Il desiderio crea la realtà, non il demiurgo

Gv 2, 1-10
1 Tre giorni dopo, ci fu uno sposalizio a Cana di Galilea e c’era la madre di Gesù. 2 Fu invitato alle nozze anche Gesù con i suoi discepoli. 3 Nel frattempo, venuto a mancare il vino, la madre di Gesù gli disse: «Non hanno più vino». 4 E Gesù rispose: «Che ho da fare con te, o donna? Non è ancora giunta la mia ora». 

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L’albero della vita tra Essere e divenire

Come in una grande quercia, la radice simboleggia l’Essere, le fronde il divenire.
Il tronco tiene assieme e collega armoniosamente Essere e divenire, a cavallo tra tempo e non tempo vive il miracolo dell’equilibrio nella vita, dell’ambivalenza di tutte le cose, della connessione tra ogni forma e ogni stato sempre operante.

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L’amore che non ci compete

Riporto questo brano di Scifo, CI, perché desidero tornare sul tema degli assoluti, e non solo.
Tu, creatura, chi sei?
Tu sei ciò che dai agli altri.
Tu sei la compassione che sai donare a chi sta soffrendo.
Tu sei la dolcezza che trasmetti a chi è amareggiato.
Tu sei il sorriso che porgi a chi è infelice.

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Nessuno ti obbliga a disconnettere, lo scegli

Potresti rimanere identificato: è comodo, è la norma, non richiede sforzo.
Cosa ti induce a dire basta, ad interrompere la processione dei fatti, ad isolare un fatto e a precipitarci dentro?
Cosa ti fa azzerare qualsiasi contenuto mentale, qualsiasi aggiunta cognitiva od emozionale su un dato del reale?
Cosa ti fa usare la porta delle sensazioni per entrare nella dimensione dell’Essere?
Due comprensioni ti inducono a farlo:

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Il superamento dell’identificazione, l’incontro tra Essere e divenire

Sembra che nell’identificazione con il flusso senza fine dei pensieri, delle emozioni, delle azioni – di tutto ciò che nel Sentiero chiamiamo semplicemente fatti – non vi sia soluzione di continuità, accesso ad altro che non sia quel rotolare lungo il pendio della vita senza potersi arrestare.
Così non è, dunque ci sembra male, ci sembra sbagliato: la chiave è nell’identificazione, nella consapevolezza di essa e nel suo superamento.

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La via interiore oltre il mito della perfezione e la prigione del duale

Formato per la stampa (A4, 4 pagine)

“Figlio mio, se tu vuoi arrivare alla condizione ideale che ti permetta di superare il tuo egoismo, se tu vuoi arrivare a quella condizione che ti fa sentire parte del Tutto, e arrivare infine a farti sentire il Tutto stesso, devi riuscire a vivere la tua vita tra gli uomini, ma senza più essere mosso dal desiderio.
Devi vivere la tua vita spontaneamente, semplicemente facendo ciò che senti di fare non perché speri in quel modo di raggiungere la meta agognata, ma semplicemente perché l’agire in quel modo ti è naturale e spontaneo e non provoca nessuno sforzo, nessuna tensione in te”.

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La vita interiore: dove abbiamo lasciato il nostro cuore?

Comprendiamo la nostra libertà come il diritto a manifestare le emozioni e i pensieri che ci attraversano.
Se qualcosa, o qualcuno, ci impedisce quella manifestazione, sorge in noi una frustrazione: il sacro diritto a manifestarci non può essere leso, da esso dipende la sostanza del nostro essere.
Noi siamo pensiero ed emozione e se essi non possono divenire atto manifesto, essi non sono, e noi non siamo con essi.
Così la vita interiore deve divenire comunicazione esteriore, altrimenti non è, e il soggetto implode.

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