eremo
Non c’è possibilità di fuga da sé
Da un amico ricevo: “Dopo l’incontro di ieri col gruppo di Mariano “La resa” sono tornato alla mia realtà, al “lunedì in officina”, che per me oltre che metaforico è anche concreto. Ieri col gruppo si è creata una coesione, oso dire un sentire comune, che mi ha pervaso e sono convinto che tutti lo hanno percepito, ma già oggi la vita mi percuote con i suoi stimoli e le sue scene da vivere.
L’Eremo di Monrotondo a Sestino (AR)
Il 3 maggio 2011 è stato acquistato un fabbricato in mezzo a sei ettari di bosco sull’appennino ai confini tra Toscana, Romagna, Marche.
E’ destinato a divenire un luogo della via spirituale: incontri, vita comunitaria, ritiro nella solitudine.
Potrà ospitare singoli, coppie, gruppi per periodi brevi o lunghi di permanenza e di esperienza.
Lo stabile è da ristrutturare e impone un investimento economico non grande ma comunque di una certa rilevanza: richiede il coinvolgimento di altri soggetti, non essendo alla nostra portata.
Se ci sono persone interessate al progetto possono contattarci e forniremo tutte le spiegazioni necessarie.
La vita ci ha sempre accompagnati, non dubitiamo che anche questa volta ci farà incontrare qualche compagno di viaggio disposto a procedere insieme. Album fotografico La pagina sugli eremi
Album fotografico dell’Eremo dal silenzio di San Costanzo
[nggallery id=8]
Conoscenza di sé, meditazione, contemplazione
E’ il testo di riferimento indispensabile se vuoi introdurti nella via spirituale dall’angolo visuale da noi proposto. In esso trovi una prima parte dedicata alle dinamiche della mente e al come affrancarsi dal suo condizionamento; una parte centrale dove si tratta dell’altro da sé e dell’esperienza degli affetti; una terza parte, molto vasta, dedicata ad una analisi dettagliata dell’esperienza della meditazione, della contemplazione, dell’abbandono, della compassione. Prima di ordinarlo (eremo@contemplazione.it) leggi la pagina Al lettore.
Il libro in formato pdf
Autori: R.Olivieri con G.Cavalieri
Al lettore
Prefazione
Introduzione: L’inspiro che prepara l’espiro
Capitolo 1: La crisi, il dolore
Capitolo 2: L’identificazione col dolore
Capitolo 3: Imparare a dubitare
Capitolo 4: La disconnessione dal recitato mentale
Capitolo 5: Aggiungere e togliere
Capitolo 6: Il deserto
Capitolo 7: La solitudine
Capitolo 8: La caduta della morale
Capitolo 9: L’altro da sé
Capitolo 10: Il buon amico
Capitolo 11: L’esperienza degli affetti
Capitolo 12: Chi opera il cambiamento
Capitolo 13: Natura dell’atto meditativo
Capitolo 14: L’esperienza della contemplazione
Capitolo 15: La routine del quotidiano
Capitolo 16: Tutto sorge e tutto scompare: l’impermanenza
Capitolo 17: Lo sguardo del contemplante
Capitolo 18: La pregnanza di ogni singola esperienza
Capitolo 19: Il sorgere dell’esperienza della compassione
Formato: 14,8 x 21 cm.
Pagine: 307
Taccuino spirituale
In questa sezione trovi una serie di brani scritti tra il 2001 e il 2009; gli argomenti trattati sono diversi ma tutti ruotano attorno ai temi della conoscenza di sé, della consapevolezza, della meditazione, della contemplazione. Li riportiamo perché pensiamo possano essere utili al lettore che vuole conoscere la nostra esperienza interiore e il nostro sentire più da vicino.
Dal 2009 abbiamo iniziato a scrivere sul blog quindi il percorso successivo va indagato lì.
Riflessioni sull’essere 12.11.2001
La mente pensa, ma tu non sei i pensieri che essa pensa, li vedi e sei oltre: tra un pensiero e l’altro si apre uno spazio, vuoto di pensiero, vuoto di osservazione del pensiero..
L’abbandono al presente 16.12.2002
Cosa significa abbandonare? Un movimento della mente verso uno Zero. Zero, Spazio, Niente, Vuoto, Assenza, Silenzio. La mente sposta l’oggetto della sua consapevolezza da un pieno
(di sensazione, di emozione, o di pensiero) ad un niente..
Essere e divenire 25.4.2003
Divenire prepara essere eppure essere è da sempre..
Assoluto e relativo 24.2.2004
L’uomo vive la dimensione del relativo come separazione dall’Assoluto: quando si pone la questione dell’ente supremo, e se la pone di rado, questo è vissuto come una alterità a cui ricongiungersi..
