Le basi di un nuovo monachesimo. Quasi un manifesto

  • Al sentire guardiamo e non alla tradizione del monachesimo.
  • Al sentire e non alle religioni.
  • Al sentire affidiamo il nostro procedere, a quella comunione che celebra l’incontro di tutti coloro che vibrano all’unisono con il compreso comune.
  • Sul sentire confidiamo perché ci conduca in seno all’Assoluto.

Il sentire è ciò che costituisce il compreso delle coscienze: un nuovo monachesimo è pensabile solo nell’ottica della comunione dei sentire.

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La conoscenza, la consapevolezza, la gratuità, la fiducia

Dice Ivana nel commento al post Desiderare, attendersi, sperare nella preghiera: “Io sento che nessun tipo di preghiera né nessuna forma di meditazione è sufficiente se non affronto la paura di esprimere con autenticità il mio quotidiano vivere; mi accorgo che ogni momento della giornata che sto vivendo mi interroga sul rispetto e sul tradimento di me stessa, e il mio stato d’animo varia in relazione alle azioni che faccio o non faccio”.
Considerazione molto condivisibile. Vivere è innanzitutto fare esperienza e divenire consapevoli: da questo sorge il comprendere e il superamento progressivo del limite.

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Ancora su gratuità e responsabilità

In merito al post Gratuità e responsabilità, ho risposto alle questioni poste da Marco nella sezione del sito dedicata alle domande e alle risposte.
Caterina, operare il bene, la gratuità non è mai conseguenza di un’intenzione perfetta: sgomberiamo il campo dalla perfezione, l’umano opera sempre sulla base di spinte complesse e finché c’è incarnazione, c’è un tasso di egoità.
Con il termine egoità non intendo egoismo, ma l’esperienza, ad esempio, del proprio esserci come individuo nel momento in cui la propria esistenza è minacciata.

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Gratuità e responsabilità

Mi appresto a scrivere questo post stimolato da una discussione nella comunità: il tema che affronto è scontato per tanti versi, ancora da indagare per altri ed è con l’intenzione di indagare che scrivo.
Quando parliamo di gratuità intendiamo l’operare mosso da una intenzione libera da ogni tornaconto personale e da ogni connotazione egoica: chi opera nella gratuità è libero da se stesso ma, il suo operare, non necessariamente è uno spargere semi al vento, quasi sempre è inserito all’interno di una progettualità e quindi ha una direzione realizzativa.

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Essere gratitudine

Prendo lo spunto per questo post dal Lunedì nel Sentiero di oggi.
C’è l’esperienza dell’essere grati e quella dell’essere gratitudine.
Essere grati implica un soggetto: c’è qualcuno che è grato. E’ una esperienza importante che assume una portata variabile a seconda della nostra disposizione e di ciò che riceviamo dall’altro, o dalla vita.
Essere gratitudine è un’esperienza di tutt’altra natura: c’è la gratitudine libera dal soggetto che, semmai ci fosse, è da essa attraversato e marginalizzato occupando la gratitudine il centro dell’esperienza.

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Sedere insieme in zazen

Ieri a quest’ora eravamo seduti in zazen. La luce del tramonto e il silenzio ci hanno accompagnati.
Al termine non ci sono state parole, ognuno è tornato a casa portando con sé il raccoglimento di quell’ora.
Sedere insieme in zazen è l’essere assisi nella gratuità: praticare senza scopo, semplicemente stare.
Praticare zazen è praticare l’Essere: il film della vita scorre e non c’è adesione, né identificazione.
I pensieri sono solo pensieri, le emozioni solo emozioni, la vita solo vita.
Sedere in zazen è la libertà dal condizionamento che diviene fatto, esperienza tangibile.

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Comunità e gratuità

In una via interiore la comunità è l’organismo dei sentire che procedono assieme.
Nel mondo della mente viene coltivata l’illusione che ciascuno procede per sé; nel mondo del sentire ci si apre all’evidenza che tutte le coscienze procedono assieme.
Cosa vuol dire? Che non c’è sentire che possa sperimentare, apprendere, comprendere senza relazione: relazione tra identità che forniscono dati ai relativi sentire.
Relazione tra coscienze che appartengono ad aggregati di sentire più o meno ampi.*
Tutti gli esseri procedono assieme, di qualunque natura siano. Tutto il cosmo procede assieme. In altri termini, e da un altro angolo visuale, potrei dire che nulla procede e tutto è Uno e, in quanto tale, è l’insieme di ogni presunta e illusoria parte, ma ora mi interessa osservare la realtà dal punto di vista del divenire.

