dubbio

Si può coltivare senza sosta il dubbio e la relatività del proprio e altrui dire e fare?
Se il nostro quotidiano appoggia sul dubbio e sulla relatività di ogni accadere, su cosa appoggia?
Sul simbolo. Non dunque su quella frase, né su quel gesto presi alla lettera, soppesati e misurati, ma sul loro portato simbolico.
Dubitiamo dunque delle parole, delle certezze, delle oggettività, di ciò che la mente e i sensi ci raccontano, ma rimaniamo vigili nel cogliere il portato esistenziale e simbolico di ogni accadere.

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Mente, sofisticazione, disconnessione

Alessandro chiede di approfondire questa frase di Soggetto: “Ricordatelo, perché il punto centrale del nostro insegnamento diverrà molto simile a colui che dice: “Non c’è strada, non c’è mezzo, non c’è nulla, se non il silenzio della mia mente”, che non vuol dire semplicemente negare la propria mente, ma che significa sfidarla

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Dubbio e fiducia

In merito al post di Eddy.
Ci sono dei bug nel sistema? Dei bug nel corpo dell’Assoluto, essendo la realtà niente altro che questo corpo? Dubito, ma non posso affermare né negare.

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