Il processo dell’abbandonare 10.5.2004
Abbandonare significa lasciare fluire ciò che la vita ci manda, senza etichettare, giudicare, soppesare: un’azione, un’emozione, un pensiero sorgono e un attimo dopo già non sono più e in noi non rimane traccia. Allora la vita è veramente un fiume che scorre e in ogni attimo si manifesta “ciò che è” nel suo splendore..
L’atto del contemplare 31.5.2004
L’atto del contemplare ha a che fare con la realtà percepita dai sensi: è un modo di stare di fronte ad ogni evento della vita che sia un’azione, un’immagine, un’emozione, un pensiero..
Lasciarsi attraversare dalla vita 5.6.2004
Il giudizio è una forma di resistenza, un distinguere un porsi nella condizione di osservatore..
L’attraversamento 10.6.2004
Che cos’è la realtà quando non la riduciamo a noi, quando non ci serve, quando le permettiamo di stare lì senza allungare le mani della nostra mente per inglobarla, colorarla, giudicarla.
La realtà nell’esperienza della contemplazione..
Vivere è un’esigenza della mente 9.7.2004
Pensare, sentire, agire ci sembrano naturali ma come appaiono alla luce della contemplazione?
L’unica maniera di trovare se stessi consiste nel perdersi 2.2.2007
Quello che qui interessa affrontare è questa tensione tra l’affermazione di sé e l’abbandono di sé. Non c’è nessuna ragione per cui una persona debba abbandonare se stessa, perché mai dovrebbe farlo? Per seguire qualcun altro? Perché qualcuno ha detto che va fatto così? Eppure tutto il cammino ci porta a perderci, fino allo scomparire nella contemplazione..
Pagina in lavorazione
Eremo dal silenzio
Il ritmo delle giornate
Le giornate nell’eremo si svolgono secondo un ritmo costante lungo tutto il corso dell’anno. Questa è un’ esigenza imprescindibile: nel ritmo dei giorni sempre uguali a se stessi da un lato la mente si ribella, dall’altro si placa sotto lo sguardo che la contempla.
La giornata è dedicata ai piccoli lavori dell’orto, del campo, della casa e al semplice stare; la gran parte del tempo è vissuta senza finalità e senza scopo coltivando, per quanto a noi possibile, il risiedere nella disposizione meditativa e contemplativa.
Non c’è alcuna separazione tra meditazione, contemplazione e vita: ogni istante è quella pratica, ogni attimo dell’intera giornata è quel gesto di abbandono all’adesso, di svuotamento di sé, di disponibilità a perdere il proprio confine lasciando che l’altro, qualunque cosa, o persona, o fatto esso sia, si affermi.
La nostra storia
Quando è iniziata questa storia? In anni lontanissimi quando chi scrive era ancora bambino.
L’incontro fondamentale è stato, all’incirca verso la metà degli anni ’80, con gli amici della “Stella del mattino”, che allora era solo una comunità buddista zen e poi è diventata una comunità di dialogo interreligioso. Anni intensi di confronto, di lavoro, di pratica, di studio. Poi le nostre strade si sono divise e il cammino è continuato in solitudine.
Nel 1993 chi scrive ha abbandonato il lavoro e il ritiro nella vita solitaria, silenziosa ed appartata, si è fatto più intenso. Da allora è anche iniziata l’attività di accompagnamento e di insegnamento rivolta a singoli e a gruppi.
Nel 2002 è avvenuto l’incontro con la via della Conoscenza che è continuato fino all’autunno 2006. E’ stata la naturale continuazione della formazione intrapresa nello zen e sono stati anni di esperienza e apprendimento incomparabili.
Il dividersi, alla fine del 2006, della nostra strada dalla via della Conoscenza, ci ha condotti ad impostare, anche teoricamente, quell’esperienza che definiamo “il Sentiero contemplativo”. Da allora la spinta a ricercare è andata affievolendosi per poi scomparire.
L’orizzonte di oggi è rappresentato da questo piccolo quotidiano cui nulla manca e coloro che cercavano un senso non pongono più domande.
La nostra esperienza
Non è facile per noi rappresentare attraverso le parole un’esperienza interiore che si svolge ormai da molto tempo, che è diventata anche un insieme ordinato di concetti ma, essenzialmente e prioritariamente, è esperienza, vita quotidiana, un modo di stare davanti ai giorni, a sé, all’altro.
Riportiamo di seguito alcuni brani, scritti all’incirca nel primo decennio del duemila, che fissano alcuni aspetti dell’esperienza e della visione che sperimentiamo.
La nostra vita è intessuta della pratica della meditazione e della contemplazione: il processo della conoscenza di sé diventa consapevolezza che si espande in meditazione e, da questa, in contemplazione: questa è la nostra pratica di ogni giorno e di ogni momento e questo, senza pretese, cerchiamo di comunicare.
Altri brani si trovano in Taccuino spirituale.