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la vita è un film

Tutta la realtà è una proiezione della coscienza

Qui trovate un compendio dell’escatologia cristiana: a noi sembra che, non avendo l’autore dell’omelia altro paradigma che quello della propria fede, mostri una difficoltà nel scendere nella profondità del simbolo che le stesse scritture a lui sacre gli aprono.
Tutta la realtà è simbolo e tutta parla dei processi dell’interiore: personali, individuali, collettivi.

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Esserci con dedizione, privi di scopo: la vita guidata dal sentire, non dalla mente e dall’egoità

“Sento forte l’esigenza di scomparire, mi metto però a disposizione, dove ritenete più concreto il mio supporto, io ci sono.”
Questo afferma un amico, membro della Comunità del Sentiero. E’ una disposizione che riguarda diversi di noi, è quello che perseguiamo, l’orizzonte esistenziale del nostro cammino: esserci, darci, osare, non stancarci, accettare la sfida della trasformazione continua e, simultaneamente, essere vuoti di scopo, non avere nulla da raggiungere, nulla da dimostrare.
Tutto inizia e tutto finisce in quella situazione, in quell’atto, in quel gesto; conciliando le esigenze personali, quelle della famiglia, quelle del lavoro con la vita della comunità, a nessuno è chiesto qualcosa in modo diretto: tutti offrono, possono offrire sulla base di una spinta che sorge nel loro intimo e ad essa obbedire.
Ad essa, a quella spinta che sorge dal sentire, si obbedisce, non a qualcuno nella comunità, nella società: l’azione senza scopo vale per tutte le situazioni, certamente non solo nella piccola realtà di una comunità.
Quell’obbedire, quello scomparire dicendo sì, avviene senza discernimento? Si obbedisce alla propria vita, non a qualcuno; si dice sì al proprio sentire, non ad un capo; si va, si risale all’origine stessa della spinta che ci conduce ad operare e a vivere. Certo, si può fraintendere quale sia il proprio sentire: si imparerà da questi fraintendimenti e si aggiusterà il procedere di conseguenza.
Questo osservare la spinta e le sue conseguenze, è il discernimento che si opera:
– si ascolta il sentire;
– si aderisce all’impulso ricevuto;
– si sperimenta;
– si osserva il processo che dall’intenzione ha condotto all’azione e ai risultati di questa;
– si operano le correzioni necessarie;
– si impara dagli errori, dai limiti.
Se quella spinta non è condizionata da sfumature egoiche, gli impegni presi non costano, sono magari faticosi ma di quella fatica che apre vie, non le seppellisce sotto il logoramento e la frustrazione.
Il movimento dello scomparire è dato dal soggetto che inizia a interpretarsi come irrilevante, non importante, non necessario: dalla sua inutilità sorge l’aprirsi dell’orizzonte esistenziale che, allora, è occupato solo dall’essere.
La scomparsa di sé apre l’immenso spazio dell’esistere: non dell’io esito, ma del ciò che è.

Immagine da: http://goo.gl/Wch7vL


La meditazione che si incarna nel gesto gratuito: allenarsi alla gratuità, all’assenza di scopo

Praticare la gratuità come forma meditativa, come pratica personale, come disposizione interiore coltivata nel quotidiano, nell’ordinario.
Darsi tempo e donare il proprio tempo: una, due ore a settimana, o al mese, per immergersi nell’esperienza del fare e dell’accadere, qualunque sia la mansione, rimandendo ancorati a ciò che viene, coltivando il silenzio, la fiducia, l’abbandono, la dedizione.
Uno zazen in movimento: niente di meno, niente di più.
La pratica della gratuità ci trasforma nel profondo: superata la resistenza iniziale diviene la vita oltre il condizionamento, quel lasciarsi condurre liberi dall’ingombro di sè.
Se vuoi, se pensi che possa fare per te, dai la tua disponibilità compilando il modulo che segue: quando avremo bisogno di una mano per dei lavori all’Eremo dal silenzio, o altrove, ti contatteremo e potrai renderti disponibile, oppure no, senza vincolo.
Saranno piccoli impegni ma, uno dopo l’altro, ti alleneranno, ci alleneranno ad operare dimentichi dei nostri scopi, delle nostre finalità: impareremo a vivere le situazioni e a fare le cose semplicemente, per la semplice ragione che si presentano, senza scopo personale alcuno.

Qui trovate i lavori programmati per il sabato e potete dare la vostra disponibilità


Per informazioni puoi scriverci

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