La via interiore oltre il mito della perfezione e la prigione del duale

Formato per la stampa (A4, 4 pagine)

“Figlio mio, se tu vuoi arrivare alla condizione ideale che ti permetta di superare il tuo egoismo, se tu vuoi arrivare a quella condizione che ti fa sentire parte del Tutto, e arrivare infine a farti sentire il Tutto stesso, devi riuscire a vivere la tua vita tra gli uomini, ma senza più essere mosso dal desiderio.
Devi vivere la tua vita spontaneamente, semplicemente facendo ciò che senti di fare non perché speri in quel modo di raggiungere la meta agognata, ma semplicemente perché l’agire in quel modo ti è naturale e spontaneo e non provoca nessuno sforzo, nessuna tensione in te”.

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La vita interiore: dove abbiamo lasciato il nostro cuore?

Comprendiamo la nostra libertà come il diritto a manifestare le emozioni e i pensieri che ci attraversano.
Se qualcosa, o qualcuno, ci impedisce quella manifestazione, sorge in noi una frustrazione: il sacro diritto a manifestarci non può essere leso, da esso dipende la sostanza del nostro essere.
Noi siamo pensiero ed emozione e se essi non possono divenire atto manifesto, essi non sono, e noi non siamo con essi.
Così la vita interiore deve divenire comunicazione esteriore, altrimenti non è, e il soggetto implode.

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La Realtà che accade in questo istante

La Realtà che accade in questo istante, non diviene, È.
Se unisco le Realtà dei vari istanti creo il divenire, la sua interpretazione, il suo limite: ma se non le unisco?
Se un istante è solo un istante, un fatto solo un fatto?
Come può un fatto essere solo un fatto?
Non etichettandolo, non parametrandolo: non aggiungendovi mente, ovvero quella prevalenza che rende quel fatto un certo fatto.

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Esiste un solo vivere, quello di Dio

Affronto questo argomento sapendo che difficilmente è di vostro interesse, il mio unico intento è quello di fissare alcuni elementi di una comprensione in atto.
L’immenso archivio dell’Eterno presente contiene in sé tutte le vite passate, presenti e future, dunque la vita che stiamo vivendo non è che uno dei tanti libri contenuti in quella biblioteca.
Le possibili vite future sono già vissute alla pari delle vite passate.
Il soggetto che vive una vita percepisce il divenire, lo scorrere della vita e pensa a quella precedente e a quella futura come pensa all’ieri e al domani.
In realtà quel soggetto è solo presente in questa vita.

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La domanda di senso e la cruna dell’ago del monaco

Fratelli nel cammino si interrogano sul senso e sul non senso del vivere, dei minuti atti del quotidiano, come dei processi.
1- La domanda sul senso è ontologica;
2- essa si palesa più chiaramente nell’interiore di una persona della via;
3- rappresenta la cruna dell’ago del monaco.

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L’unità non è tra noi e l’Assoluto, è Unità e basta

Vi propongo una riflessione sulla condizione unitaria d’essere: forse vi risulterà un po’ complessa e magari anche astratta, ma vi prego di meditarla accuratamente: meditandola oltre la mente, vi dischiuderà un mondo nuovo che non parla del conosciuto, ma di un possibile sentito.
Qui viene indagata un’esperienza interna alla natura di Colui-che-è, abbandonando ogni visione antropomorfica dell’Assoluto.

La Via del monaco è un cammino per coloro che si sentono pronti per affrontare in modo consapevole il processo di unificazione interiore.

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Essere e divenire, eremo e cenobio

In preparazione dell’incontro della Via del monaco del 12 maggio 2018.
Una pratica fondamentale nel Sentiero consiste nel coltivare lo sguardo simultaneo tra Essere e divenire: simultaneamente operare nel mondo e coltivare il pieno allineamento all’Essere.
Risiedere nell’Essere e sperimentare nel mondo.
Vivere la famiglia, il lavoro, le relazioni e le responsabilità e, nel contempo, abitare, incarnare l’archetipo del monaco che ci rende soli di fronte al processo di unificazione.

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Donami il pane duro

Tu che sei la mente che ho in uso,
il cuore che pulsa e scalda l’esperienza,
gli occhi che vedono,
le gambe che camminano,
la consapevolezza che scandaglia e discerne,

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