Il sentiero: consapevolezza, disconnessione, contemplazione
Il sentiero contemplativo è una piccola via alla libertà interiore attraverso il quotidiano insignificante. Il sentiero è semplice, fornisce gli strumenti per conoscere la mente…
La conoscenza di sé fondamento della via spirituale.
Questo è il fondamento della via interiore. Qualunque cosa noi possiamo dire o fare, ha un senso se siamo passati e se passiamo, ogni giorno, attraverso la cruna dell’ago della conoscenza di noi stessi…
Un viaggio incontro a sé stessi senza discepoli e maestri.
Il fine del sentiero è fornire alla persona gli strumenti per conoscersi e trascendersi: questo può realizzarsi più agevolmente se la persona non è lasciata sola e se viene accompagnata in questo processo. Nel sentiero all’insegnamento corrisponde una pratica di accompagnamento…
La compassione che sorge dalla contemplazione.
Quando sei davanti a te stesso, così come sei, quando sei davanti all’altro, così come è, quando ti è evidente il tuo limite e quello dell’altro, quando tutta la realtà manifestata non parla che di una limitazione in atto, piccole tessere di un infinito mosaico…
Nella fiducia della vita l’incontro con il dolore.
Nessuno è solo, abbandonato a se stesso. Nessuno è scaraventato nella vita senza gli strumenti per affrontarla, per manifestare se stesso, per vivere i processi che la vita gli presenta…
Nella pienezza della propria umanità.
Non è dalla negazione di sé che può germogliare qualcosa, ma è nella discesa dentro l’intimo proprio essere, nell’accettazione, nell’accoglienza, nella comprensione del proprio limite e del proprio talento…
Aderire alla vita.
Nella radicalità del gesto del vivere, dove tutta la realtà, così come appare ai sensi e al sentire interiore si manifesta, affiora la trascendenza al gesto stesso. Lì, in quel pensiero, in quell’emozione, in quell’azione…
Siamo intrisi di divenire, mentre niente diviene.
Il seme non diviene pianta, il cucciolo non diviene adulto, l’assassino, vita dopo vita, non diventa santo. Non c’è nessun divenire, ogni cosa, essere, persona, è quel che è in quel momento presente…
Identità e contemplazione: due dimensioni che non si incontrano.
A noi non interessa la speculazione filosofica ma la realtà e l’esperienza della realtà. Quella che per l’uomo è l’identità ai nostri occhi appare come una connessione, su diversi piani di consapevolezza, di elementi tra loro non connessi…
Se vuoi comprendere questo tentativo nel silenzio.
Qui, in una forma discreta e assolutamente ordinaria e insignificante, prende corpo un’esperienza interiore che ha le stesse motivazioni interiori dei tanti ricercatori, monaci, eremiti, che a tutte le latitudini e in ogni tempo sono andati incontro all’esistenza…
L’evoluzione dell’uomo da ego ad amore.
Nel sentiero raramente parliamo di evoluzione; ci focalizziamo sull’essere, sull’adesso, su quello che la vita ci presenta. Quello che accade ci trasforma, lo sappiamo, ma non poniamo l’accento sulla nostra trasformazione quanto sull’arrendersi alla vita. Perchè? (…)
Un canto dall’eremo.
Di chi sono queste giornate?
Sono mie, sono tue?
O sono semplicemente questo accadere che giunge
e che ti sprofonda dentro? (…)
Una questione centrale nella via spirituale.
La questione centrale è che tutte le persone debbono, mano a mano, spostare la loro consapevolezza dal piano più denso a quello più spirituale?Direi proprio di no, direi che la questione centrale è il superamento della logica sequenziale dei piani di focalizzazione e consapevolezza…
Contemplare è smettere di cercare.
Quante parole! Le parole parlano di noi, le persone che incontriamo parlano di noi, le notizie al telegiornale parlano di noi: se abbiamo orecchie per ascoltare e strumenti concettuali per interpretare, ci possiamo accorgere che tutta la realtà parla di noi…
Il tempo nella vita dell’eremo
Giorno dopo giorno mi rendo conto che
i nostri ritmi, i nostri gesti, le nostre reazioni,
diventano sempre più lenti.
Il gesto si dilata e prende forma
in una condizione temporale
sempre meno definita:
lo spazio e il tempo
acquisiscono un altro spessore,
un altro senso, un’altra pregnanza.
Il tempo lento appare ed è metafora
del tempo immobile:
più è lento, più è significante
e pregno; raggiunge
il suo apice di senso quando è immobile.
Il ritmo delle giornate
Ti rendi conto dell’importanza
del ritmo nelle tue giornate
solo quando lo perdi.
La presenza dei muratori,
che sempre osservi stupito
per la loro sapienza nel fare,
ha portato una perturbazione
in quel ritmo sempre uguale a se stesso.
Per la vita nell’eremo
il ritmo è come il ventre
per il bambino in gestazione:
nel ripetersi del conosciuto
ogni cosa scivola silenziosa
e l’attenzione torna e torna
su quel piccolo presente.