Contro la storia del sentire

La Gran Bretagna lascia l’Unione Europea: il piccolo, locale e autonomo ha la meglio sul grande, globale e interdipendente.
Siamo sicuri che questa fosse l’alternativa? Per le menti limitate, forse questa era l’alternativa, non per chi coglieva il respiro del tempo che viviamo.
Qual’è questo respiro?
1- I problemi causati da ciascuno per conto proprio, vanno risolti da tutti assieme, perché su tutti sono ricaduti (penso ai problemi ambientali, all’uso delle risorse, alle conseguenze delle guerre e alle migrazioni, ad esempio).

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Il tramonto del sesso

Dice un’amica in merito al post Coltiviamo l’illusione senza sostaSe quando abbiamo fame mangiamo e quando fa caldo ci sventoliamo, anche quando c’è il languore sensuale facciamo sesso. Cosa c’è di diverso?
C’è di diverso che non sempre, non per tutta la durata del cicli incarnativi di una coscienza, facciamo lo stesso uso delle energie: a volte è preponderante un piano, a volte un altro.
Abbiamo incarnazioni con preponderanza sensoriale, altre con preminenza emotiva, altre ancora con dominanza concettuale.

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Caro Hawking, non scompariremo così presto

Dice il fisico Stephen Hawking che siamo destinati all’estinzione nell’arco dei prossimi 1000-10.000 anni per mano nostra e delle tecnologie che useremo in modo distruttivo.
Direi che un essere così stupido come l’uomo è quello che si merita, ma credo che le cose non stiano così come dice Hawking: a me sembra che il destino del pianeta, e della vita su di esso, non sia nelle mani dell’umano, né in quelle delle coscienze degli umani.
L’uomo e la sua coscienza sono come il cieco guidato dal cieco: coscienze con sentire limitati, generano identità limitate le quali per imparare ed ampliare la conoscenza, la consapevolezza, la comprensione sperimentano tutte le situazioni di base: dall’uccidere allo stuprare, al rubare, al devastare. La lista è lunghissima.

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contemplazione

Evolve chi?

Prendo lo spunto da questo bel post di U. Ridi.
Ad una percezione ordinaria, sembra che tutto sia conseguenza di qualcosa e dia origine a qualcos’altro.
Sembra che il divenire del tempo, delle condizioni ambientali, sociali, esistenziali, sia la norma.
Questa sembra essere la realtà, ma lo è? E’ reale questa percezione, o è un’illusione?
Come appare la realtà dall’interno dell’esperienza contemplativa dove la presenza del soggetto si stempera fino a scomparire?
Appare come accadere di fatti.
Fatti che non si susseguono, ma che sono.
Fatti senza tempo e senza qualità.
Fatti senza scopo.
C’è una dimensione d’esistere e d’essere che poco ha a che fare con il divenire, molto con l’assenza di sé, l’irrilevanza, l’essere senza connotazione.
Conduce questa esperienza ad un alienazione dal reale? Viene meno il nostro compito incarnativo, l’imparare sporcandosi le mani? Diveniamo come funghi, infine?
Domande ascoltate mille volte, proprie delle menti che non riescono a concepire la realtà che per opposti: o l’incarnazione, o la contemplazione!
Poveri noi.

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