L’affiorare dell’essere: 1- oltre il tempo [sentiero60]

Siamo già entrati nella dimensione dell’essere e come abbiamo visto questo non toglie niente alle nostre vite come sensazioni, emozioni, pensiero, ma aggiunge un’altra dimensione da sperimentare e permette di leggere l’esistente e lo sperimentato in una luce completamente differente.

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Lo spazio neutro, lo zero [sentiero58]

“Nella nostra banalità”, hai detto a un certo punto; sì, nella nostra banale irrilevanza è la chiave per incontrare sé, l’altro e una possibilità di libertà.
L’irrilevante può scorgere l’essere. Lo spazio dell’esistere è lo spazio dello zero.

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Vivere nell’essere e nell’esistere simultaneamente [sentiero37]

Qual è la differenza tra esistere ed essere? Chi esiste e chi è? Perché facciamo questa distinzione? Proveremo a trovare le parole per descrivere la vita oltre le dinamiche dell’esistere, oltre la manifestazione e la rappresentazione, cercando di mettere a fuoco quelle poche, essenziali disposizioni interiori che possono permettere l’affermarsi dello stato di essere.

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La tensione tra l’Amore-che-È e l’amore possibile

Possiamo definire tutto il reale ‘Amore-che-È’, o, se preferite, ‘natura di Buddha’, ‘natura autentica’, ‘Essere’, Ciò-che-È’. La sostanza è che tutto ciò che esiste è Realtà dell’Uno che prende forma nella illusorietà del divenire.

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Essere crisi, essere lievito

Crisi, dal lat. crisis, gr. krísis “scelta, decisione” (Treccani).
La crisi è un aspetto di un ritmo: acquisizione-consolidamento-crisi-acquisizione.
L’instabilità è il sale della vita, senza tutto cristallizzerebbe.

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Le sensibilità da coltivare

Divenire sensibili alla voce del deserto interiore, deserto di sé. Conoscere quell’orizzonte sterminato e monotono, la difficoltà di sostenerlo allo sguardo subendone lo scacco.
La cruna dell’ago di ogni monaco: come potrà essere attraversata dalla gomena dell’ingombro di sé?

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Una riflessione sulla necessità di Essere/Divenire

Quando, negli anni ’90 del secolo scorso, ho lasciato la Stella del mattino e l’ambiente zen relativo, l’ho fatto per un motivo: trovavo quell’approccio non adeguato all’interiorità di un occidentale, sentivo che non rispondeva alla complessità dell’approccio esistenziale che prevale qui, a occidente.

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